Romanzo musicale

[leomeddix]

Appena finito di vedere un documentario su Ennio Flaiano. Personaggio grandissimo, tra i più importanti della nostra cultura.
Era nato a Pescara, a poca distanza dalla casa di D’Annunzio, ma tra i due esiste un divario incolmabile: il Vate rappresentava il prototipo dell’Arcitaliano: pomposo, retorico, nazionalista, con il culto del Superuomo. Flaiano invece era fustigatore dei vizi nazionali, nascondeva con la satira la sua malinconia di abruzzese emigrato a Roma, talmente schivo che quando nel 1947 vinse il primo Premio Strega con Tempo di uccidere quasi si vergognò, affermando di non meritare il premio. Insomma, era proprio un Antitaliano.
Noi conosciamo soprattutto il Flaiano geniale aforista (“La situazione politica in Italia è grave ma non è seria”, “Il peggio che può capitare a un genio è di essere compreso”, “Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore”), ma in realtà Flaiano è stato uno dei nostri intellettuali più poliedrici. Anzitutto grande sceneggiatore: collaborò con Fellini nella Dolce Vita, 8%, Lo sceicco bianco, I Vitelloni; ma i rapporti tra i due si ruppero nel 1964, in seguito ad un noto episodio: il film 8% aveva vinto due premi Oscar, ed entrambi furono invitati alla premiazione. Sul volo da Roma-Los Angeles, però, Fellini viaggio in prima classe, mentre a Flaiano toccò un posto in classe turistica. Flaiano si sentì umiliato, e forse non aveva tutti i torti. Il suo amico Fellini, infatti, aveva un ego ipertrofico, e non amava condividere il successo con i suoi collaboratori. Poco tempo prima, ad esempio, il regista si era molto incazzato per un articolo di Segio Saviane, secondo cui “Fellini non avrebbe potuto mai fare quei film che l’hanno reso celebre in tutto il mondo senza Flaiano”. La loro amicizia (e collaborazione) finì in questo triste modo.
Flaiano visse molti anni a Roma, e di questa città ci ha lasciato affreschi aspri e corrosivi: “Grande città mancata! L’unica città al mondo con abitanti privi di qualità civiche. Non esiste il senso della proprietà collettiva. (…) Città di liberti, di clienti e di senatori decaduti. E’ raro incontrarvi un uomo libero, capace di ingenuità, di grandi entusiasmi, di profonde indignazioni”.  E ancora:

Scende la sera sulla Nomentana
e io corro da te, dolce puttana,
scende la notte, dorme Roma sfiancata
come te, bieca, calda, insaziata.

Ma di Roma, Flaiano ci racconta anche la veemente passione sportiva ed il clima feroce dei derby: siamo nel 1957 ed il nostro così scrive: “Incontro il sociologo Frassetti, al quale pongo domande sullo Sport. Egli sostiene che lo Sport è fonte di reddito, tempera la delinquenza, e sostituisce la guerra civile. Sostiene infine che, grazie al gioco del calcio, la Nazione ritorna felicemente alle sue origini storico-sociali, ricostituendo le Repubbliche comunali, la Polis, e in certi casi la Tribù. In tutte le grandi città esistono ormai due tribù, ognuna delle quali desidera lo sterminio dell’altra.
Più tardi mi spingo verso il centro. C’è stata partita grossa tra le squadre delle due tribù cittadine, e le strade sono invase da giovani della tribù che ha vinto. Accesi e scarmigliati dal furore della vittoria, alcuni portano grandi stendardi e bandiere, altri bare o forche simboliche, dal petto di tutti erompono grida e canti feroci. Il traffico è sospeso, i vigili urbani sorridono pallidi, un’automobile viene rovesciata, il guidatore inseguito. Entro in un gruppo e vedo un giovane della tribù perdente che, circondato dai suoi implacabili nemici, sta mangiando una lucertola”.

Ennio Flaiano morì di infarto il 20 novembre 1972. Poco prima di andarsene, volle lasciarci questo aforisma:
"Il personaggio prudente muore a tempo, ci coglie di sorpresa e ci lascia a rimpiangerlo. La morte lo fissa nel momento migliore, trascorso il quale c'è la mediocrità della sopravvivenza.“

Ciao Ennio, ci manchi. Con te la vita è stata più dolce.

[Geddy]

Grazie Leo. Le tribù cittadine, bellissimo.

[leomeddix]

Siccome stasera qui a Bologna fa caldo e io non ho niente da fare, voglio raccontarvi una storia.
Verso la fine degli anni ’80 decisi di andarmene da Roma. Venivo da anni un po’ turbolenti, avevo avuto anche qualche disavventura giudiziaria per le mie frequentazioni politiche, e soprattutto gli ambienti che frequentavo mi sembravano prigionieri di meccanismi ripetitivi e senza via di uscita.
Insomma, volevo ricominciare una nuova vita.
Ebbi la fortuna di vincere un concorso alla Regione Emilia Romagna (senza raccomandazioni, sia chiaro ), e fui assegnato alla sede di San Giovanni in Persiceto.
San Giovanni era un paese della bassa a pochi chilometri da Bologna, senza traffico, con gente cordiale che si spostava in bicicletta. Venendo dal caos di Roma, mi sembrò un vero paradiso.
La sera spesso uscivo per prendere il caffè alla Casa del Popolo, e lì cominciai a conoscere una varia umanità straordinaria, soprattutto ex partigiani, contadini e braccianti che erano stati protagonisti della Resistenza e delle lotte per il lavoro nel secondo dopoguerra. Mi facevo raccontare le loro storie, stavo per ore ad ascoltarli. Erano storie in cui si intrecciavano episodi tragici, conflitti durissimi, e piccoli fatti di vita quotidiana di gente che lottava per la sopravvivenza. Il tutto senza alcun sentimento di vanità o di rabbia, ma con l’orgoglio si essere stati dalla parte giusta.
Era un patrimonio storico che non volevo si perdesse, e così -seppure io sia tecnologicamente poco abile- comprai una telecamera, un computer adatto al montaggio, e feci questo documentario con i loro racconti.
Se avete una mezzoretta di tempo, vi invito a guardarlo.

P.S.
La prima scena l’ho girata all’uscita della scuola del paese, e dimostra come nelle nuove generazioni la memoria storica si vada perdendo. Ed è un peccato perché, come sappiamo, chi non ha memoria non ha futuro.
Buona visione.

[Arch]

A volte mi sembra che "la memoria storica" l'abbiano persa non solo i giovani..ma anche coloro che dovrebbero conservarla e tramandarla.

[leomeddix]

A volte mi sembra che "la memoria storica" l'abbiano persa non solo i giovani..ma anche coloro che dovrebbero conservarla e tramandarla.

Hai ragione, ma questo fenomeno sembra sia una caratteristica della società postmoderna: l'idea di Storia (ovvero di un passato e di un futuro) è cancellata, lasciando il posto all'illusione di un eterno presente.

[leomeddix]

Hai ragione, ma questo fenomeno sembra sia una caratteristica della società postmoderna: l'idea di Storia (ovvero di un passato e di un futuro) è cancellata, lasciando il posto all'illusione di un eterno presente.

Aggiungo solo una cosa: anche la sinistra ha dato il suo contributo alla cancellazione della memoria storica.
Alcuni anni fa, qui a Bologna, ho partecipato all'apertura di una nuova Casa del popolo, e la maggior parte dei fondatori proveniva dall'esperienza degli anni '60 e '70.
Io speravo che fosse l'occasione non solo per organizzare attività utili alla città, ma anche per superare vecchi steccati e ripensare criticamente all'esperienza politica degli anni passati. E invece presto si sono riformate le vecchie tribù di appartenenza: ex movimentisti, ex Potere Operaio, ex Rifondazione, ex Lotta Continua, ex Democrazia Proletaria ecc., tutti convinti di essere gli unici ad avere ragione e accusando le altre 'tribù' della sconfitta.
Io credo che mitizzare il proprio passato politico sia una forma di rimozione, un modo per non fare i conti con le vere cause della sconfitta. La memoria storica si può salvare solo se la si guarda con spirito critico, valorizzando le cose buone ma riconoscendo pure gli errori. Altrimenti il passato diventa una cosa morta e non più utilizzabile.

[Frusta]

...

Me ne avevi fatto vedere anche un altro di filmato.
Massimo rispetto per quelle persone e massimo rispetto per chi ci ha rimesso la pelle, in molti casi l' unica cosa che gli era rimasta, e massimo rispetto pure per chi, come te, non ne vuole perdere la memoria.
Anche se è la memoria di un fallimento
Perché se una di quelle persone potesse rinascere ti direbbe bella 'a boiserie, bello l'armadio, belle 'e cassapanche... bello tutto, ma adesso ciai l' armocromista.

[Frusta]

...Io speravo che fosse l'occasione non solo per organizzare attività utili alla città, ma anche per superare vecchi steccati e ripensare criticamente all'esperienza politica degli anni passati. E invece presto si sono riformate le vecchie tribù di appartenenza: ex movimentisti, ex Potere Operaio, ex Rifondazione, ex Lotta Continua, ex Democrazia Proletaria ecc., tutti convinti di essere gli unici ad avere ragione e accusando le altre 'tribù' della sconfitta.

Vero. Tutti convinti di avere ragione ma tutti ispirati dallo stesso Verbo: la Sinistra.
Le divisioni e le differenze derivavano dal fatto che ognuno si sentisse più "di sinistra" degli altri.
Esattamente come tutte le sette e le confessioni evangeliche: cattolici, luterani, calvinisti, presbiteriani, pentecostali, ortodossi, valdesi... Tutti convinti di avere ragione ma tutti ispirati dallo stesso Verbo: Il Vangelo.
Le divisioni e le differenze derivavano dal fatto che ognuno si sentisse più "cristiano" degli altri.
Io vi vedevo come gli zoccolanti di una processione unica, del resto usavate tutti lo stesso lessico ed eravate vestiti e conciati tutti allo stesso modo.
Vi vedevo e, lo sai, vi disprezzavo: per me conciati tutti allo stesso modo, tutti con lo stesso lessico in bocca e tutti insieme col pugno alzato no stavate facendo altro che ripetere la recita di quarant' anni prima: l' eskimo aveva sostituito la camicia nera, il pugno chiuso la mano a paletta, la falce e martello aveva sostituito il fascio littorio ma il gregge di pecore cieche era lo stesso.
Rimaneva identico anche il fatto più sostanziale: quarant'anni prima a rifiutare di aggregarsi al gregge erano pochi e quarant'anni dopo pure.

tutti convinti di essere gli unici ad avere ragione e accusando le altre 'tribù' della sconfitta.

Certo, accusare tutti gli altri meno che se stessi è un bell'alibi. Ma è un alibi del cazzo.
E l' inuattuabilità dell' Idea la causa della sconfitta.
La puoi proporre in tutte le salse che vuoi, una più "fedele" all' Idea dell'altra, ma se l' Idea è un' idea der cazzo rimane tale pure se la proponi in cento salse diverse.
Mentre nel mondo scientifico, cioè nel mondo VERO, parlo di quello che ci ha tirato fuori dalle caverne, è la prova pratica che boccia l' idea, nel mondo ideologico no: è il moscone che continua a sbattere contro il vetro di una finestra chiusa dando la colpa del proprio fallimento a tutto meno al fatto che la finestra sia chiusa.
Nel mondo scientifico, cioè nel mondo VERO, quello di cui sopra, é sufficiente aprirla quella cazzo di finestra!
E a proposito dei 700 anni di cui parlavi qualche post fa e del il comunismo che, in fondo si sta provando "solo" da un secolo, pensa al cristianesimo che ci sta provando da duemila anni e ancora sta lì.
A cacare il cazzo senz' altro costrutto che a far vestire il papa come il mago Otelma e i cardinali con strascichi e lustrini come delle zoccole.

[Arch]

"Perché se una di quelle persone potesse rinascere ti direbbe bella 'a boiserie, bello l'armadio, belle 'e cassapanche... bello tutto, ma adesso ciai l' armocromista."

Non credo proprio, Fru'. Sono valori immortali che hanno riscattato 20 anni di tirannia che gli italiani hanno subito senza reagire. Quegli uomini che imbracciarono il mitra hanno liberato pure i vigliacchi e i pallemosce incapaci di esprimere dignità. L'abbandono di quei Valori, la perdita delle radici e l'opportunismo hanno consentito oggi il nuovo appalesarsi di quelle vecchie facce ipocrite, violente, corrotte che oggidì sono tornate al potere.

Credo che i nostri vecchi partigiani, se tornassero in vita, ricomincerebbero ad usare il mitra.

La speranza è l'ultima a morire.

[Frusta]

No, Arch, forse solo alcuni, ne abbiamo parlato altre volte.
Tutti gli altri, quelli che -vedi Porzus- gli hanno perfino sparato addosso no: i partigiani comunisti volevano il comunismo. Punto.
Cos' altro potevano volere secondo te, morire per consegnare l' Italia alla Democrazia Cristiana?
Penso anzi che se avessero saputo che le elezioni del 18 aprile del 48, con l' Italia ormai colonia degli USA, le avrebbero vinte la DC cor cazzo che avrebbero messo in gioco la loro pelle.

[Arch]

Mi porti sempre l'episodio di Porzus. Un episodio, appunto. Forse (anzi senza forse) un apprezzamento per tutti i partigiani caduti sarebbe (è) giusto in assoluto. W la lotta di Liberazione.

[leomeddix]

Anche se è la memoria di un fallimento

Ma te funzionava l'audio? Quella gente, grazie alle lotte di quegli anni ha conquistato la dignità del lavoro, contratti più umani, più diritti.
Per quella gente l'alternativa era tra il lottare e il vivere da bestie. Scelsero la lotta, ma perdonali, hanno fatto poche scuole, non sono arrivati a studiare il tuo Schopenhauer...

Vi vedevo e, lo sai, vi disprezzavo

Che pena...
La sinistra ha commesso una barca di errori, era pure in gran parte conformista come tutti i movimenti di massa. Ma se oggi vivi in un Paese moderatamente moderno, se puoi usufruire di qualche servizio sociale, se puoi liberamente esprimere la tua ossessione anticomunista nelle supercazzole che posti su questo forum, lo devi anche alle lotte dei braccianti di San Giovanni in Persiceto e di tutta la Sinistra (compresa quella estremista) .
Il tuo disprezzo è per me una medaglia. E Claudio Lolli te lo meriti tutto.

 

[Frusta]

Mi porti sempre l'episodio di Porzus...

E' un esempio, se non ti piace come esempio non te lo nomino più, ma il fatto di fondo rimane: i partigiani comunisti non volevano un ' Italia libera, semplicemente volevano un' Italia comunista.
Non ci sono riusciti, e, considerato dove lo hanno fatto, è stata "liberazione" anche quella.

...

Leo, non far finta di non capire, e soprattutto non fraintendere: ho detto che ho il massimo rispetto sia di quella gente che di chi la ricorda. End of story.
Perciò non giocare con le mele e con le pere attaccandoti Schopenhauer, che io sono figlio di quella gente forse un pochino più di te.
Quindi chiariamo le cose che è meglio: la "memoria di un fallimento" è il ricordo del fallimento di un' idea che, dimostrami il contrario se puoi, è fallita (questa è la miliardesima volta che lo ripeto) in ogni periodo ed in ogni angolo della terra in cui è stata messa in pratica.
Riguardo ai diritti sociali vorrei farti notare che ne sono stati ottenuti molti di più quei paesi in cui il comunismo nemmeno esisteva, e se da quelle bande vivono in un modo migliore del nostro è proprio perché non hanno avuto la palla al piede di quel fallimento.
O credi davvero che senza il comunismo, in tutta l' Europa saremmo stati noi gli unici babbei a rimenere servi della gleba?
Riguardo al disprezzo voglio ricordarti che quelle tribù, i cui residuati bellici ancora si buttano reciprocamente addosso le colpe di un fallimento comune, si disprezzavano a vicenda: ogni tribù disprezzava tutte le altre, la differenza fra me e loro è che le disprezzavo in blocco.
Del resto come potevo non disprezzare quei figli di papà col culo al caldo (più di me li disprezzava Pasolini, o no?) che mi fottevano le poche ore che avevo per frequentare qualche straccio di lezione?
E mi dovevo pure guadare le spalle, perché i miei capelli corti e la giacca e cravatta che indossavo bastavano ed avanzavano per farmi passare da fascista.
Del resto era l' abbigliamento che mi imponeva l' azienda per cui lavoravo, e non è che mi potevo far crescere la barba e i capelli ed indossare un cazzo di eskimo nel tragitto che porta da via del Serafico alla Sapienza per poter passare inosservato, eh.
Comunque se sei incappato in qualche disavventura giudiziaria e se sei stato costretto a cambiare regione e ad allontanarti da quelle frequentazioni politiche e da quegli ambienti prigionieri di meccanismi ripetitivi e senza via di uscita e ricominciare una nuova vita significa solo che facevano schifo più a te che a me.
Dove sta quindi la medaglia del disprezzo?

P.s.
Non so se Lolli prima di morire si sia reso conto che la sinistra è diventata la puttanella della Borghesia.
Magari si, o forse no, tutto poesse.

[Geddy]

Fammi capire Frusta. I partigiani se sapevano che l'Italia votava DC nel 1948 col cazzo che andavano in montagna a rischiare di farsi ammazzare. (Pareecchi li hanno ammazzati davvero quindi magari pensaci prima di scrivere ste cose).Tu invece sicuramente finivi al confino se nascevi nel 1890 o anche espugnavi la bastiglia se nascevi nel 1740 o giù di lì. A macerata a uno come te gli direbbero "cala gio da sto pagliaro, fra' ". Vuol dire " ne dici di cazzate"

[leomeddix]

Ti stimo, Geddy. Sei riuscito a rispondere al vuoto che ha il formato di supercazzola. E' un po' come sfidare le leggi della fisica.

A macerata a uno come te gli direbbero "cala gio da sto pagliaro, fra' ". Vuol dire " ne dici di cazzate"

Questa, col tuo permesso, me la rivendo

[cartesio]

Mi porti sempre l'episodio di Porzus. Un episodio, appunto.

Un episodio? Proprio tu che parli di memoria storica?

[Frusta]

Ti stimo, Geddy...

Ti stimo anche io Geddy.
E a Leo quasi deppiù.
  E se trovo chi ve se compra ve rivendo a tutteddue.

[leomeddix]

Ti stimo anche io Geddy.
E a Leo quasi deppiù.
  E se trovo chi ve se compra ve rivendo a tutteddue.

Dai, non prendertela. Come una volta ti disse Schopenhauer (uno che apprezzi): "Ogni uomo confonde i limiti del suo campo visivo con i confini del mondo".
E comunque lo sai che i baffi non ti stanno male?

[Arch]

Cartesio, non fai onore al tuo nick. Mi spiace confermarti che Porzus fu un episodio. Semanticamente fu un episodio. Grave quanto vuoi ma un episodio. Come fu un episodio l'abbattimento dell'aereo di Balbo da parte della contraerea fascista.
Comunque prima di disprezzare i valori della Resistenza, un pensiero a quei 50.000 ammazzati che si batterono per farvi parlare liberamente oggi, sarebbe giusto riservarlo. E buttate i libracci di Pansa e Veneziani che usate come bibbie per pulire coscienze abbastanza grigie. E dai su.

[Frusta]

Dai, non prendertela. Come una volta ti disse Schopenhauer (uno che apprezzi): "Ogni uomo confonde i limiti del suo campo visivo con i confini del mondo".

  Si riferiva a quelli rinchiusi nel campo visivo della loro fede.