Autore Topic: Lazio, la base è solida manca il colpo del ko  (Letto 725 volte)

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Giglic

Lazio, la base è solida manca il colpo del ko
« : Mercoledì 10 Aprile 2013, 13:36:08 »
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La squadra di Petkovic del girone d’andata, al completo e con i suoi giocatori migliori al top, avrebbe stravinto, legittimando una superiorità tecnica indiscutibile, certificata sul campo dagli ultimi quattro derby e dalla classifica, a cui bisogna per forza dare un significato: da tre campionati la squadra biancoceleste è costantemente davanti alla Roma



La Lazio del girone d’andata, al completo e con i suoi giocatori migliori al top, avrebbe stravinto, legittimando una superiorità tecnica indiscutibile, certificata sul campo dagli ultimi quattro derby e dalla classifica, a cui bisogna per forza dare un significato: da tre campionati la squadra biancoceleste è costantemente davanti alla Roma. Questa Lazio, in dieci nell’ultima mezz’ora, ha saputo resistere e ha tenuto bene il campo, impensierita solo dai calci piazzati da Totti. Tornava da Istanbul, dove si era allenata anche venerdì mattina dopo aver affrontato (in inferiorità per tutto il secondo tempo) una battaglia con il Fenerbahce. Ha avuto solo 48 ore di tempo per preparare il derby, ci arrivava con diverse assenze e Klose recuperato per modo di dire. La solidità del gruppo, l’organizzazione tattica e un carattere enorme, unite alla capacità di soffrire, hanno permesso alla Lazio di rientrare negli spogliatoi a testa altissima e tra gli applausi dei suoi tifosi. Restano i rimpianti per il raddoppio fallito su rigore da Hernanes. E’ mancato il colpo del ko, un aspetto su cui si dovrà riflettere bene alla fine della stagione e da non archiviare con la casualità di un errore dagli undici metri, capitato anche ai più grandi. Lotito e il ds Tare nei mesi scorsi hanno parlato di un difetto di mentalità vincente. Può darsi che sia così e si tratta del destino comune a tante squadre italiane, fatta eccezione per la Juve. Ma certo un’analisi profonda andrà fatta, se è vero che la mancanza di cinismo, tante partite non chiuse, troppe occasioni fallite sotto porta quando non c’è Klose, fanno stabilmente parte della cronaca degli ultimi tre anni della Lazio. Contano i risultati. E’ come se vai a puntare a un ippodromo: ci sono i cavalli vincenti e ci sono i piazzati. La Lazio si piazza. Negli ultimi due anni ha perso in volata la qualificazione Champions, ora si trova a sette punti dal terzo posto e deve provare a ribaltare il destino con il Fenerbahce per andare avanti in Europa League. E’ stata protagonista di una stagione bellissima e ha in tasca una finale di Coppa Italia, ma la sensazione di aver compiuto un altro passo verso le grandi è evaporata tra febbraio e marzo dopo un girone d’andata da record. E non può più valere la giustificazione dei fattori imponderabili evocati da Lotito. Squalifiche e infortuni fanno parte del gioco, si possono prevedere, bisogna essere preparati. Proprio dopo il derby, ai microfoni di Mediaset, Petkovic ha spiegato che per lottare sino in fondo su tre fronti servono più giocatori. Ha sottolineato l’ovvio, a volte trascurato (o dribblato?) dai suoi dirigenti. In chiave futura, per l’ultimo e definitivo salto di qualità, andranno trovate risposte certe. Con o senza Klose, la Lazio segna poco e poco entra in area di rigore. Far convivere tanti trequartisti significa rinunciare alla seconda punta. Serviranno uno o due stopper di alto livello per evitare che Biava e Dias giochino più di 40 partite nella prossima stagione. Non c’è ricambio da due anni a Konko e Radu. La base è buona e di prospettiva. Ora il colpo del ko dovranno trovarlo Lotito e Tare.

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