Autore Topic: The torpignattara post - Zeman e l'Hully Gully  (Letto 733 volte)

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The torpignattara post - Zeman e l'Hully Gully
« : Mercoledì 26 Settembre 2012, 10:06:26 »
The Torpignattara post

di fish mark
mi piace molto leggere giornali, tanto che il mio irrinunciabile caffè mattutino è la rassegna stampa dell’immenso Massimo Bordin (che saluto e abbraccio). In edicola compro di tutto, giornali di tutti le aree politiche, tanto che non di rado provo l’ebbrezza di ordinare contemporaneamente “il Manifesto“ e “il Tempo” con l’edicolante che stupefatto si mette a cercare le copie.
Ho notato negli ultimi tempi innumerevoli articoli e articolesse sul profeta del nuovo calcio, Zdenek Zeman. Il fascino di questo allenatore deve essere davvero potente e ancora smagliante, anche dopo la sua affermazione sulla scena del calcio nazionale che ormai risale a una ventina di anni fa. Peraltro, nella iconografia e nella pubblicistica che tratta sull’argomento si sorvola tranquillamente e bella mente sul fatto che il boemo sia stato allenatore della SSLazio per tre anni e mezzo. Ma vabbè non facciamo i soliti tifodi daa lazzie.
Ho notato ad agosto un paio di articoli sul Foglio a distanza di due giorni, mentre su un giornale come “Pubblico” (di Luca Telese, che saluto ed abbraccio) a una settimana di distanza dalla prima uscita (che risale al 18 settembre) ha già collezionato il record di due articoli sul boemo in cui ci si narra la fenomenologia dello zemanismo, una branca della scienza che deve essere meritevole di chissà quali approfondimenti se è vero che ci si impegnano le più raffinate penne del panorama giornalistico italiano. Tutto questo, anche dopo la partita vinta con una tripletta di Tavolino, un giocatore che si integra alla perfezione con le geniali alchimie tattiche del boemo: purtroppo non sono disponibili le immagini dell’ultima partita neanche su Youtube.
Siamo tutti soddisfatti e contenti di questo incessante impegno nella diffusione di una cultura calcistica nuova, anche se risalente a una ventina di anni, di un nuovo modo di intendere il calcio, che prescinde dal risultato perché lo trasforma in una esibizione fine a sé stessa, affidando magari l’assegnazione della vittoria a una commissione di esperti posti sulla tribuna stampa, come nel dressage, dove, quindi, il tifoso dovrebbe ritenersi ampiamente soddisfatto se la diagonale è perfetta e la sovrapposizzione viene bene, anche se poi prendi tre pere, perché non dobbiamo fare i soliti italianisti sparagnini!
Deve essere personaggio davvero affascinante perché poi viene trascinato al di fuori del quadrato del campo e portato in processione prima in tribuna, poi in curva e quindi nelle strade del paese, vista la sua continua, ricercata e insistita polemica verso il “Palazzo”, luogo metafisico, crocevia dei più torbidi intrallazzi del potere, centro di un potere mediatico e politico, dove sono tutti presenti, esclusi “noi” o meglio “Loro”, quelli dalle “mani pulite”. Un personaggio utile come gonfalone per la pulizia del calcio dal doping, una battaglia fatta a colpi di giustizialismo curvarolo, che produce molto fumo, ma poco arrosto, che va a senso unico, alternato, a seconda delle convenienze.
A questo punto l’uso di questo personaggio comincia ad essere stucchevole, come usare lo stesso vestito tutti i giorni, che alla fine comincia a sgualcirsi e a rovinarsi.
Lo so, sono laziale ma conosco non pochi cuginetti che di questa pubblicistica iperzemaniana ne comincia ad avere le scatole piene. Del resto, a fronte dei risultati spesso evanescenti, giornalisticamente, parlare di Zeman e dello zemanismo è come parlare di Gorbaciov e della perestrojka nella Russia di Putin. Tutto bello, tutto vero, tutta roba di quasi trent’anni fa.
La notizia vera oggi, cari cantori dell’edonismo zemaniano, è - , segnatevi il nome - Vlado Petkovic partorito dalle non sempre feconde e felici menti che guidano la SSLazio. Un personaggio, l’allenatore croato-bosniaco, molto interessante, con una vita personale da raccontare, che parla 5 lingue (una capacità molto diffusa, del resto vero?) e con messaggi calcistici del tutto nuovi ed entusiasmanti (siamo più forti di tutti, il calcio camaleontico, tutti devono essere utili alla causa).
Tutto questo è pura acqua fresca in un calcio ammuffito e rattrappito come quello italiano che mostra tutta la sua malattia se per affrontare le sfide del calcio moderno si affida ancora a un personaggio come Zeman.
Come se per scalare le classifiche internazionali della pop music ci affidassimo oggi all’Hully Gully.

un uomo di una certà mi offriva sempre olio canforato, spero che ritorni presto l'era del cinghiale biancoazzurro
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darienzo

R: The torpignattara post - Zeman e l'Hully Gully
« Risposta #1 : Mercoledì 26 Settembre 2012, 10:16:57 »
Da Feltrinelli spicca una torretta con tutte le opere dedicate all'invincibile condottiero cecoslovacco.
Torpignattara? Il vezzo di acquistare quotidiani lontani?

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Offline fish_mark

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Re:The torpignattara post - Zeman e l'Hully Gully
« Risposta #2 : Mercoledì 26 Settembre 2012, 10:37:54 »
Vai con la controffensiva antizemanista.

Via alla rivoluzione petkoviciana ...

Feltrinelli? Ora che me lo hai detto ci vado a fare un atto che da il via alla rivoluzione petkoviciana: entro, vado davanti alla pila e gli scarico sopra un intero flacone di panna montata ...
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Re:The torpignattara post - Zeman e l'Hully Gully
« Risposta #3 : Mercoledì 26 Settembre 2012, 18:34:44 »
Attendevo questo editoriale di fish mark, l'ho letto con calma gustando una tazza di the (non è vero, il the mi fa schifo, ma l'immagine è quella). Devo dire che lo spunto di riflessione proposto, benchè non originalissimo come l'autore stesso ammette, è interessante e da me condiviso.
Siamo vecchi, viviamo in un paese vecchio e pigro ed il risultato è che ancora oggi si parla di un messia, come se fosse un giovane spensierato e affascinante che indicherà la strada guidandoci con personalità. In realtà è un Don Lurio, è sul palcoscenico da una vita, ha fatto la gavetta, ha provato il successo (provato in questo caso ha un doppio senso, perchè non gli è riuscito) è caduto, poi è ricaduto, poi è caduto ancora di più, è caduto anche da fermo, ha continuato a cadere tanto che non lo si è visto più. Dopo tante cadute gli è riuscito un tuffo perfetto, anche se non alle olimpiadi, ma comunque l'hanno visto molti in tv. E qualcuno ha pensato che il vecchio ballerino, il vecchio tuffatore fosse ancora buono per il palcoscenico.
E gli hanno offerto quello più cliccato, magari non il più importante, ma quello con più risalto mediatico. Quel palcoscenico dove non conta vincere ma apparire. Operazione gossippara perfetta e comoda per quei giornalisti che hanno ripreso dagli archivi i vecchi articoli.
E molti, che son vecchi e vivono in un paese vecchio e pigro, hanno ripreso le vecchie suggestioni, immarcescibili, intramontabili pur dopo lustri di cadute. Da questo punto di vista, Zeman è un po' il Ron Moss che riesce ancora ad affascinare qualche Italiana un po' svalvolata, sono passati 20 anni ma da noi è sempre un divo.
Petkovic è tuttaltra cosa. Lui è arrivato alla vetta massima della carriera di Zeman (allenare la Lazio) tra scetticismo e sorpresa, non da acclamato messia. Petkovic è Tomas Milian, si spera, arrivato in Italia da sconosciuto ma già con l'Actor's studio in saccoccia. Vedremo.

Devo allo stesso tempo confessare che il valido pezzo di fish mark mi delude in due punti.
Prima, quando saluta e addirittura abbraccia quell'ominicchio di Telese (che non è di Telese, mi si perdoni) perde in credibilità. Quel passaggio m'ha fatto strozzare il the virtuale in gola e la tentazione di terminare lì la lettura è stata forte.
Poi, viene commesso un errore molto strano per il sempre attento fish mark, che mi permetto di correggere. Il suo articolo riporta che "non sono disponibili le immagini dell’ultima partita neanche su Youtube" ma sbaglia, in questo caso non è stato attento nella ricerca perchè gli "higlights" sono disponibili eccome.


Offline fish_mark

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Re:The torpignattara post - Zeman e l'Hully Gully
« Risposta #4 : Mercoledì 26 Settembre 2012, 19:10:42 »
Vedo che apprezzi lo spirito da controffensiva culturale che ormai si rende necessaria, improcrastinabile, urgente, contro questa melassa che sta invadendo le strade, i ponti e i cavalcavia, come uno tsunami e rivendica il potere di un autoproclamato Stato occupante. No pasaran, non possono e non devono passare.

Provo fastidio per l’entusiastica e mielosa elegia di questo allenatore, personaggio sicuramente affascinante, tecnico sicuramente geniale, ma che questo incessante bombardamento (è sicuramente possibile contare negli ultimi due mesi una ventina di articoli lunghi, densi e pensosi sul boemo nelle pagine dei più disparati quotidiani negli ultimi due mesi) mi ha reso indigeribile, perché la massiccia dose viene somministrata al di fuori di un adeguato controllo medico.

Provo fastidio quando mi avvicino a una edicola e mi devo far spazio con un machete tra la selva della paccottiglia zemanista per arrivare all'edicolante e mettere in chiaro che voglio tutt’altro genere di pubblicistica.

Provo fastidio nel leggere questi articoli che ci raccontano cose già trite, ritrite e ripassate in padella e che, bontà loro, ci assicurano che “arriva la terza e ultima puntata”, il che fa lo stesso effetto delle vaccinazioni da bambino, quando ti assicuravano che ti avrebbero fatto una sola altra puntura.

Provo fastidio perché il giornalismo è racconto delle novità, non girare continuamente il mestolo di una minestra che ormai è immangiabile perché ammuffita anche se riscaldata.

Provo fastidio per tutto ciò, perché la vera novità è Vlado Petkovic, di cui ho notato pochissime interviste e un solo articolo completamente dedicato a lui. Un personaggio che rappresenta una ventata di aria fresca, un soffio di primavera che cambia una stagione (piace anche all’ellenico), perché parla non solo 5 lingue, ma una sesta, una lingua del calcio nuova, ottimista e baldanzosa, ma non supponente perché depositaria di un nuovo manifesto politico, una lingua della cultura del lavoro e della fiducia, che dà spazio a tutti perché tutti devono sentirsi utili alla causa.
E’ un tecnico davvero nuovo, che non fuma e non si concede pause prima di produrre chissà quale postulato della giornata, che non va alla ricerca di inutili fantasmi del passato perché non gli interessa la polemica per la polemica. Ha la faccia del ragioniere del terzo piano, sempre sorridente, sempre dignitoso. E’ lui la faccia nuova.

PS su Telese sei ingiusto. Ma poi ne parliamo in privato se ti va.
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