Autore Topic: Salire anche non alto...  (Letto 7084 volte)

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Offline benvolio

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Salire anche non alto...
« : Sabato 4 Maggio 2013, 00:39:09 »
...ma salire senza aiuto, recita il Cyrano nel suo famoso monologo. Riusciranno gli screditati attori a mettere su una commedia appena appena credibile? Ardua la risposta e giusta per i posteri. Vedremo. Riparte il Giro d'Italia, ripartono i distinguo, i disclaimer, gli ipotetici condizionali e tutto l'armamentario linguistico di commentisti e scrittori prestati allo sport.
Un percorso che sale prima dolcemente e poi in maniera spasmodica, adatto al carniere dei Cavendish e di qualche intruso dello sprint e qualche intrepido finisseur nelle prime due settimane, con lo spartiacque della cronometro di Saltara dove in 55 chilometri un Wiggins vero (ma quale sarà Wiggins vero? e ripartono i distinguo...) metterebbe minuti di scorta da centellinare al rimorchio di Nibali, Sanchez ed Hesjedal sulle montagne che via via incalzeranno a partire dalla mitica Jafferau sopra Bardonecchia, dove Merckx distrusse il picaro Manuel Fuente negli ultimi chilometri dello sterrato, mentre il Miro Panizza usciva dai ranghi del gregariato nella scia del cannibale. Poi il mito raggiunge il diapason sul Col du Galibier dove doping o non doping la fatica si tinge di celeste purissimo e le macchine vanno su in prima-seconda-prima e le frizioni bruciano come i sogni di Ullrich dietro a Pantani. Poi ancora la montagne, con l'altra cattedrale gotica del Gavia fino ai turriti pinnacoli delle tre cime di Lavaredo altro teatro di una giornata da tregenda. Insomma se Nibali dice ci vediamo sulle montagne sperando che il suo diesel sia più carburato di quello di Wiggins, Hesjedal tace perché sa che le lotterie esistono e lui ne ha già vinta una. Altri incomodi come sempre mi sfuggono, aspetto il prode AlenBoksic per le rettifiche.

Offline AlenBoksic

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Re:Salire anche non alto...
« Risposta #1 : Sabato 4 Maggio 2013, 18:17:57 »
Eccomi
 ;)

Un Giro assai più duro di quanto pensassi.
Già veenrdì prossimo tappa infarcita di 4000m di dislivello dalle parti di Pescara.
Sabato megacrono, vallonata pure questa.
Oltre alle Alpi, avremo anche una cronoscalata, Lavaredo, Stelvio, Gavia...insomma ce n'è per tutti i gusti.
Il duello dovrebbe essere Wiggins Nibali, ma che Wiggins sarà?
L'inglese assicura di voler fare classifica, ma un vincitore del Tour che non difende il titolo mi pare strano, vedremo avrebbe detto Bugno.
Dietro questi due, ben staccati nei favori del pronostico, un bel gruppetto di possibili sorprese capeggiato da Hesjedal che dovrà confermare l'impresa dell'anno scorso, ottenuta però con un campo di partenti assai più scarso.
Poi tris di vecchi leoni: Evans - che pare ormai in declino e non so se andrà poi al Tour, il sempre temibile Scarponi e l'incognita assoluta Samuel Sanchez che, fosse quello di un paio d'anni fa, potrebbe recitare il ruolo del terzo incomodo.
Il forfait di Basso direi che chiuda qui il campo dei possibili pretendenti
Saltasse Wiggins occhio alla coppia colombiana del team Sky composta da Rigoberto Uran e da Henao
Voglio 11 Scaloni

ThomasDoll

Re:Salire anche non alto...
« Risposta #2 : Domenica 5 Maggio 2013, 22:40:35 »
Uno sport completamente screditato. Magari nel plotone c'è il nuovo Coppi, ma quando diventerà un uomo solo al comando più che del colore della maglia ci si preoccuperà dell'ematocrito. Peccato, era lo sport più amato da tutti, anche più del calcio...

Offline benvolio

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Re:Salire anche non alto...
« Risposta #3 : Lunedì 6 Maggio 2013, 00:02:36 »
Uno sport completamente screditato. Magari nel plotone c'è il nuovo Coppi, ma quando diventerà un uomo solo al comando più che del colore della maglia ci si preoccuperà dell'ematocrito. Peccato, era lo sport più amato da tutti, anche più del calcio...

Guarda sono assolutamente d'accordo ma è proprio nella natura intrinseca del ciclismo la fatica, l'epica, lo sconfinamento nel mito.
Questa matrice culturale non è mercificabile, anche se Lance Armstrong, i suoi sodali, i cantori d''EPOca del ciclismo del doping sistemico lo hanno trasfigurato in un indegno mercimonio, la curiosità è vedere se e in che misura questa matrice sopravviverà.
D'altro canto, non è forse sempre più evidente che anche il calcio sta correndo ad occhi chiusi verso analogo burrone? Non parlo di doping, per quanto anche lì bisognerebbe vedere, parlo di una mercificazione odiosa che lo ha già quasi del tutto trasformato in uno spettacolo televisivo o televisivizzato.

ThomasDoll

Re:Salire anche non alto...
« Risposta #4 : Lunedì 6 Maggio 2013, 00:39:59 »
Il calcio conserva dei margini, però, anche se quello italiano è veramente ridotto male, tanto male da non essere manco più telegenico. E lo è per lo stesso motivo: la mancanza di credibilità della competizione, sai che chi vince probabilmente bara, sai che se chi bara conviene lo copre il sistema. Salvo casi clamorosi, dove si deraglia tanto da finire scoperti. Ad Armstrong ho smesso di credere molto presto, ma la sua tirannia mi ha distrutto un mito dietro l'altro. Indurain era pulito? Forse sì, ma dopo aver visto su cosa si fonda il dominio di un corridore si relativizza l'Indurain come l'Hinault. Ed è un peccato. In altri sport restano dei margini, nel ciclismo me lo trovi te un Jonathan Edwards o una Yelena Isinbayeva o finanche il 52 di scarpa di Usain Bolt? Sembrano tutti imbroglioncelli, purtroppo è l'occhio che li vede così, ma la colpa non è dell'occhio. Anche perché facciamo a capirci, competere da sani contro dopati nel ciclismo, per quanto se ne sa, è impossibile. Se si bara è facile che lo si faccia tutti.

Offline benvolio

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Re:Salire anche non alto...
« Risposta #5 : Lunedì 6 Maggio 2013, 00:55:05 »
Infatti il problema del doping nel ciclismo e' che fra un dopato discreto e un campione pulito alla fine vince il dopato.
Pero' il modo in cui si guarda il ciclismo puo' tornare ad essere quello affascinante della fatica e dell'imponderabile. Probabilmente, nell'accezione che diamo noi al doping ora, e cioe' doping sistemico, l'ultimo campione reale fu Hinault. Ma la sfida del ciclismo ora e' tornare ad essere accettabile, rimettere al centro l'immane fatica, l'assurda ostinazione dei gregari, le fughe bidone, i tapponi paesaggistici. Occorre che chi racconta il ciclismo e chi lo guarda cerchino un po' meno l'impresa, il campionissimo ed un po' piu' l'improba sfida. Ti assicuro che quando sali sul Galibier in bicicletta, non essendo un ciclista, ad un certo punto ti fermi e ti chiedi proprio cosi' "doping o non doping qui si scala il cielo". Ecco il ciclismo si deve ridimensionare per ricongiungersi al suo valore mitico. Non e' facile ma e' indicativo seguiren le vicende. Il calcio in realta' e' gia' un sistema commerciale odioso con un branco di ciarlatani urlanti a destra e a manca. Noi continuiamo a vederlo con occhi da romanzo ma e' un reality e manco fatto tanto bene.

ThomasDoll

Re:Salire anche non alto...
« Risposta #6 : Lunedì 6 Maggio 2013, 01:04:35 »
Il calcio ha riferimenti diversi: Klose che fa 5 gol non è uguale a Hinault che ti lascia a 8 minuti. E' il gesto che è diverso, la poesia sta nella destrezza, nella capacità di spostare un limite che è, poi, la sintesi di una serie di capacità tecniche. Nel ciclismo tutto viene mediato dalla fatica, dei gregari o dei campioni. Nessuno può portarti in carrozza a finalizzare, devi sputare sangue di tuo. Il calcio può mischiartela perché avrà sempre un Messi che gli ricostruisce la verginità.

Offline AlenBoksic

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Re:Salire anche non alto...
« Risposta #7 : Lunedì 6 Maggio 2013, 08:43:29 »
Se gli altri sport combattessero il doping come il ciclismo

Il positivo nel ciclismo è spesso l’aspetto più negativo. Il positivo, difatti, è l’ennesimo corridore trovato con le mani nella marmellata, con qualche sostanza chimica nelle vene che ne va ad alterare la prestazione sportiva. Il positivo è la vergogna del ciclismo. Il positivo però è anche il fatto che nel ciclismo i controlli antidoping si fanno e i bari vengono sistematicamente scovati.

Quella che vi proponiamo è l’altra metà del bicchiere: questa volta pieno, perché è giusto anche dire ciò che in questo sport funziona. Rcs Sport, che il Giro d’Italia l’organizza, spende ad esempio non meno di 300 mila euro per la lotta al doping. I team di World Tour, la Champions Legue del ciclismo, versano nelle casse del governo della bicicletta (Uci) mediamente 170 mila euro per la stessa cosa e altrettanti 200 mila vengono spesi da ciascun team per tenere monitorati i propri corridori.

Nel ciclismo - e solo in questo sport* - esiste il «passaporto biologico», una banca dati che contiene tutti i valori fisiologici dei migliori 850 atleti di livello mondiale. Un modo per valutare periodicamente le variazioni sospette: aumentano i reticolociti? l’ematocrito? l’emoglobina? la ferritina?... Bene, i segugi (i corridori li chiamano i vampiri) dell’Uci si mettono sulle tracce del corridore ritenuto «sospetto» e viene controllato a sorpresa fin quando non viene scovato con le mani nel sacco.

Nel ciclismo si fanno da anni esami sangue-urina, cosa che non è così scontata per gli altri sport, anzi. Nel ciclismo da anni un corridore deve comunicare i propri spostamenti (modulo Adams): se per esempio Ivan Basso, vincitore dell’ultimo Giro d’Italia, residente a Cassano Magnano in provincia di Varese, decidesse come ha deciso di trasferirsi per quattro giorni con la moglie Micaela e i suoi tre bimbi in Trentino Aldo Adige, deve comunicarlo in maniera telematica compilando il modulo Adams all’Uci, specificando dove si reca, in quale albergo o casa e fino a quando ha intenzione di restarci. Questo perché gli ispettori dell’Uci, se vogliono controllare il varesino a sorpresa, devono sapere dove è. Questo per tutti i 365 giorni all’anno: insomma, i corridori sono in pratica in libertà vigilata. Vi risulta che un calciatore, un nuotatore, un giocatore di tamburello faccia altrettanto? Se un corridore non comunica tempestivamente i propri spostamenti, alla prima infrazione scatta il richiamo, poi la squalifica perché una mancata comunicazione equivale ad una positività.

Nel mondo del calcio, tanto per fare qualche esempio, il Barcellona si può permettere come si è permesso di non farsi trovare dagli ispettori della Wada (agenzia mondiale dell’antidoping) per ben due volte, ma nessuno osa fare nulla. Al mondiale del 2006, vinto dall’Italia di Lippi, agli ispettori della Wada non è stato neppure permesso di avvicinarsi alle squadre e di conseguenza ai giocatori. La Fifa li ha rimandati serenamente a casa adducendo al fatto che per i controlli c’erano loro. Punto.

Nel ciclismo i controlli vengono effettuati da Wada, Uci, Coni, ministero della Salute e un atleta o una squadra non può proferire verbo. Nel ciclismo il capo della Procura antidoping del Coni Ettore Torri convoca i ciclisti sospettati, mentre per una sospetta positività di Fabio Cannavaro (puntura d’ape, ricordate?) si reca in tutta segretezza a Torino (brava la Repubblica e il collega Eugenio Capodacqua a renderlo noto) per raccogliere tra le segrete stanze le motivazioni del giocatore e dello staff medico.

Nel ciclismo è vietato da anni farsi le endovenose e da questo Giro d’Italia è scattata addirittura la nuova campagna Uci denominata «no ago»: nessun medicinale può più essere più somministrato con una siringa, se non in casi estremi. E qui, siamo davvero agli estremi.

Nel ciclismo gira così, perché per sua fortuna è uno sport popolarissimo, ma
per sua sfortuna è privo di protezioni, anticorpi e mammasantissima. È una sorta di bellissimo laboratorio globale a cielo aperto, nel quale sperimentare, verificare e testare nuovi processi di verifica. Ma non solo, i continui scandali non fanno altro che giocare in favore di Coni e ministero della Salute che ricevono dal Governo una montagna di quattrini per combattere il doping e a loro servono delle pezze giustificative concrete (leggi casi eclatanti di positività): in pratica controllano il ciclismo che, suo malgrado, non delude mai: se controlli, qualcosa trovi sempre. Ed è certamente questo l’aspetto più avvilente della questione, che
rende il ciclismo difficilmente difendibile. Ma andiamo avanti.

Nel nuoto, nel rugby, in molte discipline nelle quali gli atleti corrono in pratica per il tricolore, per la nazionale, tutto risulta pulito. Nel ciclismo, dove sono gli sponsor, le aziende private a marchiare a fuoco l’atleta, il gioco al massacro è molto più facile e suggestivo. Non me lo leverà mai nessuno dalla mente il tarlo che da anni mi opprime: se si tornasse a correre un Tour de France per nazionali come negli anni Cinquanta, quelli di Bartali, Coppi e Magni, i casi di positività
diminuirebbero in maniera considerevole. È solo un sospetto, ma ho quasi la
certezza che finirebbe così.

Nel nuoto, dalla sera alla mattina, ci siamo scoperti un popolo di Santi, Poeti e Nuotatori: record a raffica. Nessuno osa sospettare niente. Nessuno in verità fa  controlli approfonditi. Esami sangue-urina? Ma non scherziamo. E lo stesso dicasi nel Rugby, dove al Sei Nazioni la federazione internazionale ha motivato un anno fa la decisione di effettuare solo l’esame delle urine perché «quello del sangue non serve: non abbiamo mai trovato nessuno». Semplicemente fantastici.

Nel ciclismo vengono trovati corridori positivi perché vengono semplicemente
effettuati i controlli. I più sofisticati. I più accurati. Nel laboratorio di Colonia sono arrivati addirittura a scovare nel sangue di Alberto Contador tracce di ftalati, corpuscoli plastici a significare che il corridore spagnolo potrebbe aver fatto ricorso ad autoemostrasfusione. Cosa c’entra la plastica? Il pulviscolo delle sacche. Capite la scienza?...

Insomma, nel ciclismo si usa il telescopio astrale, mentre negli altri sport siamo ancora alla lente d’ingrandimento. Il ciclismo è credibile perché fa di tutto per esserlo. Questo è certamente l’aspetto più positivo: peccato per le continue positività.

Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/se-gli-altri-sport-combattessero-doping-come-ciclismo#ixzz2SUYFBgoV

*Adesso mi pare ci sia anche nell'atletica
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ThomasDoll

Re:Salire anche non alto...
« Risposta #8 : Lunedì 6 Maggio 2013, 09:52:57 »
vabbè, sistematicamente: uno vince sette Tour de France, smette, e poi viene fuori che è dopato. Si vede che non gli hanno dato tregua, facendogli una lotta senza quartiere, privo di protezioni com'era.
Ma per favore, che tocca sentì...

Offline AlenBoksic

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Re:Salire anche non alto...
« Risposta #9 : Lunedì 6 Maggio 2013, 10:10:04 »
non è quello il punto: il punto è che tu ti chieda come mai uno vinca 7 Tour e poi venga fuori che è dopatop,
e invece tu (come tutti noi) trovi normale che non vaano a casa di CR7 o messi la mattina alle 5 per fargli i controlli mentre invece se vanno a casa Garzeeli, per dire un nome a caso, è perchè i ciclisti son tutti dopati.
È la logica che è sbagliata in partenza.
il ciclismo gode di pessima nomea perchè in tale sport i controlli si fanno.
Si facessero anche ina trli sport salterebbe fuori il marcio altrove,
a meno che non si voglia pensare che un ciclista professionista che magari guadagna 50/70mila euro l'anno abbia più accesso al doping di un giocatore di A che guadagna minimo 5 volte tanto (e che magari va dallo stesso "dottore")
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ThomasDoll

Re:Salire anche non alto...
« Risposta #10 : Lunedì 6 Maggio 2013, 10:25:11 »
Non va bene il livello sfalzato: CR7, Messi e Armstrong sono sullo stesso livello, infatti Armstrong ha fatto quello che ha voluto per tutta la carriera. Si tratta di sport diversi con doping possibile diverso. Altri sport, non solo il ciclismo, sono supercontrollati, ma se ne parla solo quando c'è un positivo eccellente, vedi caso Schwazer. Il ciclismo prende la copertina perchè è popolare e perché quello che succede è oggettivamente squallido, con corridori che guadagnano stipendi miseri rispesi tutti in medicine, magazzinieri-corrieri, figure prese in prestito ai film di serie B. Negli altri sport il potenziale dopato è un-atleta-uno, ne vedi otto in una finale, cinquanta in una competizione di livello mondiale, nel ciclismo sono più di 150 in plotone. C'è una serie di motivi perché accade quello che accade, e ogni volta che si pesca si pesca gente radioattiva. La falcidia che c'è tra i lanciatori in atletica, comunque, non mi pare meno sistematica. Detto questo, il doping nel calcio esiste e noi in Italia ne sappiamo qualcosa, anche alla Lazio, che ha nel curriculum due casi di positività al nandrolone (Stam e Couto). Qualcuno ricorda la vicenda dell'ematocrito "sbagliato" dei giocatori del Parma?  Però poi quando se ne parla, chissà perché, i dopati sono sempre gli altri, spagnoli in testa... Sarebbe interessante parlare dell'argomento-differenze col dottor Capua, che dovrebbe saperne tanto.

ThomasDoll

Re:Salire anche non alto...
« Risposta #11 : Lunedì 6 Maggio 2013, 10:35:29 »
(e in ogni caso, la squalifica di un Ben Johnson all'indomani della vittoria olimpica o quella di un Kenteris all'avvio dei Giochi di Atene mi sembrano gesti ben più forti che un'ignominia postuma a uno con cui il ciclismo ha campato ben protetto per un decennio, certo non è il caso di avere la faccia di lamentarsi delle protezioni altrui o dell'accanimento delle autorità)

Offline AlenBoksic

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Re:Salire anche non alto...
« Risposta #12 : Lunedì 6 Maggio 2013, 10:46:12 »
Non va bene il livello sfalzato: CR7, Messi e Armstrong sono sullo stesso livello, infatti Armstrong ha fatto quello che ha voluto per tutta la carriera. 

Ma Armstrong è sullo stesso livello in quanto Lance Armstrong,
Il ciclismo però è molto staccato: per dare un'idea nel 2009 le 18 squadre Pro Tour avevano un budget complessivo di 235 milioni, la distanza col calcio è siderale.
Siamo in un mondo dominato dal quattrino.
Il ciclismo è molto popolare ma ne muove pochi, quindi non gode delle coperture necessarie.
Poi che ci sia il doping anche sistemico non si discute, ma come all'esame del sangue che fa chiunque di noi, si trova solo quello che si cerca.
Voglio 11 Scaloni

ThomasDoll

Re:Salire anche non alto...
« Risposta #13 : Lunedì 6 Maggio 2013, 11:00:56 »
Il ciclismo è molto popolare ma ne muove pochi, quindi non gode delle coperture necessarie.

Aspetta: è questo il punto. Ti ricordi la famosa storia del sondaggio irlandese che rivelava che il 70% dei giovani non sportivi intervistati avrebbe mandato giù qualunque schifezza pur di diventare un atleta di livello mondiale o una medaglia olimpica?
Nel ciclismo ci si dopa anche soltanto per stare in gruppo, non solo per vincere. Per fare i gregari a 2000 euro al mese. E' questo che dà la misura della congrega di disperati. Se il ciclismo non capisce questo ma si arrocca facendo la vittima o fa le chiamate di correo, è stupido. I ciclisti che si pagano le sostanze da soli quanto guadagnano? Cosa gli resta dopo essersi mandati in pappa il sangue? Ne abbiamo lette troppe, di dichiarazioni, il ciclismo si rialzerà quando saprà combattere questo degrado. Inutile guardare altrove.
Prendi l'Italia dell'atletica: un nazionale resta ai massimi livelli per qualche stagione, intanto si laurea, poi va a fare un'altra cosa. Non è un'attività professionale basata su un livello minimo di competitività assicurato dal doping e compensata con uno stipendio da operaio più i premi.

Offline AlenBoksic

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Re:Salire anche non alto...
« Risposta #14 : Lunedì 6 Maggio 2013, 11:22:50 »
ìNel ciclismo ci si dopa anche soltanto per stare in gruppo, non solo per vincere. Per fare i gregari a 2000 euro al mese. E' questo che dà la misura della congrega di disperati. ì

Ma tu credi che questo valga solo per il ciclismo?
Qui in città c'era un medico sportivo assai famoso (per il ciclismo: Rijs e Ullrich, tanto per citare i più noti)  che aveva in cura anche alcuni dei calciatori della LegaPro, dove lo stipendio è all'incirca il medesimo di un ciclista.
Ritengo che se i controlli cui viene sottoposto il ciclismo venissero estesi la congrega di disperati la troveresti anche tra i podisti della domenica mattina che fanno le non competitive,
purtroppo.

P.S.: a volte su RaiSport mandano in onda vecchi 90°minuto o spezzoni di gara.
La differenza della muscolatura dei calciatori attuali non dico con i giocatori degli anni '70, ma anche con quella dei primi '90 è imbarazzante. Solo tipologia di allenamento?
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ThomasDoll

Re:Salire anche non alto...
« Risposta #15 : Lunedì 6 Maggio 2013, 12:25:34 »
Il doping serve a sopportare i carichi d'allenamento, oltre ad alterare la prestazione nel giorno della gara.

Offline AlenBoksic

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« Risposta #16 : Lunedì 6 Maggio 2013, 12:32:10 »
 ;)

Tornando a bomba
 8)
oggi un paio di strappi nel finale San Mauro Cilento (2a cat., 7,8 km al 6,7%, 16% max) e poi quella di Sella di Catona (3a cat., 8 km al 6,6%, 13% max) . Dal passaggio al traguardo mancheranno poco meno di 20 chilometri quasi tutti in discesa, che comunque aiuteranno a rientrare chi si sarà staccato nelle ultime battute della salita. Il finale imprevedibile, insieme all'elevato chilometraggio, potrebbe fare qualche vittima.
Arrivo previsto per le 17 - 17.30

Ieri i big hanno mantenuto le attese: un pò eccessivo il ritardo di Samuel Sanchez, ma comunque preventivabile.
I due colombiani della Sky erano nei 5 arrivati al traguardo e scalano la classifica assieme a Wiggins.
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Offline AlenBoksic

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Re:Salire anche non alto...
« Risposta #17 : Martedì 7 Maggio 2013, 08:49:57 »
Hesjedal scatenato ieri ha regalato un (per me inaspettato) finale pirotecnico.
Accanto a lui si sono mossi tutti i big cercando di mettere in difficoltà il superfavorito Wiggins.
Forse proprio il ruolo rivestito dall'inglese indurrà tutti i pretendenti a cercare di metterlo in difficoltà in ogni occasione, regalandoci una corsa aperta e combattuta. Speriamo.
Nel finale grande assolo del 36n debuttante al Giro (!) Paolini che si porta a casa tappa e maglia,
come meritatissimo premio alla carriera.

Oggi andrà in scena la tappa più lunga del Giro (246km) che arriverà in Calabria. Nel finale le salite di Vibo Valentia (3a cat., 14,9 km al 3%, 10% max) e soprattutto Croce Ferrata (2a cat., 12,8 km al 5,5%, 10% max). Quest'ultima terminerà a sette chilometri dal traguardo. Tappa adatta a colpi di mano o ad un nuovo arrivo di un gruppetto di una 30ina di corridori, sempre ammesso e non concesso non arrivi una fuga da lontano.
Arrivo previsto 16.50 - 17.25
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Offline benvolio

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« Risposta #18 : Martedì 7 Maggio 2013, 10:06:52 »
Ecco, la cosa fatta da Paolini ieri (e l'ho vista solo nella sintesi notturna) rimette il ciclismo in linea col senso comune. Vedo la discesa e mi fiondo, pennello le curve perche' le ho studiate e perche' lo so fare, lo posso fare. Poi reggo sul piano perche' e' breve e io lo so che e e' breve. Tutto studiato, preparato e fatto: roba semplice, a vederla fare. E il doping in questo caso si allontana. Certo non ci si entusiasma per una decina di chilometri in discesa, ma ci si diverte. Ed e' importante. Hesjedal sembra pure troppo scatenato, non lo sa che le salite vere vengono dopo? Wiggins mi dicono che nella crono a squadre dava delle tirate che i compagni stavano a lingua di fuori. Non sara' facile metterlo in sofferenza con la squadra che ha.

Offline AlenBoksic

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« Risposta #19 : Mercoledì 8 Maggio 2013, 14:38:09 »
Wiggins ieri ha perso una manciata di secondi e adesso si trova alle spalle di Nibali: tra i big la situazione è molto livellata, con i big tutti racchiusi in un minuto nonostante oltre all'inglese anche Scarponi e Sanchez abbiano pagato un conto alla malasuerte.
Oggi tappa che dovrebbe essere per velocisti: c'è uno strappo a 20 dal traguardo - Montescaglioso (4a cat., 4,0 km al 6,3%, 10% max) -  ma non dovrebbe far esplodere il gruppo,
a meno che non venga affrontato a velocità folle per far fuori i velocisti e cercare poi di impedirne il rietrno.
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