Tifavo Borussia perché il suo gioco mi ha entusiasmato, ma tanto di cappello per la meritata vittoria di una squadra impressionante quanto a strapotere e assenza o quasi di punti deboli.
L'unico è forse la coppia centrale, dove il solo Badstuber - ieri assente - è paragonabile per qualità al resto del gruppo.
E proprio da lì è venuto un errore evitabile - con secondo giallo ingiustamente evitato, a mio avviso -, senza il quale il Borussia spompato del secondo tempo non avrebbe mai impensierito Neuer.
Al di sopra delle previsioni Weidenfeller, stile alla Garella o peggio ma interventi di rilievo a ripetizione: pazzesco il riflesso in controtempo su Mandžukić, che aveva incornato a colpo sicuro da posizione ravvicinatissima.
E proprio dal reparto arretrato, Hummels in testa, viene la delusione della serata sul fronte giallonero: a parte il secondo gol, è sembrata davvero eccessiva la sofferenza nel gioco aereo e sulle palle da fermo.
Gara con formazioni un po' più caute del solito, ma che se la sono giocata con un esito più che apprezzabile sul piano estetico ed emotivo.
Il calcio tedesco di oggi, dopo la cooptazione dei figli dei gastarbeiter e la rivoluzione tattica all'insegna di zona e palla a terra, è così: difese non impenetrabili, ma tante energie spese in costruzione e un gioco aperto, senza troppe tensioni e tatticismi.
È grazie a questo, senza dimenticare la proverbiale organizzazione teutonica, se la Bundesliga ha riconquistato un posto di riguardo fra i divertimenti dei tedeschi riempiendo gli stadi anche per partite di secondo piano.
Gara che riscatta Robben dalla fama di perdente: il contropiede a campo aperto sfiorito sulle mani del pur bravissimo Casillas (finale mondiale del 2010) e il rigore sbagliato nei supplementari (finale di CL dell'anno scorso) gli avevano appiccicato addosso tale nomea come una maledizione, e in maniera strettamente personale come capita di rado in uno sport di squadra.
La sua gioia liberatoria dopo il gol e più ancora al fischio finale, visibilmente diversa dal "semplice" tripudio dei suoi compagni, è l'immagine di una bella storia di calcio.
Bella perché, per una volta, fatta di sensazioni autentiche.