Autore Topic: A tale of Gazza  (Letto 345 volte)

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Offline fish_mark

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A tale of Gazza
« : Martedì 18 Dicembre 2012, 23:03:02 »
Tratto da "Calcio e potere", di Simon Kuper.

Gazza, l'Europa e la caduta di Margaret Thatcher.

In Inghilterra tendiamo a dividere i calciatori in due categorie: la prima è britannico e l’altra continentale. Tony Adams, David Batty e Tony Cascarino sono giocatori britannici; Chris Waddle, John Barnes e Eric Cantona sono continentali.
Britannici e continentali tendono a differenziarsi non soltanto come giocatori. Spesso il continentale è un personaggio più istruito. Discute di calcio, legge libri e potrebbe trasferirsi all’estero e imparare una lingua straniera. Hoddle e Liam Brady ne sono un esempio.
Non lo è Paul Gascoigne, il giocatore più continentale oggi in Inghilterra. Gascoigne forse è conosciuto più comunemente come Gazza (per una fanzine è Guzzle, crapulone) ed è l’oggetto della Gazzamania.
Quando muore, il tifoso di calcio va in Italia, dove trova i migliori giocatori del mondo, le partite mostrate per intero sulla televisione pubblica e numerosi giornali sportivi. Anche il tempo è bello. Nell’ottobre 1992 arrivai a Roma e andai allo stadio per vedere la Lazio (con Gazza in formazione) affrontare il Parma. Era la prima partita in casa di Gazza in Italia.
Aaron Winter, l’olandese della Lazio, aveva raccontato alla rivista olandese Voetbal International dell’esordio romano di Gazza:
Gascoigne è qui con suo fratello, il suo migliore amico e la sua guardia del orpo. Finché gioca qui, loro restano a Roma. Ognuno ha il suo appartamento. Ma prendi per esempio ieri notte … Era da poco passata mezzanotte e mezzo, Yvonne e io avevamo appena deciso di andare a dormire, ed ecco che bussano alla porta. Vado ad aprire, fuori c’è Paul. E’ completamente nudo, con addosso solo un paio di occhiali davvero piccoli. Mi dice “Se ti serve qualcosa, chiamami”. Stamattina nella sua stanza c’era la polizia. Un poliziotto aveva bloccato il suo amico con delle manette che non riuscivano più a toglierli. Legato a una sedia. Tutti e quattro vanno sempre in giro in macchina per Roma insieme, scortati da un’auto della polizia a sirene spiegate. In tutta semplicità, è completamente pazzo.

Pare che l’amico di Gazza fosse già stato così stupido da fare una telefonata senza coprirsi le spalle, e gli avevano pisciato addosso, ma Winter rifiutò di confermare questa versione. Il manager di Winter aggiunse: da parte di Gascoigne si tratta in parte di esibizionismo, recita un po’. Perché se gli si parla in privato, è decisamente normale, ma non appena arrivano i suoi amici ecco che ricomincia.
Lo stadio di casa di Gazza è stato costruito da Mussolini e sul piazzale antistante c’è l’imitazione di un mosaico romano che riproduce mille volte il testo “A noi Duce!”. Seduto nella curva nord, tra i laziali più convinti, mi sentivo come se mi fossi in filato in una manifestazione fascista. Vicino alla rete di fronte alla tribuna, quattro uomini stavano in piedi con le spalle rivolte al gioco e a turno con un megafono dettavano i cori alle masse. A volte il coro sarebbe stato “L-A-Z-I-O, Lazio”, ogni lettera accompagnata dall’alzata del braccio destro in un saluto ben noto. Altre volte, invece di un coros, una delle quattro guide avrebbe emesso nel microfono una serie di grida e mugugni, a cui i tifosi avrebbero risposto con un veloce battimani.
La partita fu fantastica, così come lo fu Gazza. Ci fu un ometo in cui aveva la palla a centrocampo, mentre Thomas Doll correva in uno spazio sull’ala destra, marcato dal difensore sinistro del Parma. Il difensore vide che Gazza voleva far passare la palla oltre di lui e coprì lo spazio con maestria, ma Gazza mandò comunque la palla, trenta metri più avanti, a pochi centimetri dalla scarpa sinistra del difensore e lungo la traiettoria di Doll. Gli energumeni intorno a me si alzarono in adorazione. Quel ragazzo inglese era il loro eroe e a volte sembravano gridare verso di lui la canzone dell’opera La gazza ladra. I tifosi avversari preferivano chiamarlo “ubriacone con l’orecchino”. La Lazio vinse 5-2.
Il giorno seguente, l’espero della Lazio al quotidiano Il messaggero mi spiegò che Gazza piaceva ia tifosi perché era estroverso. Concordai che Gazza fosse un estroverso, ma gli fei notare una cosa che aveva in comune con altri fallimenti britannici in Italia, come Luther Blisset e Ian Rush: non parlava italiano. Rush lasciò la Juventus dopo due anni tristi dicendo: “era come giocare in un atro paese”; mentre Blisset al Milan si lamentò “Non importa quanti soldi hai, sembra proprio impossibile trovare dei Rice Crispies”. L’esperto della Lazio del Messaggero annuì. Era vero che Gazza non parlava italiano e che degli italiani della Lazio solo Fiori parlava inglese. Fiori e Gazza erano amici. “Ma” - aggiunse – “Blisset e Rush erano così” e con le mani fece un tunnel davanti agli occhi. “Gaza è così” e spalancò le braccia il più possibile, agitandole.
Dissi al capo della redazione sportiva del giornale: “Le squadre italiane insistono che i loro giocatori si comportino bene in pubblico. Gazza non lo fa”. Mi rispose che i giornali italiano non erano come i tabloid inglesi. Lui stesso si era visto offrire una foto di Gazza, in piedi nelle docce, che teneva in mano i genitali di un compagno di squadra mentre salutava in direzione della macchina fotografica, ma l’aveva rifiutata , così come tutti i suoi colleghi. Perché lo aveva fatto? “Era una fotografia non elegante”. Gli chiesi se i tifosi della Lazio fossero conosciuti per lo stile fascistoide. Mi disse: “I naziskin sono laziali, ma i laziali non son tutti naziskin. I tedeschi non sono tutti nazisti”.


(continua)
un uomo di una certà mi offriva sempre olio canforato, spero che ritorni presto l'era del cinghiale biancoazzurro
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Offline aaronwinter

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Re:A tale of Gazza
« Risposta #1 : Mercoledì 19 Dicembre 2012, 13:42:44 »
Bah

Basta questo:

Citazione
le partite mostrate per intero sulla televisione pubblica


Non siamo al livello 0 di pizza e mandolino, ma diciamo che lo stereotoipo è del livello 0,5

(mi sono comunque emozionato a leggere "Aaron Winter" con la doppia A ;) )
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