Autore Topic: Crac Italpetroli, guai per la Sensi  (Letto 124190 volte)

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jumpingjackflash

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #460 : Venerdì 6 Agosto 2010, 18:01:14 »
CALCIO: CENTO, SAWIRIS-ROMA? NESSUNA PRECLUSIONE SE RENDE SQUADRA PIU' FORTE Roma, 6 ago. - (Adnkronos) - "Sawiris interessato alla Roma? Non deve esserci alcuna preclusione, l'importante e' che chi viene lo fa per rendere la squadra e la societa' piu' forte, che significa mantenerla ai vertici del calcio italiano ed europeo. Il fatto che ci siano acquirenti stranieri e' un fatto positivo, ma l'importante e' che la trattativa sia la piu' conveniente possibile". Paolo Cento, Presidente del Roma Club Montecitorio, commenta cosi', all'ADNKRONOS, l'interessamento del miliardario egiziano Naguib Sawiris per la Roma. L'imprenditore disposto ad acquistare il club, avrebbe garantito il suo impegno a valorizzare ancor di piu' l'alto potenziale che il club giallorosso ha gia' espresso in questi anni. "L'accelerazione deve andare di pari passo con le garanzie, la Roma non puo' permettersi di cadere in mano a persone che non danno garanzie. Avremmo tutti voluto un ingresso di denaro liquido per la campagna acquisti -aggiunge Cento-, visto che il calciomercato e' dentro alla crisi economica che investe l'Italia. La Roma mi pare comunque esca rafforzata, il problema non e' una settimana prima o dopo, ma un'offerta seria. Poi ci sono i Sensi che sono garanzia per la gestione della societa'". (Riz/Gs/Adnkronos) 06-AGO-10 17:14 NNNN 
io me ricordavo che la strega moriva ed il principe azzurro sposava Biancaneve.


POMATA

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #461 : Venerdì 6 Agosto 2010, 18:13:59 »
Allivano i dollali...

LIDICOLI COME SEMPLE ^-^ ^-^ ^-^

zorba

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #462 : Venerdì 6 Agosto 2010, 19:36:46 »
Ma il fatto di essere il presidente del riomma clubbbbe montecitorio, che autorità particolare darebbe a tal signor Cento che deve mettere bocca su ogni notiziola riguardante il futuro della 'gloriosa' associazione a delinq.... pardon sportiva romana?!?

POMATA

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #463 : Venerdì 6 Agosto 2010, 20:25:28 »
Ma il fatto di essere il presidente del riomma clubbbbe montecitorio, che autorità particolare darebbe a tal signor Cento che deve mettere bocca su ogni notiziola riguardante il futuro della 'gloriosa' associazione a delinq.... pardon sportiva romana?!?

Ma quale sportiva romana, avevi detto bene...

Offline giamma

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Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #464 : Venerdì 6 Agosto 2010, 21:56:46 »
Ma il fatto di essere il presidente del riomma clubbbbe montecitorio, che autorità particolare darebbe a tal signor Cento che deve mettere bocca su ogni notiziola riguardante il futuro della 'gloriosa' associazione a delinq.... pardon sportiva romana?!?
A.S. sta per anonima sòle !
Se le cose non le sai....salle !
Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe. (C. H. Spurgeon)

CiPpi

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #465 : Sabato 7 Agosto 2010, 08:27:20 »
CALCIO: SAWIRIS INTERESSATO ALLA ROMA,...

(Il Fatto Quotidiano 06.08.2010)

MANOVRE CALCISTICHE

ADDAVENÌ ANGELUCCI

Il “re” delle cliniche a un passo dalla Roma. Proteste in città, l’imprenditore pesa rischi e vantaggi
...

CALCIO: ROTSCHILD, SAWIRIS-ROMA? NESSUN CONTATTO MA NOME CI PUO' STARE...

CALCIO: CENTO, SAWIRIS-ROMA? NESSUNA PRECLUSIONE SE RENDE SQUADRA PIU' FORTE...


Minuto 2:50, paro paro  ;)

jumpingjackflash

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #466 : Sabato 7 Agosto 2010, 08:54:40 »
Angelucci proprietario sarebbe la ciliegina sulla merda.

mrmoto

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #467 : Sabato 7 Agosto 2010, 10:00:20 »
Angelucci proprietario sarebbe la ciliegina sulla merda.

beh pure il presidente pizzettaro non sarebbe male, anche se fomenterebbe bei comportamenti razzisti nella nostra curva (sempre se esiste ancora...)

Offline aquilafelyx

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Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #468 : Sabato 7 Agosto 2010, 15:08:25 »
pare che "er faraone" abbia un par de miliardi di bond in scadenza l'anno prossimo,

mica bruscolini, roba d'alta finanza e favori incrociati .
M'illumino di Lulic

Bajo las águilas silenciosas, la inmensidad carece de significado.


Chi ha paura di perdere non merita di vincere

zorba

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #469 : Sabato 7 Agosto 2010, 16:27:34 »
(Il Fatto Quotidiano 07.08.2010)

LE MANI SUL PALLONE

GIALLIROSSI O FARAONI?

Gara di offerte tra egiziani e cinesi per la Roma E i Paperoni stranieri scoprono i club italiani

(di Luca Cardinalini)

Dal “Folza Loma” di ieri, al Faraone di oggi. “Eccaaallà…” è il primo commento dei tifosi romanisti che, da sotto l’ombrellone, assistono inermi a questo Risiko pazzesco in cui si è infilata la vendita della A.S. Roma. La notizia del giorno – fonte l’autorevole Sole 24 Ore – è quella della presunta offerta di 130 milioni di euro, fatta dal potente uomo d’affari egiziano, Naguib Sawiris, proprietario del gruppo Orascom e azionista di controllo di Wind, principale sponsor dei giallorossi. Il tycoon, che pure ha alcuni problemucci qua e là nel suo impero, secondo il quotidiano economico avrebbe anche garantito a Rosella Sensi il mantenimento della presidenza. Alessandro Daffina, amministratore delegato di Rotschild Italia, banca d’affari incaricata di trovare un ricco marito per la società, dichiara: “Non abbiamo contattato e non siamo stati contattati da nessuno. Ma il nome di Sawaris ci può stare”.

SI VA per indiscrezioni. L’offerta del Faraone affiancherebbe quella degli Angelucci, nonché quella di un non meglio specificato gruppo cinese, di cui sempre Il Sole ha scritto ieri, raccontando di un vertice tra dirigenti di Unicredit e l’ambasciatore cinese in persona, che avrebbe chiesto informazioni vista la popolarità del nostro calcio in estremo oriente, e di Totti in particolare. In verità si parla di un possibile interesse “anche per altri asset di Italpetroli”, restando molto prudenti sull’identità fisica dell’acquirente, descritto come “un magnate cinese molto vicino al governo di Pechino”. Di “molto lontani”, d’altronde, ce ne sono pochini. Forse trattasi del colosso China Investment Corporation, lo stesso che starebbe per mettere le mani sul glorioso quanto indebitato Liverpool, sbaragliando la concorrenza della potente famiglia kuwaitiana Al Kharafi e di una cordata guidata da un ex calciatore siriano, tal Yahya Kirdi. Un bel caos, insomma, che però è anche il segno che finalmente il vento della globalizzazione arriva nelle chiuse e paesane stanze dei presidenti italiani. Basta con il cumenda locale che sgancia i quattrini per far divertire i compaesani, rimettendoci spesso delle fortune ma guadagnandoci in visibilità da rivendere su altri tavoli. Come spesso succede, arriviamo ultimi.

IN INGHILTERRA più della metà delle società di Premier League è in mano a patron stranieri. Manchester United e City, Portsmouth, West Ham, Chelsea, Sunderland, Liverpool, Fulham, Aston Villa e altri sono gestiti da statunitensi, irlandesi, russi, lituani, islandesi, sauditi. Il che non significa “ben gestiti”, è chiaro. Finora, da noi, ci sono stati solo tentativi. La Roma ne sa qualcosa. Negli ultimi anni si sono dati come “ormai imminenti” gli acquisti da parte del fondo libico Aabar (cioè Gheddafi) già azionista Unicredit, poi dei misteriosi russi della Nafta Moskva – il sottosegretario Pescante rassicurò: “Mi sono informato, è gente seria” -, con racconti da spy story con protagonisti personaggi come “il miliardario Kerimov”, la trattativa seguita “con discreta vigilanza dal governo italiano”, i possibili ritorni economici “con l’amico Putin” (quello del lettone). Salvo poi veder sfumato l’accordo, come annunciato dal legale del “colosso russo”, Trifirò. E come dimenticare l’avvocato Joseph Tacopina, intermediario di George Soros? Accolto con la sciarpa giallorossa a Fiumicino, annunciò 280 milioni cash più l’acquisto di Drogba. I romanisti poi lessero di una richiesta molto superiore da parte dei Sensi, e Tacopina (Soros) che rilanciò con 400 milioni   di euro prestati da un “amico arabo”. Non se ne fece niente. Come a niente approdarono gli sforzi della cordata svizzero-tedesca composta dal finanziere Flick, Fioranelli e Spadaro, già presidente del Grasshopper...

Nella penisola non andò meglio. L’ex pizzaiolo a Novi Ligure – nei primi anni ‘90 – Rezart Taci, nel frattempo diventato uno degli uomini più ricchi d’Albania, l’anno scorso sbarcò da questa parte dell’Adriatico con l’obiettivo di comprarsi “magari il Milan” o il Bologna, prima di far perdere del tutto le sue tracce. Stessa musica per l’imprenditore texano Tim Barton il quale, sempre lo scorso anno, venne accolto in Puglia come un re. La saga dei Matarrese, presidenti del Bari dal 1200 avanti Cristo, nei desideri dei tifosi doveva essere spezzata dal giovane Tim – un Holden Caufield goloso di burrata, stando alle foto – al punto che qualche giornale locale si azzardò ad invocare “una seconda liberazione da parte degli americani, dopo più di 60 anni”. Sparito. Chi un proprietario straniero ce l’ha avuto veramente è stato il Vicenza, che a cavallo tra il 1997 e il 2003 venne acquistata dalla finanziaria inglese Enic International Ltd, società che opera nell’intrattenimento, all’epoca con quote anche nell’Aek Atene, Tottenham, Basilea, Slavia Praga e Glasgow Rangers. Ha lasciato un buco di 5 milioni di euro.

NELLE SERIE minori, mai troppo indagate, qualcosa si muove. È di pochi giorni fa la notizia che il gruppo dello stilista belga Dirk Bikkembergs, lascia il Fossombrone, società marchigiana che in cinque anni ha portato dall’ultima delle categorie alla Serie D sfiorando addirittura la C2. Con un comunicato la proprietà ha spiegato la rinuncia “avendo raggiunto gli obbiettivi di comunicazione alla base della sponsorizzazione”. L’agenzia delle entrate italiana, che gli contesta un’evasione fiscale pari a 111 milioni di euro, non l’ha presa bene. Eppure, spulciando i giornali locali, la morìa di società avvenuta quest’estate avrebbe solleticato interessi mondiali. Che un principe libico, al secolo Idris al Senoussi, si prenda a cuore le sorti del Teramo o una “grande cordata araba” di quelle del Perugia, fresco iscritto nella serie D, rientra nei casi imponderabili della vita. Oppule è un tlucco.


SAWIRIS Miliardi e guai con i telefonini

Un magnate delle telecomunicazioni, con un patrimonio enorme e alcuni guai giudiziari. Naguib Sawiris, egiziano, 56 anni, è presidente e maggiore azionista di Orascom Telecom, colosso di telefonia mobile e fissa che opera anche nel turismo e nelle costruzioni. Nella classifica del 2008 della rivista Forbes, Sawiris compare tra i 60 uomini più ricchi del mondo con un patrimonio di 12,7 miliardi di dollari. Nel marzo del 2005 Weather Investments, società dell’imprenditore egiziano, ha acquisito da Enel il 65% di Wind, passando poi al 100% nel 2006. Nel febbraio 2008, la Procura di Roma ha iscritto sul registro degli indagati Sawiris, l’amministratore delegato di Enel Fulvio Conti e il mediatore della trattativa, Alessandro Benedetti, con l’accusa di corruzione. Secondo i pm, per acquisire Wind il magnate avrebbe pagato tangenti per almeno 90 milioni di euro, e parte del denaro sarebbe andata a Conti.



jumpingjackflash

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #470 : Sabato 7 Agosto 2010, 17:45:10 »
probabilmente hanno capito che la presidenza della Roma da un tombale "legittimo impedimento" a qualsiasi processo giudiziario. Per fortuna Berlusconi anni fa non lo capì

Offline Stupidik

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Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #471 : Sabato 14 Agosto 2010, 13:12:55 »
Il Menzoniero parla di un interessamento del fondo Clessidra, (immagino si riferiscano al fondo Clessidra Capital Partners II) in cordata anche con Angelini e Unicredit.
La cosa può essere credibile.. Glielo auguro di finire nelle mani di un bel fondo di investimento che investe in società di capitali a rischio.

Offline gazzaladra

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Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #472 : Sabato 14 Agosto 2010, 13:18:45 »
(Il Fatto Quotidiano 07.08.2010)

LE MANI SUL PALLONE

GIALLIROSSI O FARAONI?

Gara di offerte tra egiziani e cinesi per la Roma E i Paperoni stranieri scoprono i club italiani

(di Luca Cardinalini)

Dal “Folza Loma” di ieri, al Faraone di oggi. “Eccaaallà…” è il primo commento dei tifosi romanisti che, da sotto l’ombrellone, assistono inermi a questo Risiko pazzesco in cui si è infilata la vendita della A.S. Roma. La notizia del giorno – fonte l’autorevole Sole 24 Ore – è quella della presunta offerta di 130 milioni di euro, fatta dal potente uomo d’affari egiziano, Naguib Sawiris, proprietario del gruppo Orascom e azionista di controllo di Wind, principale sponsor dei giallorossi. Il tycoon, che pure ha alcuni problemucci qua e là nel suo impero, secondo il quotidiano economico avrebbe anche garantito a Rosella Sensi il mantenimento della presidenza. Alessandro Daffina, amministratore delegato di Rotschild Italia, banca d’affari incaricata di trovare un ricco marito per la società, dichiara: “Non abbiamo contattato e non siamo stati contattati da nessuno. Ma il nome di Sawaris ci può stare”.

SI VA per indiscrezioni. L’offerta del Faraone affiancherebbe quella degli Angelucci, nonché quella di un non meglio specificato gruppo cinese, di cui sempre Il Sole ha scritto ieri, raccontando di un vertice tra dirigenti di Unicredit e l’ambasciatore cinese in persona, che avrebbe chiesto informazioni vista la popolarità del nostro calcio in estremo oriente, e di Totti in particolare. In verità si parla di un possibile interesse “anche per altri asset di Italpetroli”, restando molto prudenti sull’identità fisica dell’acquirente, descritto come “un magnate cinese molto vicino al governo di Pechino”. Di “molto lontani”, d’altronde, ce ne sono pochini. Forse trattasi del colosso China Investment Corporation, lo stesso che starebbe per mettere le mani sul glorioso quanto indebitato Liverpool, sbaragliando la concorrenza della potente famiglia kuwaitiana Al Kharafi e di una cordata guidata da un ex calciatore siriano, tal Yahya Kirdi. Un bel caos, insomma, che però è anche il segno che finalmente il vento della globalizzazione arriva nelle chiuse e paesane stanze dei presidenti italiani. Basta con il cumenda locale che sgancia i quattrini per far divertire i compaesani, rimettendoci spesso delle fortune ma guadagnandoci in visibilità da rivendere su altri tavoli. Come spesso succede, arriviamo ultimi.

IN INGHILTERRA più della metà delle società di Premier League è in mano a patron stranieri. Manchester United e City, Portsmouth, West Ham, Chelsea, Sunderland, Liverpool, Fulham, Aston Villa e altri sono gestiti da statunitensi, irlandesi, russi, lituani, islandesi, sauditi. Il che non significa “ben gestiti”, è chiaro. Finora, da noi, ci sono stati solo tentativi. La Roma ne sa qualcosa. Negli ultimi anni si sono dati come “ormai imminenti” gli acquisti da parte del fondo libico Aabar (cioè Gheddafi) già azionista Unicredit, poi dei misteriosi russi della Nafta Moskva – il sottosegretario Pescante rassicurò: “Mi sono informato, è gente seria” -, con racconti da spy story con protagonisti personaggi come “il miliardario Kerimov”, la trattativa seguita “con discreta vigilanza dal governo italiano”, i possibili ritorni economici “con l’amico Putin” (quello del lettone). Salvo poi veder sfumato l’accordo, come annunciato dal legale del “colosso russo”, Trifirò. E come dimenticare l’avvocato Joseph Tacopina, intermediario di George Soros? Accolto con la sciarpa giallorossa a Fiumicino, annunciò 280 milioni cash più l’acquisto di Drogba. I romanisti poi lessero di una richiesta molto superiore da parte dei Sensi, e Tacopina (Soros) che rilanciò con 400 milioni   di euro prestati da un “amico arabo”. Non se ne fece niente. Come a niente approdarono gli sforzi della cordata svizzero-tedesca composta dal finanziere Flick, Fioranelli e Spadaro, già presidente del Grasshopper...

Nella penisola non andò meglio. L’ex pizzaiolo a Novi Ligure – nei primi anni ‘90 – Rezart Taci, nel frattempo diventato uno degli uomini più ricchi d’Albania, l’anno scorso sbarcò da questa parte dell’Adriatico con l’obiettivo di comprarsi “magari il Milan” o il Bologna, prima di far perdere del tutto le sue tracce. Stessa musica per l’imprenditore texano Tim Barton il quale, sempre lo scorso anno, venne accolto in Puglia come un re. La saga dei Matarrese, presidenti del Bari dal 1200 avanti Cristo, nei desideri dei tifosi doveva essere spezzata dal giovane Tim – un Holden Caufield goloso di burrata, stando alle foto – al punto che qualche giornale locale si azzardò ad invocare “una seconda liberazione da parte degli americani, dopo più di 60 anni”. Sparito. Chi un proprietario straniero ce l’ha avuto veramente è stato il Vicenza, che a cavallo tra il 1997 e il 2003 venne acquistata dalla finanziaria inglese Enic International Ltd, società che opera nell’intrattenimento, all’epoca con quote anche nell’Aek Atene, Tottenham, Basilea, Slavia Praga e Glasgow Rangers. Ha lasciato un buco di 5 milioni di euro.

NELLE SERIE minori, mai troppo indagate, qualcosa si muove. È di pochi giorni fa la notizia che il gruppo dello stilista belga Dirk Bikkembergs, lascia il Fossombrone, società marchigiana che in cinque anni ha portato dall’ultima delle categorie alla Serie D sfiorando addirittura la C2. Con un comunicato la proprietà ha spiegato la rinuncia “avendo raggiunto gli obbiettivi di comunicazione alla base della sponsorizzazione”. L’agenzia delle entrate italiana, che gli contesta un’evasione fiscale pari a 111 milioni di euro, non l’ha presa bene. Eppure, spulciando i giornali locali, la morìa di società avvenuta quest’estate avrebbe solleticato interessi mondiali. Che un principe libico, al secolo Idris al Senoussi, si prenda a cuore le sorti del Teramo o una “grande cordata araba” di quelle del Perugia, fresco iscritto nella serie D, rientra nei casi imponderabili della vita. Oppule è un tlucco.


SAWIRIS Miliardi e guai con i telefonini

Un magnate delle telecomunicazioni, con un patrimonio enorme e alcuni guai giudiziari. Naguib Sawiris, egiziano, 56 anni, è presidente e maggiore azionista di Orascom Telecom, colosso di telefonia mobile e fissa che opera anche nel turismo e nelle costruzioni. Nella classifica del 2008 della rivista Forbes, Sawiris compare tra i 60 uomini più ricchi del mondo con un patrimonio di 12,7 miliardi di dollari. Nel marzo del 2005 Weather Investments, società dell’imprenditore egiziano, ha acquisito da Enel il 65% di Wind, passando poi al 100% nel 2006. Nel febbraio 2008, la Procura di Roma ha iscritto sul registro degli indagati Sawiris, l’amministratore delegato di Enel Fulvio Conti e il mediatore della trattativa, Alessandro Benedetti, con l’accusa di corruzione. Secondo i pm, per acquisire Wind il magnate avrebbe pagato tangenti per almeno 90 milioni di euro, e parte del denaro sarebbe andata a Conti.



me tengo sno stretto, strettissimo, er Sor Claudio.
Non chi comincia...ma colui che persevera.

sfumatura

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #473 : Sabato 14 Agosto 2010, 13:22:33 »
Non vorrei sembrare eccessivamente ottimista, ma credo che in Italia non permettano a stranieri falcotosi di investire nel calcio.
Noi siamo diversi dall'Inghilterra, qui i Presidenti usano le squadre di calcio per interessi extracalcistici, Il presdiente X vende alla squadra Y perchè il suo Presidente Y faccia una favore personale al Presidente X....il gioco del calcio è più un contorno, l'economia italiana la si può intuire seguendo le classifiche della serie A italiana, trovo improbabile che ci sia interesse a che venga un faraone a rovinare questo equilibrio perfetto che regna da anni.

Mi aspetto pertanto una cordata di piccoli  imprenditori in difficoltà con tanta voglia di rilanciarsi nei propri rispettivi settori, o un imprenditore di medio profilo agganciato a qualche politico, ma nulla di eclatante.

Spero di averci preso :)

bak

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #474 : Martedì 21 Settembre 2010, 08:43:42 »
Il fatto che unicredit passi ai libici, come sembra, avrà ripercussioni ? E , se si, in che misura potranno essere negative per le merdesecche 1927 ?

zorba

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #475 : Martedì 21 Settembre 2010, 09:48:27 »
Unicredit, Profumo all’ultimo duello

SCONTRO CON GLI AZIONISTI OGGI IL CDA PER FARLO FUORI

(di Vittorio Malagutti)

Milano
Dopo settimane in trincea tra veleni, polemiche e manovre azionarie, la guerra di logoramento scatenata dai grandi soci di Unicredit contro l’amministratore delegato Alessandro Profumo arriva alla battaglia decisiva. A sorpresa ieri in serata si è appreso che il board dell'istituto è convocato per oggi con all'ordine del giorno la verifica dei rapporti con il top management. Tradotto, significa che gli amministratori potrebbero mettere ai voti la sfiducia al numero uno in sella da quindici anni, il manager che ha gestito la trasformazione del vecchio Credito Italiano in un colosso internazionale.

Una crescita scandita, per citare solo le tappe più importanti, dalla fusione con le casse di Verona e Torino, poi il grande salto oltrefrontiera con la scalata alla tedesca Hvb e infine l'acquisizione di Capitalia-Banca di Roma. In caso di dimissioni di Profumo non è detto, anzi sembra improbabile, che si arrivi già oggi alla designazione di un nuovo capoazienda. Secondo indiscrezioni alcune deleghe potrebbero passare al presidente, il tedesco Dieter Rampl, da settimane in rotta di collisione con l'amministratore delegato. E d'altra parte Profumo può contare su ben quattro vice, l'ultimo dei quali, Federico Ghizzoni, nominato proprio pochi giorni fa. Insomma, l'organigramma sembra nutrito quanto basta (forse anche troppo secondo i critici) per poter gestire un eventuale periodo di transizione. Comunque, come sempre questi casi, si è messo in moto il consueto totonomine. Le voci sui possibili candidati alla successione si concentrano su nomi come Giampiero Auletta Armenise, Fabio Gallia, Claudio Costamagna. Di conferme, però, neppure l'ombra.

PROFUMO del resto è sulla graticola ormai da mesi. Già all'inizio dell'anno la questione della riorganizzazione interna, il cosiddetto bancone, aveva sollevato critiche e perplessità da parte delle fondazioni che temevano di perdere peso con un riassetto che dava un taglio netto ai poteri decisionali delle controllate sul territorio (Torino, Verona, Bologna, Palermo). Poi è esplosa la questione degli azionisti libici, passati dal 4,6 per cento di fine 2009 al 7,5 per cento di questi giorni. Una quota che si aggiunge al 4,9 del fondo di Abu Dhabi, spuntato a giugno nel libro soci. La doppia novità ha finito per alimentare i sospetti nei confronti dell'amministratore delegato. L'arrivo in forze degli investitori arabi è sembrato a molti osservatori un tentativo di Profumo di trovare nuove stampelle al suo potere declinante. Nessuna dichiarazione ufficiale, ma a dar voce alla delusione di alcuni soci si è mossa la politica, con le uscite a ripetizione del sindaco di Verona Flavio Tosi contro la scalata di Gheddafi & co. Queste però sono questioni di contorno, problemi ingigantiti a livello mediatico con l'obiettivo di creare tensione intorno ai vertici della banca.

Per uscire dal gran polverone di questi giorni sul destino di Unicredit e di Profumo, conviene piuttosto partire da un dato. Un numero che la dice lunga sullo stato delle cose nella più grande, nella più internazionale delle banche italiane. Ebbene, conti alla mano, il secondo trimestre di quest'anno, quello che va da fine marzo a fine giugno, ha dato i risultati più deludenti da molto tempo a questa parte. Neppure nella seconda metà del 2008, nel pieno dell'uragano delle Borse, l'utile di Unicredit era sceso così in basso. Solo 262 milioni di profitti, contro i 691 milioni dell'ultimo trimestre di due anni fa, quando, bene o male, il bilancio venne salvato da massicci proventi fiscali. Allora non è solo questione di Gheddafi e della miniscalata libica nel capitale dell'istituto. E anche la riorganizzazione interna lascia il tempo che trova. I grandi azionisti, le fondazioni di Verona e Torino, adesso più che mai temono di ritrovarsi con un pugno di mosche. Proprio loro che nei mesi scorsi hanno a più riprese aperto il portafoglio per sostenere il rilancio della banca e la poltrona dell'amministratore delegato. Se Unicredit si sgonfia, se in Borsa il titolo non recupera, se i dividendi non arrivano, per i soci forti sono guai seri.

IL 60 PER CENTO circa dell'attivo della Fondazione Cariverona, di poco superiore ai 5 miliardi di euro, è investito in titoli della banca di Profumo. Quest'anno la partecipazione ha fruttato un dividendo di soli 3 centesimi per azione. Una trentina di milioni sugli oltre 3 miliardi che rappresentano il valore della quota di Unicredit (4,9 per cento) nel bilancio dell'ente veronese. L’anno scorso al posto del dividendo vennero distribuite azioni gratis ai soci. E proprio vendendo sul mercato questi titoli la fondazione scaligera è riuscita a salvare il conto economico. Nel 2010 però sarà difficile ripetere la manovra. E anche in Piemonte, dove il potente Fabrizio Palenzona (vicepresidente di Unicredit) tira le fila della Fondazione Cassa di Torino (Crt), guardano al futuro prossimo con una certa preoccupazione. In gioco ci sono quasi 900 milioni, e cioè un quarto circa degli investimenti complessivi dell'istituzione torinese che di recente ha investito pesantemente su Generali, anche qui senza grandi soddisfazioni in Borsa. Come dire che ormai non c’è più tempo da perdere. Si comincia dal ribaltone in Unicredit.

Offline Whistle

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Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #476 : Martedì 21 Settembre 2010, 09:53:03 »
CALCIO: CENTO, SAWIRIS-ROMA? NESSUNA PRECLUSIONE SE RENDE SQUADRA PIU' FORTE Roma, 6 ago. - (Adnkronos) - "Sawiris interessato alla Roma? Non deve esserci alcuna preclusione, l'importante e' che chi viene lo fa per rendere la squadra e la societa' piu' forte, che significa mantenerla ai vertici del calcio italiano ed europeo. Il fatto che ci siano acquirenti stranieri e' un fatto positivo, ma l'importante e' che la trattativa sia la piu' conveniente possibile". Paolo Cento, Presidente del Roma Club Montecitorio, commenta cosi', all'ADNKRONOS, l'interessamento del miliardario egiziano Naguib Sawiris per la Roma. L'imprenditore disposto ad acquistare il club, avrebbe garantito il suo impegno a valorizzare ancor di piu' l'alto potenziale che il club giallorosso ha gia' espresso in questi anni. "L'accelerazione deve andare di pari passo con le garanzie, la Roma non puo' permettersi di cadere in mano a persone che non danno garanzie. Avremmo tutti voluto un ingresso di denaro liquido per la campagna acquisti -aggiunge Cento-, visto che il calciomercato e' dentro alla crisi economica che investe l'Italia. La Roma mi pare comunque esca rafforzata, il problema non e' una settimana prima o dopo, ma un'offerta seria. Poi ci sono i Sensi che sono garanzia per la gestione della societa'". (Riz/Gs/Adnkronos) 06-AGO-10 17:14 NNNN

Vertici di che?
A one hundred, ma di che stai parlando?

:asrm:

TD

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #477 : Martedì 21 Settembre 2010, 10:52:55 »
Fisk, era agosto, faceva caldo, erano stati campioni d'Italia per un quarto d'ora :lol:

Offline surg

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Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #478 : Martedì 21 Settembre 2010, 12:39:44 »
Il fatto che unicredit passi ai libici, come sembra, avrà ripercussioni ? E , se si, in che misura potranno essere negative per le merdesecche 1927 ?

Dovranno tesserare il figlio di Gheddafi

jumpingjackflash

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #479 : Martedì 21 Settembre 2010, 16:42:00 »
Profumo si è dimesso. Non so se e quali conseguenze ci saranno per i nostri merdosi cugginetti

http://www.corriere.it/economia/10_settembre_21/unicredit-profumo-dimissioni_bbc131a4-c56f-11df-b273-00144f02aabe.shtml