E' morto il califfo....

[Eagle70]

++ MUSICA: E' MORTO FRANCO CALIFANO ++

   (ANSA) - ROMA, 30 MAR -  FRANCO CALIFANO E' MORTO NELLA SUA
CASA AD ACILIA. MALATO DA TEMPO, ERA NATO NEL 1938. SOLO POCHI
GIORNI FA, IL 18 MARZO, SI ERA ESIBITO AL TEATRO SISTINA DI
ROMA. (ANSA).

[Teo]

Che brutto periodo.

[Frusta]

Ma tutti adesso??? 

[Texmex]

mi dispiace

[disabitato]

Ciao Maestro.

[Sanfatucchio]

Mi dispiace

[ThomasDoll]

Califano incarnava un modo di essere, almeno ai miei occhi. Qualcosa che mi ricorda l'infanzia, in qualche modo, o meglio che mi ricorda Roma per come l'ho sempre percepita, dentro. Era un coatto, ma voleva essere elegante. Uno che sbotta fuori il fumo facendo rumore nella bocca, come magnificamente rappresentato da Greg nella sua spettacolosa parodia. Quanti ne abbiamo conosciuti, di simil-califfo? Con i pantaloni chiari stirati con la piega, le scarpe col tacco alto, le giacche attillate, i colletti lunghissimi fuori, i capelli con la permanente, la sigheretta sempre accesa, lo sguardo serio alla viemme a dì qualcosa? E il whisky, le macchine, er dumila, l'alfettone, lo stereo con Fausto Papetti.
Califano era una specie di divinità per tanta gente, ha scritto tante belle canzoni che personalmente non ascolterei mai ma che avevano qualità in un certo tipo di tradizione, diciamo da canzone italiana melodico-sanremese. Non aveva valore poetico nella scrittura, piuttosto nell'esistenza, di una dissolutezza rivendicata e in uno antica, galla, che addita er frocio e vole la donna femmina. Una macchietta, ma un uomo dotato di una grande autoironia, capace di duettare col Greg che lo imita e di parlare di sé stesso senza prendersi esageratamente sul serio. Era uno che je piaceva fà er fanatico, come si dice a Roma. Sciupafemmine, cantore di conflitti coniugali a muso duro. Dipingeva quadretti di vita vissuta con dei colori a buon mercato. In fin dei conti era uno di noi, uno che s'era inventato il modo de svoltà un'esistenza, diceva lui, alla grande. M'è sempre parso solo, ultimamente pure bisognoso. Ma aveva classe, da qualche parte, e comunque lo piangeranno in tanti. Tutti quelli a cui piaceva sentirsi cantare com'erano, o come avrebbero voluto essere. Uno strano oggetto di culto che passa alla storia. E viene in mente la geniale chiusa di Latte e i suoi derivati: no, non ho detto gioia. Ciao, Califfo, vecchio paraculo.

[Er Matador]

Bella la descrizione di TD, che si avvicina molto alla mia percezione del personaggio: magari gli concedo qualcosa in più sul piano della valutazione strettamente musicale, fosse anche solo per "Minuetto".
Er Califfo evidenziava, e più o meno consapevolmente sfruttava, un limite psicologico tipicamente italiano: la tendenza a confondere l'etica con l'estetica, valutando in maniera positiva chi è simpatico e affascinante più di chi meriterebbe quel giudizio con credenziali di tutt'altra fondatezza.
E lui, anche nei momenti e nei comportamenti discutibili, conservava un'aura particolare, persino magnetica.
Per l'autoironia, certo. E per l'autenticità: pur ricamando il personaggio con doti istrioniche delle quali non era certo sprovvisto, quello che mandava in scena era innanzitutto sé stesso.
Un uomo coi suoi pregi, le sue debolezze e un'inesauribile vitalità, nonché un bravo musicista.
Che non era De André, ma soprattutto non pretendeva di esserlo.
E che, comunque, emanava una profonda, autentica e vissuta soddisfazione di sé.
Forse è per questo che un pubblico vasto, e non sempre attento alla sua produzione musicale, ne avvertiva il fascino a suo modo irresistibile.
Curioso il Milano-Roma con la scomparsa, quasi contemporanea, di Jannacci.
Altra incarnazione genuina e ruspante della propria città, sia pure più raffinata e sorretta da un diverso spessore artistico.
A proposito di queste macchiette metropolitane: cosa resta delle realtà urbane e del modo di essere che hanno rappresentato?
Davvero poco, temo. E non perché siamo diventati migliori o meno provinciali.

[DinoRaggio]

Ciao, Califfo, vecchio paraculo.

[Rupert]

Ciao Califfo

[GMar]

 

[sfumatura]

Ricordo qualche anno fà, una  splendida serata primaverile a Testaccio.
C'era il Califfo che cantava su una sedia in Piazza, noi seduti sul muretto, qualcuno aveva portato le sedie da casa, c'era un banchetto che dava un bicchiero di vino e un piatto di pasta cacio e pepe.
Si cantava, mentre si scambiavano due chiacchiere col vicino.

Mi mancherà...

[disabitato]

"Non escludo il ritorno" l'epitaffio da lui voluto.
Grazie ancora Maestro.

[disabitato]

[disabitato]

[disabitato]

[disabitato]

[disabitato]

non sentite l'odore dell'aria di mare?

Migliore canzone di congedo da amori estivi non esiste.

[disabitato]

un autentico capolavoro.

canzone cantata a squarciagola da dentro il casco, tornando a casa in moto nelle calde serate romane.

[Er Matador]

Una canzone popolare dalle mie parti, perché amata fino all'identificazione da una persona che non c'è più.
Purtroppo è giunto il momento di dedicarla con motivazioni simili al suo autore, per il quale rappresentava forse una sorta di manifesto sulla concezione dell'esistenza.