Beh, è pure il giorno della morte di Lenin, quindi della fine di una strada che invece deviava su un percorso assai diverso. Ma questo è un altro discorso.
Tornando al pallone, il più bel regalo calcistico me lo fece Guerino Gottardi nel lontano 1998. Pure forti del 4-1 dell'andata, la giornata trascorse con un po' di apprensione; il Corriere dello Sport annunciando un leggero infortunio che rendeva indisponibile l'Alieno titolò con un imparzialissimo BOKSIC ROTTO - ROMA ATTACCA. Allo stadio, uscendo dal lavoro all'epoca poco distante dall'Olimpico, ci recammo in quattro: io e il mio indimenticato amico Andrea e due colleghi difettosi, separandoci ovviamente all'ingresso con l'intenzione poi di rivederci a Trastevere per mangiare qualcosa assieme, a fronte di qualsiasi risultato.
La partita trascorse tra prese in giro e in una curva stravaccata come non mai: poi l'epilogo beffardo. Di quanto male gli fece quel gol me ne resi conto subito, visto che i due colleghi rommici si rifiutarono di raggiungerci nel post-partita, perché non erano nello stato d'animo adatto e avrebbero rovinato la serata, dissero.
Quella Lazio che qualcuno ha definito "senza anima" è stata una fonte inesauribile di emozioni.