La presidenza Cragnotti è durata dal 1992 al 2003 circa.
Si è vinto dal 1998 al 2000.
Si, si è vinto molto, ma in proporzione, molto meno a quanto si poteva vincere.
E con quali sacrifici, e che prezzo finale...
Lo rifarei? Solo se fossi certo che alla fine della fiera c'è Lotito...
Cragnotti ci ha regalato tante soddisfazioni e gioie ( vissute tra l'altro in modo indegno da certi laziali che comunque contestavano e che dopo uno scuidetto invece di incrementare gli abbonamenti ne facevano 5000 in meno).
Cragnotti ha fatto anche una serie di scempiaggini , sia gestionali( aunmeto incontrollato dei costi post scudetto,inserimento onerosissimo di familiari ed affini,utilizzo di soldi non propri) che di scelte tecniche ( sia in entrata che in uscita) e di "vicinanza" agli organizzati con conseguente ricattabilita'.
22/11/2006 PM 05:10:23
Tutto Sergio Cragnotti, da Berlusconi a Di Canio (Ansa)
"Tutti quelli che mi chiedevano la tribuna d'onore sono scomparsi.
Solo un grande laziale (Francesco Rutelli) mi mandò dei fiori".
E' un Sergio Cragnotti a tutto campo quello intervistato da Claudio
Sabelli Fioretti per corriere magazine in cui parla di calciopoli,
ei presidenti del calcio, degli arbitri, di Di Canio e del caso Collina di Perugia-Juve. L'ex patron della Lazio, coinvolto nella bancarotta Cirio, adesso ha scritto un libro dove ricorda i giorni della gloria ("alla Montedison guadagnavo due miliardi e mezzo") e
dell'abbandono ("da Berlusconi nessun segnale di conforto").
Cragnotti si sofferma sul periodo in cui acquistò la Lazio non risparmiando critiche a chi gli voltò le spalle dopo il crac Cirio, da Mancini a Berlusconi.
"Senza grandi conoscenze calcistiche - ricorda l'ex presidente biancoceleste - l'ho portata al primo posto nel mondo. Per due anni siamo stati in testa alla classifica fifa davanti a Real Madrid, Arsenal, Inter, Milan. La juventus era tredicesima". Cragnotti è il presidente che ha speso più di tutti. Perfino di Moratti. "Nella Lazio - aggiunge - facevo grandi acquisti ma anche grandi vendite. In un anno facemmo 148 miliardi di plusvalenza. Vieri l'ho comprato a 50 miliardi, l'ho venduto a Moratti a 90. Con Nedved abbiamo guadagnato 75 miliardi, con Veron 40". Veron, al quale era stato fornito un passaporto falso... "Una società specializzata ci aveva detto che tutto era a posto. Se poi questa aveva corrotto l'impiegato del comune che ne potevo sapere? L'avevo anche pagata
profumatamente".
Chi sono i grandi tifosi della Lazio? Mimun... "Buono quello. Quando vincemmo lo scudetto Mimun non faceva altro che abbracciarmi. Dopo
la caduta l'ho incontrato in un ristorante. Quando ha visto che
c'ero io se ne è andato. Ci sono stati altri Mimun? "Tutti quelli che chiedevano di andare in tribuna d'onore. Scomparsi tutti. Quando
andai in galera solo uno, un grande laziale, mi ha mandato un mazzo di fiori, Francesco Rutelli". E Berlusconi? "Amorfo totale. Nessun
segnale di conforto". Cragnotti un giorno ha parlato dei 'moralisti
alla Mancini'... "Anche lui spingeva la cacciata di Cragnotti dalla Lazio. Quando me ne sono andato la gestione della Banca di Roma gli ha aumentato lo stipendio da 2 a 7 miliardi netti. E lui alla fine se ne è andato all'Inter portandosi via i migliori".
L'ex patron della Lazio ne ha anche per gli altri presidenti del calcio. Gaucci... "E' simpatico e buono. Non è un avido assetato di potere. In occasione del fallimento del Perugia gli è mancato il carattere. Non bisogna mai scappare". Gazzoni Frascara... "E' roso dall'invidia per i successi degli altri. Con il Bologna non ha fatto grandi cose e allora si è messo a guardare l'erba del vicino e a denunciare". Moratti... "Comprava tanto, come facevo io, ma non
vendeva. Lui ha quest'ottica: il giocatore diventa patrimonio della
società e se lo tiene stretto". Galliani... "Un ottimo dirigente di
Calcio. Ma ha preteso di fare il presidente della Lega. E ha gestito
il problema dei diritti televisivi facendo contemporaneamente il
venditore e il compratore".
E Moggi?. "Aveva alle spalle l'avvocato Agnelli. Gli si aprivano porte e finestre da tutte le parti. Sapeva relazionarsi bene, aveva un contatto politico col sistema, con tutti i presidenti. Questo gli ha portato notorietà. Ma era bravo? "No. Non è mai stato un grande conoscitore di calcio".
E gli arbitri? "La loro carriera - secondo Cragnotti - dipende da troppi fattori. Questo crea sudditanza politica. L'arbitro castiga senza tentennamenti il calciatore della squadra inferiore e prima che tiri fuori il cartellino rosso ontro una squadra importante ci pensa 20 volte!". Lei è passato dalla squadra piccola alla squadra grande... "E infatti il comportamento degli arbitri cambiò.
All'inizio ci hanno fatto perdere qualche scudetto. Poi, come nel caso di Collina e di Perugia-Juventus, hanno favorito la nostra vittoria. Viene da pensare". Esisteva la cupola? Certamente! Le telefonate lo dimostrano".
Di Canio? "Di Canio me lo avevano offerto tante volte. Ma dissi
sempre di no. Conoscevo la sua intolleranza alla disciplina. Invece
Lotito l'ha preso. Il più grande errore della sua vita. Se Di Canio avesse fatto il saluto romano quando era lei il presidente? "Lo avrei cacciato".