Autore Topic: Crac Italpetroli, guai per la Sensi  (Letto 126334 volte)

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Offline franz_kappa

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Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #100 : Lunedì 7 Giugno 2010, 13:20:04 »
spero in un ciarrapico che se li compri all'asta, ma temo il peggio
Lo sostengo e l'ho sostenuto per anni su una comunità che non esiste più.

Se la xxxx viene sfilata ai sensy e accompagnata in mani altrui ci potrebbe arrivare bella pulita, con pochi debiti.
Sempre che il loro bilancio che mi capita di commentare superficialmente sia vero e fotografi l'esatta situazione del club. Ma non abbiamo elementi per asserire il contrario, d'altronde. E almeno partire dai dati di bilancio ci consente di stabilire una discussione basata su elementi fattuali. Opinabili, da verificare quanto si vuole ma almeno oggettivi. Dal bilancio della xxxx si deve dunque partire senza se e senza ma. Poi, come ovvio, si può ragionare se quei dati sono veri, verosimili o poco credibili, ovviamente sostanziando le proprie obiezioni rispetto ai numeri ufficiali con elementi fattuali e non con le chiacchiere, le sensazioni, i rumor delle aradio sugli stipendi in ritardo o affermazioni del genere.

Piuttosto, il dubbio è: perché investire una somma colossale nel calcio, attività che direttamente rende poco o nulla e produce rogne infinite? Per le ricadute indirette in termini di notorietà, pubblicità e relazioni, dice qualcuno. Possibile, ma potrebbe non bastare a ingolosire un potenziale nuovo proprietario. Ci potrebbe essere dell'altro, secondo me.

Ragionavo negli ultimi giorni su uno scenario di pura fantasia. Lo riassumo per punti:
- Abbiamo un club con importanti costi di gestione - a partire dai costi per il personale - che potrebbe finire a una banca, necessitata per rientrare a venderlo a cifre assai elevate, tali da allontanare piccoli imprenditori locali di medio cabotaggio
- La banca non ha alcun interesse a tenersi il club. Anzi, deve disfarsene al più presto per rientrare dei capitali prestati agli ex azionisti di maggioranza del club suddetto.
- Se la banca chiede 250 milioni è difficile che trovi qualcuno cui vendere il club 'e basta', anche perché qualcuno che abbia una tale liquidità da investire non è facile da individuare, al momento.
- La banca, tuttavia, di mestiere fa una cosa, detto in due parole: raccoglie e presta soldi, lucrando sulla differenza tra i tassi garantiti e richiesti per le due operazioni.
- La banca, quindi, individuato il soggetto giusto, i soldi per effettuare l'operazione glieli potrebbe anche prestare. Non tutto ma in buona parte. In questo modo una sofferenza per la banca verrebbe sostituita dalla stessa con un nuovo impiego garantito a un debitore più solido. Non male, no?  ;)
- A chi prestare i soldi? Direi a uno che abbia un patrimonio tangibile che garantisca il creditore-banca. Vanno bene gli immobili? Direi di sì.
- Che vantaggio potrebbe avere l'immobiliarista-costruttore nel prendersi il club in parte a debito? In fondo, il costo del debito se lo dovrebbe accollare lui e non sarebbe facile, poi, 'estrarre' valore dal club di calcio. Ma qui potrebbe entrare in scena la politica.
- A un ipotetico tavolo dove verranno decise le modalità di cessione della xxxx a questo punto si potrebbe aggiungere uno o più rappresentanti della politica locale e forse anche nazionale. Che potrebbero svolgere una parallela opera di convincimento del soggetto potenzialmente individuato per rilevare il club.
- Chi fa i soldi realizzando gli immobili, si sa, è attaccato come un avido poppante alle mammelle della politica. Che orienta la politica urbanistica e, in definitiva, gestisce il territorio. In tal senso all'acquirente designato potrebbero essere fornite le più ampie garanzie.
- Prendersi un club di calcio, peraltro, ci sta 'a ciccio di sellero' in questi discorsi, visto che da anni si parla di dotare i club di strutture polifunzonali che consentano agli stessi di patrimonializzarsi.

Ecco dunque che il cerchio si chiude. Riassumo dall'inizio

1) la banca si deve disfare del club in blocco, visto che non le conviene venderlo a pezzi (ci guadagnerebbe meno e incontrerebbe problemi reputazionali e di immagine);
2) è disposta a prestare parte dei soldi necessari per rilevare il club a un soggetto terzo, purché patrimonialmente solido;
3) la banca individua il soggetto e per vincerne le legittime ritrosie evoca la politica e gli amministratori, di colore quasi uniforme nel governo nazionale e nei governi locali, peraltro;
4) la politica entra in gioco e fornisce le opportune garanzie al potenziale acquirente, promettendo benevolenza nelle future partite urbanistiche della capitale, a partire dal progetto di un nuovo stadio cui far sorgere accanto, manco a dirlo...  ::), un ennesimo nuovo quartiere;
5) il potenziale acquirente del club si fa due conti e realizza che gestire il club sarà una rogna, ma le ricadute sul suo business non saranno di poco conto e potrà sempre, nel medio termine, uscire dall'operazione con una colossale plusvalenza, rivendendo il 100% club con 'in pancia' anche lo stadio e annesse strutture sportive, ricreative, commerciali, alberghiere e forse un po' di residenziale di proprietà del club;
6) il club passa da un soggetto straindebitato a un soggetto assai più solido;
7) l'operazione fa girare parecchi soldi e le briciole se li prendono i medi locali, mobilitati per 'vestire' l'operazione e farla accettare come l'unico metodo per rilanciare le sorti sportive del club
8 ) tutti sono contenti e tutti, a diverso titolo, trovano occasioni per lucrare sulla transizione
9) la xxxx ne esce sostanzialmente pulita come una verginella, senza debiti e pronta a rilanciare il proprio progetto tecnico, magari dismettendo alcuni contratti troppo onerosi (che una nuova proprietà non avrebbe alcun obbligo di garantire) e vivendo in autofinanziamento delle ricche risorse che garantiranno annualmente i nuovi diritti tv (complessivamente superiori agli attuali)

Ma questa è solo opera di fantasia, sia chiaro. Una provocazione intellettuale e nulla più...
Buon viaggio, caro Piero.

Offline AlonZo

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Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #101 : Lunedì 7 Giugno 2010, 13:25:16 »
Ciao a tutti.

Credo che entrerà una cordata, composta da vari imprenditori con interessi eterogenei e che sperano di "speculare" attraverso la rioma.

stadio - appalti vari - pulizie - pubblicità - politica

La banca rientra di parte del credito, e i signorotti investendo "non troppo" sperano di guadagnarci per vie traverse.

Offline cartesio

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Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #102 : Lunedì 7 Giugno 2010, 13:32:38 »
9) la xxxx ne esce sostanzialmente pulita come una verginella, senza debiti e pronta a rilanciare il proprio progetto tecnico, magari dismettendo alcuni contratti troppo onerosi (che una nuova proprietà non avrebbe alcun obbligo di garantire)

Perché un vecchio contratto non dovrebbe essere onorato da una nuova società?

La Lazio sta ancora pagando l'ingaggio di Inzaghi, fatto da Cragnotti.
e ffforza lazzzio

Ai nostri giorni si può scegliere la propria religione, Hadouch, ma non la propria tribù. D. Pennac, La Prosivendola.

jumpingjackflash

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #103 : Lunedì 7 Giugno 2010, 14:07:35 »
Lo sostengo e l'ho sostenuto per anni su una comunità che non esiste più.

Se la xxxx viene sfilata ai sensy e accompagnata in mani altrui ci potrebbe arrivare bella pulita, con pochi debiti.
Sempre che il loro bilancio che mi capita di commentare superficialmente sia vero e fotografi l'esatta situazione del club. Ma non abbiamo elementi per asserire il contrario, d'altronde. E almeno partire dai dati di bilancio ci consente di stabilire una discussione basata su elementi fattuali. Opinabili, da verificare quanto si vuole ma almeno oggettivi. Dal bilancio della xxxx si deve dunque partire senza se e senza ma. Poi, come ovvio, si può ragionare se quei dati sono veri, verosimili o poco credibili, ovviamente sostanziando le proprie obiezioni rispetto ai numeri ufficiali con elementi fattuali e non con le chiacchiere, le sensazioni, i rumor delle aradio sugli stipendi in ritardo o affermazioni del genere.

Piuttosto, il dubbio è: perché investire una somma colossale nel calcio, attività che direttamente rende poco o nulla e produce rogne infinite? Per le ricadute indirette in termini di notorietà, pubblicità e relazioni, dice qualcuno. Possibile, ma potrebbe non bastare a ingolosire un potenziale nuovo proprietario. Ci potrebbe essere dell'altro, secondo me.

Ragionavo negli ultimi giorni su uno scenario di pura fantasia. Lo riassumo per punti:
- Abbiamo un club con importanti costi di gestione - a partire dai costi per il personale - che potrebbe finire a una banca, necessitata per rientrare a venderlo a cifre assai elevate, tali da allontanare piccoli imprenditori locali di medio cabotaggio
- La banca non ha alcun interesse a tenersi il club. Anzi, deve disfarsene al più presto per rientrare dei capitali prestati agli ex azionisti di maggioranza del club suddetto.
- Se la banca chiede 250 milioni è difficile che trovi qualcuno cui vendere il club 'e basta', anche perché qualcuno che abbia una tale liquidità da investire non è facile da individuare, al momento.
- La banca, tuttavia, di mestiere fa una cosa, detto in due parole: raccoglie e presta soldi, lucrando sulla differenza tra i tassi garantiti e richiesti per le due operazioni.
- La banca, quindi, individuato il soggetto giusto, i soldi per effettuare l'operazione glieli potrebbe anche prestare. Non tutto ma in buona parte. In questo modo una sofferenza per la banca verrebbe sostituita dalla stessa con un nuovo impiego garantito a un debitore più solido. Non male, no?  ;)
- A chi prestare i soldi? Direi a uno che abbia un patrimonio tangibile che garantisca il creditore-banca. Vanno bene gli immobili? Direi di sì.
- Che vantaggio potrebbe avere l'immobiliarista-costruttore nel prendersi il club in parte a debito? In fondo, il costo del debito se lo dovrebbe accollare lui e non sarebbe facile, poi, 'estrarre' valore dal club di calcio. Ma qui potrebbe entrare in scena la politica.
- A un ipotetico tavolo dove verranno decise le modalità di cessione della xxxx a questo punto si potrebbe aggiungere uno o più rappresentanti della politica locale e forse anche nazionale. Che potrebbero svolgere una parallela opera di convincimento del soggetto potenzialmente individuato per rilevare il club.
- Chi fa i soldi realizzando gli immobili, si sa, è attaccato come un avido poppante alle mammelle della politica. Che orienta la politica urbanistica e, in definitiva, gestisce il territorio. In tal senso all'acquirente designato potrebbero essere fornite le più ampie garanzie.
- Prendersi un club di calcio, peraltro, ci sta 'a ciccio di sellero' in questi discorsi, visto che da anni si parla di dotare i club di strutture polifunzonali che consentano agli stessi di patrimonializzarsi.

Ecco dunque che il cerchio si chiude. Riassumo dall'inizio

1) la banca si deve disfare del club in blocco, visto che non le conviene venderlo a pezzi (ci guadagnerebbe meno e incontrerebbe problemi reputazionali e di immagine);
2) è disposta a prestare parte dei soldi necessari per rilevare il club a un soggetto terzo, purché patrimonialmente solido;
3) la banca individua il soggetto e per vincerne le legittime ritrosie evoca la politica e gli amministratori, di colore quasi uniforme nel governo nazionale e nei governi locali, peraltro;
4) la politica entra in gioco e fornisce le opportune garanzie al potenziale acquirente, promettendo benevolenza nelle future partite urbanistiche della capitale, a partire dal progetto di un nuovo stadio cui far sorgere accanto, manco a dirlo...  ::), un ennesimo nuovo quartiere;
5) il potenziale acquirente del club si fa due conti e realizza che gestire il club sarà una rogna, ma le ricadute sul suo business non saranno di poco conto e potrà sempre, nel medio termine, uscire dall'operazione con una colossale plusvalenza, rivendendo il 100% club con 'in pancia' anche lo stadio e annesse strutture sportive, ricreative, commerciali, alberghiere e forse un po' di residenziale di proprietà del club;
6) il club passa da un soggetto straindebitato a un soggetto assai più solido;
7) l'operazione fa girare parecchi soldi e le briciole se li prendono i medi locali, mobilitati per 'vestire' l'operazione e farla accettare come l'unico metodo per rilanciare le sorti sportive del club
8 ) tutti sono contenti e tutti, a diverso titolo, trovano occasioni per lucrare sulla transizione
9) la xxxx ne esce sostanzialmente pulita come una verginella, senza debiti e pronta a rilanciare il proprio progetto tecnico, magari dismettendo alcuni contratti troppo onerosi (che una nuova proprietà non avrebbe alcun obbligo di garantire) e vivendo in autofinanziamento delle ricche risorse che garantiranno annualmente i nuovi diritti tv (complessivamente superiori agli attuali)

Ma questa è solo opera di fantasia, sia chiaro. Una provocazione intellettuale e nulla più...
Franz, lo scenario che disegni si avvicina molto a quello che ho immaginato io.

L'unica cosa che non mi torna è che Unicredit è ormai di fatto la banca della Lega, e vedergli salvare romaladrona, non credo che sarebbe digerito molto bene.

comunque le nostre sono mere ipotesi, attualmente non c'è nulla ne in un senso ne nell'altro.


zorba

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #104 : Lunedì 7 Giugno 2010, 14:11:15 »
Ciao a tutti.

Credo che entrerà una cordata, composta da vari imprenditori con interessi eterogenei e che sperano di "speculare" attraverso la rioma.

stadio - appalti vari - pulizie - pubblicità - politica

La banca rientra di parte del credito, e i signorotti investendo "non troppo" sperano di guadagnarci per vie traverse.

OT
Ciao Alonzo, e ben ritrovato pure deqqquà.

E così adesso sono il 'penultimo'.........  :P :P :P :P
Fine OT

Per quanto riguarda il tema in discussione, che si sa del progetto di azionariato popolare di cui si parlava qualche tempo fa e quali possibilità avrebbe concretamente di intervenire nella querelle Unicredit - Italpetroli (asriommma)?!?

TD

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #105 : Lunedì 7 Giugno 2010, 14:20:41 »
Ciao a tutti.

Credo che entrerà una cordata, composta da vari imprenditori con interessi eterogenei e che sperano di "speculare" attraverso la rioma.

stadio - appalti vari - pulizie - pubblicità - politica

La banca rientra di parte del credito, e i signorotti investendo "non troppo" sperano di guadagnarci per vie traverse.

magara

Offline franz_kappa

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Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #106 : Lunedì 7 Giugno 2010, 14:37:52 »
Perché un vecchio contratto non dovrebbe essere onorato da una nuova società?
La Lazio sta ancora pagando l'ingaggio di Inzaghi, fatto da Cragnotti.
Mi sono espresso male. Intendevo questo quando ho scritto "magari dismettendo alcuni contratti troppo onerosi (che una nuova proprietà non avrebbe alcun obbligo di garantire)": una nuova proprietà, che non avrebbe alcun vincolo anche 'morale' con totti e gli altri giocatori della xxxx cui l'attuale presidenza ha proposto contratti assai onerosi, potrebbe tentare di disfarsi di quei contratti, cercando in qualche modo di 'incentivare' i giocatori ad andarsene.
Poi, è ovvio, uno che guadagna 5 milioni netti all'anno non lo schiodi neanche con le cannonate.
Ma scatendando le bocche di fuoco della propaganda l'ambiente potrebbe essere reso insopportabile per chiunque. O no?
Buon viaggio, caro Piero.

Offline franz_kappa

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Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #107 : Lunedì 7 Giugno 2010, 14:39:04 »
Per quanto riguarda il tema in discussione, che si sa del progetto di azionariato popolare di cui si parlava qualche tempo fa e quali possibilità avrebbe concretamente di intervenire nella querelle Unicredit - Italpetroli (asriommma)?!?
Guarda, ho più probabilità di inserirmi io, con profitto per me medesimo, nella potenziale querelle tra angelina jolie e brad pitt.  ;D
Buon viaggio, caro Piero.

andujo

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #108 : Lunedì 7 Giugno 2010, 15:32:30 »

- La banca non ha alcun interesse a tenersi il club. Anzi, deve disfarsene al più presto per rientrare dei capitali prestati agli ex azionisti di maggioranza del club suddetto.
...
- La banca, quindi, individuato il soggetto giusto, i soldi per effettuare l'operazione glieli potrebbe anche prestare. Non tutto ma in buona parte. In questo modo una sofferenza per la banca verrebbe sostituita dalla stessa con un nuovo


Secondo me, e con tutto il rispetto, su Unicredit e MPS non avete le idee molto chiare, da quali siano le architetture istituzionali che ne reggono i cordoni, a quali siano gli obiettivi e le priorità.

Fino a qualche anno fa, Unicredit stava alla finanza di stato come il TG1 stava alla politica: vinceva il centrosx, appoggiava Prodi ed amici, vinceva il centrodx, idem con patate rispetto a Tremonti.

In questo quadro, l'incorporamento prima e poi via via tutte le decisioni di Profumo & co. fino all'ultima, quella di far confluire tutte le 26 banche e società controllate del gruppo all'interno di un'unica società (se si esclude una ben nota società di recupero del credito, che ha avuto l'onore -o l'inculata, ai posteri l'ardua sentenza- di non essere fusa all'interno di Unicredit), hanno sancito un graduale allontanamento di Unicredit dalla politica.

Questo, non per dire, caro JFF, che Unicredit sia ora della Lega: ma semplicemente che, per sopravvivere, Unicredit sta svincolandosi dalla politica (quando la cosa ha cominciato a significare più soldi in uscita che in entrata), e che hanno deciso (per quanto da incompetenti cronici) di affrontare il mercato.

Il mercato significa, ve la faccio breve, che se il CdA non rientra dei soldi della asmerda, non io, che pure ho qualche azione di Unicredit, ma l'intero Azionariato (da cariverona a mediobanca, da allianz ai libici, fino al 70% circa di flottante) si cinge il pene di fil di ferro, prima di inchiappettarseli A SANGUE.

E siccome a Profumo l'idea non piace, lui per primo sta silenziosamente stringendo il nodo scorsoio attorno alla graziosa Rozzella.

Se Unicredit era il TG1, l'MPS era il TG3.

Anche qui, il passato è (quasi) d'obbligo: al MPS manca un pochettino perchè venga smantellato e con i pezzi ci si giochi a rubamazzetto. Se MPS vuol sopravvivvere (e sono certo che i suoi principali referenti politici coltivino questo disperato desiderio: disperato, perchè la cosa potrebbe già da ora esser troppo tardi), l'ultima preoccupazione è quella di lasciare andare via 100 milioni di euro per far un regalo alla magggica.

Prestare soldi a chi investe nel calcio? Ecco questa si che è una battuta: provate ad andare in banca e dite che volete un prestito per giocare ai cavalli. Avete più possibilità di ottenerlo che non se dite che volete acquistare la asmerda, o per quel che ne so, il real madrid o il manchester united.

A meno che, ovvio, non diate garanzie sufficienti: che è come dire: si certo, mi ipoteco casa per andare a giocare ai cavalli.

Manco Mandrake arriverebbe a tanto...

Tutto questo per dire: la asmerda sta nella merda, ragazzi. E la merda si scansa, ovvio...

Io non so cosa si possano inventare: magari la società riomma è sana e la italpetroli no, ma è ovvio che io banca prima metto al sicuro gli assett (la asriomma), poi mi inchiappetto la debitrice (italpetroli), ed infine prego tutto il pantheon di trovare qualche sciagurato che mi faccia rientrare del credito.

Ma senza che mi chieda neanche un euro di prestito a tal riguardo.

Il che, come ben dice FK, di questi tempi non è banale...  :D

Offline aquilafelyx

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Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #109 : Lunedì 7 Giugno 2010, 15:33:34 »
aggiungo un altro elemento al "puzzle" :)

Unicredit è sponsor della Champions League, chissà come la prenderanno (evitare battute, please! in Europa se la gestione sarà diretta od indiretta?
M'illumino di Lulic

Bajo las águilas silenciosas, la inmensidad carece de significado.


Chi ha paura di perdere non merita di vincere

Trippanera

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #110 : Lunedì 7 Giugno 2010, 15:47:15 »
Secondo me, e con tutto il rispetto, su Unicredit e MPS non avete le idee molto chiare, da quali siano le architetture istituzionali che ne reggono i cordoni, a quali siano gli obiettivi e le priorità.

Fino a qualche anno fa, Unicredit stava alla finanza di stato come il TG1 stava alla politica: vinceva il centrosx, appoggiava Prodi ed amici, vinceva il centrodx, idem con patate rispetto a Tremonti.

In questo quadro, l'incorporamento prima e poi via via tutte le decisioni di Profumo & co. fino all'ultima, quella di far confluire tutte le 26 banche e società controllate del gruppo all'interno di un'unica società (se si esclude una ben nota società di recupero del credito, che ha avuto l'onore -o l'inculata, ai posteri l'ardua sentenza- di non essere fusa all'interno di Unicredit), hanno sancito un graduale allontanamento di Unicredit dalla politica.

Questo, non per dire, caro JFF, che Unicredit sia ora della Lega: ma semplicemente che, per sopravvivere, Unicredit sta svincolandosi dalla politica (quando la cosa ha cominciato a significare più soldi in uscita che in entrata), e che hanno deciso (per quanto da incompetenti cronici) di affrontare il mercato.

Il mercato significa, ve la faccio breve, che se il CdA non rientra dei soldi della asmerda, non io, che pure ho qualche azione di Unicredit, ma l'intero Azionariato (da cariverona a mediobanca, da allianz ai libici, fino al 70% circa di flottante) si cinge il pene di fil di ferro, prima di inchiappettarseli A SANGUE.

E siccome a Profumo l'idea non piace, lui per primo sta silenziosamente stringendo il nodo scorsoio attorno alla graziosa Rozzella.

Se Unicredit era il TG1, l'MPS era il TG3.

Anche qui, il passato è (quasi) d'obbligo: al MPS manca un pochettino perchè venga smantellato e con i pezzi ci si giochi a rubamazzetto. Se MPS vuol sopravvivvere (e sono certo che i suoi principali referenti politici coltivino questo disperato desiderio: disperato, perchè la cosa potrebbe già da ora esser troppo tardi), l'ultima preoccupazione è quella di lasciare andare via 100 milioni di euro per far un regalo alla magggica.

Prestare soldi a chi investe nel calcio? Ecco questa si che è una battuta: provate ad andare in banca e dite che volete un prestito per giocare ai cavalli. Avete più possibilità di ottenerlo che non se dite che volete acquistare la asmerda, o per quel che ne so, il real madrid o il manchester united.

A meno che, ovvio, non diate garanzie sufficienti: che è come dire: si certo, mi ipoteco casa per andare a giocare ai cavalli.

Manco Mandrake arriverebbe a tanto...

Tutto questo per dire: la asmerda sta nella merda, ragazzi. E la merda si scansa, ovvio...

Io non so cosa si possano inventare: magari la società riomma è sana e la italpetroli no, ma è ovvio che io banca prima metto al sicuro gli assett (la asriomma), poi mi inchiappetto la debitrice (italpetroli), ed infine prego tutto il pantheon di trovare qualche sciagurato che mi faccia rientrare del credito.

Ma senza che mi chieda neanche un euro di prestito a tal riguardo.

Il che, come ben dice FK, di questi tempi non è banale...  :D


Mi sei piaciuto un casino.

andujo

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #111 : Lunedì 7 Giugno 2010, 19:01:01 »
Ops, per la precisione, mi faceva notare mia moglie (e' lei la "responsabile settore finanze" di casa) che ho detto una inesattezza ed ho inconsapevolmente rivelato una comunicazione ritenuta confidenziale e riservata agli azionisti.

L'inesattezza e' che le 26 societa' e banche sono tutte quelle del gruppo la cui attivita' e' bancaria, finanziaria, di cartolarizzazione e di recupero del credito: non sono TUTTE le societa' del gruppo (per esempio le societa' informatiche sono escluse!), ma solo quelle, cosi' ha spiegato in termini brutali a questo vecchio marito rincojonito, i cui dipendenti hanno il contratto bancario.

La comunicazione confidenziale e' che vengono tutte convogliate in una spa (esistente!)... accidenti, che segreto...

vabbe', insomma, non cambia un'amazzonia, daje...

Offline aaronwinter

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Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #112 : Martedì 8 Giugno 2010, 10:31:18 »
Interessante il post di Andujo.

E mi sembra che, in essenza, al di là della variabile prestito si / prestito no, si tenga bene con il “temere il peggio” esternato da Franz.
Ed esplicitando: niente prestito, vorrebbe dire (ditemi se mi sbaglio) che solo chi ha ottime liquidità può acquistare.

Il che restringerebbe il campo degli acquirenti ai tycoon, ed escluderebbe i pezzenti.
Con la politique politicienne a fare da catalizzatore per i motivi e meccanismi che ben conosciamo e malsopportiamo.

Per questo - e mille altri motivi - ho sempre tifato per la Sensi.
Roma boccheggiante in mani deboli, e indebolimento progressivo.

L'esproprio poco proletario a mio avviso sarebbe per noi comunque un rischio, e non a caso moltidellà tifano per tale esproprio.

Ma io di soldi non ho mai capito un granché. E speriamo di non averci capito neanche stavolta.
Damose da fa (remix di aaronwinter)
Damose da fa' (feat. Disabitato)

jumpingjackflash

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #113 : Martedì 8 Giugno 2010, 10:46:03 »
per quanto riguarda l'interessamento della Lega per Unicredit, non è che sono io a pensarlo bensì diversi osservatori economici e politici.

da quello che ho capito le Fondazioni bancarie del Nord, che sono una parte importantissima della governance di Unicredit sarebbero legate a doppio filo alla lega nord.

metto il primo link  che ho trovato sull'argomento ma ce ne sono diversi.
http://iltempo.ilsole24ore.com/economia/2010/03/31/1143450-unicredit_profumo_lega.shtml


andujo

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #114 : Martedì 8 Giugno 2010, 11:11:22 »
per quanto riguarda l'interessamento della Lega per Unicredit, non è che sono io a pensarlo bensì diversi osservatori economici e politici.

da quello che ho capito le Fondazioni bancarie del Nord, che sono una parte importantissima della governance di Unicredit sarebbero legate a doppio filo alla lega nord.

metto il primo link  che ho trovato sull'argomento ma ce ne sono diversi.
http://iltempo.ilsole24ore.com/economia/2010/03/31/1143450-unicredit_profumo_lega.shtml

L'articolo che citi dice poco, il poco che dice contraddice quel che il titolo vorrebbe insinuare,  e si conclude con un punto interrogativo.

Sul concetto di banca "glocal", HSBC e tante altre grandi banche mondiali hanno fatto la loro fortuna.

In Unicredit, con 30 anni di ritardo, che qualcuno riproponesse lo slogan era il minimo: il giornalista del Sole, nella sua eccelsa preveggenza, cosa ci vuole vedere? Un'occhiolino strizzato alla Lega.

Come vedi, il trigoriese non ha il monopolio dell'idiozia.

Comunque, sulle voci della Lega che vorrebbe entrare dentro le fondazioni... e chi non ci vorrebbe entrare?
Peccato che il giornalista ha omesso di dire che, se il sistema bancario italiano vuole sopravvivere alla prossima ondata di internazionalizzazioni, tutto ciò che puzza di politica, e di politica nostrana, prima deve esser fatto fuori dalle fondazioni: e questo, per inciso, è il problema principe di MPS, che ha la fondazione più politicizzata (e quindi quella meno efficiente ed attraente per l'investitore).

Questo ripulirsi dalla politica, (e ribadisco: strano a dirsi, considerando il carrozzone che è), è esattamente quel che sta succedendo dentro Unicredit (meglio tardi che mai).

Che sta allargandosi (prendendo schiaffi) in Europa ad Est e a Nord: e che già ha tanti di quei caz.zi per la testa, che tutto può fare tranne perdere tempo con la Trota di Bossi.

O con la Rozzella Sensy, per quel che concerne i necrozoocoprofagi di cui stavamo disquisendo...  :D

bak

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #115 : Lunedì 14 Giugno 2010, 20:40:34 »
Roma.Italpetroli-Unicredit verso l'accordo

Segnali confortanti in vista dell'udienza arbitrale del prossimo 23 giugno. Attesa intanto per la relazione che il revisore dei conti dell'ammiraglia della famiglia Sensi presenterà a breve
di MATTEO PINCI

ROMA - La resa dei 'conti'. Dove per resa si intende la relazione che la società Bdo, revisore dei conti di Italpetroli, presenterà oggi, in giornata, all'azienda ammiraglia di casa Sensi. Il primo tassello di un mosaico ancora indecifrabile, ma che già dalle prossime ore inizierà a prendere forma. Anche il Collegio Sindacale della holding petrolifera, in queste ore, farà pervenire il proprio report. Tutto in funzione dell'assemblea degli azionisti, fissata in prima istanza per il 29 giugno (festivo) e in seconda per il 30, termine ultimo per l'approvazione del bilancio 2009 da parte di Bdo. Non c'è dubbio che arrivare al D-Day di fine mese con una relazione favorevole da parte della società di revisione rappresenti un vantaggio notevole. I segnali che arrivano parlano di una possibile approvazione (con riserva, come per gli ultimi due esercizi) improntata su offerte già ricevute e in fase di valutazione per alcuni asset (tra cui non ci sarebbe la Roma), a cominciare dai depositi petroliferi.

In questo calendario va ad inserirsi un'altra data significativa: il 23 giugno, a sette giorni dall'assemblea degli azionisti che dovrà approvare l'esercizio 2009, è in programma l'udienza arbitrale tra Italpetroli e Unicredit, rinviata lo scorso 4 giugno dal presidente del collegio arbitrale Cesare Ruperto per consentire alle parti di provare a raggiungere un accordo. Anche in questo caso "ottimismo" è la parola più usata circa la possibilità che all'accordo si arrivi già nei prossimi giorni (senza quindi aspettare fino al 23) con reciproca soddisfazione. Su che basi? Presto per saperlo. In settimana tra Unicredit e Italpetroli non mancheranno contatti. Anche in questo senso, l'approvazione del bilancio potrebbe essere un elemento "costruttivo". Arrivare alla stretta di mano entro il 23 è fondamentale: non dovesse esserci, si proseguirà nella discussione arbitrale, che avrà termine comunque entro fine luglio. Da entrambe le parti c'è una ferma volontà di brindare all'intesa, anche se  -  argomento da non sottovalutare  -  una volta ricevuta l'approvazione al bilancio, la famiglia Sensi potrà presentarsi con maggiore forza al tavolo della discussione, potendo rivendicare (come fatto in un recentissimo comunicato) la "declaratoria di riduzione delle pretese della banca per anatocisimo". Anche per questo la settimana che inizia oggi potrebbe riservare novità. (14 giugno 2010)

repubblicademarione.it

jumpingjackflash

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #116 : Lunedì 14 Giugno 2010, 22:32:17 »
Roma.Italpetroli-Unicredit verso l'accordo

Segnali confortanti in vista dell'udienza arbitrale del prossimo 23 giugno. Attesa intanto per la relazione che il revisore dei conti dell'ammiraglia della famiglia Sensi presenterà a breve
di MATTEO PINCI

ROMA - La resa dei 'conti'. Dove per resa si intende la relazione che la società Bdo, revisore dei conti di Italpetroli, presenterà oggi, in giornata, all'azienda ammiraglia di casa Sensi. Il primo tassello di un mosaico ancora indecifrabile, ma che già dalle prossime ore inizierà a prendere forma. Anche il Collegio Sindacale della holding petrolifera, in queste ore, farà pervenire il proprio report. Tutto in funzione dell'assemblea degli azionisti, fissata in prima istanza per il 29 giugno (festivo) e in seconda per il 30, termine ultimo per l'approvazione del bilancio 2009 da parte di Bdo. Non c'è dubbio che arrivare al D-Day di fine mese con una relazione favorevole da parte della società di revisione rappresenti un vantaggio notevole. I segnali che arrivano parlano di una possibile approvazione (con riserva, come per gli ultimi due esercizi) improntata su offerte già ricevute e in fase di valutazione per alcuni asset (tra cui non ci sarebbe la Roma), a cominciare dai depositi petroliferi.

In questo calendario va ad inserirsi un'altra data significativa: il 23 giugno, a sette giorni dall'assemblea degli azionisti che dovrà approvare l'esercizio 2009, è in programma l'udienza arbitrale tra Italpetroli e Unicredit, rinviata lo scorso 4 giugno dal presidente del collegio arbitrale Cesare Ruperto per consentire alle parti di provare a raggiungere un accordo. Anche in questo caso "ottimismo" è la parola più usata circa la possibilità che all'accordo si arrivi già nei prossimi giorni (senza quindi aspettare fino al 23) con reciproca soddisfazione. Su che basi? Presto per saperlo. In settimana tra Unicredit e Italpetroli non mancheranno contatti. Anche in questo senso, l'approvazione del bilancio potrebbe essere un elemento "costruttivo". Arrivare alla stretta di mano entro il 23 è fondamentale: non dovesse esserci, si proseguirà nella discussione arbitrale, che avrà termine comunque entro fine luglio. Da entrambe le parti c'è una ferma volontà di brindare all'intesa, anche se  -  argomento da non sottovalutare  -  una volta ricevuta l'approvazione al bilancio, la famiglia Sensi potrà presentarsi con maggiore forza al tavolo della discussione, potendo rivendicare (come fatto in un recentissimo comunicato) la "declaratoria di riduzione delle pretese della banca per anatocisimo". Anche per questo la settimana che inizia oggi potrebbe riservare novità. (14 giugno 2010)

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tre parole azzeccate nel nulla tipografico...

Offline mapalla

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Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #117 : Lunedì 21 Giugno 2010, 08:43:08 »
-2

 :headbang:
E nun sparì (Bill Kelso)...
e invece è sparito :-(

CiPpi

Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #118 : Martedì 22 Giugno 2010, 06:56:27 »
roccka tranquillo che non si muovera' pajia.  :-[

Offline nino™

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Re:Crac Italpetroli, guai per la Sensi
« Risposta #119 : Martedì 22 Giugno 2010, 07:45:52 »
Ciao a tutti.

Credo che entrerà una cordata, composta da vari imprenditori con interessi eterogenei e che sperano di "speculare" attraverso la rioma.

stadio - appalti vari - pulizie - pubblicità - politica

La banca rientra di parte del credito, e i signorotti investendo "non troppo" sperano di guadagnarci per vie traverse.

Lotito prende anche la roma?