Autore Topic: In morte di D.R.  (Letto 624 volte)

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ThomasDoll

In morte di D.R.
« : Giovedì 7 Marzo 2013, 08:51:08 »
I giornali aprono oggi con la notizia del suicidio di David Rossi, 51 anni, responsabile della comunicazione di Banca MPS, da dieci anni al fianco di Giuseppe Mussari, al centro dello scandalo che in questi giorni fa tremare l'Italia. Rossi era una persona molto seria, di pochi sorrisi e poche parole. Avevo avuto la fortuna di conoscerlo stando al tavolo con lui in una cena conviviale in cui eravamo stati entrambi invitati. Qualcuno quella sera rovesciò una bottiglia di vino macchiandogli la camicia bianca e i pantaloni in modo terribile, lui incassò rassegnatamente la cosa abbozzando qualche sorriso a denti stretti. Non aveva certamente responsabilità dirette nello scandalo, non era nemmeno indagato, nonostante fossero stati perquisiti una decina di giorni fa il suo ufficio e la sua abitazione. Il suicidio è un atto estremo spiegabile in un'infinità di modi. Molti riconducono il gesto di David all'inchiesta, mettono in relazione con i fatti il biglietto trovato nel suo cestino della carta straccia con scritto "ho fatto una cavolata", ma nessuno sa davvero quali siano stati i suoi motivi. Spero abbia trovato la pace che cercava.

Aprivo il topic perché sono molto colpito, seguendo la notizia da ieri sera, delle reazioni che ho letto in giro tra facebook e twitter e nei commenti agli articoli dei vari giornali. C'è gente che gioisce, che inneggia, che scandisce conteggi deliranti (uno di meno, cose così) in una deriva forcaiola incredibilmente volgare, brutta, che non saprei insomma come definire. Poi c'è la dietrologia d'accatto. La morte di Rossi aggiunge particolari a un quadro dove non è difficile trovare elementi di accostamento alla crisi di tangentopoli, ma potrebbe non essere legata all'inchiesta o semplicemente essere dovuta al cedimento dell'uomo all'indicibile che aveva dentro. Farne scempio invece di averne pietà testimonia dei tempi disumani che viviamo, in un clima d'odio alimentato tutti i giorni da chi si sente autorizzato a puntare il dito e si erge a moralizzatore senza averne il diritto. Rossi era stato un obiettivo della macchina del fango che è in moto da tempo in città e che non risparmia nessuno, sputando sul nome di tutti, onesti, disonesti, responsabili e non. Basta diventare qualcosa per esserne vittima, a volte, come è capitato anche a me, è sufficiente anche non diventare niente. Vorrei gridare al cielo, visto che non conosco la gente che fa queste cose e poi dorme bene la notte, che ogni uomo merita comunque rispetto e che la messa alla berlina, l'accusa maligna e ingiustificata, la calunnia o finanche l'accusa giustificata devono lasciare il giusto spazio alla difesa, garantire il beneficio del dubbio, consentire a chi è accusato di difendersi, di uscire dall'angolo e mantenere la propria dignità di uomo o riguadagnarla, se c'è una macchia grave da cui si deve emendare. E non è questo il caso dell'uomo di cui stavamo parlando, volevo portarmi a un discorso più generale.

In questi giorni bui si ragiona delle invettive di Beppe Grillo, che sono diventate il simbolo dell'onda di livore che attraversa il Paese. In ogni crisi c'è indignazione, rabbia, reazione feroce, tutto quello che volete. Ma la rabbia cieca fa male a tutti, bisogna che ci si renda conto che siamo in un contesto evoluto che non può cedere il passo alla forca, all'occhio per occhio, al desiderio di vendetta per la propria condizione che porta anche a infangare il più indifeso degli umani, chi sceglie per motivi propri, imperscrutabili e quindi degni del massimo rispetto, di togliersi la vita.

Ci vuole più misura, chiediamola a chi ritiene di avere il diritto di bere il sangue degli altri. Cerchiamo di cambiare questo stato di cose.
L'indignazione non è un like su facebook, o, peggio, una palata di fango nei commenti assolutamente gratuita. O il giochino delle battute ironico/satiriche su twitter che guadagnino una menzione è miserabile. C'è un uomo che giace, che si è dato la morte. Ci si deve fermare dal dire quello che non si può dire, e se si parla si parla soltanto di noi stessi, senza sapere.
Scusate lo sfogo.

Offline fiDelio

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Re:In morte di D.R.
« Risposta #1 : Giovedì 7 Marzo 2013, 09:33:33 »
99%!

L'1% che mi trova in disaccordo è l'ormai automatica colpevolizzazione su tutto ciò che succede in Italia nei confronti di Beppe Grillo. Questo sono tre mesi che è conosciuto alla grande massa e 10 giorni con una qualche responsabilità di governo del paese. Mi sembra esagerato riportare su di lui il grado di malcontento degli Italiani.
Piuttosto, e non me ne vogliano eventuali parenti e amici, un indice sullo stato di disperazione di tante persone indagate o tanti imprenditori vessati lo punterei sulla magistratura e sulle forze dell'ordine,  per meglio dire su parte di essa.
Però in tanti anni solo una piccola parte degli italiani si è occupato di questo aspetto.

#Liberate I Laziali

"Ancora date retta a quegli stronzi dei giornalisti?"

"Se un giorno dovessi fare un trapianto di cervello, vorrei quello di un giornalista sportivo. Perché so che non è mai stato usato"

ThomasDoll

Re:In morte di D.R.
« Risposta #2 : Giovedì 7 Marzo 2013, 09:35:45 »
Personalmente non volevo colpevolizzare Beppe Grillo, solo riferirmi a un certo modo di fare di cui lui oggi è simbolo, ma che gli preesiste e, purtroppo, sopravviverà anche a lui.

en_rui

Re:In morte di D.R.
« Risposta #3 : Giovedì 7 Marzo 2013, 09:47:27 »
I giornali aprono oggi con la notizia del suicidio di David Rossi, 51 anni, responsabile della comunicazione di Banca MPS, da dieci anni al fianco di Giuseppe Mussari, al centro dello scandalo che in questi giorni fa tremare l'Italia. Rossi era una persona molto seria, di pochi sorrisi e poche parole. Avevo avuto la fortuna di conoscerlo stando al tavolo con lui in una cena conviviale in cui eravamo stati entrambi invitati. Qualcuno quella sera rovesciò una bottiglia di vino macchiandogli la camicia bianca e i pantaloni in modo terribile, lui incassò rassegnatamente la cosa abbozzando qualche sorriso a denti stretti. Non aveva certamente responsabilità dirette nello scandalo, non era nemmeno indagato, nonostante fossero stati perquisiti una decina di giorni fa il suo ufficio e la sua abitazione. Il suicidio è un atto estremo spiegabile in un'infinità di modi. Molti riconducono il gesto di David all'inchiesta, mettono in relazione con i fatti il biglietto trovato nel suo cestino della carta straccia con scritto "ho fatto una cavolata", ma nessuno sa davvero quali siano stati i suoi motivi. Spero abbia trovato la pace che cercava.

Aprivo il topic perché sono molto colpito, seguendo la notizia da ieri sera, delle reazioni che ho letto in giro tra facebook e twitter e nei commenti agli articoli dei vari giornali. C'è gente che gioisce, che inneggia, che scandisce conteggi deliranti (uno di meno, cose così) in una deriva forcaiola incredibilmente volgare, brutta, che non saprei insomma come definire. Poi c'è la dietrologia d'accatto. La morte di Rossi aggiunge particolari a un quadro dove non è difficile trovare elementi di accostamento alla crisi di tangentopoli, ma potrebbe non essere legata all'inchiesta o semplicemente essere dovuta al cedimento dell'uomo all'indicibile che aveva dentro. Farne scempio invece di averne pietà testimonia dei tempi disumani che viviamo, in un clima d'odio alimentato tutti i giorni da chi si sente autorizzato a puntare il dito e si erge a moralizzatore senza averne il diritto. Rossi era stato un obiettivo della macchina del fango che è in moto da tempo in città e che non risparmia nessuno, sputando sul nome di tutti, onesti, disonesti, responsabili e non. Basta diventare qualcosa per esserne vittima, a volte, come è capitato anche a me, è sufficiente anche non diventare niente. Vorrei gridare al cielo, visto che non conosco la gente che fa queste cose e poi dorme bene la notte, che ogni uomo merita comunque rispetto e che la messa alla berlina, l'accusa maligna e ingiustificata, la calunnia o finanche l'accusa giustificata devono lasciare il giusto spazio alla difesa, garantire il beneficio del dubbio, consentire a chi è accusato di difendersi, di uscire dall'angolo e mantenere la propria dignità di uomo o riguadagnarla, se c'è una macchia grave da cui si deve emendare. E non è questo il caso dell'uomo di cui stavamo parlando, volevo portarmi a un discorso più generale.

In questi giorni bui si ragiona delle invettive di Beppe Grillo, che sono diventate il simbolo dell'onda di livore che attraversa il Paese. In ogni crisi c'è indignazione, rabbia, reazione feroce, tutto quello che volete. Ma la rabbia cieca fa male a tutti, bisogna che ci si renda conto che siamo in un contesto evoluto che non può cedere il passo alla forca, all'occhio per occhio, al desiderio di vendetta per la propria condizione che porta anche a infangare il più indifeso degli umani, chi sceglie per motivi propri, imperscrutabili e quindi degni del massimo rispetto, di togliersi la vita.

Ci vuole più misura, chiediamola a chi ritiene di avere il diritto di bere il sangue degli altri. Cerchiamo di cambiare questo stato di cose.
L'indignazione non è un like su facebook, o, peggio, una palata di fango nei commenti assolutamente gratuita. O il giochino delle battute ironico/satiriche su twitter che guadagnino una menzione è miserabile. C'è un uomo che giace, che si è dato la morte. Ci si deve fermare dal dire quello che non si può dire, e se si parla si parla soltanto di noi stessi, senza sapere.
Scusate lo sfogo.
Qui server un nuovo Gesu'.
Il genere umano ha preso una deriva da cui difficilmente si torna indietro se non con una Rivoluzione appunto.
L'educazione ed il rispetto sono parole prive di significato che andranno in soffitta e neanche piu' scritte in questi "nuovi mezzi di comunicazione"c che hanno preso il sopravvennto.
Sono certo che chi ha inventato Internet, cosi' come Nobel, aveva la segreta speranza che questo strumento avvicinasse le gentri di tutte le nazioni, mentre invece le sta soltanto trasformando in aridi atolli chiusi in se stessi.
La morte di una persona, indipendentemente da cosa abbia combinato in terra, non deve essere mai presa con giubilo o sollievo, tantomeno con livore.

CiPpiripi

Re:In morte di D.R.
« Risposta #4 : Giovedì 7 Marzo 2013, 10:06:53 »
ma la discussione verte sui commenti su FB o sulla vicenda di DR? perche'  sulla  prima  mi sento di dire  che il dagli all'untore  e'  roba  vecchia  e non possono certo  bastare un  paio  di  cent'anni di 'cultura'  ad eradicarlo.  anzi  non  credo  che lo sara'  mai. sulla seconda non ho una conoscenza tale della vicenda MPS da trarre conclusioni  che non siano generalizzate e non positive, quindi preferisco evitare.

geddy

Re:In morte di D.R.
« Risposta #5 : Giovedì 7 Marzo 2013, 11:37:08 »
Beh i commenti su FB hanno avuto certamente un peso se questo signore è arrivato a togliersi la vita.
Senza sapere nulla di chi è e se ha delle responsabilità. Appunto.

Offline BobLovati

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Re:In morte di D.R.
« Risposta #6 : Giovedì 7 Marzo 2013, 11:41:33 »
Il fatto che giornali e radio abbiano voluto riempire la loro incapacità con i " contributi dei lettori/ascoltatori " ha aperto il tombino ed ora i liquami escono, senza filtri, senza buon senso, senza educazione e senza rispetto.

Sarà difficile uscire da questa situazione morale, ammesso che ci si riesca   :(

Naturalmente un riposi in pace per lui ed un abbraccio per la famiglia
Laziale, Ducatista e fiumarolo

Siamo noi fortunati ad essere della Lazio, non la Lazio ad avere noi

“LA MOGLIE DI CESARE DEVE NON SOLO ESSERE ONESTA, MA ANCHE SEMBRARE ONESTA.”