Autore Topic: Il 26 maggio visto da un bimbo di 50 anni  (Letto 1761 volte)

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Offline Trilux

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Il 26 maggio visto da un bimbo di 50 anni
« : Venerdì 31 Maggio 2013, 00:54:13 »
Si, lo ammetto,dalle 20 di domenica 26 maggio sono un bambino di 50 anni, con la gioia e la cognizione del tempo che ha un bambino di 50anni. Me ne sono reso conto oggi, mentre in macchina cantavo a squarciagola il motivetto de “Il menestrello”,  mentre a casa vedevo e rivedevo le immagine della finale registrate da Laziostyle ed ogni volta che Lulic  segnava (e lui segnerà sempre, da qui all’infinito),  un calore mi invadeva il petto, c’è chi la chiama euforia, io la chiamo purezza dello stupore infantile. Il calcio è solo un gioco, lo so, ma essere laziali va oltre: è una dimensione dello spirito. Un filosofo diceva che la propria identità si sviluppa contrapponendola a quella del nemico. Nel mio caso, nel nostro caso, a quella "loro". Per questo da domenica sono tornato bambino, perché non ho né la cognizione del passato, né del futuro: ma solo quella del presente, come se questi istanti cadessero ad uno ad uno, isolati, pieni, nella loro reale dimensione di profondità, non diluiti, quindi, dalle paure o dalle incertezze del futuro. Questo regala il calcio e questo mi ha regalato la mia Lazio: un gesto che non ha passato né futuro, un gesto definitivo, che non ammette repliche, che diventa un atto puro. Ho sviluppato la mia identità di tifoso anche grazie a loro, a quelli che all’uscita dallo stadio di un Lazio-Reggiana 3 a 3 di serie B  festeggiavano lo scudetto  e mentre rientravo a casa con la mia sciarpa al collo mi lanciarono addosso di tutto:  sassi, sputi ed addirittura alberi appena piantati (per tornare a casa dovevo prendere il 121, il mitico bus che faceva capolinea a termini passando per Villa Borghese).  Quel giorno di inoltrata primavera mi resi conto con forza che essere tifoso laziale andava oltre il calcio. Oh, si, prima c’era stata la Lazio del 74 a darci orgoglio e dignità, ma quel periodo fu troppo breve per cancellare quelli che loro avrebbero voluto fosse il nostro destino. Loro, oltretutto, in quegli anni, tentarono di gettare dalle scalinate di piazza di Spagna le carrozzine con dentro  i gemellini Maestrelli e a Chinaglia resero la vita impossibile, reo, secondo loro, di aver rotto un equilibrio, il loro equilibrio, che li vedeva violentemente  “padroni de Roma”. Si, noi laziali: “i burini”, quello che vengono da fuori, alieni, estranei, una etnia sopportata a stento da chi, fin dalla sua genesi, avrebbe desiderato una sola squadra, arricchita da ulteriore retorica e plebea esaltazione, con la benedizione della politica che, dal fascismo in poi, ha sempre utilizzato la pelota come ammortizzatore sociale.  La Lazio è la loro spina nel fianco, da sempre, e non il contrario. La loro rabbia nei nostri confronti è sempre stata totalizzante: l’uccisione di Paparelli ed i cori e le scritte contro il povero Vincenzo. “Tabocchini ce l’ha insegnato, uccidere un laziale non è reato”, a proposito della morte di Re Cecconi. L‘esaltazione della morte del nemico, come la plebe chiedeva la morte dei gladiatori. Questione di “visione del mondo”: basti ascoltare con attenzione i testi degli inni: quello della Lazio è un inno d’amore ad una squadra di calcio; quello loro evidenzia come la loro squadra sia compensativa di frustrazioni e vuoti esistenziali. Vivere all’ombra della “grandeur” della città, confondere lunghi periodi storici, una storia di una civiltà,  con un calcio ad un pallone. Non l’ho mai sopportata, questa visione delle cose. Della Roma antica restano il diritto, splendide pagine di letteratura, i monumenti languidi che si contrappongono sarcasticamente alla loro prosopopea su Imperi e centurioni, su gladiatori e puponi. Noi laziali siamo la loro coscienza, quelli che loro vorrebbero essere e che non saranno mai: una squadra di calcio. Loro ci hanno assurto a simbolo inconscio e proprio quel simbolo domenica 26 maggio ha definitivamente sepolto la loro essenza grezza e sbruffona  che tornerà, certo, ma non sarà più la stessa di prima. La Lazio, da domenica sera, 26 maggio 2013, è la loro condanna eterna al ridimensionamento cittadino, è il ritorno a questo mondo: un mondo dove si perde contro i “burini”. Un mondo che a loro, poveri, la stampa ed i media hanno sempre negato, facendoli vivere in una realtà parallela dove non contava ciò che era ma ciò che loro pensavano di essere e che i media, e la loro essenza, alimentava quotidianamente: “a maggica”; il capitano più forte di tutti i più forti; insomma una squadra vincente paragonata in tempi recenti al Barcellona. Che stolti: la Lazio vinceva? Loro erano i più forti, perché la stampa nascondeva i nostri successi; stampa che in estate, addentellata nella loro visione, a loro invece regala Robben, scudetti, coppe. La Lazio è nata nel 1900 a Piazza della Libertà, a Roma? No, loro ci dicevano “burini” e molti di loro si sono presi l’asma per stare giorni chiusi in biblioteche polverose a cercare una traccia su qualche vecchio giornale che desse conferma alla loro “grandeur” e cioè che erano nati prima o perlomeno che la Lazio non fosse nata nel 1900. Nella loro realtà parallela la Lazio non può essere nata prima. Sono vittime di loro stessi e Lulic ha magicamente strappato il velo dai loro occhi. La Lazio, i laziali, hanno alzato loro la coppa in faccia. Un fatto definitivo, che neppure la penna di Borges  o di Dante potrebbe ridimensionare. L’immagine della curva sud vuota al termine della partita è emblematica: loro cercavano di non vedere, nella loro mente non v’era posto per il laziale che alza la coppa a loro scapito; nel loro inconscio collettivo la Lazio è perdente e loro vincenti ed il corto circuito è micidiale: la Lazio vince ed i perdenti sono loro, nello stesso tempo, contemporaneamente. Quello che in questi giorni  sto leggendo nei loro volti è drammatico: non il dolore passeggero per una sconfitta di una squadra di calcio, ma un vero e proprio fallimento esistenziale. Ed allora il bambino di 50 anni è felice, perché, come ogni bambino, ha la visione immediata delle cose, senza filtri ed il tempo tutto refluisce in un secondo, e le immagini sovrapposte di Mauri che alza la coppa e del loro “invincibile”  capitano a testa china sono una unica emozione, come solo un bambino può vivere. Lasciatemi divertire.

Offline sandro

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Re:Il 26 maggio visto da un bimbo di 50 anni
« Risposta #1 : Venerdì 31 Maggio 2013, 01:01:07 »
 :bandes1:
Vincere lo scudetto produce solo danni(Lotito)...ma anche andare in Champions...poi aumentano le spese.

Noi siamo gli EAGLES,quella e'la LAZIO:il nostro grande amor!!!!

Offline aquilafelyx

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Re:Il 26 maggio visto da un bimbo di 50 anni
« Risposta #2 : Venerdì 31 Maggio 2013, 01:02:18 »
Che te devo di' , NIENTE !!! 8)
M'illumino di Lulic

Bajo las águilas silenciosas, la inmensidad carece de significado.


Chi ha paura di perdere non merita di vincere

Pomata

Re:Il 26 maggio visto da un bimbo di 50 anni
« Risposta #3 : Venerdì 31 Maggio 2013, 01:27:39 »
Da stampare e diffondere, posso?

Offline Trilux

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Re:Il 26 maggio visto da un bimbo di 50 anni
« Risposta #4 : Venerdì 31 Maggio 2013, 01:39:46 »
Da stampare e diffondere, posso?

Me lo chiedi pure???? Ma certo!

Offline Eagles71

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Re:Il 26 maggio visto da un bimbo di 50 anni
« Risposta #5 : Venerdì 31 Maggio 2013, 08:34:24 »
siamo tutti bambini Laziali

che bella classe
Grazie Lazio, grazie Trilux
il razzismo ci fa schifo, Forza Lazio è il nostro tifo!

Offline WBB

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Re:Il 26 maggio visto da un bimbo di 50 anni
« Risposta #6 : Venerdì 31 Maggio 2013, 08:53:32 »
Grazie.
Da un bambino di 49 anni.
Condivido tutto, tranne il 121, io prendevo il 90, all'epoca, poi il 90 barrato....
trigoria delenda est

Offline Ataru

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Re:Il 26 maggio visto da un bimbo di 50 anni
« Risposta #7 : Venerdì 31 Maggio 2013, 10:24:29 »
stanotte mi sono svegliato verso le 2, per prendere un bicchiere d'acqua, e mi è passato il sonno.

mi capita spesso, allora prendo il telefonino, mi metto a leggere qualche forum, e normalmente poi dopo un po' mi riaddormento.

stanotte mi sono imbattuto in questo topic.

ho letto le prime 15 righe.

mi sono alzato, facendo attenzione a non svegliare nessuno (specie mia figlia).

sono uscito in balcone.

ho chiuso la portafinestra.

ho urlato:

"ATTACCATERVARCAZZZOOOOOOOOOOO"
sono rientrato.

ho controllato che moglie e figlia non si fossero svegliate.

mi sono rimesso a letto.

ho dormito beato.

adesso finisco di leggere.
osa c'è da psicolo propriono capisco.
qui sono un esempio di civilità e non solo per molti

Offline The Loner

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Re:Il 26 maggio visto da un bimbo di 50 anni
« Risposta #8 : Venerdì 31 Maggio 2013, 10:53:33 »
Bello.
Bello, bello, bello.

Offline aquilafelyx

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Re:Il 26 maggio visto da un bimbo di 50 anni
« Risposta #9 : Venerdì 31 Maggio 2013, 10:57:18 »
Grazie.
Da un bambino di 49 anni.
Condivido tutto, tranne il 121, io prendevo il 90, all'epoca, poi il 90 barrato....

Classe '63 anch'io, l'autobus era il 391 :)
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Offline Whistle

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Re:Il 26 maggio visto da un bimbo di 50 anni
« Risposta #10 : Venerdì 31 Maggio 2013, 11:04:50 »
Grande, come al solito!
L'ho condiviso su Facebook.

Offline BobLovati

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Re:Il 26 maggio visto da un bimbo di 50 anni
« Risposta #11 : Venerdì 31 Maggio 2013, 11:37:27 »
anche un bambino di molti più anni di te ha la Lazio nel cuore da sempre; non sono un feroce antiromanista perché li considero per quello che sono: monnezza che andrebbe eliminata da questa splendida città.
Non sono miei nemici perché io, LAZIALE, ho altri nemici; più grandi, più importanti ... PIÙ.

Per me sono come " gli scemi del paese ", ma purtroppo Roma è un paese troppo grande per nasconderli !

F O R Z A  L A Z I O   :band2:  :band2:  :band2:  :band2:  :band2:
Laziale, Ducatista e fiumarolo

Siamo noi fortunati ad essere della Lazio, non la Lazio ad avere noi

“LA MOGLIE DI CESARE DEVE NON SOLO ESSERE ONESTA, MA ANCHE SEMBRARE ONESTA.”

Offline Kebab

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Re:Il 26 maggio visto da un bimbo di 50 anni
« Risposta #12 : Venerdì 31 Maggio 2013, 11:46:45 »
bellissimo

Offline Ataru

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Re:Il 26 maggio visto da un bimbo di 50 anni
« Risposta #13 : Venerdì 31 Maggio 2013, 12:29:30 »
 :timcup :timcup2 :coppa
osa c'è da psicolo propriono capisco.
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Offline Fabio70rm

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Re:Il 26 maggio visto da un bimbo di 50 anni
« Risposta #14 : Venerdì 31 Maggio 2013, 16:25:46 »
Bellissimo passaggio!!!

Ed è quello che pensiamo un po' tutti!
Polisportiva SS LAZIO, l'unica squadra a Roma che vince invece di chiacchierare!!

Offline franz_kappa

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Re:Il 26 maggio visto da un bimbo di 50 anni
« Risposta #15 : Venerdì 31 Maggio 2013, 16:49:22 »
Per me sono come " gli scemi del paese ", ma purtroppo Roma è un paese troppo grande per nasconderli !
E' proprio così, purtroppo.
Buon viaggio, caro Piero.

Offline zorba

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Re:Il 26 maggio visto da un bimbo di 50 anni
« Risposta #16 : Venerdì 31 Maggio 2013, 18:33:58 »
Del 26 maggio 2013, ore 20,00 della sera o giù di lì, rimarrà indelebile nella mia mente la voce, quasi rotta da lacrime di gioia a stento contenute, di un "bimbo" di quasi 80 anni che, al telefono, mi esternava la sua emozione per la felicità che, pochi minuti prima, undici uomini di biancoceleste vestiti, avevano saputo regalargli per l'ennesima volta.

Quel bimbo cresciutello si chiama Guido, è mio padre, e non lo ringrazierò mai abbastanza per avermi trasmesso, io credo geneticamente ancor prima che nascessi, questo incurabile morbo del sognatore biancoceleste!!!!

 :-*
Là dove torneranno ad osare le aquile (e dal 26.05.2013, ci siamo andati un pò più vicino!!!!)

Offline MagoMerlino

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Re:Il 26 maggio visto da un bimbo di 50 anni
« Risposta #17 : Sabato 1 Giugno 2013, 11:42:18 »
 :timcup :bandcap2: :bandcap2: :timcup2
Odio perdere più di quanto ami vincere

#liberalaLazio

Siamo realisti, esigiamo l'impossibile.

"se te senti la forza necessaria spalanca l'ale e viettene per l'aria: se nun t'abbasta l'anima de fallo io seguito a fa l'Aquila e tu er gallo"