Autore Topic: Il quarto uomo razzista di Parigi?  (Letto 6763 volte)

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Offline SAV

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Re:Il quarto uomo razzista di Parigi?
« Risposta #60 : Venerdì 11 Dicembre 2020, 14:19:28 »
All'agnellino nero è stata peraltro annullata l'espulsione e ha potuto sedersi in panchina in giorno dopo nonostante le intemperanze...  il suo piano ha quindi funzionato alla grande.

Peccato che si sia preso anche 5 pappine... e sono sincero nel dire "peccato", perché avrei preferito avere il Lipsia nel novero delle possibili avversarie invece del PSG...


Offline Il frigorifero

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Re:Il quarto uomo razzista di Parigi?
« Risposta #61 : Venerdì 11 Dicembre 2020, 14:37:15 »
Sappiamo cosa ha detto.


In questo caso, sarebbe opportuno squalificare i due club dalle competizioni europee per i prossimi tre anni.

In caso contrario si verrebbe a creare un precedente pericoloso.
"E' NORMALE BATTERE LA ROMA...."  - Senad Lulic  26 - 5 -2013

Offline SAV

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Re:Il quarto uomo razzista di Parigi?
« Risposta #62 : Venerdì 11 Dicembre 2020, 15:14:43 »

In questo caso, sarebbe opportuno squalificare i due club dalle competizioni europee per i prossimi tre anni.

In caso contrario si verrebbe a creare un precedente pericoloso.

Esagerato.
Basterebbe escludere il PSG da questa (con Lipsia primo e Man Utd secondo) e i turchi dalla prossima... :D

ThomasDoll

Re:Il quarto uomo razzista di Parigi?
« Risposta #63 : Venerdì 11 Dicembre 2020, 16:18:50 »
Attenzione: il politically correct lo tirano dentro le presunte parti lese, che s'incazzano per qualcosa che qualcuno ha detto.
Ora, che fosse in buona o in mala fede, sta di fatto che l'uomo prende la parola, si spiega, approfondisce, ma le sue spiegazioni non sono DALLE PARTI LESE ritenute sufficienti. Non da un giudice terzo.
Di più, il gesto eclatante, che finirà sulla ribalta continentale della CL, viene condiviso da Neymar e soci, per la stessa identica ragione.
Ora sappiamo, essendo dei rissosi forumisti, quanto ce vole ad alzare una canizza capendo male mezza parola che uno dice e l'altro fraintende.
Il caso pare, francamente, molto simile.
E qui entra in gioco il politically correct, non come dittatura ma come coccarda che uno si autoappende sul bavero della giacca. Facile: pigli un oscuro arbitro internazionale dal buffo nome, fai comunella in 50 contro uno, se pure avesse avuto ragione è facile zittirlo e farlo passare per quello che non è.
Se si era giustificato e si era scusato il match doveva proseguire e la parte lesa andava tacitata con comprensione e fermezza: scrivo a referto quello che dici e se ne occuperà l'autorità. L'arbitro è garante dell'imparzialità del giudizio, il quarto uomo non arbitra.
Così il gruppo dei pedatori e dei panchinari ha emesso una sentenza ratificata poi dall'UEFA, almeno in via provvisoria, perché respect e say no to racism.
La possibilità di difendersi del poro Arbitru (licenza politicamente scorretta) sticazzi. Masticato e sputato in un'occasione mediatica, con tanto d'intervento del satrapo torturatore a stigmatizzare.
Il delitto perfetto.
Ma il colpevole non è il maggiordomo (cioè il politically correct), ma il comportamento di chi, in nome di un generico principio di comportamento, mette alla berlina senza "processo" un cristo che sta a bordo campo a fare il suo lavoro. E sembra indifendibile nel senso che non ha nessuno che lo difende, né può più farlo da solo.

Orazio Scala

Re:Il quarto uomo razzista di Parigi?
« Risposta #64 : Venerdì 11 Dicembre 2020, 16:32:27 »
Mi dispiace per chi continua ad arrampicarsi sugli specchi: i termini nero, biondo, giallo, roscio, ciccio, piccoletto, riccio, pelato, pallido, gobbo, abatino, rombodituono, velletrano,

da chi arbitra

non sono ammessi.

E due arbitri rumeni, in un contesto internazionale, parlano tra loro in inglese.

Così come due immigrati, in un contesto lavorativo, sono tenuti PER LEGGE a parlare tra loro in italiano.

La quantità di interpretazioni personali, volte a negare la realtà di un grave errore del quarto uomo,  che sto leggendo in questa discussione, fa impressione.

Orazio Scala

Re:Il quarto uomo razzista di Parigi?
« Risposta #65 : Venerdì 11 Dicembre 2020, 16:40:02 »
D'altra parte la sospensione della gara e la sostituzione integrale della squadra arbitrale sottintendono, con ogni evidenza, fatti di una tale gravità da costituire una situazione nemmeno finora contemplata.

Purtroppo qui in Italia siamo abituati alla "goliardia daaaaaaaaaa curva" e a sentirla giustificare da destri compiaciuti e sinistri che vorrebbero scimmiottare Pasolini.

All'estero funziona un po' diversamente.

Offline Karmilla

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Re:Il quarto uomo razzista di Parigi?
« Risposta #66 : Venerdì 11 Dicembre 2020, 17:17:16 »

Ma il colpevole non è il maggiordomo (cioè il politically correct), ma il comportamento di chi, in nome di un generico principio di comportamento, mette alla berlina senza "processo" un cristo che sta a bordo campo a fare il suo lavoro. E sembra indifendibile nel senso che non ha nessuno che lo difende, né può più farlo da solo.

Sono perfettamente d'accordo.

Dissento invece da Frusta, o meglio: nessuno di noi legge il pensiero, quindi non è possibile sapere con certezza cosa abbia motivato Webo a reagire come ha reagito, ma accordare il beneficio del dubbio non è una scienza a correnti alternate. Detto in altre parole, se lo merita anche l'assistente. D'altra parte è del tutto possibile che lui abbia veramente frainteso, e veramente abbia creduto che il guardalinee lo stesse insultando. Purtroppo non è una cosa fuori dal mondo, Webo di insulti razzisti ne avrà sentiti diversi in vita sua.
Credo che fossero in buona fede anche gli altri, e che nella concitazione del momento fosse difficile per dei giocatori avere il livello di distacco che dovrebbero avere i commentatori esterni. Si saranno detti "il guardalinee ha dato del "ne*ro" a Webo", e a quel punto c'è stato l'effetto valanga.

Il problema è altrove: è nel messaggio riferito dai media, è nell'appiattimento (quello sì, assolutamente dettato dal politically correct) di chi dà le notizie e cavalca l'indignazione pret-à-porter (siamo laziali, dovremmo saperlo), di chi non approfondisce per paura di essere visto come "dissonante".
Sono curiosa di vedere cosa deciderà l'UEFA. In una società dove non si approfondisce e ci si aspetta che le indagini (da quelle sportive a quelle politiche a quelle di cronaca [vedi la nota in fondo]) confermino i propri pregiudizi, un'eventuale presa di posizione favorevole al quarto uomo rischierebbe di tradursi in una pessima pubblicità, a prescindere dalla giustezza di tale posizione. Il tribunale popolare, d'altra parte, si è già espresso.

All'estero funziona un po' diversamente.

"L'estero", inteso come grande contenitore magico, non esiste. Negli Stati Uniti, in ragione della loro storia, c'è certo una maggiore "sensibilità" sul tema (tra parentesi perché non la trovo la parola adatta: se non altro perché implica, a contrario, che chi non manifesta le stesse posizioni sia "insensibile"). Il problema è che questa "sensibilità" non è necessariamente né più giusta né più adatta a gestire situazioni radicalmente diverse, ma in ragione del peso culturale ed economico degli Stati Uniti, confrontarsi col modello imposto da loro diventa quasi obbligatorio.
Nel caso di specie, la scelta di interrompere l'incontro e riprenderlo con arbitri diversi era – in questo dissento da Disabitato e da altri – l'unica sensata in quel momento, e cioè in una fase in cui non era possibile fare indagini approfondite. L'alternativa era prendere una posizione netta a favore della quaterna arbitrale prima di aver verificato come si erano svolti i fatti. Nel dubbio, hanno detto "ok, giocate domani con altri giocatori". Tra parentesi: se il quarto uomo o chiunque altro avesse veramente offeso un giocatore, l'abbandono del terreno di gioco sarebbe stato sacrosanto. Io non auspico affatto sanzioni per le squadre, che secondo me hanno sbagliato ma in buona fede. Io spero che il povero quarto uomo non passi come agnello sacrificale.

(Curiosità mia: mi sono andata a rivedere – perché le tue risposte mi perplimevano, e credevo di ricordare male – quello che avevi scritto riguardo alla famosa intervista in cui Lotito disse "pelle nera e pelle normale".
Il commento era questo:
Quattro minuti di buonsenso. Ma i nemici mortali che a suo tempo tifarono DianaGas e Sceicco di Morabito, si concentrano solo su quanto evidenziato dalla comunicazione giallorossa.
Ora, ci sono delle ovvie differenze tra i due casi – Lotito non era un ufficiale in gara, solo per dire la più evidente – ma vorrei capire come mai nel caso di specie escludi che siano all'opera distorsioni dell'informazione, che invece riconosci come tranquillamente esistenti in altri casi.

Spero non sia troppa ginnastica mentale. Io a volte ne faccio. Mi piace tenere in esercizio il cervello.  :D
Citazione da: franz_kappa
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Re:Il quarto uomo razzista di Parigi?
« Risposta #67 : Venerdì 11 Dicembre 2020, 17:28:08 »
Ah, scusate, la nota di fondo. Siamo molto OT, ma è un esempio lampante di come si vivono certe tematiche.
Qualche giorno fa è stato assolto un uomo che ha ucciso la moglie, in quanto è stato ritenuto che lo stesso, che soffriva di depressione, fosse affetto da vizio totale di mente nel momento in cui ha commesso il gesto.


Una ricostruzione si trova qui: https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/09/brescia-assolto-uomo-che-uccise-la-moglie-per-i-giudici-e-incapace-dintendere-e-di-volere/6031388/ , ed è equilibrata.


L'avvocato della difesa – che ha interesse a dirlo, naturalmente – afferma che nel corso del processo sono state eseguite due perizie, per incarico sia suo che del PM, ed entrambe hanno concluso per il vizio assoluto di mente. A quanto leggo lo conferma lo stesso presidente della Corte d'Assise che ha emesso il verdetto: https://www.ilgiorno.it/brescia/cronaca/assoluzione-omicidio-moglie-gelosia-1.5802459
Le motivazioni ancora non sono pubblicate, ci vorranno mesi.


Ora, la comunicazione che è stata fatta da alcuni media – io ho visto il servizio del tg3, mi pare fosse ieri – è stata lungo queste linee: "non è possibile riconoscere il vizio di mente, la signora è stata uccisa due volte, diamo la parola ad un'associazione a difesa delle donne maltrattate". L'idea che il vizio di mente non sia un'attenuante che si concede, ma uno stato che si riscontra sulla base di perizie, e che sia un diritto dell'imputato che gli venga riconosciuto se effettivamente sussistente; l'idea che la giustizia segue il suo corso, e non opera "per dare un segnale", perché ogni imputato ha diritto ad essere giudicato per ciò che lui ha fatto; l'idea che sì, è possibile che uno commetta un omicidio perché non ci sta con la testa è completamente assente da questa narrazione.


Questo non è giornalismo di qualità. Questo è giornalismo schierato, e non me ne frega niente che nominalmente sia schierato dalla mia stessa parte. Non mi fa un servizio. Il servizio lo farebbe informando, spiegando cos'è il femminicidio, spiegando cos'è il vizio di mente: non decidendo che l'imputato è "il cattivo" e che quindi noi ci schieriamo "contro", anche se il processo non l'abbiamo seguito.


E siccome io vedo benissimo queste dinamiche quando c'è di mezzo la giustizia, sono abbastanza diffidente circa la capacità dei media di essere equidistanti ed informare bene su un caso di razzismo. Ognuno segue la sua corrente, ognuno ha i suoi buoni e i suoi cattivi. E questo è preoccupante.
 
Citazione da: franz_kappa
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Orazio Scala

Re:Il quarto uomo razzista di Parigi?
« Risposta #68 : Venerdì 11 Dicembre 2020, 17:52:12 »
Spero non sia troppa ginnastica mentale. Io a volte ne faccio. Mi piace tenere in esercizio il cervello.  :D

A me no, sono stanco e vecchio.

Per questo continuo a concentrarmi sul punto per me fondamentale: l'uso corretto della comunicazione in contesti dove la comunicazione è codificata. E non lo è a caso.

Il più grande disastro dell'aviazione civile della storia, Tenerife 1977, fu dovuto in buona parte alla comunicazione non codificata tra torre di controllo e piloti. Ah, il personale della torre aveva difficoltà con l'inglese. Da allora, la comunicazione è codificata secondo standard ben precisi. "Stamo a partì" non è ammesso: può generare confusione. E non credo che nessuno di noi (mai capiti, per carità) gradirebbe sentir appellare un  suo parente in ospedale come "aaa signora daaa stanza vicino i cessi", "la tettona", "er vecchio co' la dentiera", "quello col femore rotto" e simili. Può essere sgradevole, può generare equivoci. Letto 345, letto 29, letto 51. Univoco e codificato. Come in tutti i settori. Compreso quello delle direzioni di gare calcistiche.

Quanto a Lotito, a suo tempo ricorse a un'espressione per lui "normale" fino a pochi anni fa, ma che avrebbe certamente dovuto evitare in un contesto pubblico: ma lui non ha violato alcun dovere regolamentare. Il quarto uomo invece lo ha fatto. E aveva tutti i mezzi per evitare una figuraccia del genere: visto che gli arbitri, pure non fossero in grado di ricordare i nominativi di tutti, sono in grado di identificare chi c'è in panchina in base ai ruoli: allenatore, vice, massaggiatore, medico sociale, dirigente accompagnatore ecc.


Orazio Scala

Re:Il quarto uomo razzista di Parigi?
« Risposta #69 : Venerdì 11 Dicembre 2020, 17:58:53 »
Quanto alla comunicazione, giallorossa o meno, il gioco è sempre lo stesso: si picchia, sfogando frustrazioni represse, quando è facile picchiare, si fa pippa quando non conviene picchiare. Come i fascisti insomma. Per questo, ad esempio sulla faccenda delle figurine di Anne Frank, è stato giocoforza concentrarsi sull'abnorme reazione al nulla (quelle figurine giravano per Roma da anni e con entrambe le maglie) rispetto a un non-fatto.

Offline Karmilla

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Re:Il quarto uomo razzista di Parigi?
« Risposta #70 : Venerdì 11 Dicembre 2020, 18:02:31 »
Quanto alla comunicazione, giallorossa o meno, il gioco è sempre lo stesso: si picchia quando è facile picchiare e si fa pippa quando non conviene picchiare. Come i fascisti insomma. Per questo, ad esempio sulla faccenda delle figurine di Anne Frank, è stato giocoforza concentrarsi sull'abnorme reazione al nulla (quelle figurine giravano per Roma da anni e con entrambe le maglie) rispetto a un non-fatto.

Secondo me stanno picchiando dov'è facile anche in questo caso, ma ho capito la tua posizione.
Citazione da: franz_kappa
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Orazio Scala

Re:Il quarto uomo razzista di Parigi?
« Risposta #71 : Venerdì 11 Dicembre 2020, 18:59:04 »
Secondo me stanno picchiando dov'è facile anche in questo caso, ma ho capito la tua posizione.

Non saprei. Quello che più mi colpisce è la mancata continuazione della partita per scelta delle squadre: il che crea un precedente che andrà, anche esso, codificato: non vorrei che qualcuno possa decidere in propria autonomia di andarsene dal campo perché un arbitro, che so, in gioventù era stato iscritto al FUAN.

Quanto al politicamente corretto, questo ha un difetto: spesso finisce in mano agli stupidi, che ne fanno elemento di autogratificazione di una realtà personale scadente. Ci sono alcuni passaporti sociali che ti collocano in automatico dalla parte del Giusto e, assieme ai tanti che sinceramente e con equilibrio si dedicano al volontariato, alla beneficenza, all'amore per gli animali, al politicamente corretto, alla parità di genere, troviamo anche tanta rattumaglia che abbassa in modo grave l'intelligenza media di queste realtà. All'Avvocato che negli ultimi anni ho dovuto ricorrere, ho chiesto se dovessi chiamarla Avvocato o Avvocata, e mi ha detto di preferire il genere al maschile. Ed è quello che preferisco anch'io, per un motivo: il Chirurgo è una professione, distinguerlo in due gruppi per genere mi appare un nonsenso. E i talebani della Ministra (diosanto) e dell'Avvocatessa (urgh) non si sono occupati ovviamente di situazioni irrisolvibili come "guardia", "autista" e simili: troppo difficile per i loro cervelli limitati e settari.

D'altra parte, se è vero che nessun essere umano deve avere meno diritti e opportunità di nessun altro, è anche lecito chiedersi come mai nella storia del mondo esistano chiaramente prerogative di genere e di tipi umani, ma qui si entra nel più minato dei terreni. Studi molto curati hanno dimostrato come non esista nel calcio una discriminazione per etnia negli emolumenti: un bravo calciatore nero guadagnerà esattamente gli stessi soldi di un suo omologo caucasico. Sono molti di meno, invece, di quanti ci si aspetterebbe, gli allenatori: e siccome il calcio professionistico obbedisce a spietate leggi economiche e di rendimento tecnico, ci si chiede: un gruppo di calciatori formato prevalentemente da caucasici tende a rifiutare la guida di un nero? Ovvero: per formazione culturale, storica, o per qualche altro motivo, gli allenatori "bianchi" sono più bravi?

Come vedi, si aprono mille fronti, molti dei quali estremamente spinosi, col rischio serio di vedersi etichettare come il nuovo Mengele solo per aver constatato che, tra i mille più bravi scacchisti del mondo, novecentocinquanta sono maschi caucasici o indù.
 
Tuttavia, la sensibilità su tutto quello che identifica un "nero" come tale e solo tale e così elevata e così diffusa che bisogna adeguarsi, ho idea.

ThomasDoll

Re:Il quarto uomo razzista di Parigi?
« Risposta #72 : Venerdì 11 Dicembre 2020, 19:27:17 »
dirò una sciocchezza ma secondo me ci azzecca:
quante volte, in qualunque contesto, vi è capitato di sentirvi dire, con fare provocatorio/derisorio, ah, la Lazio, la squadra dei fascisti/i laziali sono tutti fascisti/e similia, de persone che non hanno la più pallida idea di che cosa sia la Lazio, che non seguono il calcio, che sono fuori da tutto quello che spiega gli avvenimenti che girano intorno a uno stadio?
Tante, eh?
E non è una manifestazione di conformismo a uno schema adiacente al politically correct? Sottolineare uno stigma, un comportamento deviato che si dà per scontato sia associabile a una persona, perché fa parte di un macrogruppo sociale, o perché incidentalmente fa o dice qualcosa che potrebbe associarla a un gruppo.
Diamo per scontate tante cose: che un no vax sia un grillino, per esempio. O non so quanti altri esempi elencare.
La violazione anche ipotetica del politically correct istiga la reazione del fanatico del politically correct, che in molti casi è un cretino, o comunque una persona priva del discernimento che serve a collocare certi comportamenti nel quadro giusto.
La negazione del diritto alla difesa del reprobo presunto, ove questi abbia compiuto qualcosa di turpe, o anche sia solo sospettato di.
Quindi agire in gruppo per dire dàlli al razzista potrebbe essere un abbaglio, o perlomeno negare i diritti del presunto reprobo.
Può funzionare se sei alle prese con Traini, ma ci sono casi ricchi di sfumature e questo mi pare uno di quelli.
E col tecnichese ne esci fino a un certo punto perché non c'è niente di tecnico, regole e precedenti alla mano, nel sospendere e riprendere il giorno dopo la partita.
Ha deciso il tribunale del popolo.
Le regole hanno perso.
Qualunque cosa sia successa davvero in campo.
E se lo facesse Lukaku in InterMilan, sullo 0-1, per ottenere un giorno di riflessione?

Offline Karmilla

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Re:Il quarto uomo razzista di Parigi?
« Risposta #73 : Venerdì 11 Dicembre 2020, 22:10:12 »
Leggendovi mi è venuto in mente che, pur usando e leggendo l'espressione "politcally correct" non avevo idea di come fosse nata, e cosa designasse all'inizio. Sono andata a dare una rapida spulciata su wikipedia, ed ho trovato questa espressione:


Citazione
Il politicamente corretto è una forma di conformismo linguistico, con i limiti tipici di qualsiasi forma di pensiero unico, nel quale sono state individuate tracce di neopuritanesimo


Mi sembra abbastanza azzeccata.  ;D
Soprattutto condivido l'accento al concetto di "pensiero unico", che è quello che più mi disturba di questa modalità espressiva nonché delle sue sorelle più giovani ("wokeness", culture critiche intese all'americana, eccetera). Che un certo gruppo sociale rivendichi la possibilità di definirsi in un certo modo non è, di per sé, sbagliato. Come tutti in società avanzano pretese, che possono o meno essere riconosciute: in questo senso premere per essere chiamate "avvocate" non è diverso – parlo di livello strutturale, non di merito – dalla rivendicazione di un più equo salario che fa l'operaio. Un certo gruppo mette la sua rivendicazione sul tavolo: la società ne discute.


Ma nel momento in cui questa pretesa sociale pretende di essere l'unica valida perché "moralmente superiore", abbiamo un problema. Non perché io neghi che alcune proposte sono moralmente più valide di altre – altrimenti cadremmo nel relativismo: ma perché credo che la più alta valenza morale debba essere dimostrata, e mai data come presupposto della propria posizione. Invece questa necessità di dimostrare, di dibattere, di spiegare non solo non è coltivata, ma viene spesso apertamente ritenuta inutile e non legittima ("non sono io che devo educarti" è una frase molto ricorrente in certi ambienti di miei coetanei: tutti a ripetere a pappagallo questo calco orribile di "educate" [che in inglese non vuol dire "educare", ma "istruire", "informare" – ma divago.]).
Una youtuber americana che adoro, Contrapoints, fece alcuni anni fa un video dal titolo "Why the alt-right is wrong", "Perché l'estrema destra sbaglia". Venne aspramente criticata a sinistra perché, signora mia, che discorsi, non devi dimostrare che le idee di estrema destra sono sbagliate: sono sbagliate ipso facto perché sono di estrema destra, che diamine. Peccato che ad una certa fetta di popolazione quelle idee con tutta evidenza non sembrino sbagliate: e forse beneficerebbero molto di discussioni in cui, partendo dalla loro posizione, e non dal piedistallo morale in cui uno si auto-erge, gli si spiega cosa c'è di pericoloso in fondo alla strada che hanno intrapreso. No, per carità: lesa maestà.


Il risultato è tristemente ovvio: la parte politica che propone queste idee (le idee della lesa maestà, del politcally correct come dogma, della superiorità morale data ma non dimostrata) ormai sa solo parlare ai convertiti. E cosa ancora peggiore, le nuove generazioni non sembrano vedere un problema: chi non è convertito oggi lo diventerà a forza, e comunque se non la pensa come me è un razzistademmerda parte del problema, quindi perché dovremmo occuparcene?


E accanto a questa c'è un'altra tendenza che io trovo preoccupante: l'identità che prevale sull'idea. Una linea di pensiero diffusissima, che si incontra spesso nei media americani di una certa area politica è: "i bianchi [termine peraltro in cui io non mi riconosco e credo non dovrebbe farlo nessun italiano, ma divago di nuovo] non possono dire cosa è e non è razzista, perché non sono loro che subiscono il razzismo". E a una prima lettura sembrerebbe pure sensato, no? Peccato che un conto sia l'esperienza del razzismo, che effettivamente io in Italia non subisco; un conto è l'identificazione di cosa costituisca razzismo, che invece è un'operazione che tutti dovrebbero essere in grado di fare, e che comunque non può essere demandata all'arbitrio di una fetta della società, visto che ha la pretesa di orientare il comportamento di tutti.
La stessa cosa vale per il sessismo: e peraltro in questo caso, facendo parte del "gruppo protetto", posso dire con assoluta certezza che non esiste una posizione "femminile" unica, che non tutte le donne la pensano allo stesso modo su riproduzione, linguaggio di genere, rapporto con la sessualità, e che quindi affermare "è sessista dire che una è una gran figa, e non puoi opinare perché lo dico io che sono una donna" è un'emerita cazzata, perché tante altre donne neppure sono d'accordo con questa posizione.

Come dice Zap, sono armi nucleari in mano agli idioti. O – peggio – ai furbi.


Detto questo, non penso si debba buttare l'acqua insieme al bambino. E non sono neanche convinta che il dogma del politically correct sia il nemico numero uno della libertà di opinione, come a volte dicono da destra secondo me in maniera interessata. Ma sta diventando un nemico abbastanza serio.
(La risposta non è essere politically scorrect e dire froc*o o ne*ro per divertimento: ma rifiutarsi di sottostare a certe regole "perché sì fa così e te lo dico io e tu stai zitto che non sei del colore giusto/del sesso giusto per parlare di queste cose").

Citazione da: franz_kappa
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Re:Il quarto uomo razzista di Parigi?
« Risposta #74 : Sabato 12 Dicembre 2020, 05:30:08 »
Capisco la posizione di Zap e la ritengo anche sensata.
La domanda è: aver indicato con l'equivalente di "roscio" un componente della panchina (visto che è stato appurato dopo 38" dal fatto che non si trattava di razzismo), vale l'abbandono del campo e tutti i regolamenti conseguentemente calpestati?

Oppure essendo stata toccata una "categoria sensibile" (termine orribile), in base al pensiero unico (PC) si è passati sopra a tutte quelle norme codificate da decenni?

È di ieri la notizia che nel 2024 alle Olimpiadi non ci sarà la 50km di marcia, in quanto disciplina esclusivamente maschile.
Risultati? Invece della più ovvia creazione di una 50km di marcia femminile, è stato deciso di fare una nuova disciplina mista.
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Re:Il quarto uomo razzista di Parigi?
« Risposta #75 : Sabato 12 Dicembre 2020, 10:56:04 »
Capisco la posizione di Zap e la ritengo anche sensata.
La domanda è: aver indicato con l'equivalente di "roscio" un componente della panchina (visto che è stato appurato dopo 38" dal fatto che non si trattava di razzismo), vale l'abbandono del campo e tutti i regolamenti conseguentemente calpestati?

Oppure essendo stata toccata una "categoria sensibile" (termine orribile), in base al pensiero unico (PC) si è passati sopra a tutte quelle norme codificate da decenni?

È di ieri la notizia che nel 2024 alle Olimpiadi non ci sarà la 50km di marcia, in quanto disciplina esclusivamente maschile.
Risultati? Invece della più ovvia creazione di una 50km di marcia femminile, è stato deciso di fare una nuova disciplina mista.
Il lato orribile della situazione è che il martelletto del giudice inappellabile in grado di condannare l' eventuale dissenziente all' ostracismo sociale lo impugnano le vestali forsennate dell' ideologia del LGBTQIA, di fronte al furore delle quali le nostre boldrine o le nostre cirinnà sembrano delle cedevoli e accondiscendenti dame di compagnia.
Quindi, invece di fargleli fare a calci in culo i 50 km di marcia, si china pilatescamete la capoccetta e si lascia fare.
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

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Re:Il quarto uomo razzista di Parigi?
« Risposta #76 : Sabato 12 Dicembre 2020, 11:33:26 »
... Peccato che ad una certa fetta di popolazione quelle idee con tutta evidenza non sembrino sbagliate: e forse beneficerebbero molto di discussioni in cui, partendo dalla loro posizione, e non dal piedistallo morale in cui uno si auto-erge, gli si spiega cosa c'è di pericoloso in fondo alla strada che hanno intrapreso. No, per carità: lesa maestà.
Il risultato è tristemente ovvio: la parte politica che propone queste idee (le idee della lesa maestà, del politcally correct come dogma, della superiorità morale data ma non dimostrata) ormai sa solo parlare ai convertiti. E cosa ancora peggiore, le nuove generazioni non sembrano vedere un problema: chi non è convertito oggi lo diventerà a forza, e comunque se non la pensa come me è un razzistademmerda parte del problema, quindi perché dovremmo occuparcene?
Vedo con piacere che anche a sinistra comincia a farsi un po' lux.
Spero comunque che tu sia cosciente del fatto che da quelle bande chi comincia a rendersene conto rappresenta lo zero virgola poco.
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

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Re:Il quarto uomo razzista di Parigi?
« Risposta #77 : Venerdì 12 Febbraio 2021, 01:15:26 »
Quarto uomo pienamente assolto dalla UEFA dall'accusa di razzismo.

Qualsiasi persona dotata di un briciolo di buon senso, ci era arrivata dopo 30 secondi.

Mi aspetto sanzioni per le due squadre che hanno abbandonato il campo.
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Re:Il quarto uomo razzista di Parigi?
« Risposta #78 : Venerdì 12 Febbraio 2021, 01:17:30 »
da cairomerda.it:

(...) oltre alle prime testimonianze raccolte da giocatori e membri dello staff di entrambi i club che hanno assistito da vicino al fattaccio, ci sarebbero anche delle registrazioni che inchiodano pesantemente Coltescu, a quanto pare ripreso più volte a rivolgere frasi ed espressioni denigratorie nei confronti di alcuni giocatori del Basaksehir. Il termine "negro" indirizzato a Webo pare sia stato solo l’ultima offesa che ha fatto esplodere la panchina turca e che rischia di mettere fine alla carriera arbitrale di Coltescu, che a fine gara è stato prelevato dai commissari Uefa e portato in albergo senza poter incrociare giocatori o giornalisti. Si dice che abbia ammesso di avere usato una frase infelice "per eccesso di confidenza", ma le conseguenze saranno pesanti.La federazione romena (Rfr) ha preso ufficialmente le distanze dall'accaduto e ribadito la "ferma condanna verso ogni atto o azione a fondo razzista e xenofobo". Nel frattempo sulla vicenda si è pronunciato anche il presidente turco Erdogan, condannando le frasi razziste contro Webo. "Siamo incondizionatamente contro il razzismo e la discriminazione nello sport e in tutti i settori della vita. Credo che la Uefa debba necessariamente intervenire", ha dichiarato Erdogan sul proprio account twitter. Una presa di posizione ufficiale è giunta anche dalle istituzioni francesi, che per bocca del ministro dello Sport Roxana Marcacineanu (di chiare origini romene) si è congratulata con i giocatori "per aver preso una decisione storica di fronte a un atteggiamento inaccettabile di ordinario razzismo. In attesa dell'inchiesta - ha aggiunto Marcacineanu - non posso che rendere omaggio al forte significato simbolico del loro gesto".
Chiaramente ennesima topica presa da questa insulsa testata giornalistica.
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Panzabianca

Re:Il quarto uomo razzista di Parigi?
« Risposta #79 : Sabato 13 Febbraio 2021, 22:47:29 »
Chiaramente ennesima topica presa da questa insulsa testata giornalistica.

Oggi mi è arrivata la gatzetta in pdf.
Ahò, la Lazio non esiste...
Incredibile.