Autore Topic: Petko mentalità  (Letto 3774 volte)

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Offline gondrano

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Petko mentalità
« : Domenica 7 Ottobre 2012, 19:28:32 »
a parte l'invenzione del 4-1-4-1
a me pare che la mentalità, quella che piace tanto all'uomo di Fusignano, sia la vera novità di questo primo scorcio di stagione.

8 vittorie, 2 sconfitte e 1 solo pareggio

una squadra costruita per imporre il proprio gioco anche se talvolta non c'è riuscita (vedi Londra e Napoli dove solo a tratti abbiamo giocato)
mai "a specchio", soprattutto con le più deboli dove se imbrocchi una giornata no te e una sì loro perdi punti...

credo che fino alla fine dell'anno pareggeremo poco, 5 o 6 al massimo...

21 vittorie è il nostro record assoluto (fatto nell'anno dello scudetto, e in quello dopo, con un campionato a 34 squadre)

io credo che battere quel record sia alla portata di questa squadra che ha mentalità e giocatori di qualità che sanno sacrificarsi...

con una manciata di pareggi siamo ampiamente in zona champions

DAJE!!!

POMATA

Re:Petko mentalità
« Risposta #1 : Domenica 7 Ottobre 2012, 19:53:07 »
Senza nulla togliere al buon Reja, che a me annoiava assolutamente, vedo in Petko il coraggio di scegliere.
Per dire, se avessimo adesso Cissè sarei sicurissimo che Petko lo avrebbe fatto vice klose e mandato in panchina, mentre il caro Reja non ne aveva il coraggio e quindi lo faceva giocare snaturato sulla fascia.
Poi mi sorprende che con lo stesso centrocampo, Reja era piatto in avanti e Petko li fa giocare e sopratutto segnare.

La squadra è la stessa e bisogna essere onesti e dire che Reja ha avuto una marea di infortuni, ma la Lazio ad oggi mi sembra molto più convinta dei propri mezzi, sembra proprio che il famoso freno a mano che molti di noi vedevano l'anno scorso, è sparito con un colpo di spugna.

paoletto

Re:Petko mentalità
« Risposta #2 : Domenica 7 Ottobre 2012, 19:56:17 »
ieri in conferenza stampa l'ultima domanda è stata di gdb
gli ha chiesto se questa idea di squadra era quella che aveva in mente prima di cominciare il ritiro

il Mister ha detto che era leggermente diversa ma che poi l'ha cambiata e la doveva cambiare una volta avuta la possibilità di conoscere i giocatori

ha chiosato, quasi a microfoni spenti, dicendo; è chiaro che idee nuove ce n'erano, ce ne sono e ce saranno....

UN GRANDE

Offline LaLazioMia

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Re:Petko mentalità
« Risposta #3 : Domenica 7 Ottobre 2012, 20:15:00 »
Senza nulla togliere al buon Reja, che a me annoiava assolutamente, vedo in Petko il coraggio di scegliere.


Togli Pomà, togli pure a Reja che ci faceva venire il latte       ai c   alle ginocchia   :D ;D

Grande Petko, erano anni che non avevamo un gioco e una mentalità vincente.
Citazione"Qui se non si trova qualcuno che decide di portare in tribunale Lotito, accusandolo di "qualcosa", non si viene a capo di nulla. Purtroppo."
Chi lo ha scritto? Cairo? La gazzetta?
No, MM il moderatore.

zorba

Re:Petko mentalità
« Risposta #4 : Lunedì 8 Ottobre 2012, 08:16:27 »
(Pubblico Giornale 08.10.2012)

L’ascesa del poliglotta Petkovic il marziano planato sulla Capitale

(di Pippo Russo)

Il signor Nessuno adesso è qualcuno. Vladimir Petkovic porta la Lazio al terzo posto e allontana un’altra volta il mormorio degli scettici. Li aveva già zittiti una prima volta con l’inizio di campionato a razzo, tre vittorie su tre partite che erano servite a allontanare i malumori d’un precampionato pieno d’imbarazzi e sconfitte in amichevole. E l’ha fatto una seconda volta dopo che i due rovesci consecutivi patiti all’Olimpico contro il Genoa e al San Paolo contro il Napoli pareva avessero precocemente gelato gli entusiasmi. Invece sono arrivati gli altri due successi contro Siena e Pescara, e nell’ex Coppa Uefa il buon pari a White Hart Lane contro il Tottenham e la successiva vittoria contro il Maribor che ha proiettato la Lazio in testa al girone di Europa League. Tutto quanto governato con massima flemma, nella piazza più bollente d’Italia. Praticamente un marziano, e non certo nel senso inteso dall’argentino José Alberti, agente Fifa e mediatore internazionale di calciatori. Che la sera della scoppola subìta dalla Lazio a Napoli insolentì il tecnico biancazzurro come certo mai avrebbe osato fare con professionisti della panchina dotati d’altra aura mediatica: «La partita fra Napoli e Lazio ha dimostrato chiaramente che Petkovic non è adatto ad allenare la Lazio. Sembra un allenatore venuto da Marte. Come si possono lasciare venti metri di spazio fissi a Cavani?». Era il 26 settembre e in quelle stesse ore si celebrava il «gesto di fair play» di Klose, che aveva ammesso d’aver segnato un gol di mano solo dopo essere stato quasi aggredito fisicamente dagli avversari e aver certo meditato sul possibile crollo dell’immagine personale. In quel momento la posizione di Petkovic pareva tornata fragile abbastanza da consentire a un sensale di pedatori la libertà di tiro al bersaglio. E invece proprio a partire da quella sera Vladimir Petkovic da Sarajevo ha dimostrato di venire da Marte in un altro senso. Perché continuando a confidare nell’unica dote che gli ha sempre fatto da bussola, il culto del lavoro, ha rimesso in rotta la Lazio portandola in zona Champions League. Continuando a mostrare una flemma che gli viene da un innato spirito cosmopolita, testimoniato dalle 8 lingue correttamente parlate e dai tre passaporti (bosniaco, croato e svizzero) di cui è in possesso, e soprattutto da un carattere temprato da tragedie al cui confronto le tensioni calcistiche sono acqua fresca. Su tutte, l’addio definitivo a Sarajevo nel 1989 a causa della guerra civile. Petkovic aveva 26 anni, e da due giocava in Svizzera come centrocampista di buone qualità tecniche. Lì la sua vita è ripartita, fra calcio e impegno sociale. Oltre a giocare per Coira, Bellinzona e Locarno svolge per cinque anni attività da magazziniere presso la Caritas di Giuriasco. Inizia a allenare a Bellinzona quando ancora non ha smesso di giocare, nel 1997-98. E la sua carriera da allenatore si svolge tutta in Svizzera (tranne la breve parentesi in Turchia a Samsunspor) fino alla scorsa estate. Quando Claudio Lotito lo strappa al Sion, squadra che si era appena salvata ai play out nonostante una penalizzazione-monstre di 36 punti per aver violato la clausola compromissoria portando in tribunale l’Uefa. Per poche settimane non s’incrocia con Gennaro Gattuso, che della squadra svizzera è adesso il capitano. Con un curriculum così, in una piazza come Roma la diffidenza è d’ufficio. Invece l’uomo di Sarajevo smentisce tutti coi risultati. E al di là dei modi garbati mostra di saper usare il pugno di ferro contro l’indisciplina, come dimostra l’esclusione di Zarate dalla trasferta di ieri a Pescara. La Lazio vola, e Petkovic fa passerella nel dopogara a Sky Sport affermando che per lui la vera scuola calcistica è stata proprio la Svizzera. Col suo mix di calcio italiano-tedesco-francese. Un’espressione di ricchezza e felice contaminazione. A sentir dire questo l’ilare Ilaria ridacchia in studio assieme alla muta di cicisbei. Proprio un marziano, in questa penosa Italia del pallone.

Teo

Re:Petko mentalità
« Risposta #5 : Lunedì 8 Ottobre 2012, 08:25:06 »
credo che fino alla fine dell'anno pareggeremo poco, 5 o 6 al massimo...

Come negli anni scorsi, del resto. C'è "solo" da tramutare in vittoria qualche sconfitta di troppo: due anni fa di partite ne abbiamo vinte VENTI, il record non è poi così lontano.

Offline AlenBoksic

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Re:Petko mentalità
« Risposta #6 : Lunedì 8 Ottobre 2012, 08:29:33 »
Senza nulla togliere al buon Reja, che a me annoiava assolutamente, vedo in Petko il coraggio di scegliere.
Per dire, se avessimo adesso Cissè sarei sicurissimo che Petko lo avrebbe fatto vice klose e mandato in panchina, mentre il caro Reja non ne aveva il coraggio e quindi lo faceva giocare snaturato sulla fascia.

Questo fino alla gara di Firenze dove passammo al rombo,
per la cronaca era il 2/10/2011, quinta partita del campionato.
Voglio 11 Scaloni

Offline Matita

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Re:Petko mentalità
« Risposta #7 : Lunedì 8 Ottobre 2012, 08:32:41 »
(Pubblico Giornale 08.10.2012)

L’ascesa del poliglotta Petkovic il marziano planato sulla Capitale

(di Pippo Russo)

Il signor Nessuno adesso è qualcuno. Vladimir Petkovic porta la Lazio al terzo posto e allontana un’altra volta il mormorio degli scettici. Li aveva già zittiti una prima volta con l’inizio di campionato a razzo, tre vittorie su tre partite che erano servite a allontanare i malumori d’un precampionato pieno d’imbarazzi e sconfitte in amichevole. E l’ha fatto una seconda volta dopo che i due rovesci consecutivi patiti all’Olimpico contro il Genoa e al San Paolo contro il Napoli pareva avessero precocemente gelato gli entusiasmi. Invece sono arrivati gli altri due successi contro Siena e Pescara, e nell’ex Coppa Uefa il buon pari a White Hart Lane contro il Tottenham e la successiva vittoria contro il Maribor che ha proiettato la Lazio in testa al girone di Europa League. Tutto quanto governato con massima flemma, nella piazza più bollente d’Italia. Praticamente un marziano, e non certo nel senso inteso dall’argentino José Alberti, agente Fifa e mediatore internazionale di calciatori. Che la sera della scoppola subìta dalla Lazio a Napoli insolentì il tecnico biancazzurro come certo mai avrebbe osato fare con professionisti della panchina dotati d’altra aura mediatica: «La partita fra Napoli e Lazio ha dimostrato chiaramente che Petkovic non è adatto ad allenare la Lazio. Sembra un allenatore venuto da Marte. Come si possono lasciare venti metri di spazio fissi a Cavani?». Era il 26 settembre e in quelle stesse ore si celebrava il «gesto di fair play» di Klose, che aveva ammesso d’aver segnato un gol di mano solo dopo essere stato quasi aggredito fisicamente dagli avversari e aver certo meditato sul possibile crollo dell’immagine personale. In quel momento la posizione di Petkovic pareva tornata fragile abbastanza da consentire a un sensale di pedatori la libertà di tiro al bersaglio. E invece proprio a partire da quella sera Vladimir Petkovic da Sarajevo ha dimostrato di venire da Marte in un altro senso. Perché continuando a confidare nell’unica dote che gli ha sempre fatto da bussola, il culto del lavoro, ha rimesso in rotta la Lazio portandola in zona Champions League. Continuando a mostrare una flemma che gli viene da un innato spirito cosmopolita, testimoniato dalle 8 lingue correttamente parlate e dai tre passaporti (bosniaco, croato e svizzero) di cui è in possesso, e soprattutto da un carattere temprato da tragedie al cui confronto le tensioni calcistiche sono acqua fresca. Su tutte, l’addio definitivo a Sarajevo nel 1989 a causa della guerra civile. Petkovic aveva 26 anni, e da due giocava in Svizzera come centrocampista di buone qualità tecniche. Lì la sua vita è ripartita, fra calcio e impegno sociale. Oltre a giocare per Coira, Bellinzona e Locarno svolge per cinque anni attività da magazziniere presso la Caritas di Giuriasco. Inizia a allenare a Bellinzona quando ancora non ha smesso di giocare, nel 1997-98. E la sua carriera da allenatore si svolge tutta in Svizzera (tranne la breve parentesi in Turchia a Samsunspor) fino alla scorsa estate. Quando Claudio Lotito lo strappa al Sion, squadra che si era appena salvata ai play out nonostante una penalizzazione-monstre di 36 punti per aver violato la clausola compromissoria portando in tribunale l’Uefa. Per poche settimane non s’incrocia con Gennaro Gattuso, che della squadra svizzera è adesso il capitano. Con un curriculum così, in una piazza come Roma la diffidenza è d’ufficio. Invece l’uomo di Sarajevo smentisce tutti coi risultati. E al di là dei modi garbati mostra di saper usare il pugno di ferro contro l’indisciplina, come dimostra l’esclusione di Zarate dalla trasferta di ieri a Pescara. La Lazio vola, e Petkovic fa passerella nel dopogara a Sky Sport affermando che per lui la vera scuola calcistica è stata proprio la Svizzera. Col suo mix di calcio italiano-tedesco-francese. Un’espressione di ricchezza e felice contaminazione. A sentir dire questo l’ilare Ilaria ridacchia in studio assieme alla muta di cicisbei. Proprio un marziano, in questa penosa Italia del pallone.


Bell'articolo !
Si er papa te donasse tutta Roma
E te dicesse lassa anna’ chi t’ama
 je diresti:  Si sacra corona
Val piu’ l’opinione mia che tutta Roma

Vulgus veritatis pessimus interpres.
Lotito deve fa' come dico io (quito cit.)

Offline Eagles71

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Re:Petko mentalità
« Risposta #8 : Lunedì 8 Ottobre 2012, 08:37:34 »
(Pubblico Giornale 08.10.2012)

L’ascesa del poliglotta Petkovic il marziano planato sulla Capitale

(di Pippo Russo)

Il signor Nessuno adesso è qualcuno. Vladimir Petkovic porta la Lazio al terzo posto e allontana un’altra volta il mormorio degli scettici. Li aveva già zittiti una prima volta con l’inizio di campionato a razzo, tre vittorie su tre partite che erano servite a allontanare i malumori d’un precampionato pieno d’imbarazzi e sconfitte in amichevole. E l’ha fatto una seconda volta dopo che i due rovesci consecutivi patiti all’Olimpico contro il Genoa e al San Paolo contro il Napoli pareva avessero precocemente gelato gli entusiasmi. Invece sono arrivati gli altri due successi contro Siena e Pescara, e nell’ex Coppa Uefa il buon pari a White Hart Lane contro il Tottenham e la successiva vittoria contro il Maribor che ha proiettato la Lazio in testa al girone di Europa League. Tutto quanto governato con massima flemma, nella piazza più bollente d’Italia. Praticamente un marziano, e non certo nel senso inteso dall’argentino José Alberti, agente Fifa e mediatore internazionale di calciatori. Che la sera della scoppola subìta dalla Lazio a Napoli insolentì il tecnico biancazzurro come certo mai avrebbe osato fare con professionisti della panchina dotati d’altra aura mediatica: «La partita fra Napoli e Lazio ha dimostrato chiaramente che Petkovic non è adatto ad allenare la Lazio. Sembra un allenatore venuto da Marte. Come si possono lasciare venti metri di spazio fissi a Cavani?». Era il 26 settembre e in quelle stesse ore si celebrava il «gesto di fair play» di Klose, che aveva ammesso d’aver segnato un gol di mano solo dopo essere stato quasi aggredito fisicamente dagli avversari e aver certo meditato sul possibile crollo dell’immagine personale. In quel momento la posizione di Petkovic pareva tornata fragile abbastanza da consentire a un sensale di pedatori la libertà di tiro al bersaglio. E invece proprio a partire da quella sera Vladimir Petkovic da Sarajevo ha dimostrato di venire da Marte in un altro senso. Perché continuando a confidare nell’unica dote che gli ha sempre fatto da bussola, il culto del lavoro, ha rimesso in rotta la Lazio portandola in zona Champions League. Continuando a mostrare una flemma che gli viene da un innato spirito cosmopolita, testimoniato dalle 8 lingue correttamente parlate e dai tre passaporti (bosniaco, croato e svizzero) di cui è in possesso, e soprattutto da un carattere temprato da tragedie al cui confronto le tensioni calcistiche sono acqua fresca. Su tutte, l’addio definitivo a Sarajevo nel 1989 a causa della guerra civile. Petkovic aveva 26 anni, e da due giocava in Svizzera come centrocampista di buone qualità tecniche. Lì la sua vita è ripartita, fra calcio e impegno sociale. Oltre a giocare per Coira, Bellinzona e Locarno svolge per cinque anni attività da magazziniere presso la Caritas di Giuriasco. Inizia a allenare a Bellinzona quando ancora non ha smesso di giocare, nel 1997-98. E la sua carriera da allenatore si svolge tutta in Svizzera (tranne la breve parentesi in Turchia a Samsunspor) fino alla scorsa estate. Quando Claudio Lotito lo strappa al Sion, squadra che si era appena salvata ai play out nonostante una penalizzazione-monstre di 36 punti per aver violato la clausola compromissoria portando in tribunale l’Uefa. Per poche settimane non s’incrocia con Gennaro Gattuso, che della squadra svizzera è adesso il capitano. Con un curriculum così, in una piazza come Roma la diffidenza è d’ufficio. Invece l’uomo di Sarajevo smentisce tutti coi risultati. E al di là dei modi garbati mostra di saper usare il pugno di ferro contro l’indisciplina, come dimostra l’esclusione di Zarate dalla trasferta di ieri a Pescara. La Lazio vola, e Petkovic fa passerella nel dopogara a Sky Sport affermando che per lui la vera scuola calcistica è stata proprio la Svizzera. Col suo mix di calcio italiano-tedesco-francese. Un’espressione di ricchezza e felice contaminazione. A sentir dire questo l’ilare Ilaria ridacchia in studio assieme alla muta di cicisbei. Proprio un marziano, in questa penosa Italia del pallone.

ma allora chi usa la testa c'è ancora!!!
Un applauso a sto Pippo Russo (scusate, ma chi è?)
il razzismo ci fa schifo, Forza Lazio è il nostro tifo!

Offline AlenBoksic

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Re:Petko mentalità
« Risposta #9 : Lunedì 8 Ottobre 2012, 08:39:11 »
 e soprattutto da un carattere temprato da tragedie al cui confronto le tensioni calcistiche sono acqua fresca. Su tutte, l’addio definitivo a Sarajevo nel 1989 a causa della guerra civile.

Porca miseria,
ma come si fa a scrivere caxxate di questa portata?
Se uno non sa le cose, perchè son passati 20 anni e all'epoca magari era piccolo, fa una guglata e controlla, no?
Oltretutto ieri si votava in Bosnia quindi bastava sfogliare un qualsiasi giornale per scoprire che la guerra cominciò 20 anni addietro, c'è stato pure Monti a settembre per un incontro nell'ambito della ricorrenza...
Come siamo messi male
 :(
Voglio 11 Scaloni

Offline LaLazioMia

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Re:Petko mentalità
« Risposta #10 : Lunedì 8 Ottobre 2012, 09:22:49 »
 La Lazio vola, e Petkovic fa passerella nel dopogara a Sky Sport affermando che per lui la vera scuola calcistica è stata proprio la Svizzera. Col suo mix di calcio italiano-tedesco-francese. Un’espressione di ricchezza e felice contaminazione. A sentir dire questo l’ilare Ilaria ridacchia in studio assieme alla muta di cicisbei. Proprio un marziano, in questa penosa Italia del pallone. :D
Citazione"Qui se non si trova qualcuno che decide di portare in tribunale Lotito, accusandolo di "qualcosa", non si viene a capo di nulla. Purtroppo."
Chi lo ha scritto? Cairo? La gazzetta?
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Offline Fabio70rm

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Re:Petko mentalità
« Risposta #11 : Lunedì 8 Ottobre 2012, 09:31:34 »
Indubbia la mano del tecnico, e un lavoro basato sulla cura di ogni singolo particolare. Una Lazio "svizzera".
Polisportiva SS LAZIO, l'unica squadra a Roma che vince invece di chiacchierare!!

zorba

Re:Petko mentalità
« Risposta #12 : Martedì 9 Ottobre 2012, 07:30:05 »
(ilmessaggero.it)

Lazio, Petkovic sempre più convinto: «Questa squadra può arrivare lontano»

PESCARA - «Abbiamo disputato un primo tempo da grande squadra, nel secondo abbiamo gestito il risultato e le energie: stiamo facendo bene, ogni vittoria porta felicità, ma chiede altre vittorie».
Vladimir Petkovic è soddisfatto dopo la vittoria della Lazio per 3-0 sul campo del Pescara. «La Lazio senza Klose ha già dimostrato di essere un'ottima squadra, certo campioni come lui servono in squadre che hanno ambizioni importanti come noi», dice ai microfoni di Mediaset il tecnico alludendo all'attaccante, tenuto a riposo in Europa League. «Questa Lazio può arrivare lontano, ma per farlo dobbiamo ancora migliorare senza porci particolari obiettivi futuri: il nostro obiettivo è il presente, quindi vincere partita per partita». Petkovic parla anche dell'esclusione di Zarate: «È per scelta tecnica, dipende da lui se vuole mettersi a disposizione, io spero di recuperarlo perchè voglio un gruppo compatto».

Lotito e la mentalità. «Sono davvero soddisfatto della prestazione della Lazio. Sul campo del Pescara non era facile, ma ho visto che la squadra aveva la mentalità giusta e ha controllato la gara fin dall'inizio». Il presidente biancoceleste, Claudio Lotito commenta così il successo a Pescara. «Dopo l'impegno di giovedì in Europa League non c'è stata una flessione, anzi la risposta è stata ottima - prosegue Lotito -, l'intero collettivo si è dimostrato determinato e umile. Devo dire che Petkovic ha valorizzato il ruolo di ogni giocatore e, facendo tesoro dell'esperienza tecnologica acquisita all'estero, ha potuto dosare allenamenti personalizzati e collocare ciascuno nel ruolo più adatto».

zorba

Re:Petko mentalità
« Risposta #13 : Martedì 9 Ottobre 2012, 18:13:41 »
Tra poco il mister Petkovic in diretta (contemporanea) su Laziostyle radio e Laziostyle channel......

http://www.sslazio.it/radio.html

zorba

Re:Petko mentalità
« Risposta #14 : Martedì 9 Ottobre 2012, 18:24:28 »
A domanda risponde:

"Mister, possiamo dire che la classifica attuale rispecchi il reale valore della Lazio o mancano quei tre punti persi contro il Genoa?"

- "Veramente mancano 6 punti perché abbiamo perso anche contro Napoli....."

Questa è veramente una nuova 'Petko-mentalità' per il nostro ambiente!!!!!

Grande Mister.

 ;)

zorba

Re:Petko mentalità
« Risposta #15 : Martedì 9 Ottobre 2012, 18:32:21 »
Hanno appena citato questo topic aperto da gondrano e l'hanno fatto commentare al mister.....

 ;D ;D ;D ;D ;D

Offline Bus 142

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Re:Petko mentalità
« Risposta #16 : Martedì 9 Ottobre 2012, 18:47:33 »
finito?? :(

malacarne

Re:Petko mentalità
« Risposta #17 : Martedì 9 Ottobre 2012, 21:02:04 »
Sipperò (oh guarda, l'ho detto pure io! Ma allora è contagioso  ;D ) la Lazio non è una costruzione che è stata abbattuta completamente e ricostruita dall'inizio.
A leggere qualcuno di voi sembra cosi ed invece NON E' COSI secondo me.
Questa squadra ha delle belle caratteristiche ed alcune sono figlie della lezione Rejana.
Quindi GRAZIE comunque a Mister Reja, un po' troppo bistrattato secondo me.
Mister Reja ha rappresentato una fase della crescita di questa squadra, non una fase in cui la squadra ha smesso di crescere.
Bravo poi Mister Petkovic a ripartire bene da quanto di buono costruito da Mister Reja ed ad aggiungerci il suo modo d'intendere il calcio, migliorando la costruzione.

L'era Rejana è stata importante, non è una malattia da cui la Lazio è guarita!!!

Frusta

Re:Petko mentalità
« Risposta #18 : Martedì 9 Ottobre 2012, 21:08:03 »
Sipperò (oh guarda, l'ho detto pure io! Ma allora è contagioso  ;D ) la Lazio non è una costruzione che è stata abbattuta completamente e ricostruita dall'inizio.
A leggere qualcuno di voi sembra cosi ed invece NON E' COSI secondo me.
Questa squadra ha delle belle caratteristiche ed alcune sono figlie della lezione Rejana.
Quindi GRAZIE comunque a Mister Reja, un po' troppo bistrattato secondo me.
Mister Reja ha rappresentato una fase della crescita di questa squadra, non una fase in cui la squadra ha smesso di crescere.
Bravo poi Mister Petkovic a ripartire bene da quanto di buono costruito da Mister Reja ed ad aggiungerci il suo modo d'intendere il calcio, migliorando la costruzione.

L'era Rejana è stata importante, non è una malattia da cui la Lazio è guarita!!!
Re ja era una pica ;D
Per eventuali passanti: non vi preoccupate, è una cosa inter nos

malacarne

Re:Petko mentalità
« Risposta #19 : Martedì 9 Ottobre 2012, 21:21:05 »
Re ja era una pica ;D
Per eventuali passanti: non vi preoccupate, è una cosa inter nos

Lui ve'?  ;D