Autore Topic: Le canaglie, la Lazio dal 1971 al 1977  (Letto 16214 volte)

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Offline Arch

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Re:Le canaglie, la Lazio dal 1971 al 1977
« Risposta #80 : Martedì 13 Ottobre 2020, 20:35:23 »

Offline MagoMerlino

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Re:Le canaglie, la Lazio dal 1971 al 1977
« Risposta #81 : Martedì 13 Ottobre 2020, 21:06:17 »
Ma a quale Wiki ti riferisci? Pedia o Lazio? Spero a LW.

http://www.laziowiki.org/wiki/Domenica_1_ottobre_1905_-_Roma,_Prato_dei_Daini_-_Lazio_partito_celeste-Lazio_partito_bianco_1-1
Ovviamente Lazio.
Grazie.
Che poi sarebbe bastato cercare Trilussa, vabbè, ci sono arrivato poi.
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neweagle

Re:Le canaglie, la Lazio dal 1971 al 1977
« Risposta #82 : Martedì 13 Ottobre 2020, 21:07:24 »
Bellissima la foto, grazie.
Trilussa qual è?

Offline Jim Bowie

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Re:Le canaglie, la Lazio dal 1971 al 1977
« Risposta #83 : Martedì 13 Ottobre 2020, 21:08:05 »
Non sapevo che il nonno di Boniek ( quello con il pallone in mano) giocasse nella Lazio


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Offline MagoMerlino

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Re:Le canaglie, la Lazio dal 1971 al 1977
« Risposta #84 : Martedì 13 Ottobre 2020, 21:14:51 »
Bellissima la foto, grazie.
Trilussa qual è?

http://www.laziowiki.org/wiki/Salustri_Carlo_Alberto_(Trilussa)
Un'immagine dell'ottobre 1905 di un gruppo di atleti e dirigenti laziali. Detta immagine proviene dall'archivio fotografico degli eredi di Tullio Mestorino. Il secondo a sinistra potrebbe essere Trilussa, pur non essendoci alcuna prova documentale in merito (cit. LW)

P.S. La ricerca iconografica è monumentale.
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geddy

Re:Le canaglie, la Lazio dal 1971 al 1977
« Risposta #85 : Martedì 13 Ottobre 2020, 21:20:25 »
Strepitosa e illuminante anche la didascalia della stessa foto riproposta dal Messaggero nel 1929. La Lazio definita come societa' primogenita.

geddy

Re:Le canaglie, la Lazio dal 1971 al 1977
« Risposta #86 : Martedì 13 Ottobre 2020, 21:31:42 »
Il primo derby si gioca l'8 dicembre, la foto e'sul giornale del 6 dicembre del1929. Dovrebbe far parte di altre foto, magari del Roman, dell'alba etc etc. Avete tutto il giornale?

Offline Arch

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Re:Le canaglie, la Lazio dal 1971 al 1977
« Risposta #87 : Martedì 13 Ottobre 2020, 21:41:20 »
http://www.laziowiki.org/wiki/Trilussa_e_il_podista_ignoto

Questo il link della pagina su Trilussa. Che ne pensate? E' iddu?

Per  geddy. Si certo. Lo abbiamo. Ma non ci sono altre foto.








http://www.laziowiki.org/wiki/Trilussa_e_il_podista_ignoto









'

geddy

Re:Le canaglie, la Lazio dal 1971 al 1977
« Risposta #88 : Martedì 13 Ottobre 2020, 21:56:56 »
Appassionante. Se ho capito bene c'e' la possibilita' che Trilussa abbia giocato a pallone con la Lazio. L'enigmatico Febo lo ha fatto.

Offline Arch

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Re:Le canaglie, la Lazio dal 1971 al 1977
« Risposta #89 : Martedì 13 Ottobre 2020, 22:09:01 »
Sono tre anni che ci stiamo sopra. Ma si deve procedere con i piedi di piombo. Noi abbiamo delle quasi certezze ma l'antiaerea è pronta a sparare. E' un mondaccio.
A proposito della bagarre sui colori della Lazio, uscita sui media e su vari siti, le due squadre che si incontrarono quel 1 ottobre 1905 si autodefiniscono Partito bianco e Partito celeste. Un motivo ci sarà. Eppure si insiste nel dire che il colore originario è l'azzurro. Senza alcuna prova. Noi abbiamo lo Statuto del 1923, che si rifà a quello del 1905, che dice che i colori sociali sono il bianco e il celeste. Eppure c'è chi insiste.

Orazio Scala

Re:Le canaglie, la Lazio dal 1971 al 1977
« Risposta #90 : Mercoledì 14 Ottobre 2020, 08:27:11 »
È la necessità di individuare una controparte. Ci si è inventato un inesistente (all'epoca) dualismo Lazio-Genoa riguardo la questione 1915, ora che la pista è logora per evidente inconsistenza si cerca una nuovo punto di appoggio per una logica duale. Voglio essere il contrappeso di qualcuno, chi gioca con me? I genoani ci sono cascati, i loro storici non appaiono aquile, ma la mongolfiera si sta comunque sgonfiando da sola. Ora chi si presta alla ricerca di attenzione?

ThomasDoll

Re:Le canaglie, la Lazio dal 1971 al 1977
« Risposta #91 : Mercoledì 14 Ottobre 2020, 08:45:43 »
La ricerca della visibilità che satolla l'ego, anche in un ambito piccolo.
Questo topic sta diventando divulgativo: godo.
Continuiamo.
Per esempio, ragioniamo sulla Grecia come pseudoispirazione? Nel senso, come nasce la cosa e come la si smonta/smonterebbe? Sempre se non si entra in territori sotto il tiro dei cecchini...

Panzabianca

Re:Le canaglie, la Lazio dal 1971 al 1977
« Risposta #92 : Mercoledì 14 Ottobre 2020, 09:03:06 »
La ricerca della visibilità che satolla l'ego, anche in un ambito piccolo.
Questo topic sta diventando divulgativo: godo.
Continuiamo.
Per esempio, ragioniamo sulla Grecia come pseudoispirazione? Nel senso, come nasce la cosa e come la si smonta/smonterebbe? Sempre se non si entra in territori sotto il tiro dei cecchini...

basta fare le domande giuste... :coatto: (ahòòò)


P.s. che poi Carlo (Alberto Camillo Mariano ammazza quanti nomi!) Salustri fece da padrino al grande Sandro Ciotti, uomo dai contenuti sempre interessanti e sempre resi in un italiano ineccepibile, anzi, raro. (E già questo ne farebbe una personalità). Pure lui con trascorsi in ambiente Lazio.
Fa piacere ricordarlo sempre.



per Orazio   

certo, però, scegliere come simbolo l'Aquila a Roma qualche suggestione (voluta o no) la evoca. Voglio dire: siamo tutti convinti che, pur ispirata da motivazione altre, la scelta di quel simbolo non abbia risentito dell'effetto scenico dell'ambiente in cui è maturata?

Orazio Scala

Re:Le canaglie, la Lazio dal 1971 al 1977
« Risposta #93 : Mercoledì 14 Ottobre 2020, 10:09:01 »
La ricerca della visibilità che satolla l'ego, anche in un ambito piccolo.
Questo topic sta diventando divulgativo: godo.
Continuiamo.
Per esempio, ragioniamo sulla Grecia come pseudoispirazione? Nel senso, come nasce la cosa e come la si smonta/smonterebbe? Sempre se non si entra in territori sotto il tiro dei cecchini...

Basta risalire all'indietro: prima dei racconti di Bitetti a Pennacchia, di Grecia e olimpismo non si parla mai (questi sono elementi emersi grazie alle ricerche di LazioWiki). C'era ancora l'eco delle Olimpiadi romane, è possibile che il racconto ne sia stato influenzato.

Manca qualsiasi elemento che comprovi la scelta immediata di colori e simbolo da parte dei fondatori. I colori potrebbero essere stati ispirati da mere necessità pratiche, come è accaduto per tanti altri sodalizi: il grigio dell'Alessandria (erano le magliette più economiche disponibili), il nerazzurro dell'Inter (dovuto alla passione sfrenata del pittore Muggiani, incaricato di realizzare il simbolo, per quei due colori) e così via.
Anche sul nome, la versione contrapposizione alla Ginnastica Roma è molto poco credibile: anzi le storie dei due sodalizi si intrecciano con continuità e, fin dall'inizio, con spirito di collaborazione. Per me, come detto, il titolo di "Campione pel Lazio" suggestionò molto Bigiarelli (per "Lazio" comunque si intendeva un territorio assai limitato rispetto agli attuali confini regionali), ma questa è una mia personalissima visione.

Orazio Scala

Re:Le canaglie, la Lazio dal 1971 al 1977
« Risposta #94 : Mercoledì 14 Ottobre 2020, 10:32:58 »

per Orazio   

certo, però, scegliere come simbolo l'Aquila a Roma qualche suggestione (voluta o no) la evoca. Voglio dire: siamo tutti convinti che, pur ispirata da motivazione altre, la scelta di quel simbolo non abbia risentito dell'effetto scenico dell'ambiente in cui è maturata?

Non c'è alcuna evidenza in tal senso. E lo scenario, ripeto, la rende estremamente improbabile.
Considera che il primo film importante sull'antica Roma è del 1913...

Panzabianca

Re:Le canaglie, la Lazio dal 1971 al 1977
« Risposta #95 : Mercoledì 14 Ottobre 2020, 11:13:04 »
Non c'è alcuna evidenza in tal senso. E lo scenario, ripeto, la rende estremamente improbabile.
Considera che il primo film importante sull'antica Roma è del 1913...

capisco

Offline WombyZoof

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Re:Le canaglie, la Lazio dal 1971 al 1977
« Risposta #96 : Mercoledì 14 Ottobre 2020, 11:50:58 »
In dubbio se acquistarlo e poi nel caso se leggerlo.
Un po' di curiosità l'ha creta l'articolo che presenta il libro su il Venerdì di Repubblica.
Sono sempre scettico su queste iniziative, come  anche al tempo di Pistole e palloni.
Difficile capire chi scrive perché scrive, cosa vuole che il lettore legga e comprenda.
Il revisionismo storico è ormai uno sport nazionale.
Della meravigliosa Lazio di Maestrelli, del gioco innovativo, del calcio totale, il calcio rivoluzionario che aveva nell'Olanda di Cruiff il testimone mondiale e nella Lazio la rivoluzionaria italiana, di quella Lazio dello scudetto simpatia dell'anno precedente allo scudetto sul campo quello vero del '74, ormai non si parla più, sembrano contare solo i fatti collaterali.
Forse questo libro vuole affrontare i cambiamenti sociali o gli attriti sociali dell'epoca attraverso l'avventura della banda di Maestrelli.

Manca secondo me, tra i tanti libri che quella Lazio ha ispirato, il racconto della Lazio di Maestrelli, il triennio che dalla B, porta allo scudetto, dove capricci e litigi sono solo contorno e non l'unica spiegazione del perché una squadra di calcio passa alla storia come unica ed irripetibile.
Non sono molti, ormai, i testimoni del tempo che hanno vissuto in prima persona da vicino quella squadra, che sarebbero ancora oggi in grado di raccontarla, fatta ovviamente eccezione di "sua eccellenza" Mario Pennacchia, che già molto ha scritto su quella Lazio.
Ma del triennio con la sua scalata dalla B allo scudetto, questo si il romanzo calcistico per eccellenza, attraverso la tattica, il cambio dei moduli, la ricerca dei calciatori adatti, l'acume del trio Maestrelli-Sbardella-Lenzini e poi i calciatori l'importanza di quelli meno noti come Polentes, Inselvini, Franzoni, o Manservisi e La Rosa, l'ano prima fino a Bandoni, Moschino, Abbondanza e Fortunato, decisivi per la promozione, di questi non credo si sia scritto qualcosa che possa testimoniare alle nuove generazioni quell'epopea irripetibile.
Il Chinaglia fuciliere, fa tanto costume e società, ma comincia anche scocciare e a distrarre l'attenzione dallo sport del calcio nella sua essenza delle partite giocate, bisognerebbe tornare a parlare del Chinaglia cannoniere, quello del Ghio & Chinaglia reti a mitraglia.
Anche se, su uno striscione esposto in curva durante una partita che la Lazio vinse all'Olimpico decisiva per lo scudetto di quel lontano campionato, al posto di Ghio, c'era un altro nome…..  all'epoca certe cose "se potevano fa", come anche scendere in campo in maglia biancazzurra senza suscitare scandalo.

Bravo Mago, c'è una Lazio ancora tutta da raccontare, dal 1969 al 1973,   da raccontare nel gioco, nei protagonisti, con fior di personaggi, e aggiungo Ferruccio Mazzola a quelli che hai già nominato.

Purtroppo ci si è appiattiti come già detto da tutti voi sulle solite storie trite e ritrite che tanto piacciono per esempio a De Angelis. Quando uscì Lazio stile Channel speravo davvero potessero dagli archivi rai mandare in onda le sintesi o i servizi  di quel periodo, che per me era la prima Lazio da bambino. Ahimè, la delusione è stata forte. sempre quelle quattro partite in croce, e niente altro.
«Per un centimetro Beppe, per un centimetro»

geddy

Re:Le canaglie, la Lazio dal 1971 al 1977
« Risposta #97 : Mercoledì 14 Ottobre 2020, 13:57:16 »
Da quello che capisco Impiglia pone l' introduzione del bianco e celeste come colori sociali in concomitanza con le prime partite di calcio. Maglie effettivamente a quadroni dei colori tanto amati da noi tutti. Puo' darsi benissimo quindi che vennero confezionate per l'occasione approfittando di quel che si aveva. Dovremmo quindi essere nel 1902, non ricordo ora l'anno in cui si e' collocata la prima partita di calcio a Roma tra romani, comunque a una certa distanza temporale dal 9 gennaio del 1900. Le societa' podistiche preesistenti non usavano colori sociali? Perché se così fosse la ricostruzione di Impiglia acquista validita'.

Offline Jim Bowie

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Re:Le canaglie, la Lazio dal 1971 al 1977
« Risposta #98 : Mercoledì 14 Ottobre 2020, 15:04:16 »
Io ancora non ho capito, se mi devo ammatti' a cercarlo questo libro o no! Chi e' l'editore, anche se lo avete gia detto repetita iuvant!
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Re:Le canaglie, la Lazio dal 1971 al 1977
« Risposta #99 : Mercoledì 14 Ottobre 2020, 16:46:28 »
Impiglia, socio di LW, ha scritto il suo monumentale (oltre 500 pagine) testo sulle origini della Lazio, dal 1900 al 1926, sotto l'egida di LazioWiki che con lui ha fattivamente collaborato. Ma la questione dei colori non presenta dubbi. Nessun atleta della Lazio dei pionieri ha mai dichiarato che tra il 1900 e il 1904 i colori fossero il bianco e il celeste. Tutte le fotografie testimoniano di una maglia bianca e di pantaloncini neri. Nulla emerge dallo Statuto. La Lazio inaugura i due colori nella partita contro la Virtus del 15 maggio 1904. E' lo stesso Santino Ancherani che lo dichiara in un'intervista degli anni '60: "C'era sta partita e volevamo vestisse tutti co' la stessa divisa. Le stoffe che costavano meno erano quelle bianche e celesti perché ce se facevano le camicie. E poi i due colori insieme erano eleganti. Mi madre e mi sorella hanno cucito tutta la notte pe' falle. Er giorno dopo avemo giocato con camicie a quadroni bianco e celesti". Quindi è la sezione Calcio che ha inaugurato i colori sociali. Nel 1923 un nuovo Statuto, che si rifà a quello del 1905, conferma che i colori sociali sono il bianco e il celeste.
Il racconto sulle origini che ne fa M. Pennacchia nel suo "Storia della Lazio", splendido e fondamentale testo per tantissimi aspetti, è appunto "un racconto", un "romanzo" (come egli stesso dichiara). Bello, commovente, poetico ma storicamente inattendibile. Pennacchia raccoglie la testimonianza resagli da Bitetti nel 1968 e la fa sua. Noi non sappiamo quali siano stati i motivi che hanno portato Bitetti a dichiarare che lui abbia scelto i colori e abbia avvalorato la suggestione olimpica legata alla genesi laziale. Sappiamo però che all'epoca dei fatti aveva 13 anni e mezzo e che non può essere considerato un fondatore proprio perché troppo giovane. Insospettisce anche che nei suoi articoli scritti per il Corriere dello Sport sulla nascita della Lazio nel 1948, egli non faccia alcun accenno a quanto invece riferirà a Pennacchia venti anni dopo. E poi nel 1968 era ancora vivo e vegeto uno dei fondatori, Galileo Massa, e nessuno pensò di intervistarlo. Perché? Quel Galileo Massa che aveva fatto confezionare dalla moglie (allora fidanzata) Anna Tobia la prima bandiera sociale della Lazio, donata al presidente Fortunato Ballerini, di gran lunga il più grande presidente che la Lazio abbia avuto e se stiamo ancor oggi a bestemmiare e ad esultare per la Nostra lo dobbiamo solo a lui, il 24 ottobre 1904 alla Trattoria dell'Olmo (che era dove oggi sorge la piscina scoperta del Foro Italico). E quella bandiera, non ci piove, era a strisce bianco e celesti.

Questione Olimpiadi: anche qui è Bitetti che accosta la Lazio ai Giochi ma solo nel 1968. Nessuno, dai fondatori ai protagonisti, dagli atleti agli storici, dai testimoni ai giornalisti ne aveva mai accennato. Il motivo è evidente. Sfido qualunque scettico a trovare notizie sulle prime Olimpiadi sulle pagine sportive dei quotidiani italiani di allora. Di quelle di Atene (1896) conosciamo i nomi di 4-5 atleti partecipanti e così per quelle di Parigi del 1900. Le Olimpiadi erano kermesse, fiere, mercati, giostre. Vi erano le donne cannone, i lanciatori di coltelli, i funamboli. Le gare sportive erano un corollario. Per avere qualche notizia bisognava andare sulle pagine di cronaca. Era stato travisato il senso decoubertiano dello sport e lui se ne ebbe molto a male. Il degrado del concetto sportivo olimpico non poteva affascinare i nostri fondatori. Non ne sapevano nulla di Olimpiadi. Bigiarelli scriveva per la Gazzetta dello Sport e mai si ha un accenno ai Giochi. Arturo Balestrieri, il più vecchio dei nostri fondatori, atleta magnifico e poi giornalista, scrittore, arbitro di pugilato, cronometrista, esperto di pallacanestro, che nel 1927 scrive della nascita della Lazio, non fa alcun accenno né ai colori né all'ideale olimpico caratterizzante la Lazio. Tali riferimenti nascono, lo ribadiamo, nel 1968.
A chi non piacerebbe che la genesi della Lazio fosse quella narrataci da Pennacchia? Quest'ultimo ha scritto meravigliosamente un libro presente nella libreria di ogni laziale, accogliendo le parole di Bitetti. Ce ne duole, ma la realtà è un'altra. E' quella appurata dai documenti e dalla ricerca storica continua, critica, approfondita.
Ma poi, pur privata della parte romantica fin qui accreditata, siamo proprio sicuri che quella reale sia meno affascinante? Una società nata dalla volontà di un uomo che riesce ad aggregare i suoi amici podisti e fiumaroli per correre, nuotare, marciare. Senza distinzione di classe sociale, di idea politica, di credo religioso, inclusiva quindi. Gente amante dello sport per lo sport, sgangherata e rompicoglioni che sovverte la ritualità cerimoniosa, elitaria e aristocratica dell'attività fisica allora imperante. Che non si arrende nemmeno quando il fondatore se ne va. Che pratica tante specialità, che vince tanto, che allinea fior di campioni, che conferisce forma e contenuti al football. E' veramente importante la bandiera greca? I colori del 9 gennaio? le olimpiadi da baraccone?

Per l'aquila ha detto tutto Orazio Scala. Nasce con Ballerini nel 1905. Probabilmente desunta da quella del CAI, dove il presidente rivestiva un ruolo importante, oppure da quella dell'Audax podistico. Non è stata introdotta dai fondatori e tantomeno era quella imperiale romana. Per i dettagli ieri ho allegato un link che riporta all'analisi storica e simbolica del nostro rapacetto.

Sul nome "Lazio" mi convince molto l'ipotesi di Orazio Scala.

Infine, beninteso, ognuno è libero di credere ciò che vuole.

Scusate la sintassi e la grammatica ma ho scritto per strada con il telefono.

Comprate il libro di Impiglia (che non è romanista ma Laziale). Non ve ne pentirete. Ne sono rimaste solo 12 copie (20 euro) e non verrà ristampato. I proventi non vanno né a lui né a LW.

A Jim, a sto punto te lo compro io e quando ci vediamo mi offri un birrone. Va bene?