Autore Topic: Keita  (Letto 141967 volte)

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Offline Matita

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R: Re:Keita
« Risposta #60 : Mercoledì 13 Febbraio 2013, 16:49:05 »
Non si sa, Tare dice che è ancora lungo.
Comunque l'hai preso che aveva 17 anni, pure se avesse un quinquennale se poi te se ne va a 22 anni a zero euro rosichi e manco poco.

Se non erro il primo contratto non puo superare i tre anni.
Lui sta in primavera da un anno ?
Si er papa te donasse tutta Roma
E te dicesse lassa anna’ chi t’ama
 je diresti:  Si sacra corona
Val piu’ l’opinione mia che tutta Roma

Vulgus veritatis pessimus interpres.
Lotito deve fa' come dico io (quito cit.)

Offline Barabba Terzo

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R: Keita
« Risposta #61 : Mercoledì 13 Febbraio 2013, 17:27:14 »
Uno e mezzo, è arrivato nella stessa sessione di Klose Konko Marchetti etc.

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Offline aquilafelyx

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Re:Keita
« Risposta #62 : Mercoledì 13 Febbraio 2013, 17:33:06 »
esiste anche la possibilità di fare contratti con l'opzione per prolungarli , era quello che aveva ad esempio Onazi e che è stato adeguato in seguito
M'illumino di Lulic

Bajo las águilas silenciosas, la inmensidad carece de significado.


Chi ha paura di perdere non merita di vincere

Offline franz_kappa

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Re:Keita
« Risposta #63 : Mercoledì 13 Febbraio 2013, 17:58:08 »
[...]
Il problema è che se si inizia questo gioco su larga scala che senso avrebbe a quel punto comprare i giovani e puntarci sopra?
Sai che ci investi, li formi, e nel momento in cui si sono formati ti fanno ciao ciao e se ne vanno in un'altra società a costo zero con ingaggio più alto e ricca commissione al procuratore-chioccia.

--> 1) Se questo comportamento diventerà lo standard si andrà prima verso un non-mercato fatto di solo svincolati in cui nessuno comprerà più i cartellini poiché soldi matematicamente buttati, poi spariranno semplicemente i giocatori, poiché spariranno le società (dai dilettanti fino alla serie A) che vivono proprio creando questi giocatori e vendendoli.
Sparirebbe quel polmone del calcio che, creando i giocatori, garantisce la sua propria sopravvivenza e immette in circolazione la materia stessa di cui è composto il calcio professionistico.

--> 2) L'andare di proposito a fine contratto è un bug (pur se formalmente   lecitissimo) che se usato in maniera sistematica fa crollare quel sistema che fino ad oggi ha funzionato basandosi semplicemente sul "gentlemen agreement" e l'utile di tutte le parti in causa. 
[...]

Post molto interessante. Mi ha colpito soprattutto l'ultima parte.

In effetti la compravendita di calciatori da un punto di vista industriale e bilancistico (passatemi i termini non del tutto tecnici) presenta una serie di anomalie di non facile inquadramento.
Visto che i club sono ormai, a tutti gli effetti, imprese economiche (almeno sino alla terza serie, ossia la Lega Pro in Italia), i calciatori possono a buon diritto essere assimilati a beni strumentali. Essi sono 'fattori della produzione', per certi versi. Grazie ai calciatori che scendono in campo - così consentendo al club di disputare le competizioni sportive cui è iscritto - le società incassano danaro a diverso titolo (diritti tv, ricavi da biglietteria, proventi commerciali e da merchandising).

Eppure, questi 'beni strumentali' anomali - ma che, similmente ai beni strumentali propriamente detti, sono iscritti a bilancio e contabilizzati ammortizzandone il costo d'acquisizione, quando non pari a zero, nel corso di più esercizi - sono scambiati dalle società in quello che è a tutti gli effetti un vero e proprio mercato, con quotazioni standard (per quanto non codificate) e una qualche forma di definizione normativa (standardizzazione dei contratti, individuazione di determinate fasce temporali per concludere le transazioni, etc.). E sono proprio le compravendite di calciatori che consentono a molte società, come giustamente ha scritto Barabba Terzo, di far quadrare dei bilanci altrimenti in costante rosso.

Tutto ciò avviene da decenni e ormai non provoca più alcuno stupore. Eppure questa realtà presenta delle implicazioni davvero peculiari: immaginiamo, operando un ardito parallelo, di provare a calare dinamiche ormai acquisite per le società di calcio professionistiche nel circoscritto mercato dei produttori di viti metalliche.
A vostro avviso assume una qualche coerenza - sempre proseguendo nel parallelo - immaginare che anche le imprese produttrici di viti in concorrenza tra loro potrebbero dar vita, periodicamente, a vorticosi scambi di beni strumentali (ad esempio macchine per filettare o tagliare o lavorare il metallo), cercando le aziende più liquide di accaparrarsi le migliori macchine utensili dalle aziende meno liquide?
A, ancora, sarebbe per voi coerente riscontrare che, in non rari casi, proprio dalla cessione di beni strumentali alcune imprese realizzerebbero quelle plusvalenze che consentirebbero loro di chiudere il bilancio in utile, in pareggio o anche solo in leggera perdita?
Nel nostro esempio dovremmo riscontrare che le imprese suddette, incapaci di produrre ricchezza attraverso la loro "gestione caratteristica" finirebbero per ricorrere sistematicamente a operazioni straordinarie, tali da generare "proventi non ricorrenti".

Tutto ciò sarebbe ben strano, no?

La prima osservazione che mi viene da fare è la seguente: ma a che titolo - spostandoci nel business del pallone - definire i proventi da operazioni di calciomercato "non ricorrenti" se è vero che compravendite di calciatori vengono concluse da ogni club praticamente ogni esercizio (anzi, anche più volte all'anno visto che le sessioni di mercato sono due: estiva e invernale)?
E così le plusvalenze - per chi incassa più di quanto investe - sono di fatto una costante voce positiva che figura a bilancio.


La sentenza Bosman ha irrimediabilmente modificato lo scenario dei trasferimenti a livello globale, a maggior ragione all'interno della Comunità Europea, ma al contempo i club non sembrano aver sviluppato le contromisure per minimizzare l'impatto positivo che le cessioni 'onerose' hanno sui loro bilanci.

Tutto ciò è paradossale, dal mio soggettivo punto di vista: siamo di fronte a un'industria che genera enormi ricchezze (il fatturato del calcio italiano supera, e non di poco, il miliardo di euro. Ignoro la cifra precisa, prendete il dato come indicazione sommaria e imprecisa) ma che è di fatto legata - almeno per quanto riguarda il 99% dei suoi operatori economici - alla conclusione di operazioni di compravendita che generano proventi non derivanti in alcun modo dall'attività primaria del club.

Su tale situazione si innestano le azioni (non sempre coerenti e spesso assai unfair, anzi) di procuratori, consiglieri, amici e affaristi a vario titolo che costituiscono quelle corti dei miracoli degli entourage della maggioranza dei calciatori. Evidente che strategie dettate dalla massimizzazione dell'interesse del calciatore che è il proprio assistito/sodale/protetto confliggono con quello che è l'interesse delle decine e decine di società calcistiche italiane che sono le attrici di questa industria che continua a prosperare pur scontando parecchi limiti a confronto con altri sistemi europei.

Io ritengo che la soluzione da ricercare è inevitabilmente di sistema, perché solo la ricerca del maggior vantaggio collettivo (che, ovviamente, andrebbe perseguito a scapito degli interessi di un insieme grande o piccolo di soggetti - club, calciatori e procuratori - che non rappresenterebbero però la maggioranza assoluta del sistema calcio) potrà tentare di dare a questo equivoco (in due parole: la conclusione che la stragrande maggioranza delle società di calcio sono incapaci di produrre ricchezza dal loro business primario e sono costrette ad alienare fattori della produzione in un mercato parallelo con l'obiettivo di compensare squilibri gestionali a livello di bilancio) una prima iniziale risposta.

E a dar questa risposta, per come la vedo io, dovranno essere in prima battuta le Federazioni calcistiche (nazionali e internazionali), certamente, ma anche i legislatori, magari di concerto con le autorità di governo del calcio. Il problema non è interno a un settore e non si risolverà dunque con l'autoregolamentazione: è una questione di gestione di un business.
Buon viaggio, caro Piero.

Offline Barabba Terzo

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Re:Keita
« Risposta #64 : Mercoledì 13 Febbraio 2013, 19:51:53 »
Post molto interessante. Mi ha colpito soprattutto l'ultima parte.

In effetti la compravendita di calciatori da un punto di vista industriale e bilancistico (passatemi i termini non del tutto tecnici) presenta una serie di anomalie di non facile inquadramento.
Visto che i club sono ormai, a tutti gli effetti, imprese economiche (almeno sino alla terza serie, ossia la Lega Pro in Italia), i calciatori possono a buon diritto essere assimilati a beni strumentali. Essi sono 'fattori della produzione', per certi versi. Grazie ai calciatori che scendono in campo - così consentendo al club di disputare le competizioni sportive cui è iscritto - le società incassano danaro a diverso titolo (diritti tv, ricavi da biglietteria, proventi commerciali e da merchandising).

Eppure, questi 'beni strumentali' anomali - ma che, similmente ai beni strumentali propriamente detti, sono iscritti a bilancio e contabilizzati ammortizzandone il costo d'acquisizione, quando non pari a zero, nel corso di più esercizi - sono scambiati dalle società in quello che è a tutti gli effetti un vero e proprio mercato, con quotazioni standard (per quanto non codificate) e una qualche forma di definizione normativa (standardizzazione dei contratti, individuazione di determinate fasce temporali per concludere le transazioni, etc.). E sono proprio le compravendite di calciatori che consentono a molte società, come giustamente ha scritto Barabba Terzo, di far quadrare dei bilanci altrimenti in costante rosso.

Tutto ciò avviene da decenni e ormai non provoca più alcuno stupore. Eppure questa realtà presenta delle implicazioni davvero peculiari: immaginiamo, operando un ardito parallelo, di provare a calare dinamiche ormai acquisite per le società di calcio professionistiche nel circoscritto mercato dei produttori di viti metalliche.
A vostro avviso assume una qualche coerenza - sempre proseguendo nel parallelo - immaginare che anche le imprese produttrici di viti in concorrenza tra loro potrebbero dar vita, periodicamente, a vorticosi scambi di beni strumentali (ad esempio macchine per filettare o tagliare o lavorare il metallo), cercando le aziende più liquide di accaparrarsi le migliori macchine utensili dalle aziende meno liquide?
A, ancora, sarebbe per voi coerente riscontrare che, in non rari casi, proprio dalla cessione di beni strumentali alcune imprese realizzerebbero quelle plusvalenze che consentirebbero loro di chiudere il bilancio in utile, in pareggio o anche solo in leggera perdita?
Nel nostro esempio dovremmo riscontrare che le imprese suddette, incapaci di produrre ricchezza attraverso la loro "gestione caratteristica" finirebbero per ricorrere sistematicamente a operazioni straordinarie, tali da generare "proventi non ricorrenti".

Tutto ciò sarebbe ben strano, no?

La prima osservazione che mi viene da fare è la seguente: ma a che titolo - spostandoci nel business del pallone - definire i proventi da operazioni di calciomercato "non ricorrenti" se è vero che compravendite di calciatori vengono concluse da ogni club praticamente ogni esercizio (anzi, anche più volte all'anno visto che le sessioni di mercato sono due: estiva e invernale)?
E così le plusvalenze - per chi incassa più di quanto investe - sono di fatto una costante voce positiva che figura a bilancio.


La sentenza Bosman ha irrimediabilmente modificato lo scenario dei trasferimenti a livello globale, a maggior ragione all'interno della Comunità Europea, ma al contempo i club non sembrano aver sviluppato le contromisure per minimizzare l'impatto positivo che le cessioni 'onerose' hanno sui loro bilanci.

Tutto ciò è paradossale, dal mio soggettivo punto di vista: siamo di fronte a un'industria che genera enormi ricchezze (il fatturato del calcio italiano supera, e non di poco, il miliardo di euro. Ignoro la cifra precisa, prendete il dato come indicazione sommaria e imprecisa) ma che è di fatto legata - almeno per quanto riguarda il 99% dei suoi operatori economici - alla conclusione di operazioni di compravendita che generano proventi non derivanti in alcun modo dall'attività primaria del club.

Su tale situazione si innestano le azioni (non sempre coerenti e spesso assai unfair, anzi) di procuratori, consiglieri, amici e affaristi a vario titolo che costituiscono quelle corti dei miracoli degli entourage della maggioranza dei calciatori. Evidente che strategie dettate dalla massimizzazione dell'interesse del calciatore che è il proprio assistito/sodale/protetto confliggono con quello che è l'interesse delle decine e decine di società calcistiche italiane che sono le attrici di questa industria che continua a prosperare pur scontando parecchi limiti a confronto con altri sistemi europei.

Io ritengo che la soluzione da ricercare è inevitabilmente di sistema, perché solo la ricerca del maggior vantaggio collettivo (che, ovviamente, andrebbe perseguito a scapito degli interessi di un insieme grande o piccolo di soggetti - club, calciatori e procuratori - che non rappresenterebbero però la maggioranza assoluta del sistema calcio) potrà tentare di dare a questo equivoco (in due parole: la conclusione che la stragrande maggioranza delle società di calcio sono incapaci di produrre ricchezza dal loro business primario e sono costrette ad alienare fattori della produzione in un mercato parallelo con l'obiettivo di compensare squilibri gestionali a livello di bilancio) una prima iniziale risposta.

E a dar questa risposta, per come la vedo io, dovranno essere in prima battuta le Federazioni calcistiche (nazionali e internazionali), certamente, ma anche i legislatori, magari di concerto con le autorità di governo del calcio. Il problema non è interno a un settore e non si risolverà dunque con l'autoregolamentazione: è una questione di gestione di un business.

Ottimo, occhio però che dal mio al tuo post mi pare che si sia leggermente disassato il discorso, quando tu parli di società che sono incapaci di produrre ricchezza dal loro business primario e devono ricorrere alla vendita dei loro fattori di produzione cambi totalmente la questione.
Il calcio professionistico non è fatto solo di stadi da decine di migliaia di posti a sedere, di contratti Sky, di merchandising che irradia capillarmente i centri commerciali.
Quella è solo la vetrina finale.
Ma per proporre il prodotto finale in quella vetrina c'è bisogno di una immensa filiera dietro le quinte il cui lavoro e la cui sopravvivenza non sono legati in nessuna maniera a quei benefici specifici della vetrina (ovvero sky, decine di migliaia di biglietti da vendere, felpe magliette cappellini etc).

Per la Lazio o per l'Inter il fattore di produzione ed il prodotto finale non coincidono. Per l'Empoli si.

Il prodotto della Lazio è lo spettacolo che vende ad un corposo numero di aficionados. Il prodotto dell'Empoli o del Lumezzane sono invece i calciatori, la vendita dei biglietti e l'affetto degli aficionados probabilmente non basteranno neanche a pagarsi le spese di gestione del pullman per le trasferte.

La Lazio produce uno spettacolo che può vendere sotto varie forme ad un pubblico molto esteso. L'empoli produce quei calciatori che poi potranno finire in quella vetrina e in quello spettacolo, e questo e solo questo è il suo prodotto.
Se dovessero sopravvivere attraverso la vendita di biglietti magliette e cappellini, tutte le società non militanti in serie A (o per circoscrivere meglio il concetto, diciamo tutte quelle società che non possono contare su bacini di utenza di centinaia di migliaia di persone) avrebbero chiuso i battenti negli anni 30.

Se la Lazio perde a zero Diakité Cavanda e Keita puoi star sicuro che non andrà per stracci, dopo aver ammortizzato il danno (dal punto di vista sportivo) potrà comunque accroccare uno spettacolo da mandare in scena ogni domenica e con cui continuare a far girare il suo ciclo produttivo.
Al Lumezzane, se gli togli i 2/300.000 euro che incassano ogni tot anni col Balotelli di turno, probabilmente gli crei una voragine fuori programma che li manda per stracci.
Questo perché un club così piccolo, oltre a non avere altre entrate, è chiaro che su un calciatore del genere avrà investito tempo, scelte e molti soldi (relativamente alla categoria, certo, per noi magari 70.000 euro di cartellino di un giovane fanno ridere, in altri contesti può darsi che una cifra del genere copra 3/4 del bilancio complessivo).

Noi e le società più grosse di noi non siamo le prime ad essere poste in pericolo da un andazzo del genere, sono le fondamenta povere del calcio a rischiare.
E la soluzione deve essere ovviamente di sistema, anche se mi pare molto complicato riuscire a coniugare gli interessi di tutte 'ste parti in causa in maniera soddisfacente e non contraddittoria.

Non conosco bene gli sport americani ad esempio, ma se non sbaglio lì la compravendita degli atleti funziona diversamente.
Qualcuno ne sa qualcosa in più?

Offline BobLovati

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Re:Keita
« Risposta #65 : Mercoledì 13 Febbraio 2013, 20:02:35 »
da quanto vedo l´abbiamo già perso; peccato   :-X
Laziale, Ducatista e fiumarolo

Siamo noi fortunati ad essere della Lazio, non la Lazio ad avere noi

“LA MOGLIE DI CESARE DEVE NON SOLO ESSERE ONESTA, MA ANCHE SEMBRARE ONESTA.”

superaquila

Re:Keita
« Risposta #66 : Giovedì 14 Febbraio 2013, 01:52:31 »
             Per Felipe Anderson, ad esempio, la proprietà del cartellino NON è solo del Santos ma

             al 50% anche di un fondo, in questo caso inglese.

             Potrebbe essere una soluzione anche da noi, magari con un fondo esterno della stessa Lazio,

             in modo da garantirsi degli utili da una cessione futura e anche per evitare di perdere il cartellino

             a parametro zero.

              Un simile comportamento non giova all' entusiasmo che potrebbe avere un giovane

              quando firma un contratto.      Certamente è un bel rompicapo.

Offline Wasicu

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Re:Keita
« Risposta #67 : Giovedì 14 Febbraio 2013, 04:57:51 »
Vabbe' ma adesso si e' aggiunto un caso Keità che ancora deve giocare
in prima squadra   ??   Ci sara' una forma di contratto firmato che ti risarcisce in
caso di cambio casacca o no   ??....  Ma che siamo la vigna dei fregnoni noi   ??
Lotito di certo fesso non e' .... le pecche di Lotito sono altre,  e di certo non e'
uno che si trova scoperto in certi frangenti ....

zorba

Re:Keita
« Risposta #68 : Lunedì 18 Febbraio 2013, 17:56:56 »
(cittàceleste.it)

ROMA - Quando ormai il torneo di Viareggio si sta inoltrando verso la fase finale si può già parlare di primi verdetti. Verdetti relativi, più che altro, ai talenti che il torneo giovanile ha messo in mostra. Per avere più chiarezza, il talent scout Gennario Ciotola è stato intervistato da calciomercato.com riguardo ai gioctori che lo hanno più impressionato. Tra questi spicca Keita Balde Diao, giovane attaccante della Lazio: "Il giocatore che mi è veramente piaciuto più di tutti è stato Keita della Lazio: attaccante completo, può giocare dapertutto; prima punta, seconda e anche esterno. Calcia di destro e di sinistro. Secondo me, visto l'infortunio di Klose, invece di acquistare Saha si poteva puntare su lui. Diventerà un campione".

 8)

Offline zorba

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Re:Keita
« Risposta #69 : Giovedì 15 Agosto 2013, 11:15:30 »
Un predestinato?!?

Nelle immagini da bimbo, al cospetto del campione conclamato Samuel Eto'o, ai tempi del Barcellona.

[ Link a YouTube non valido ]
Là dove torneranno ad osare le aquile (e dal 26.05.2013, ci siamo andati un pò più vicino!!!!)

Offline zorba

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Re:Keita
« Risposta #70 : Sabato 24 Agosto 2013, 20:03:51 »
Oggi, un 'UP' è d'obbligo!!!!

Ribadisco, F E N O M E N O vero.

 ;D ;D ;D
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Offline BobLovati

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Re:Keita
« Risposta #71 : Sabato 24 Agosto 2013, 20:17:21 »
bisogna vedere quanto pagherà il passaggio dalle giovanili alla serie A; ma questo è un fenomeno.
Vicino a me, oggi a Formello, degli argentini che stanno in Italia per piazzare giocatori ( fanno parte del Boca ); sono rimasti sbalorditi, dicendo che si tratta di uno che deve avere un gran futuro.

In becco all´Aquila, Keita   ;)    :band2:
Laziale, Ducatista e fiumarolo

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Offline fiDelio

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Re:Keita
« Risposta #72 : Sabato 24 Agosto 2013, 20:29:29 »
Sempre andato con i piedi di piombo, però dopo quello che ho visto oggi credo proprio che il ragazzo possa tranquillamente essere buttato nella mischia. Con i dovuti tempi ovviamente, quando il mister lo riterrà più opportuno.

Predestinato.
#Liberate I Laziali

"Ancora date retta a quegli stronzi dei giornalisti?"

"Se un giorno dovessi fare un trapianto di cervello, vorrei quello di un giornalista sportivo. Perché so che non è mai stato usato"

Pomata

Re:Keita
« Risposta #73 : Sabato 24 Agosto 2013, 20:31:57 »
Oggi, un 'UP' è d'obbligo!!!!

Ribadisco, F E N O M E N O vero.

 ;D ;D ;D

Noi di calcio ne capiamo pochissimo e ci diranno che se Petko lo vede tutte le settimane e non lo porta in prima squadra, ci sarà un motivo.

In supercoppa, dopo il primo tempo, tutti e dico tutti dal primo tifoso all'ultimo cronista avevano visto una Lazio spuntata, meno il mister, ma noi de calcio che ne sapemo?

Subito in prima squadra e se son rose fioriranno!

Coraggio Mister!

Offline Wasicu

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Re:Keita
« Risposta #74 : Domenica 25 Agosto 2013, 06:17:47 »
Noi di calcio ne capiamo pochissimo e ci diranno che se Petko lo vede tutte le settimane e non lo porta in prima squadra, ci sarà un motivo.

In supercoppa, dopo il primo tempo, tutti e dico tutti dal primo tifoso all'ultimo cronista avevano visto una Lazio spuntata, meno il mister, ma noi de calcio che ne sapemo?

Subito in prima squadra e se son rose fioriranno!

Coraggio Mister!

Qui non e' una questione di coraggio, (c e' anche quello),  ma e' soprattutto una questione
di come si vedono certe cose miste a inventiva,  che sarebbe ... mancanza di paura che e'
meglio detto secondo me.
Pomata parla di prima squadra per Keità, ma a me RISULTAVA che sta' già dentro l'organico
della prima squadra e se cosi' NON FOSSE, sarebbe davvero un passo indietro molto
GRANDE E IMPORTANTE nello stato delle cose.

QUALCUNO PUO' CONFERMARE SE KEITA' TOUNKARA E ROZZI STANNO IN PRIMA
SQUADRA E SI ALLENANO CON LORO, O SONO TORNATI INDIETRO NELLA PRIMAVERA   ??   

Offline pizzeman

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Re:Keita
« Risposta #75 : Domenica 25 Agosto 2013, 08:49:47 »
Qui non e' una questione di coraggio, (c e' anche quello),  ma e' soprattutto una questione
di come si vedono certe cose miste a inventiva,  che sarebbe ... mancanza di paura che e'
meglio detto secondo me.
Pomata parla di prima squadra per Keità, ma a me RISULTAVA che sta' già dentro l'organico
della prima squadra e se cosi' NON FOSSE, sarebbe davvero un passo indietro molto
GRANDE E IMPORTANTE nello stato delle cose.

QUALCUNO PUO' CONFERMARE SE KEITA' TOUNKARA E ROZZI STANNO IN PRIMA
SQUADRA E SI ALLENANO CON LORO, O SONO TORNATI INDIETRO NELLA PRIMAVERA   ??

tounkara (classe 1996) è tornato in primavera
keita si allena con la prima squadra e gioca anche in primavera (essendo un 95, come crecco e strakosha)
rozzi (classe 1994) si allena con la prima squadra e non gioca
Non il nome dietro, ma il simbolo davanti.

Offline Wasicu

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Re:Keita
« Risposta #76 : Domenica 25 Agosto 2013, 09:24:10 »
tounkara (classe 1996) è tornato in primavera
keita si allena con la prima squadra e gioca anche in primavera (essendo un 95, come crecco e strakosha)
rozzi (classe 1994) si allena con la prima squadra e non gioca

Grazie pizzeman sei stato gentilissimo ad informarci .....
quindi Keità e Rozzi sarebbero sempre disponibili ove non siano stati impiegati
diversamente .... questo in particolare per Keità .... che gioca anche in primavera ... 
 

Boks XV

Re:Keita
« Risposta #77 : Domenica 25 Agosto 2013, 09:39:19 »
continuare a giocare in Primavera, per uno così, è senza senso.
anzi, potrebbe solo accrescere un pericoloso senso di vanagloria.
del resto, se non butti in serie A uno come lui, a 18 anni manco a 16 come Mancini o Rooney, ma a che serve la Primavera?
a fa' la squadra per la Salernitana?  :D

Pomata

Re:Keita
« Risposta #78 : Domenica 25 Agosto 2013, 10:59:16 »
continuare a giocare in Primavera, per uno così, è senza senso.
anzi, potrebbe solo accrescere un pericoloso senso di vanagloria.
del resto, se non butti in serie A uno come lui, a 18 anni manco a 16 come Mancini o Rooney, ma a che serve la Primavera?
a fa' la squadra per la Salernitana?  :D

Concordo, lo si schieri in campo e si vedrà.

Offline Wasicu

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Re:Keita
« Risposta #79 : Domenica 25 Agosto 2013, 11:37:46 »
continuare a giocare in Primavera, per uno così, è senza senso.
anzi, potrebbe solo accrescere un pericoloso senso di vanagloria.
del resto, se non butti in serie A uno come lui, a 18 anni manco a 16 come Mancini o Rooney, ma a che serve la Primavera?
a fa' la squadra per la Salernitana?  :D

Mbe' welcome, lo sto dicendo da qualche mese;  ma credo che la cosa sia
diversa dalla svista .... o dimenticanza o poca osservazione .....
Vedremo in avanti .....