Autore Topic: La solitudine dell'aquila  (Letto 633 volte)

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ThomasDoll

La solitudine dell'aquila
« : Giovedì 5 Settembre 2013, 19:15:00 »
C'è qualcosa che mi costringe a prendere le distanze dai malumori collettivi laziali. In qualunque direzione vadano. Ma non è una mia sensazione esclusiva. La leggo negli occhi a parecchi di voi, a molti vecchi amici laziali con cui mantengo il contatto su internet o per imperscrutabili rotte percorse da umori e vibrazioni comuni. Le vie spirituali biancocelesti... In questa dimensione virtuale abbiamo imparato a esternare saperi laziali e a condirli con bislacche teorie tattiche e con tutto l'armamentario dei valutatori delle attitudini dei pedatori di ogni latitudine che sembriamo diventati. Ma ci siamo imbastarditi solo un po', e sopportiamo male i momenti in cui la guazza di poltiglia che ci sciacqua i piedi sale di livello, per questa o quella parola d'ordine radiofonica che fa breccia e ci si ripete, di bocca in bocca, come fosse un mantra. In realtà c'è un punto oltre il quale molti di noi non vanno. E non dipende dal di fuori, è qualcosa che è dentro di noi e che nel momento in cui c'è lo sfogo, l'invettiva, la voglia di rovesciare il tavolo e di scombinare l'ordine delle cose, ci riporta all'essenza. Al soffio interiore del laziale. Quello che trova una giustificazione a tutto e che oggi in cuor suo già sa che forse quello che è successo servirà un giorno a festeggiare l'avvento di Perea o la definitiva esplosione di Keita. Oppure no, ma quello che conta è il filo emozionale, il battito che riprende vigore ogni volta. Oggi si chiama Perea, ieri fu Pandev: non è uguale al petto che si gonfia d'orgoglio quando salutiamo il Klose. A salutare Klose sono buoni tutti. Quel soffio ci distingue dagli altri, dice che siamo altro dai tifosi delle strisciate, simili a bimbiminkia con un chilo di figurine nel cestino e la lezioncina televisiva ripetuta a pappardella. Altro dai dirimpettai che quando l'ambiente si fa sporco ci sguazzano e trovano un senso di comune esaltazione, di capacità di diventare gruppo di pressione o depressione e di attrarre il pulviscolo borgataro. Noi siamo tifosi in modo più intimo, che esternano con difficoltà, spesso con disincanto, preferendo una battuta amara, un riso sardonico, uno scetticismo preconcetto. E dentro trepidano come bambini. Così alla rabbia di lunedì sera è seguito un flusso enorme di elaborazioni della situazione, sottopelle, con quel suono che riecheggia nel vuoto delle grotte o delle cavità toraciche. Il ritmo scandito dal cuore. La tensione che si allenta e ci ritrova, come sempre, uniti.


Offline BobLovati

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Re:La solitudine dell'aquila
« Risposta #1 : Giovedì 5 Settembre 2013, 20:42:33 »
d´accordo con te, come spesso mi accade ( spero non sia grave, né infettiva, la cosa   ;D ).

Ma ultimamente la cosa la vedo molto meno chiara di te; spero, ovviamente, che la ragione sia dalla tua parte  :-X
Laziale, Ducatista e fiumarolo

Siamo noi fortunati ad essere della Lazio, non la Lazio ad avere noi

“LA MOGLIE DI CESARE DEVE NON SOLO ESSERE ONESTA, MA ANCHE SEMBRARE ONESTA.”

geddy

Re:La solitudine dell'aquila
« Risposta #2 : Giovedì 5 Settembre 2013, 21:17:02 »
Volevi scrive Forza Lazio Td?  :) :band3:

Anselazio

Re:La solitudine dell'aquila
« Risposta #3 : Giovedì 5 Settembre 2013, 22:08:25 »
Hai ragione TD.... Sono ancora arrabbiato per i pastrocchi sulla punta ma sogno di veder volare il trio Keita Anderson Perea sulle ali dell'aquila

Offline Cialtrone

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Re:La solitudine dell'aquila
« Risposta #4 : Venerdì 6 Settembre 2013, 10:24:27 »
D'accordo con te.
Fiducia, petto in fuori a testa alta

Offline sassoxsasso

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R: La solitudine dell'aquila
« Risposta #5 : Venerdì 6 Settembre 2013, 10:31:59 »
Ho solo un desiderio : VEDERLI IN CAMPO

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"La Lazialità non te la può togliere nessuno. O ce l’hai o non ce l’hai. Evidentemente tu non ce l’avevi.