Autore Topic: Sla, la maledizione continua nuovo caso alla Fiorentina anni ' 70  (Letto 1850 volte)

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Offline AlenBoksic

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UNA storia infinita e misteriosa, allagata di lacrime e di paure, di angosce e dubbi feroci ingoiati da un cassetto. Un racconto drammatico di ragazzi con le basettone che scendono lunghe sulle guance, i sogni beat e le magliette viola appiccicate sulla pelle. È la Fiorentina dei primi anni ' 70. Una squadra muscolare e ambiziosa. Una Coppa Italia alzata in cielo trai sorrisi di calciatori inconsapevoli di un destino che attende molti di loro: la malattia, la morte e troppe domande senza una mezza risposta. Sei giocatori di quella Fiorentina se ne sono andati. Altri tre hanno avuto problemi di salute. In queste ultime settimane anche un altro protagonista di quegli anni sta iniziando la sua battaglia. La famiglia non vuole che la notizia sia resa nota. E nel pieno rispetto di questa volontà evitiamo di fare il nome di quel ragazzo di allora che oggi inizia a fare i conti con la Sla (della stessa forma che ha colpito Stefano Borgonovo). La sua storia va ad aggiungersi alla lunga fila di misteri irrisolti o, come nel caso di Bruno Beatrice, archiviati dal giudice. Il mediano della Fiorentina dal ' 73 al ' 76 è scomparso nel 1987, a soli 39 anni, dopo aver lottato con la leucemia. È lui il primo caso. Poi, nel 2003, inizia la lunga processione del dolore: prima se ne va Nello Saltutti, attaccante. Infarto. Quindi tocca a Ugo Ferrante, difensore viola dal ' 68 al ' 72, colpito da un tumore alla gola. Nel 2004 un linfoma uccide Marco Sforzi. Aveva giocato nelle giovanili. L' elenco inizia a essere troppo folto per non porre interrogativi da brividi. Così, nel frattempo, Gabriella Bernardini, vedova di Bruno Beatrice, inizia la sua battaglia alla ricerca della verità. Ma la lista non è ancora completa. Nel 2006 muore Giuseppe Longoni, ex difensore. Vasculopatia. Un anno fa lo segue Massimo Mattolini, portiere. Da anni soffriva di crisi renali. La storia di quella Fiorentina, adesso, fa paura. Lo sanno bene gli ex viola di allora. Lo sa bene Mimmo Caso, sopravvissuto a un tumore al fegato. E Giancarlo De Sisti, vittima di un ascesso frontale nel 1984. Anche il caso di Giancarlo Antognoni, colpito da una crisi cardiaca nel 2004, da qualcuno è stato collegato alla maledizione dei ' 70. Ma la verità è che nessuno fino ad oggi è mai riuscito a trovare il nesso logico tra le patologie. Siè indagato sull' ipotesi doping e, nel caso di Beatrice, la procura di Firenze è arrivata a ipotizzare il reato di omicidio preterintenzionale per i medici della Fiorentina di allora e per Carletto Mazzone. Tutti colpevoli, secondo l' accusa, di aver spinto il giocatore a curarsi una pubalgia con ripetute sedute di raggi Roentgen. Ma poi, un anno fa, il caso Fiorentina viene chiuso. Archiviato dai magistrati fiorentini in quanto il reato ipotizzato è caduto in prescrizione. Si è anche parlato di abuso di farmaci e di fiale miracolose. Il dottor Anselmi, uno dei medici di quella Fiorentina, ha sempre insistito col ricordare che allora si faceva uso di Micoren (cardiotonico successivamente messo fuori commercio) e del Cortex, stimolatore ormonale, usato anche come ricostituente. Secondo il medico nella Fiorentina funzionava così, come in tutte le squadre di calcio. Ma le cartelle mediche di quel periodo, custodite nei sotterranei dello stadio, sono sparite durante i giorni del fallimento Cecchi Gori. Un mistero anche questo. Destinato a restare tale, a meno che qualcuno non decida di riaprire il caso dei ragazzi beat vestiti di viola e dei loro sorrisi cancellati da un destino cattivo e da troppi sospetti. Baggio con Borgonovo costretto sulla sedia a rotelle dalla Sla -
BENEDETTO FERRARA

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/06/27/sla-la-maledizione-continua-nuovo-caso-alla.html
Voglio 11 Scaloni

Offline Centurio

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Re:Sla, la maledizione continua nuovo caso alla Fiorentina anni ' 70
« Risposta #1 : Martedì 29 Giugno 2010, 16:02:09 »
non si tratta di maledizione, ma di doping
sine pennis volare haud facile est

RobCouto

Re:Sla, la maledizione continua nuovo caso alla Fiorentina anni ' 70
« Risposta #2 : Martedì 29 Giugno 2010, 21:50:22 »
Anche Albertosi ebbe un infarto, tempo fa.

Offline Eagles71

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Re:Sla, la maledizione continua nuovo caso alla Fiorentina anni ' 70
« Risposta #3 : Mercoledì 30 Giugno 2010, 21:20:37 »
inquietante

maledetti
il razzismo ci fa schifo, Forza Lazio è il nostro tifo!

Offline AlenBoksic

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Re:Sla, la maledizione continua nuovo caso alla Fiorentina anni ' 70
« Risposta #4 : Giovedì 19 Agosto 2010, 09:13:30 »
« Giancarlo Galdiolo, 62 anni, ex giocatore della Fiorentina degli anni Settanta, è gravemente ammalato».
Lo hanno annunciato con una nota i familiari per porre fine alle tante voci e indiscrezioni circolate negli ultimi mesi nel mondo del calcio.
«La famiglia Galdiolo - si legge ancora nella breve nota - intende raccontare l'intera vicenda in una conferenza stampa, lunedì 23 agosto, alle 12, presso "Blu Clinic" a Bagno a Ripoli (Firenze)».
Ricordiamo la lunga militanza di Galdiolo in maglia viola tra il 1970 e il 1980.

 :(
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zorba

Re:Sla, la maledizione continua nuovo caso alla Fiorentina anni ' 70
« Risposta #5 : Venerdì 20 Agosto 2010, 07:59:09 »
(Il Fatto Quotidiano 20.08.2010)

LE OMBRE DEL PALLONE

MALEDIZIONE VIOLA

L’ex calciatore Galdiolo ha la Sla. È l’ennesimo malato sospetto della Fiorentina anni ‘70
 
(di Malcom Pagani)

Ci sono cose che non si conoscono e altre su cui è meglio non indagare. A vent’anni, con gli scarpini veloci come il conto in banca, la leggerezza è un prezzo che non si fatica a pagare e il confine tra coscienza e illusione un sentiero stretto. Giancarlo Galdiolo, 62 anni, ex difensore della Fiorentina, l’ha attraversato. Oggi ha la Sla, la malattia multifattoriale da cui non si guarisce e che lentamente, muscolo dopo muscolo, divora la vita. Non parla più, fatica a riconoscere gli amici, non vuole uscire di casa. Un decorso rapidissimo, spietato, che i parenti illustreranno lunedì nell’incongrua cornice di una conferenza stampa. Andrà via anche lui. Come tutti gli altri.   Correvano insieme. Beatrice, Ferrante, Longoni, Mattolini, Saltutti. Figurine scolorite senza un perché tra vasculopatie, tumori, raggi Roengten, in un alfabeto farmaceutico che tra una vitamina e un’iniezione di corteccia surrenale, utilizzò il calcio italiano di qualche decennio fa come terreno privilegiato. Le pillole rosse di Micoren erano al centro dello spogliatoio. A Firenze come a Cesena, Como, Bologna, Milano. Accanto ai lettini, sui quali, a volte anche nell’intervallo delle partite, gli atleti si sottoponevano a flebo dal contenuto incerto.

Lettini e “bomboloni neri”

I GRANDI “bomboloni neri” ricordati da Gabriella Beatrice, moglie di Bruno scomparso a 39 anni per una leucemia linfoblastica, assunti per “recuperare in fretta” e inseguire oltre all’avversario di turno, il proprio posto nel mondo. Giovani, inconsapevoli, desiderosi di affermarsi. Oggi hanno paura e non sanno se davvero l’orizzonte diventi nero per una pillola, per un fertilizzante irrorato sui campi o solo perché la sfortuna, un giorno, ha bussato più forte.
Un luglio di tanti anni fa. “Per sfuggire alla noia di un ritiro estivo passammo davanti a una discoteca. Sulla porta sostava un buttafuori greco. Due metri, una bestia. Eravamo in cinque, Giancarlo chiudeva la fila. Lo anticipiamo e senza farci vedere sussurriamo perfidi: ‘Guarda che l’ultimo ha detto che sei uno stronzo’. Neanche un minuto e Galdiolo se lo trova di fronte. Enorme, minaccioso, incazzato nero. Faticammo per spiegare all’energumeno che si trattava soltanto di uno scherzo”. Nelle parole di Picchio De Sisti, Giancarlo Galdiolo, veneto del ’48, suo compagno di squadra tra i gigli toscani della Fiorentina anni ’70, è ancora quello di un tempo: “Buono, spiritoso, simpatico”. Ma quella persona, oltre gli inganni della memoria, non esiste più. “Mi dispiace, cosa posso dire?”.

L’omertà diffusa sul doping 

CARLO Petrini, l’ex attaccante di Milan, Torino, Roma, Cesena e Bologna che per primo denunciò le pratiche selvagge del doping artigianale, ha avuto un’estate difficile. “Per caso, durante un controllo ho scoperto di avere due tumori. Uno ai polmoni e l’altro al rene destro”. Da aggiungere al glaucoma a entrambi gli occhi che lo ha reso quasi cieco e alla solitudine, che il suo universo di riferimento gli ha riservato dopo le rivelazioni letterarie che da “Nel fango del Dio pallone” in poi, Petrini ha offerto agli esegeti dei mali del calcio. Il dolore di Gladiolo non lo stupisce. “Sapevo che stava male da almeno tre mesi. Nessuno vuole parlare, vedere o peggio ragionare. Chi ancora può strappare due sporche lire da una confraternita che ama soprattutto l’omertà, non ha vantaggi a rivelare quello che tutti sanno e quindi tace. Ci hanno drogato, usandoci come animali da macello. Siringhe, pillole, sedute intensive. Però sui quotidiani si legge solo del nulla che alimenta il sistema e si dimenticano consapevolmente tutti i morti che non giocavano in nazionale ma si sono ammalati e se ne sono andati nell’indifferenza”. Petrini pronuncia nomi e cognomi, lo ha sempre fatto. “Ho incontrato Sergio Maddè, con il quale avevo diviso una lontana esperienza piemontese. Mi ha affrontato a brutto muso: ‘Ho sempre evitato di leggere i tuoi libri’. ‘Perché, raccontavo forse falsità?’ ‘No, ma ci sono cose che devono rimanere segrete’. Questo è l’ambito in cui ho passato gli anni migliori della mia esistenza’”. De Sisti la pensa diversamente. “Ho sempre deciso con la mia testa e mi sono sempre rifiutato di legare la mia malattia (un ascesso al cervello a 41 anni, ndr) al mio percorso calcistico. Eravamo sani, fortunati, invidiati. Nessuno mi ha mai obbligato a prendere nulla, anche se il Micoren, che all’epoca era legale, era una pratica comune all’intera serieA. Se ci avessero provato, sarebbe finita a cazzotti. E se in quella condizione beata, qualcuno si sottopose a terapie mediche ossessive, significa che era malato prima di diventarlo. In fondo, pur con tutta la cristiana pietà del singolo caso, il destino è qualcosa che nella stragrande maggioranza dei casi disegnamo con la nostra volontà”.

La rabbia di De Sisti

IL PARADOSSO di De Sisti non è sfiorato dal dubbio. “L’autocontrollo è una virtù. All’epoca d’oro, avrei potuto fare ciò che volevo. Ragazze, allegria, flirt di ogni natura. Non lo feci e sono ancora sposato con la stessa donna da più di 45 anni”. Se scorri con Picchio l’elenco dei decessi e della gravissime affezioni che fanno di quella Fiorentina un monito sinistro e spinsero a un’inchiesta (poi archiviata) che coinvolse i medici di allora e l’allenatore Carlo Mazzone, scorgi un moto di fastidio. “Si vive, si muore, ci si ammala. Tutto qui. Prenda Antognoni. Ha avuto un infarto a 50 anni, in occasione della partita celebrativa per il centenario del Losanna. Corse come un pazzo, dal primo all’ultimo minuto. Quando l’ho incontrato gliel’ho detto: “Giancà, te sei matto. Alla tua età, certe cose non si fanno”. Poi si ferma e riparte, rabbioso. “Questa storia mi ha segnato, non ne posso più. Penso di querelare i giornali che regolarmente insieme a Mimmo Caso (anche lui colpito da un tumore e poi guarito, ndr) mi inseriscono nella categoria dei sopravvissuti”. De Sisti, non diversamente da altri, non vuole che sul proprio nome aleggino spettri. “Mio padre morì nel 1995, qualche anno dopo venni convocato dal dottor Guariniello (il pm che si occupò a lungo del nesso tra doping e morti nel pallone, ndr). Credo che se papà l’avesse saputo se ne sarebbe andato prima per la vergogna”. La rispettabilità, la reputazione. Tutte cose che costretti su un letto, immobili, servono relativamente. Ancora Petrini: “Tra due giorni non ne parlerà più nessuno”. L’osservazione rimane sospesa. Nel silenzio di una ripetizione confusa, di un bollettino medico senza sorrisi, salvezze, risoluzioni.

Offline Er Matador

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Re:Sla, la maledizione continua nuovo caso alla Fiorentina anni ' 70
« Risposta #6 : Sabato 21 Agosto 2010, 05:06:38 »
De Sisti la pensa diversamente. “Ho sempre deciso con la mia testa e mi sono sempre rifiutato di legare la mia malattia (un ascesso al cervello a 41 anni, ndr) al mio percorso calcistico. Eravamo sani, fortunati, invidiati. Nessuno mi ha mai obbligato a prendere nulla, anche se il Micoren, che all’epoca era legale, era una pratica comune all’intera serieA. Se ci avessero provato, sarebbe finita a cazzotti. E se in quella condizione beata, qualcuno si sottopose a terapie mediche ossessive, significa che era malato prima di diventarlo. In fondo, pur con tutta la cristiana pietà del singolo caso, il destino è qualcosa che nella stragrande maggioranza dei casi disegnamo con la nostra volontà”.

IL PARADOSSO di De Sisti non è sfiorato dal dubbio. “L’autocontrollo è una virtù. All’epoca d’oro, avrei potuto fare ciò che volevo. Ragazze, allegria, flirt di ogni natura. Non lo feci e sono ancora sposato con la stessa donna da più di 45 anni”.
La mafia non esiste, insomma. Ricordo però un altro De Sisti, che ricordava preoccupato gli errori commessi nella gestione dei guadagni di un tempo e lasciava intendere condizioni economiche non floride.
Oppure quello raccontato da Aldo Agroppi ai tempi della morte di Di Bartolomei, e avviato per sua ammissione sulla stessa strada dopo che un litigio con Moggi gli aveva troncato una discreta carriera di allenatore e i contatti col suo mondo professionale.
Se non sbaglio, solo in tempi più recenti è timidamente rientrato nel giro con qualche incarico come seconda voce nelle telecronache.
Evito illazioni del resto intuibili, anche perché bastano le parole del pur non limpidissimo Petrini

Chi ancora può strappare due sporche lire da una confraternita che ama soprattutto l’omertà, non ha vantaggi a rivelare quello che tutti sanno

zorba

Re:Sla, la maledizione continua nuovo caso alla Fiorentina anni ' 70
« Risposta #7 : Sabato 10 Dicembre 2011, 17:18:46 »
Dal "Fatto Quotidiano" in edicola oggi.

L'ombra del doping

GIORGIO MARIANI, UN ALTRO CADUTO DELLA SQUADRA MALEDETTA

(di Malcom Pagani)

Forse bisognerebbe ibernare le ipocrisie. Abbattere le pigre etichette che accompagnano il silenzioso annientamento di uomini che furono forti e oggi, semplicemente, non sono più. "Le morti sospette". "L'ombra del doping". "I misteri del calcio". E dire, che andarsene divorati dalle leucemie e dalle sclerosi, dalle lesioni cerebrali e dai linfomi, dal tetro alfabeto dei tumori a 20 come a 70 anni, senza più voce neanche per imprecare, normale non è. L'ultimo addio va a Giorgio Mariani. Era nato in Emilia, a Sassuolo, nel '46 e ammalato da tempo. Anche lui, come Ferrante, Mattolini, Saltutti, Lombardi e un'altra corona di vittime cadute senza un apparente motivo, aveva giocato nella Fiorentina tra i '60 e i '70. Litigando con Pesaola. Contribuendo allo scudetto del '69.
Anche lui, come i suoi ex compagni di sventura Beatrice e Rognoni (scomparsi a 39 e 40 anni), Gil De Ponti e Petrini (aggrediti da atroci malattie) aveva trottato a Cesena tra il '75 e il '77. In Romagna, a Firenze e negli spogliatoi di mezza Italia, come raccontato più volte da decine di superstiti dell'epoca, si sperimentava. "Bomboloni neri" dall'incerta composizione in endovena, pilloline rosse nell'intervallo, cardiotonici e anfetamine, raggi Roengten per recuperare in fretta. Era un calcio di frontiera e la mandria da sacrificare aveva scarpini ai piedi e potere contrattuale pari allo zero. I medici somministravano, gli atleti ingoiavano e per i pochi che domandavano o peggio rifiutavano, la ricompensa era l'esilio. Così oggi ricordare Mariani, i suoi dribbling protervi e San Siro in delirio. L'unica coppa Uefa del Cesena e la sfida al Magdeburgo nel settembre del '76, i pugni a Sparwasser del dottor Lamberto Boranga e la DDR in bianco e nero dell'epoca, serve solo a rimpiangere senza illuminare il quadro. Il magistrato Raffaele Guariniello indagò a lungo. Trovando nessi e ragioni, omertà diffuse e menzogne. Ricostruì la mappa di uno scandalo alla luce del sole. Costrinse 'persone informate sui fatti' a scavare nella memoria e nel fondato, inconfessabile timore che un giorno toccasse a loro, farsi scivolare una forchetta dalle mani, perdere il contatto con il proprio corpo, degenerare o scadere, come accade a un genere di consumo. L'impressionante studio di Guariniello, le coincidenze, le vergogne istituzionalizzate e le ipotesi sono ancora lì. Come l'inchiesta fiorentina che si spinse ad ipotizzare nei confronti dei sanitari e tecnici della Fiorentina reati come lesioni colpose o omicidio. Si dimostrò la massiccia assunzione di sostanze abili a distruggere reni, fegati e pancreas senza riuscire a legarle all'insorgere delle malattie. Con il corollario di studi universitari capaci di allargare il campo delle ipotesi dal microtraumatismo, ai motoneuroni "eccitati", fino all'uso dei fertilizzanti e dei pesticidi. Nel pallone dei Monatti senza identità, il morbo, da almeno tre decenni, ha iniziato a correre a ritmi fordisti. Il sistema, naturalmente, nega ogni responsabilità pregressa o presente e mentre il doping si affina (e chi è preposto a controllare come il Dg della Wada, David Howman ammette: "Non abbiamo strumenti per farlo") le famiglie costrette a cure costosissime e a un'esclusione sociale solo parzialmente lenita dall'esempio di Stefano Borgonovo, si chiedono perché. Giorgio Mariani non può più domandarselo. Aveva i capelli lunghi, fumava 100 sigarette  al giorno e correva sulla fascia.
Ala, all'epoca in cui illudersi di volare aveva ancora un senso. Mariani stringeva verso il centro e negli allenamenti, trovava a contrastarlo Giancarlo Galdiolo, Cristo padovano che portò croce da stopper in Toscana per 229 volte. Erano duelli veri. Niente a che vedere con questo requiem vigliacco, con il Galdiolo affetto da "demenza frontale temporale" senza più corde vocali e muscoli che secondo i tre figli: "Batte i pugni sul tavolo e non capiamo cosa vuole". Un uomo "Imprigionato dal suo corpo e dalla sua mente". Un signore di 63 anni  che fino a 24 mesi fa ancora  giocava con gli amici. L'olio di canfora nell'angolo, gli abbracci dei compagni. Nella foto di gruppo sorridono. Ancora. Come ieri. Meno di domani.

BobCouto

Re:Sla, la maledizione continua nuovo caso alla Fiorentina anni ' 70
« Risposta #8 : Sabato 10 Dicembre 2011, 18:11:51 »
Ma a 'sto Malcolm Pagani non viene nemmeno il più piccolo dubbio sul fatto che tra un tumore al polmone e "cento sigarette al giorno" possa esserci una correlazione più diretta di quella che potrebbe esserci tra quel male e il doping?

Si prende la notizia e si confeziona il solito pippone, invece di provare a ragionare.

Trippanera

Re:Sla, la maledizione continua nuovo caso alla Fiorentina anni ' 70
« Risposta #9 : Sabato 10 Dicembre 2011, 21:41:13 »
100 sigarette   :o
Comunque è vero che ormai nella casistica SLA ci stanno infilando di tutto, a momenti anche anche i casi di suicidio...