Confermare in prima squadra quanto di buono mostrato nella Primavera non è affatto semplice.
Proviamo a valutare i principali ostacoli sulla strada dei giovani aquilotti, e in generale di chi affronta il loro percorso:
1) difficoltà tecniche: francamente al minimo storico, considerato l'attuale livello della serie A.
Si veda Minala, tranquillamente in grado di difendere palla e mandare a vuoto un paio di sampdoriani dieci secondi dopo aver calcato i campi della massima serie.
In questo senso, la crisi del nostro calcio è un'opportunità per come accorcia le distanze rispetto alla prima squadra.
Mi viene in mente l'esempio della Scozia, in cui i Rangers avevano direttamente liquidato il settore giovanile per puntare su una multinazionale senza capo né coda.
A loro, su un arco temporale più lungo, si è visto com'è andata.
Alla Nazionale tale politica costò un continuo declino, culminato nell'ignominia di un 2-2 interno con le Fær Øer.
Dopo il quale, l'allarme tecnico e l'esaurirsi del giro di soldi sfruttato in quel modo dalle "maglie blu" imposero il lancio abbastanza frettoloso dei ragazzi più promettenti: nel giro di pochi anni, recuperarono posizioni rischiando di sbattere fuori Italia e Francia dalle qualificazioni a Euro 2008.
Bastassero queste considerazioni, ce la caveremmo con un
memento audere semper2) Difficoltà atletiche: da sempre un fattore tra i più insidiosi, soprattutto per gli attaccanti.
Le difficoltà nell'impatto, salvo eccezioni, sono in preventivo: se ne esce con un lavoro di potenziamento mirato, che proceda con gradualità senza appesantire il fisico per non togliere brillantezza e velocità.
Si può fare, insomma
3) Difficoltà psicologiche: altra insidia. Soprattutto in un ambiente come quello romano dove, assai più che in qualsiasi altra dimensione di tifo, si diventa campioni o pippe nel giro di una partita.
Avere dalla propria uno come Bollini induce a pensare positivo, nonostante il percorso sia tutt'altro che in discesa
4) Difficoltà "di mestiere": soprattutto in partite sfilacciate sul piano della trama e quindi decise da episodi, l'ingenuità del singolo può incidere come e più della prodezza di un fuoriclasse.
Cito ancora Minala e il suo intervento su Eder: a conti fatti si è rivelato meno "pollo" di tanti colleghi, magari difensori di ruolo, ma quel piedino non ben posizionato poteva bastare al Peruzzo di turno per riaprire la gara.
In questo caso, basta evitare esperimenti-kamikaze in gare senza domani, per ridurre il rischio che finisca come con Onazi a Istanbul.
Per il resto, l'unico che insegna a stare in campo è il campo
5) Difficoltà culturali: siamo in un calcio paralizzato dalla paura di bruciare i giovani, col risultato di avviare molti di loro all'autocombustione per eccesso di anticamera.
Altrove, chi a 17-18 anni dimostra di aver qualcosa da dare viene messo alla prova senza tanti preamboli.
Lasciando da parte eccessi e ragazzi mandati allo sbaraglio, è la strada giusta: perché nulla aiuta un giocatore in erba a crescere quanto il dargli fiducia e qualche responsabilità.
Come società Lazio, siamo stati i primi a scagliare un sasso nella vetrata di connivenze, omertà e finanziamenti sottobanco che aveva consegnato agli ultrà le chiavi del nostro calcio: compiamo un altro primo passo contro un altro tabù italico, fra i più insensati
In sintesi, non aspettiamoci che il prossimo anno siano i ragazzi a tappare i buchi nell'organico: ma già nell'arco di 2-3 anni credo se ne possano ottenere alcuni titolari di complemento, comunque utilissimi, e forse qualche titolare e basta.
Va da sé che Bollini rimarrà la figura centrale di questo progetto, e concordo con chi ha scritto che una collocazione da trait d'union fra giovanili e prima squadra sia la più adatta a valorizzarlo.
Con un allenatore-capo che vanti una chiara predisposizione nel costruire i giocatori, non solo in tenera età: sicuramente non Reja che, per sua stessa ammissione e lasciando da parte altre considerazioni sul suo lavoro, intende il mestiere in tutt'altro modo.
Chi aggregare alla rosa, dunque?
Partirei dal contributo di Baruch
Lotito ha detto che saranno 5 gli aggregati alla prima squadra, un numero che mi sembra altissimo
Ricordando che:
Elez
Antic
Lombardi
Filippini
Serpieri
Ilari
Strakosha
Silvagni
Pace
Oikonomidis
Luque
sono quelli che per età non potranno più stare in primavera
e che:
Tounkara
Minala
Crecco
Guerrieri
Pollace
Palombi
Fiore
Seck
possono restarci ancora
che mi sembra fondamentale per una sfumatura psicologica.
Prendiamo i migliori nel secondo gruppo, che più di altri hanno contribuito a questo ciclo di successi: come prenderebbero un altro anno di permanenza in Primavera?
Secondo me malissimo: anche perché lì non hanno più molto da imparare, e la facilità con cui continuerebbero a spadroneggiare diventerebbe il primo passo verso la loro zaratizzazione.
Con riferimento al punto 5) : l'asilo l'hanno finito, vediamo come vanno a scuola evitando di perdere e far perdere loro altro tempo.
Politica dei prestiti: va bene, e possibilmente alla sola Salernitana, per tentare di ricavare qualcosa dagli appartenenti al primo gruppo identificato da Baruch e per i più scarsi in genere.
Per gli altri non ha molto senso, poiché il divario creatosi fra la serie A e le categorie inferiori rende queste ultime scarsamente propedeutiche - "poco allenanti", per dirla con Capello - all'approdo nel massimo campionato.
Del resto, dove Cavanda ha compiuto qualche progresso? In prestiti mal ponderati, a scaldare panchine altrui, o lavorando in casa?
Altrettanto vale per gli altri: dieci minuti di calcio vero, purché adeguatamente preparati col lavoro quotidiano, fanno crescere più di un'intera stagione a Lanciano o Grosseto.
Con la prospettiva di aumentare minutaggio e aspettative in maniera graduale, ma continua.