Autore Topic: Germania - Argentina  (Letto 7193 volte)

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Aquilotta del Nord

Re:Germania - Argentina
« Risposta #60 : Sabato 3 Luglio 2010, 23:11:29 »
Quando il gioco s'è fatto duro i giocolieri di Brasile ed Argentina si sono sciolti come neve al sole. Maradona puntava tutto sulle individualità che aveva in attacco e gli è andata bene fino ad ora, ma contro una Germania organizzata benissimo, veloce e molto mobile, i difetti organizzativi dei Dieguito's boys sono venuti a galla e molto pesantemente. Se si qualifica la Spagna, fuochi d'artificio in semifinale fra le due squadre che forse giocano il miglior calcio in questo Mondiale.

Quoto tutto, completamente d'accordo. Gran squadra, la Germania.
Però mi spiace abbastanza per Maradona... sono una sentimentale  ::)

Boks XV

Re:Germania - Argentina
« Risposta #61 : Domenica 4 Luglio 2010, 10:55:00 »
Però mi spiace abbastanza per Maradona... sono una sentimentale  ::)

pensa che invece per me è il motivo principale di contentezza. ;)

geddy

Re:Germania - Argentina
« Risposta #62 : Domenica 4 Luglio 2010, 11:00:27 »
pensa che invece per me è il motivo principale di contentezza. ;)
Da te mi aspetto che il motivo principale sia l'eliminazione di Burdisso. L'ultimo dei campioni morali.  ;D
A me fa piacere che non ce ne siano piu di quelli la in circolazione.

Offline Er Matador

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Re:Germania - Argentina
« Risposta #63 : Domenica 4 Luglio 2010, 11:26:59 »
Partiamo da un nome: Nicolás Hernán Otamendi. Per chi si occupa di calciomercato un difensore aitante e dal grande futuro, paragonato un po' frettolosamente a Samuel e subito accostato a club dai nomi altisonanti.
Per chi ha seguito le qualificazioni sudamericane il simbolo di quell'Argentina iperdifensiva e senza un'ombra di gioco, trascinatasi penosamente fino all'elegantissimo que me la chupen col quale Maradona suggellò in Uruguay una fra le vittorie più squallide a memoria d'uomo.
Il suo accantonamento e il minimo di spazio concesso a talento e organizzazione di gioco sembravano il viatico all'espressione di un potenziale smisurato, ancorché monco a causa di scelte tecnicamente insostenibili.
Alla prova della verità, rieccolo in campo: quasi a sintetizzare che il Ct dell'Albiceleste è tornato sui suoi passi, e che i risultati lo hanno docilmente seguito.
La lista delle nefandezze tattiche e di formazione accumulate dal Pibe è interminabile, dal cocciuto rigetto del blocco interista alla presenza del colabrodo De Michelis quando Samuel era tornato a disposizione.
Ma l'emblema meno ovvio del suo fragoroso fallimento è l'aver puntato tutto sul cavallo sbagliato: Lionel Messi, rientrato in Patria senza schiodarsi da quota zero gol e con l'unico risultato di aver messo meritatamente in ridicolo troppa stampa specializzata.
Nessuno discute le sue qualità tecniche, anche se l'accostamento col Maradona giocatore andrebbe speso con maggiore cautela.
Chi segue per intero le partite, e non solo i “migliori momenti”, si era però accorto da tempo di una costante nel rendimento del sopravvalutatissimo numero 10 blaugrana: il suo dare il meglio solo a rimorchio di una squadra già funzionante in proprio.
Alzi la mano chi, fra i suoi incensatori, ricorda una gara la cui inerzia sfavorevole è stata ribaltata da una prodezza individuale di Messi: come è successo più volte quest'anno, per capirci, a chi aveva in squadra Sneijder, Robben e – con buona pace di Maradona – il principe Milito.
Oppure chi ricorda una sua giocata nella semifinale di ritorno con l'Inter, situazione da manuale in cui la squadra sbatte contro un muro che solo un acuto fuori dagli schemi può far saltare.
Da un baricentro tattico e di personalità così sballato sono derivate a cascata scelte folli: inutile sottolineare come l'assenza di Cambiasso e Zanetti abbia tolto nerbo al centrocampo; meno scontato specificare che i gol messi a segno da Higuain – altro assente ingiustificato nella disfatta di ieri, a proposito – annegano in statistiche “tiro 5 segno 1”, più adatte a un'offerta da supermercato che allo score di un cannoniere.
Da un progetto tattico nato male e finito peggio a quello finora più riuscito del Mondiale: un trionfo innanzitutto per Löw, passato da avanzo di frigorifero della gestione Klinsmann a latore di un'impronta tattica del tutto originale.
L'incognita nel match fra due grandi attacchi e due difese vulnerabili riguardava la distanza fra le linee difensive tedesche, nella quale Tevez e soci avrebbero potuto fare sfracelli, e la tenuta atletica da parte di chi doveva correre più dell'avversario.
Problemi risolti da un sapiente mix fra difesa più alta e puntuali rientri per coprirla, lasciando il solo Özil in avanti ad innescare il contropiede, che ha prodotto assaggi di calcio totale con Klose ad azzannare i portatori di palla avversari e Lahm a dirigere tagli e sovrapposizioni sulla corsia di competenza.
Fondamentali nel tenere insieme questo mosaico tattico il sacrificio di Podolski, in uno sfibrante quanto efficacissimo elastico fra difesa e attacco, e la sontuosa prova dei due pilastri davanti alla difesa.
Khedira è forse la novità tattica del torneo per come ha reinventato il ruolo: fra chiusure implacabili e discese nel cuore della difesa avversaria, con accenni di pick and roll cestistico quando Klose rientra per portare via l'uomo, il centrocampista dello Stoccarda è diventato l'ago della bilancia nel creare superiorità numerica.
Schweinsteiger ha forse conosciuto nel Mondiale la consacrazione a leader, sia sul piano della personalità sia nel “legare” l'assetto tattico in tutte le fasi di gioco.
E non si è ancora nominato il migliore in assoluto, quel Thomas Müller che un'ammonizione toglierà di mezzo contro la Spagna: non un'assenza di poco conto se si considera, per usare le parole di Van Gaal, che “in tutte le azioni d'attacco lui c'è”.
Da capire se il tecnico lo rimpiazzerà col collega di ruolo Trochoski, controfigura piuttosto pallida, o reinventerà ancora tutto lanciando l'acerbo Kroos, che ieri ha lasciato intuire scampoli di grande classe.
Comunque vada, il modello tedesco ha davvero aperto una strada fatta di lavoro sui settori giovanili, età media fra le più basse del Mondiale (la più bassa in assoluto era quella della Grecia) e integrazione mirata: molto diversa – e non solo per il diverso passato coloniale – rispetto all'Arca di Noé su cui la Francia ha fatto salire chiunque avesse credenziali burocratiche più o meno legittime per giocare coi Blues.
Tanto per cominciare, nessun caso simile a quello di Vieira, la cui combinazione fra natali senegalesi, origini capoverdiane e cognome portoghese lo indirizzava ovunque tranne che alla corte di Domenech e dei suoi predecessori.
Gli splendidi “nuovi tedeschi” di Löw vantano passaporti in regola e formazione calcistica nel loro Paese d'adozione, oltre a un inserimento molto più calcolato.
Né si tratta di una mera questione numerica, per quanto al netto di Klose e Podolski – nati in terre un tempo tedesche, il primo da un genitore tedesco... stranieri per modo di dire, in ottica germanica – i cognomi “esotici” si riducessero ai soli Boateng, Khedira e Özil.
Proprio il centrocampista di origini tunisine riassume efficacemente il metodo seguito: la sua interpretazione del ruolo è, come detto, fra le proposte più originali della rassegna iridata, ma nei suoi movimenti fra difesa e attacco non è difficile riconoscere una sapienza calcistica che fu di Stielike o Buchwald.
Come dire che il ragazzo non è stato meramente aggregato, ma coinvolto e profondamente integrato da una scuola i cui tratti, a dispetto di volti nuovi e veste tattica rivoluzionata, rimangono nitidamente riconoscibili.
Un perfetto equilibrio fra tradizione e innovazione. O forse la sola tradizione, ma reinterpretata in modo intelligente e creativo senza fossilizzarsi sulle sue gloriose e passate declinazioni – difesa a 5, gioco tutto basato sui confronti diretti, il “sacro” ruolo del libero – per le quali mancavano i ricambi.

TD

Re:Germania - Argentina
« Risposta #64 : Domenica 4 Luglio 2010, 19:12:43 »
Maradona ha fatto scelte recise, Maradona paghi.
Rinunciare a Zanetti, Cambiasso e Milito poteva avere un senso se serviva a mantenere un collettivo. L'Argentina di ieri si è scagliata contro la Germania con la rabbia e la presunzione di chi si sente superiore, ma ognuno ha giocato per i cazzi suoi: irritanti Messi e Tevez, inconcludenti Rodriguez e Higuain. L'eccellente prova di Demaria e Mascherano non basta a limitare il passivo. Nonostante questo la Germania non è uscita dall'area per un quarto d'ora e questo non si chiama dominare, anche se seduti sopra un 4-0 si può dire quello che si vuole. C'è molto ultraismo gratuito pro-Germania, come sempre. Il buon RobC sulla Germania è sempre in prima linea. Secondo me ogni squadra è diversa dalle altre e questa Germania, che mi sembra una bellissima squadra, ha avuto finora episodi di gioco e arbitrali che hanno incanalato le partite sui giusti binari, giocando sul velluto con gli inglesi (dammi il gol di Lampard e vediamo, sacrosanto) e beneficiando delle topiche tattiche di un'Argentina che ha spinto con la sua enorme qualità ma non ha fatto il minimo sforzo per far circolare quella palla come si doveva.
Auguro ai crucchi le migliori fortune contro la Spagna, che se possibile mi sta sul culo più di loro. Pagherei qualche euro per divertirmi a vedere cosa succede se il gol lampo lo fa David Villa e la Germania si trova la partita messa male, invece che acchittata. Chissà, sarebbe divertente...

Offline cuchillo

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Re:Germania - Argentina
« Risposta #65 : Lunedì 5 Luglio 2010, 12:44:22 »
Concordo con TD.
A 'sta squadra je sta annà davvero l'acqua pe' l'orto.

Il primo gol contro l'Inghilterra e il primo gol contro l'Argentina sono episodi che, in successione, uno appresso all'altro, in due scontri a eliminazione diretta, ti capitano una volta ogni 12 mondiali...

Io, poi, tifo pure per loro. E lo farò anche contro gli insopportabili Spagnoli.
Però, onestà intellettuale vuole ch'io dica che a questi je sta dì bene davvero. Poi, come dico sempre, la fortuna non esclude il merito, semmai lo integra.
Invidio tanto Massaccesi. Ossia Jooooooe D'Amato.