E' morto Pietro Mennea

[Teo]

Non ho parole.

[disabitato]

Cavolo.. ma non era ancora giovane?

Rip

[Il lodolaio]

È morto stamattina in una clinica a Roma, all'età di 61 anni, Pietro Mennea, ex velocista azzurro, olimpionico e per anni primatista mondiale dei 200 metri. Da tempo lottava con un male incurabile. La camera ardente sarà allestita al Coni.

[aquilafelyx]

riposa in pace Pietro

[Rupert]

[cuchillo]

Ecco, queste sono le notizie che mi stordiscono.
Grande, insopportabile dolore.
61 anni.

[Giulio]

Riposa in pace grande Pietro.

[BobLovati]

20 anni dopo Berruti; fra le gioie sportive più importanti della mia vita.

Ciao Pietro R.I.P.

[ThomasDoll]

notizia devastante

[Rupert]

Avevo aperto il topic in "amici".
Accorpate per favore.

Che tristezza.... 

[Eagles71]

Non ci credo non è possibile, solo 61 anni...

era un grandissimo e un' idolo della mia infanzia.
Sei stato troppo veloce per arrivare anche fin lassù...

Sono molto triste

[MCM]

Addio vecchio fulmine!

[Breizh]

Resterà il mito.
Grazie, Pietro.

[feiez]

Uno dei miei miti sportivi; leggendarie le sue sfide con Borzov.

Mi piange il cuore.

[ThomasDoll]

Correva contro un'infinità di fantasmi e li batteva, per questo era il numero uno. Ha visto passare tre generazioni di sprinter americani, prima di arrendersi al bionico erede di Jesse Owens, ma era l'immagine dalla volontà, della capacità di sopperire con la fatica al gap di talento. Un esempio raro di atleta che l'allenatore era costretto a tenere a freno, ma non solo. Un uomo contro, di un'intelligenza pari alla forza morale. Un uomo coraggioso, capace di prendere le armi contro il Palazzo sia come atleta che come dirigente. Un monumento allo sport italiano. Tantissimi di noi hanno sentito il richiamo di un campo d'atletica dopo averlo visto in televisione, in una carriera esemplare: finale europea (quando gli europei erano importanti) da juniores nel 1971, bronzo olimpico a vent'anni, oro agli europei di Roma 1974 battendo Borzov, ribattuto l'anno dopo in Coppa Europa a Nizza. La delusione cocente di Montreal e il lungo sfogo post gara contro tutto il mondo, ma comunque un quarto posto e il dominio assoluto nel resto della stagione. Il doppio oro europeo a Praga 1978, dopo un 1977 da dominatore, insidiato solo dalla meteora Clancy Edwards; la consacrazione col record mondiale a Città del Messico nelle universiadi 1979, 19"72, condito con l'europeo nei 100, 10"01. Infine l'oro di Mosca, la più fulgida gemma del suo palmares. Un primo ritiro a fine 1980 e un ritorno nell'82, con una partecipazione in staffetta agli europei e lo straordinario bronzo di Helsinki, prima edizione dei Campionati Mondiali, dietro l'enorme talento di Calvin Smith e la cometa/Quow. Infine l'impresa sfiorata a Los Angeles, con una finale che lo vede settimo dopo aver frenato seccamente negli ultimi venti metri, visto lontano il podio, e l'estemporaneo ritorno per fare un giro di saluti a Seoul, nell'88, partecipando alla quinta olimpiade. Non si può descrivere l'emozione di averlo visto dal vivo volare sulla pista dell'Olimpico, è un ricordo indelebile per chi si è cibato nelle viscere di pane e atletica per anni e anni. Lo metto vicino all'emozione di aver visto di persona Edwin Moses. Pietro Mennea ha passato il testimone all'atletica dei lampi neri della velocità, è stato l'ultimo europeo bianco in grado di competere e solo ora, dopo la meteora greca sozza di doping di Kenteris, qualche anno fa, si rivede del vero talento bianco nello sprint, con il francese Lemaitre. Mennea ha messo in fila talenti come quello di Steve Williams, Donald Quarrie, Valery Borzov, Silvio Leonard, Alan Wells, tutti i migliori di quegli anni gli si sono inchinati. Lo piange lo sport italiano di cui è stato figura tra le più importanti, con una carriera molto più importante di quella di Livio Berruti, che ci regalò il primo oro olimpico nello sprint del mezzo giro alle Olimpiadi di Roma. Si fatica a immaginare i pochi in grado di reggere il peso del mito come lui: gli Abbagnale, Coppi, Bartali, Gigi Riva, il livello è questo. Un eroe. Caro, carissimo Pietro. Il Barlettano. Lo chiamavamo con mille soprannomi, nessuno sarà mai come lui. Unico, indimenticabile.

[baol]

Un po' di anni fa, lo incrociai in una libreria di Roma. Ho faticato un po' a riconoscerlo in giacca e cravatta, capelli imbiancati. Uno dei miei miti sportivi dell'infanzia, di quelli che al pari di Chinaglia, Zoff, Gimondi, Simeoni e pochi altri non riesci a visualizzare diversi dalla foto stampate sui miei album di figurine (Monaco 72, nell'occasione).
Deve essere stata una scena comica nel momento in cui l'ho riconosciuto e sono rimasto immobile, a bocca aperta, nonsoqualelibroinmano (in quel momento era un album di figurine).
Spero che in quell'occasione si sia fatto una risata, nel vedere quel bambino quasi quarantenne trascinato via e rimproverato dalla moglie/mamma ("non importunare il signore...").

 

[Tarallo]

Mamma mia, che ha fatto Mennea.
Addio.

[AlenBoksic]

Il mito sportivo italiano degli anni '70.

Emozione violenta

[San Tommaso]

 Lo chiamavamo con mille soprannomi.

Ciao Freccia del Sud, grande orgoglio delle Puglie.

[AlenBoksic]

Alle Olimpiadi del 1984 si sentivano le sveglie suonare nella notte per assistere alle sue gare.

 

P.S.: Il record di Mexico City e la finale di Mosca sono di quelle cose che uno si ricorda per tutta la vita dove le ha viste e con chi