LA GAZZETTA DELLO SPORTCORRIERE DELLO SPORTDaniele Rindone - Croce su Yilmaz, è sfumato dopo Breno. Brutta botta a poche ore dalla partenza per il ritiro di Auronzo (avverrà stamane), la seconda in pochi giorni. La Lazio deve garantire la riscossa sul mercato, al più presto. C’era laccordo con Yilmaz, non è bastato, s’è inserita la Lokomotiv Mosca e ha trovato l’intesa col Trabzonspor per l’attaccante turco. Niente Galatasaray, niente Inghilterra, i russi hanno messo i soldi sul piatto (5 milioni cash) assicurando il riconoscimento del bonus legato all’eventuale vendita del giocatore (il famoso 25% che la Lazio non ha voluto mai concedere). «Burak vuole andarsene. Gli abbiamo detto che erano necessari dei requisiti e la Lokomotiv Mosca ha rispettato questi termini. Sono venuti incontro a tutte le nostre richieste e abbiamo inviato il nostro contratto firmato. Adesso si devono solo occupare di trovare l’accordo con Yilmaz, c’è tempo sino al 10 luglio (domani, ndr) » , ha annunciato ieri Sadri Sener, il presidente del Trabzonspor.
Yilmaz non ha ancora firmato, difficilmente rifiuterà il trasferimento, gli è stato offerto un contratto da 4 milioni di euro (la Lazio era arrivata a 2,1 milioni più bonus). «Rispettiamo il Trabzonspor, ma noi non abbiamo alcun accordo con la Lokomotiv Mosca. Ne parleremo, ci incontreremo, ma niente è definito. Il giocatore sarà della Lokomotiv solo quando avrà firmato il contratto» , ha detto Alì Egesel, il manager di Yilmaz. Il Trabzonspor si è esposto, non tornerà indietro, aspetta che il giocatore firmi, entro domani vuole chiudere il trasferimento, non andrà avanti all’infinito: «Cera stata un’offerta del Galatasaray, ma ho preferito cedere Yilmaz ai russi. Loro non sono concorrenti del Trabzonspor» , è stato chiarissimo Sener.
La Lazio ha trattato Yilmaz per due mesi, è una beffa vederlo andare in Russia. La società ha rilanciato più volte la sua offerta, era partita dal pagamento rateizzato dei 5 milioni della clausola, era arrivata a proporre il saldo cash. Ma Lotito non ha mai voluto saperne di promettere il versamento di una parte dell’introito (quantificato nel 25%) derivante dalla possibile cessione del bomber. La Lazio, per superare l’ostacolo, aveva offerto un bonus da 1,8 milioni di euro pagabile entro ottobre (una sorta di premio di valorizzazione). I turchi hanno sempre rispedito al mittente l’offerta. I biancocelesti avevano lanciato un ultimatum: avrebbero atteso una risposta sino a ieri sera, in caso contrario si sarebbero alzati dal tavolo delle trattative definitivamente. Il Trabzonspor non s’è fatto vivo, ha negoziato con i russi, è finita così. Lotito e Tare si erano lanciati su Yilmaz a fine aprile, speravano di chiudere l’operazione: il sì dell’attaccante giocava a loro favore, ma nel mercato le operazioni si fanno in tre. Alla Lazio non è piaciuto l’atteggiamento dei turchi, avrebbero cambiato spesso le carte in tavola. Ciò che non cambia è il risultato: Yilmaz è sfumato.
La Lazio che partirà per Auronzo di Cadore è incompleta, può mettere in vetrina un solo acquisto (Ederson). L’italo-brasiliano è arrivato a parametro zero, è il primo dei quattro colpi promessi da Lotito. Il presidente aveva parlato di campioni, lui considera tali Ederson, Yilmaz e Breno più Balzaretti. I quattro obiettivi del mercato erano questi: uno è stato centrato, due sono sfumati, uno è ancora realizzabile, ma non sarà facile convincere Zamparini a cedere l’esterno. Servono nuove strategie, un anno fa di questi tempi la società aveva centrato vari colpi, sei per la precisione. Era il 9 luglio, il club aveva chiuso per Lulic, Klose, Marchetti, Konko, Cana, Stankevicius e stava definendo Cisse. Oggi il bilancio è diverso, è vero che il mercato è lungo (si concluderà il 31 agosto) ma rispetto ad un anno fa c’è un nuovo allenatore e avrebbe bisogno di un organico più definito per lavorare meglio. La Lazio vive una fase di riflessione, non ha alternative pronte da chiudere in ogni reparto. Petkovic d’ora in poi valuterà i suoi uomini tatticamente. Sotto osservazione, in particolare, ci saranno Zarate e Floccari, si giocano la possibilità d’essere confermati. Sono rientrati dai prestiti, non è facile piazzarli sul mercato. La società, trattando Yilmaz, aveva fatto capire di voler rintracciare un nuovo attaccante. Yilmaz e Breno sono sfumati, erano i due extracomunitari. I posti sono liberi, siano occupati.
Era il 22 giugno, l’operazione Yilmaz faceva registrare rischi, riportammo la frenata. La Lazio cullava speranze avendo in tasca il sì dell’attaccante, ma il Trabzonspor non si è mai fatto condizionare. L’affare Yilmaz si è trasformato in una telenovela e già da fine giugno la Lazio aveva iniziato a guardarsi attorno per rintracciare un attaccante diverso, aveva capito quanto fosse difficile chiudere coi turchi. Quell’allarme è diventato realtà.
La giostra dei bomber ricomincia ufficialmente. Petkovic potrà contare su Klose da agosto (è in vacanza sino al 30 luglio), valuterà Zarate e Floccari in ritiro più Kozak e Rocchi. Ci sono tante punte, ma la società sera mossa in tempi non sospetti per acquistare un attaccante in più. Vuol dire che cera la volontà-necessità di rinforzare il reparto. Zarate e Floccari, rigenerandoli e facendogli sentire fiducia, possono rivelarsi due rinforzi. Dirigenti e allenatore valuteranno come muoversi tenendo a mente le possibili alternative. Una è Maxi Lopez, un’antica passione, mai dimenticata. Tare, in quel famoso 22 giugno, riallacciò i contatti per largentino. Il diesse incrociò Andrea D’Amico, il manager del giocatore, a Milano. Ci fu un sondaggio. Maxi Lopez non è stato riscattato dal Milan, ha un costo che s’aggira attorno ai 6 milioni. Non è andato in ritiro col Catania, lo vogliono Toro e Samp (i blucerchiati sono in vantaggio).
Altra opzione: Nilmar. Il brasiliano del Villarreal, fu vicinissimo a gennaio. L’accordo saltò a poche ore dal gong, è un vecchio obiettivo. Lotito fece il possibile per prenderlo, poi si dovette arrendere. Gli spagnoli sono retrocessi, svendono il loro gioiello: può essere acquistato per 7-8 milioni di euro.
Occhio alla candidatura di John Guidetti, bomber svedese-italiano di proprietà del Manchester City, è classe 1992. Nell’ultima stagione ha giocato in prestito al Feyenoord, ha incantato in Eredivise realizzando 20 gol in 23 partite. Il City lo ha rimesso sul mercato, non ha spazio per lui. Guidetti non ha un cognome famoso, è un talento che sta crescendo, potrebbe essere una scommessa. Gli inglesi lo valutano attorno ai 6 milioni di euro, si può acquisire in prestito con riscatto.
Può tornare di moda Emmanuel Mayuka, l’attaccante che Petkovic ha cresciuto nello Young Boys. E classe 1990, in inverno è stato in copertina in Coppa d’Africa con lo Zambia. E alto un metro e 78 centimetri, pesa 75 chili, ha muscoli e potenza, è velocissimo. Sta scalando il grande calcio da un paio di anni, è un destro naturale. E sotto contratto con lo Young Boys fino al 30 giugno del 2015, costa circa 4-5 milioni di euro.
In Premier League c’è Hugo Rodallega, bomber colombiano, classe 1985, è alto 1,80, nell’ultima stagione ha giocato nel Wigan. In verità oggi è libero, era in scadenza di contratto a giugno, può essere acquisito a parametro zero. In Italia ci sono due sogni: Pazzini dell’Inter (è sul mercato) e Matri della Juventus. Hanno ingaggi pesanti.
Un’indiscrezione dalla Svizzera: ai biancocelesti piace Haris Seferovic della Fiorentina, lo scorso anno ha giocato in prestito al Lecce (solo 5 presenze). Serve molto di più alla Lazio.
Alberto Abbate - La speranza la coltiva da anni, già Delio Rossi voleva trascinarlo a Roma. Ora però Cesare Natali ne ha 33, la carta d’identità lo penalizza. Non ha l’età per sognare. La Lazio lha bloccato, ma riflette. E svincolato, non costa un euro. L’ex viola non accoglierebbe però il consenso delle folle. Tosto far capire alla gente laziale che si tratterebbe solo di una soluzione tampone - di almeno un anno - in attesa di tempi migliori. Aspettando Breno. Il suo arresto ha sconvolto ogni piano. E solo ora si sta guardando intorno, il ds Tare. Un occhio ai giovani di belle speranze, un altro al portafoglio. Piange quello di Lotito, non è tempo di spese folli. Si cerca l’affare.
La Lazio s’interroga su Cesare Natali. Con i suoi 33 anni rappresenterebbe un passo indietro, rispetto al progetto svecchiamento. Piace tantissimo Rhodolfo, gigante brasiliano 25enne. Il San Paolo però non lo mollerà mai sotto i 6-7 milioni di euro. Troppi per la Lazio, che aveva fatto più di un pensierino anche su Douglas, centrale classe 88 del Twente. E in scadenza 2013, ci vogliono comunque 3-4 milioni. Pure lui brasiliano, ma comunitario a differenza di Rhodolfo. Dettagli: la Lazio non ha problemi di caselle.
In Portogallo da giorni rilanciano la candidatura di Jardel del Benfica, anche lui centrale verdeoro. Marcantonio di 192 cm, 26enne. La Lazio aveva già fatto un sondaggio a maggio, i portoghesi chiedono 3-4 milioni. Stesso prezzo, due anni più grande, Mickael Ciani, francese originario del Guadalupe. Gioca nel Bordeaux, osservato speciale biancoceleste nell’ultima Ligue 1. Il ds Tare era rimasto stregato da Tasci dello Stoccarda, è un gioiello 25enne da 11 milioni. Si guarda, ma non si tocca.
LA REPUBBLICAIL CORRIERE DELLA SERAIL TEMPOTUTTOSPORTstefano salandin- «Stiamo facendo una legge che consentirà, con denaro privato, di costruire nuovi stadi conformi alle nuove esigenze del calcio: più piccoli, dove però si possa vedere bene la partita e che consentano anche un momento di aggregazione tra sportivi e tifosi. In Italia gli impianti sportivi sono pochi, la metà della Francia, soprattutto nel sud dItalia»: lo ha annunciato il ministro per lo Sport, il Turismo e gli Affari Regionali Piero Gnudi intervenendo alla trasmissione di Tgcom24 L’intervista della domenica. «Quei pochi soldi che avevo come ministro dello sport - ha sottolineato Gnudi - li ho investiti in questo: anche il paese più piccolo del sud deve avere un impianto adeguato per fare sport». Gnudi, che ha posto l’accento sul problema del calo delle presenze negli stadi, ha espresso un auspicio ben preciso, e cioè che il calcio ritorni ad essere un rito collettivo assolutamente pacifico: «Quando io ero ragazzo e andavo allo stadio con mio padre era una festa. Adesso si partecipa a episodi di guerriglia urbana. Gli inglesi, con norme di pubblica sicurezza, ma anche rifacendo gli stadi, hanno cambiato il clima. E tornato un clima di festa collettiva».
La Legge sugli stadi, intanto, è ancora in attesa di una ratifica parlamentare: «La legge sugli stadi è stata studiata per essere a costo zero per lo Stato - aveva spiegato lo stesso ministro Gnudi qualche settimana fa - Io mi auguro, e mi sembra che le forze politiche siano tutte d’accordo, di arrivare in tempi rapidi a una conclusione. Però, quando si ha da percorrere queste strade e queste procedure, i tempi non sono facili da prevedere - ha proseguito Gnudi -. Credo molto alla legge sugli stadi, in Italia c’è bisogno che ci dotiamo di strutture di stadi diverse dalle attuali. In questi anni c’è stato un forte calo delle presenze negli stadi e andare allo stadio non è solo un fatto sportivo, ma anche di socializzazione. Bisogna, però, stare allo stadio in modo allegro - ha concluso il ministro - senza angoscia della violenza».
Al di là delle dichiarazioni di principio e delle banalità retoriche, resta il fatto che la legge è ancora bloccata da veti incrociati e dai movimenti pesanti di potenti lobby palazzinare. Se tutti sono d’accordo in linea di principio, infatti, perché una legge (o un decreto) non è ancora stata promulgata? Semplicemente perché vi sono pesanti pressioni volumetriche attraverso le quali si vuol usare lo stadio come un cavallo di Troia per sviluppare lucrosissime speculazioni edilizie. La logica della legge, invece, vorrebbe che lo stadio fosse appunto il centro del progetto e non la scusa per edificare imponenti centri commerciali o nuovi quartieri residenziali. E ormai di dominio pubblico, del resto, il fatto che per mesi la legge sia stata bloccata in relazione agli interessi di Claudio Lotito che vorrebbe costruire il nuovo stadio delle Aquile bypassando i vincoli artistici, architettonici e culturali che rendono inutilizzabili i terreni sulla via Tiberina dove il presidente della Lazio ha concreti interessi privati. Eccoli, i problemi concreti da risolvere prima di perdersi sulle astratte questioni di principio.
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