sport.leonardo.itQuando ho letto l’editoriale dal titolo “La Lazio non esiste e Lotito lo sa”, apparso ieri sul Corriere dello Sport, mi sono immediatamente chiesto cosa diavolo avesse mai spinto Giancarlo Dotto a scrivere un articolo del genere e il suo giornale a pubblicarlo. Se non altro – e altro c’è, come dirò in seguito- per evitare la prevedibilissima, furente replica del presidente biancoceleste Claudio Lotito, che riportiamo di seguito per intero:
“L’articolo pubblicato ieri da questo giornale, mi stimola sentimenti di tenerezza e soccorso al grido, direbbe il nostro Pontefice, di “consolare gli afflitti”. Si nota, nel pezzo, la profonda solitudine di chi non ha più punti di riferimento: è il tifoso romanista di una Roma che non c’è, come club, come squadra, come società. Piange disperato alla ricerca di un club che sia privo degli oltre 100 milioni di euro di debiti che, se non fosse sorretto da una banca a sua volta in difficoltà, sarebbe già fallito. Piange disperato alla ricerca di un club che non vince un derby con la Lazio da anni, che non ottiene un trofeo da anni, che non riesce a raggiungere un traguardo, anche minimale programmato, da anni. Piange disperato alla ricerca di un club che è scomparso da anni dal panorama del calcio nazionale, che non ha più alcuna rappresentanza né in Europa, né in Lega Calcio, né in Figc. Un club che non conta più nulla, in Italia e a Roma, dove i suoi stessi tifosi hanno chiesto l’annientamento di una dirigenza che ha sbagliato tutto. Noi laziali, che siamo il primo club della Capitale, che siamo l’unico club che rappresenta Roma in Europa, che siamo l’unico club che rappresenta Roma in Italia e negli organi dirigenti del calcio italiano ed europeo, cosa dobbiamo dire al rappresentante dei tifosi “sull’orlo di una crisi di nervi”? Coraggio, ragazzi, non vi abbattete! Non vi suicidate! Sperate in tempi migliori, liberatevi dei tabù del passato che vi ispirano soltanto rancore isterico! Se avete nella dirigenza qualcuno che viene dalla Lazio, tenetevelo stretto, perché vi può dare una mano nella rinascita! Noi siamo cattolici e romani, come dice Papa Francesco, e vi aiuteremo sempre ad esistere, perché il vostro esistere sarà sempre, per noi, occasione di orgoglio nel riaffermare che Roma è, nel calcio, la Lazio“.
Torniamo al casus belli, al suddetto editoriale. Nel Dotto-pensiero, abbiamo letto di una “Lazio che non esiste, che non ce la fa a esistere, è una bolla”, di una “Roma che esiste a prescindere, perfino di questi tempi” e di un “Lotito che rosica, che sana bilanci, che vince trofei, e che poi si guarda alle spalle e non trova nulla, se non un’aquila spennacchiata e una macchia di tifosi irriducibili”. Dal momento che l’autore non argomenta in alcun modo – e come potrebbe? – le sue tesi squinternate, non possiamo che pensare che l’intento fosse provocatorio, satirico (benché personalmente mi sfugga la satira), e non giornalistico.
Niente di male, chi scrive è un convinto e appassionato sostenitore dell’umorismo a tutti i costi. “Se si muove, ridici sopra”, come recita un antico proverbio che mi sono appena inventato. Nel calcio, lo sfottò è sacro e inviolabile quanto la satira nella vita pubblica. Il punto è che non tutti i luoghi sono adatti a contenerlo: lo è un bar, uno stadio, una pagina Facebook, un blog; non certo un quotidiano nazionale con pretese di obiettività, che già nel recente passato aveva vestito i panni della fanzine per tifosucoli.
Forse Lotito ha sbagliato. Non nel difendere il suo club e il suo eccellente operato, ma nel prendersela con la Roma – che, fino a prova contraria, non ha prezzolato Dotto perché sbarellasse contro i cugini – invece che con il Corriere dello Sport.