Autore Topic: Giorno del ricordo  (Letto 24698 volte)

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Offline AlenBoksic

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Re:Giorno del ricordo
« Risposta #160 : Martedì 17 Marzo 2015, 18:43:41 »
Pare, dico pare, che la ragione stia nel fatto che la legge considera infoibati anche tutti quegli italiani «scomparsi e quanti, nello stesso periodo e nelle stesse zone, sono stati soppressi mediante annegamento, fucilazione, massacro, attentato, in qualsiasi modo perpetrati»,
quindi ecco che si possono verificare casi incresciosi come quello di qualche giorno addietro che, peraltro, non è certo il solo, essendo il più famoso quello di Serrentino.
L'elenco è qui
http://www.diecifebbraio.info/2012/03/i-riconoscimenti-per-gli-infoibati-ai-criminali-di-guerra-italiani/
Voglio 11 Scaloni

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Re:Giorno del ricordo
« Risposta #161 : Mercoledì 18 Marzo 2015, 14:32:05 »
La legge afferma che il riconoscimento può essere concesso a tutti “gli scomparsi e infoibati” e a tutti i “soppressi mediante annegamento, fucilazione, massacro, attentato, in qualsiasi modo perpetrati” tra l’8 settembre ’43 ed il 10 febbraio ’47 (ed oltre) “in Istria, in Dalmazia o nelle province dell’attuale confine orientale”. Essendo l’attentato una delle modalità più tipiche della guerriglia partigiana, ovvero dato che qualsiasi episodio bellico tra occupatori e partigiani può essere ridotto ad “attentato”, ciò significa che il riconoscimento può essere concesso a TUTTI gli appartenenti alle formazioni collaborazioniste caduti in combattimento con i partigiani. Il testo prescrive poi i motivi di esclusione dal riconoscimento: essere caduti in combattimento, essere caduti facendo “volontariamente parte di formazioni non a servizio dell’Italia” e l’accertamento, con sentenza, del “compimento di delitti efferati contro la persona”. Per quel che riguarda i caduti in combattimento si rimanda a quanto detto sopra circa gli attentati. Quanto ad aver fatto parte di “formazioni non al servizio dell’Italia”, il non avere specificato a quale Italia ci si riferisca – all’epoca ce n’erano due, il Regno d’Italia passato con gli Alleati e la Repubblica sociale di Mussolini – rende possibile attribuire i riconoscimenti anche alle formazioni della RSI al servizio dei nazisti. Peraltro, va ricordato che le “province dell’attuale confine orientale”, l’Istria, Fiume, furono sottoposte dopo l’8/9/43 alla Germania nazista in quanto Zona d’operazione Litorale Adriatico (Adriatisches Küstenland) in cui le formazioni militari collaborazioniste erano sottoposte direttamente al comando tedesco
[...]
A quanto detto va aggiunto che nell’elenco dei percettori dei riconoscimenti ci sono svariati casi che risultano molto dubbi. Il colmo è rappresentato dai casi di Antonio Ruffini, insignito del riconoscimento di “infoibato” ma in realtà caduto da partigiano a Grgarske Ravne in Slovenia a fine marzo del 1944 (cosa riconosciuta dal Comune di Termoli e dalla Regione Molise, ma non dalla Commissione) e di Fortunato Matiussi, per il quale è di per se esplicativa la motivazione della concessione del riconoscimento: “residente a Pisino, fu lì fucilato il 4 ottobre dalle truppe tedesche per rappresaglia sulla popolazione a seguito della precedente occupazione titina”!

Per le singole decisioni in merito all’attribuzione del riconoscimento la responsabilità diretta è indubbiamente dei componenti l’apposita Commissione, operante in seno alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e composta, oltre che da vari rappresentanti delle organizzazioni degli esuli, dal Presidente del Consiglio dei Ministri o da un suo delegato, dai rappresentanti degli Uffici Storici degli Stati Maggiori di tutte le forze armate dello Stato e da un delegato del Ministero dell’Interno. Quindi la responsabilità diretta di quanto è accaduto è delle più alte autorità dello Stato e delle Forze Armate.

http://www.diecifebbraio.info/2015/03/odprto-pismo-urednistvo-primorskega-dnevnika/
Voglio 11 Scaloni

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Re:Giorno del ricordo
« Risposta #162 : Martedì 24 Marzo 2015, 13:47:32 »
Foibe, 300 fascisti di Salò ricevono la medaglia per il Giorno del Ricordo.

Medaglie di onorificenza «in riconoscimento del sacrificio offerto alla Patria» per circa 300 combattenti di Salò (tra cui almeno 5 criminali di guerra accusati di avere torturato e ucciso a sangue freddo). Partiamo dall’inizio. Le decorazioni sono state concesse dai governi a partire dal 2004 in memoria delle vittime delle foibe come previsto dalla legge istitutiva del Giorno del Ricordo. La promosse l’esecutivo Berlusconi su proposta di un gruppo di parlamentari: in prevalenza Fi e An, ma non mancavano esponenti Udc e del centrosinistra. Oltre alla conservazione della memoria, il testo disciplina la consegna delle medaglie ai familiari delle vittime sino al sesto grado. Onorificenze estese a chiunque, tra Friuli e Slovenia, sia stato ucciso «per cause riconducibili a infoibamenti». Ovvero, nel periodo che va dall’8 settembre a metà del 1947, a seguito di «torture, annegamenti, fucilazione, massacri, attentati in qualsiasi modo perpetrati». Con queste «maglie» assai larghe, tra i commemorati sono stati inseriti profili controversi. Stando almeno a carte provenienti dall Jugoslavia ma anche dall’Italia.

Nell’elenco di coloro che hanno ricevuto quello stemma «in vile metallo» - così lo definisce il provvedimento che alla Camera venne approvato con soli 15 voti contrari e all’unanimità al Senato - compaiono cinque nominativi che secondo i documenti conservati a Belgrado, presso «l’Archivio di Jugoslavia», sono «criminali di guerra». Gente che - anche prima dell’8 settembre, raccontano quelle carte - a seconda dei casi ha ucciso e torturato civili italiani e jugoslavi, ammazzato a sangue freddo, incendiato case, saccheggiato, ordinato fucilazioni di partigiani e segnalato gente da spedire nei lager in Germania. Si tratta del carabiniere Giacomo Bergognini, del finanziere Luigi Cucè, dell’agente di polizia Bruno Luciani, dei militi Romeo Stefanutti e Iginio Privileggi e del prefetto Vincenzo Serrentino (il cui nome è citato anche nel relazione della commissione d’inchiesta parlamentare «sulle cause dell’occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti»). I primi tre, raccontano fonti diverse, sia italiane sia slave, «scomparsi» o «dispersi» a partire dai primi giorni del maggio 1945, verosimilmente gettati nelle foibe. Il quarto «ucciso da slavi». Il quinto «infoibato». Il sesto, prefetto a Zara (occupazione nazista, amministrazione Rsi) catturato dai partigiani di Tito e fucilato nel 1947 dopo essere stato condannato da un tribunale jugoslavo.

Una vicenda emersa per caso
Uno scenario, questo dei combattenti Rsi ricordati dalle medaglie, emerso per caso dopo che lo scorso 10 febbraio al capitano dei bersaglieri Rsi Paride Mori - ucciso il 18 febbraio 1944 «in un agguato organizzato dai partigiani titini, quelli con cui stava combattendo aspramente da mesi» per stare alle parole del figlio Renato - per mano del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio è stata dedicata la medaglia del Giorno del Ricordo. All’Anpi e in altre associazioni antifasciste si sono accorti però che Mori era sì un bersagliere. Ma repubblichino (il neologismo coniato da Radio Londra). Circostanza di cui si appreso solo dopo che dal comune di Traversetolo, nel Parmense, dove il soldato era nato, il sindaco ha deciso di revocare la dedica di una strada al bersagliere di Salò inizialmente passata nell’indifferenza.

Lunedì 23 la commissione decide sul dossier Mori
Da qui in poi, polemiche a non finire. A seguito delle quali è arrivato il mezzo ripensamento di Delrio che in un tweet ha chiarito che «se la commissione che ha vagliato centinaia di domande ha valutato erroneamente, il riconoscimento dovrà essere revocato». Appunto: una decisione che potrebbe essere presa già lunedì 23, quando il gruppo di esperti (10 in tutto: tra cui rappresentanti degli studi storici della Difesa, degli Interni e della Presidenza del consiglio e da storici delle foibe) prenderà in mano il dossier Mori.

I 300 militi della Rsi
Che però potrebbe rivelarsi il meno problematico. L’elenco aggiornato dei riconoscimenti circa 300 persone. Solo alcuni solo civili spariti nelle Foibe perché vittime di rappresaglie titine. E altri - i casi eventualmente da riconsiderare, una cifra che oscilla tra i 270 e i 300 a seconda delle fonti - militari inquadrati nelle formazioni di Salò. Carabinieri dell’esercito regio confluiti nella Rsi. Al pari di poliziotti e finanzieri. Militi, volontari nella Guardia Nazionale Repubblicana. Fascisti «idealisti e patrioti» come il capitano Mori che - è il ricordo del figlio - risulta «essersi opposto ai rastrellamenti ordinati dai tedeschi: lui combatteva i titini, non gli italiani».

I 5 criminali di guerra
Ma nella lista ci sono almeno 5 criminali di guerra, secondo quanto stabilito dalla giustizia jugoslava. Il carabiniere Bergognini - era l’8 agosto 1942 - partecipò a un raid nell’abitato di Ustje, in Slovenia. Case incendiate, famiglie radunate nel cimitero, picchiate. Sino a che 8 uomini «vennero presi, torturati di fronte a tutti e uccisi con il coltello o con il fucile». Il finanziere Cucè spedì nei lager e fece fucilare «diversi patrioti antifascisti» torturando gente così come fecero l’agente Luciani e i militi Privileggi e Stefanutti. Testimonianze (che sono riferite ai loro reparti) raccontano di «occhi cavati, orecchie tagliate, corpi martoriati, saccheggi nelle case». Serrentino, tenente nella Grande guerra, fiumano con D’Annunzio, fece fucilare decine di persone nella città di Zara, di cui era prefetto. Vicende, queste delle efferatezze commesse dai fascisti medagliati, ricostruite da due storici in lavori diversi: Milovan Pisarri (italiano che vive a Belgrado) e Sandi Volk (italiano della minoranza slovena).

http://www.corriere.it/cronache/15_marzo_19/foibe-criminali-guerra-fascisti-300-combattenti-rsi-medaglie-ricevute-il-giorno-ricordo-49b164a6-ce59-11e4-b573-56a67cdde4d3.shtml


Finalmente anche la grande stampa comincia ad accorgersi di quanto ci sa di errato in questo riconoscimenti.
Purtroppo l'errore sta nella stesura della legge che ha voluto fare un calderone inaudito e antistorico seguendo le ragioni della propaganda più che quelle della verità storica.

P.S.: Fatta salva la buona fede dei combattenti del tempo va notato come la "difesa dell'italianità dai titini" è concetto del tutto fuorviante, messo in atto a fini propagandistici a guerra terminata, visto che la zona - dopo l'8 settembre - era sottoposta alla diretta amministrazione militare tedesca  con a capo il Gauleiter della Carinzia Friedrich Rainer e di fatto sottratta alla RSI.
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Re:Giorno del ricordo
« Risposta #163 : Mercoledì 8 Aprile 2015, 17:51:58 »
http://www.diecifebbraio.info/wp-content/uploads/2015/04/Premiati-aprile-2015.pdf

Per chi ne abbia voglia è un nutrito (324 pagine!) elenco di "premiati per il giorno del ricordo" che figurano come caduti della RSI
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