Dal Magazine di Lazio.netDal gol contro la Sampdoria in finale di Supercoppa ad un post su Facebook, la passione per i colori biancocelesti di Ousmane Dabo non si è mai nascosta dietro la ruffianeria.
Dopo che l’ex calciatore francese si è duramente scagliato contro i razzisti da stadio, abbiamo deciso di fargli sentire la nostra vicinanza e di chiedergli una testimonianza.
Cortese ed accorata, pregna di contenuti e profondamente Laziale.
Ous si è dimostrato una grande persona, ci ha ripetutamente fatto i complimenti per il nostro impegno e ci ha chiesto di rimanere in contatto per iniziative future.—-
Partiamo proprio dall’episodio della finale di Supercoppa. Perchè hai sentito il bisogno di scrivere quel tweet?
“Ero allo stadio e ho sentito gli ululati contro i giocatori della Juve, mi è dispiaciuto tantissimo ero disgustato. Non riuscivo a capirne il motivo: la Lazio stava perdendo, tutti sapevano che facendo così si poteva esser penalizzati. Parlando con un mio amico, laziale e francese, che lavora per SoFoot, ho deciso di scrivere quelle cose su Twitter. Lui mi ha mandato un sms dicendomi che dovevo dire o fare qualcosa”
Chi ulula allo stadio, si giustifica dicendo che il “buu” non è razzista ma semplicemente un modo per distrarre l’avversario.
“Non è così. Un conto è fare “buu” a tutti i calciatori, un conto è fare il verso della scimmia nei confronti dei calciatori neri. Anche a me li hanno fatti, quando giocavo in Italia, e li facevano solo perchè sono nero. In questo caso E’ razzismo, altrimenti bisognerebbe fare quel verso anche ai giocatori bianchi. E’ una scusa a cui non credo”.
Il giorno dopo la partita, un tuo giovane connazionale che gioca nella Juventus, Paul Pogba, ha detto che si sentiva solo in mezzo a 30mila ululati.
“Si, l’ho letto e mi è molto dispiaciuto. Ha generalizzato sbagliando, ma è giovane e mi metto nei suoi panni. Se non sei un nero non puoi capire la sensazione che si prova ad esser paragonato a una scimmia. Gli altri insulti di stampo razziale, anche se sono gravissimi, non ti mettono sullo stesso piano di un animale. Ma Paul ha sbagliato, la Lazio non è razzista e di certo gli ululati non provenivano da tutto lo stadio.
A proposito di quest’odioso paragone, avrai letto del Senatore Calderoli e della sua infelice battuta sulla Ministra Kyenge. E’ evidente che il problema non sia solo del mondo del calcio ma molto più esteso.
Certo, è un problema più profondo rispetto al mondo del calcio, è una malattia della società. Un parlamentare che insulta una persona, al di là che si trattasse di una collega, è come se dicesse ai ragazzi, delle curve e non, che possono tranquillamente fare la stessa cosa.
Le persone vanno educate, bisogna insegnare che esistono brutte persone nere e brutte persone bianche. Ed è così ovunque
In Europa come è percepita la questione razzismo e, soprattutto, come è vista la situazione critica dell’Italia?
“Mi è capitato di parlare con dei giocatori francesi, anche dei grandi giocatori, che avevano la possibilità di scegliere se andare a giocare in Germania, in Inghilterra o in Italia, e in molti non vogliono venire a giocare in serie A. Percepiscono quest’odio da lontano, avvertono questa intolleranza verso lo straniero, si convincono che è un brutto campionato. Io ho giocato gran parte della mia carriera in Italia, so che non è così e questo mi fa star male. So che nel campionato italiano si può crescere tanto ma purtroppo, all’estero, l’Italia ha una pessima reputazione. Gli italiani, poi, sono un popolo che ha subito il razzismo in qualsiasi parte del mondo, anche in Francia. Mi fa male vedere atteggiamenti razzisti da parte di un italiano, lui più degli altri dovrebbe capire cosa si prova.
Quando eri alla Lazio ti è mai capitato di parlarne con i tuoi compagni, nello spogliatoio?
“Ne ho parlato spesso con Mudingayi e Manfredini, ogni tanto qualche nostro tifoso ululava agli avversari ma succedeva molto meno spesso. Ne ho parlato anche con alcuni tifosi, che mi hanno risposto come non si trattasse di razzismo ma che fosse solo un modo per disturbare. Personalmente, gli ho detto, se subisco degli ululati aumenta la mia rabbia, ci metto il doppio delle energie, e gioco meglio. Oltretutto, come abbiamo visto, se adesso insisti con gli ululati rischi che ti squalifichino il campo, sia in Italia che in Europa.
Sicuramente ricorderai il tuo gol ad Empoli, sotto il diluvio. Quel giorno ero allo stadio e, al momento del gol, un tifoso vicino a me rimase impassibile. “Non esulto quando segna un negro”, mi aveva detto.
“Mi dispiace per te, gli direi. Mia mamma è bianca, mio padre nero, mi sento esattamente metà bianco e metà nero. L’odio razziale è una cosa che io proprio non riesco a capire.
Cosa significa essere Laziale all’estero?
“In Francia sono abbastanza conosciuto e in tanti mi guardano male. Quando ancora giocavo nella Lazio non me ne rendevo conto ma, da quando sono tornato in Francia, mi stanno massacrando. Mi chiedono “Ma come hai fatto a giocare nella Lazio, una squadra di razzisti?” Io rispondo sempre che non è vero. Anche quando vado ospite in Tv, sempre le stesse insinuazioni. La Lazio, rispondo io, è tanto altro ed è bellissimo essere laziale, è una mentalità di vita. Ho capito cosa è la Lazialità, è uno stile, i laziali hanno classe. Il problema è che questi pregiudizi li hanno in Francia, in Inghilterra, in Brasile. Ovunque.
I tifosi devono rendersene conto, è importante cambiare l’immagine che si dà della Lazio nel mondo.
E visto che i guai non vengono mai da soli… altro tonfo contro la Juventus. Come vedi la squadra per la prossima stagione?
“E’ una buona squadra, la vedo bene. La Juventus è la più forte di tutti, e anche di gran lunga.
Con l’Udinese, ad esempio, è andata molto meglio. Quella è la dimensione del campionato della Lazio. Non creiamo allarmismo, ci sono stati degli errori e Petkovic dovrà lavorare per migliorare. Non bisogna fare drammi.