Autore Topic: Petkovic Processo alla Lazio  (Letto 680 volte)

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Giglic

Petkovic Processo alla Lazio
« : Martedì 6 Novembre 2012, 06:29:45 »
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Più di un'ora di confronto tra i giocatori, l'allenatore e Tare Tecnico e società chiedono più umiltà e «fame» di vittorie

Ore 9, si aprono i cancelli di Formello.
Entrano i giocatori biancocelesti. Biava, Hernanes, Rocchi e gli altri parcheggiano le auto nel garage sotto il campo di gioco della Primavera. Qualche biancoceleste arriva direttamente dalle camere del centro sportivo, dove ha passato la notte. È il giorno della resa dei conti per la Lazio. È il giorno dopo la sconfitta con il Catania. Un 4-0 in trasferta che ha un peso non solo per la classifica, ma anche per il morale, per il percorso finora portato avanti che alcuni già mettono in discussione. Bisogna smentire il prima possibile qualsiasi ipotesi di crisi che la stampa ha ventilato. Alle 9,30 i biancocelesti sono quasi tutti arrivati. Mezz'ora dopo escono dagli spogliatoi i giocatori. Non ci sono i protagonisti della disfatta, loro no, loro attendono. Gli altri, le seconde linee, dedicano poco meno di un'ora agli esercizi in palestra: un poco di pesi e di potenziamento, qualche vasca in piscina con i preparatori atletici. Poi tutti in doccia. Non sono ancora le 11 quando a Formello Petkovic e Tare convocano tutta la squadra. Negli stessi istanti il vicecapitano Stefano Mauri fa il capitano e pubblica sul suo sito web ufficiale una nota. È un mea culpa, in nome della squadra, che recita così: «Non siamo scesi in campo e questo non va bene. La squadra non è mai stata in partita, a parte i primi minuti. Poi, il buio. Il Catania ha giocato meglio di noi e ha strameritato di vincere. Non abbiamo scuse, anzi, siamo noi che dobbiamo scusarci con i nostri tifosi. Che non meritano prestazioni di questo tipo. Petkovic si è preso le colpe? È giusto che se le prenda, allo stesso modo dobbiamo fare noi, visto che andiamo in campo e siamo gli artefici principali di questi risultati. Il tecnico è arrabbiato, ma adesso sta a noi guardarci negli occhi». Il tecnico, appunto, ora si ritrova con il diesse in un faccia a faccia con titolari, e non, a rapporto. È il momento del processo. Il confronto inizia. È serrato. E mai teso (a differenza di domenica, quando negli spogliatoi Lotito ha minacciato di portare tutti in ritiro a Norcia). Petkovic ribadisce: le colpe sono mie. Ma, stavolta, a telecamere spente, mette i ragazzi di fronte alle proprie responsabilità. Da loro si aspettava di più. E parte il dvd della partita. Telecomando alla mano il bosniaco analizza nel dettaglio le fasi peggiori della Lazio. Non solo i gol. Mette a nudo gli errori, la mancanza di voglia di credere che un risultato negativo si può ribaltare. Tra i giocatori, il mister e Tare si apre un dibattitto. Costruttivo. Ognuno cerca di analizzare colpe e difetti. Dei singoli e della squadra. Tra i nodi sottolineati dai biancocelesti più «anziani», uno in particolare è messo a nudo con precisione: quando si inizia a vincere, magari per 2 o 3 partite di seguito, il gruppo tende a non avere più fame. Si accomoda. Si rilassa. Cala di concentrazione. E questo non va bene. Sul punto in questione sono tutti d'accorso, tutti lavoreranno per migliorare non solo la concentrazione sui singoli episodi, ma anche la mentalità a lungo termine. Sono le 12.10 quando il vertice finisce. I giocatori rimontano in macchina. I cancelli di Formello si riaprono. Loro tirano dritto. Non un saluto, né alle guardie giurate a protezione del centro sportivo, né ai giornalisti che attendono un commento. I biancocelesti se ne vanno. Chi a casa, per metabolizzare. Chi alla Paideia, per i controlli di routine. Oggi pomeriggio torneranno ad allenarsi. Con un'altra testa.

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