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Bosone, sei miliardi per una particella che non vale nulla?
(di Andrea Aparo*)
Il bisbiglio da leggero venticello è ormai un uragano. Soffia lungo i 27 chilometri di galleria sotto la Francia e la Svizzera del Large Hadron Collider. Ne parlano tutti. Domani -forse, pare, dicono, sperano- è il grande giorno. Verrà annunciata la scoperta, oltre ogni ragionevole dubbio, ovvero con affidabilità 5 sigma, pari al 99,8 per cento di probabilità che l’insieme di dati o di osservazioni non sia casuale, del bosone di Higgs, l’unico elemento ancora non osservato del cosiddetto “modello Standard” che descrive e organizza i costituenti fondamentali della materia e le forze in base alle quali interagiscono.
Qualcuno, con grande disappunto di Higgs che si professa ateo, la chiama la Particella di Dio, perché se esiste solo Dio sa dove cercarla per quanto è elusiva… Tranquilli: Dio non c’entra per nulla; averla trovata non aumenta la probabilità della fine del Mondo e i soprattutto i Maya non ne sapevano nulla…
C’è chi ha scritto che domani trova completamento un’attività di ricerca iniziata 48 anni fa quando Peter Higgs e altri – R. Brout, F. Englert, G.S. Guralnik, C.R Hagen e T.W.B Kibble- teorizzarono il meccanismo che prevede l’esistenza del bosone di Higgs. In realtà sono 2400 anni che ci si lavora sopra. Fu Democrito il primo a immaginare un universo dove tutto è composto da atomi invisibili.
Il modello standard non è proprio semplice. Descrive la materia, in tutte le sue forme, come costituita da sei leptoni –fra di essi l’elettrone e il neutrino (in Italia e solo in Italia il neutrino scava lunghe gallerie….); ci sono poi sei quark dai nomi improbabili: up, down, charm, srange, top e bottom. Versione italiana: su, giù, incantevole, strano, cima, fondo. Per finire sono presenti quattro portatori di forza: fotoni, gluoni, bosoni Z e bosoni W.
Sarà un caso, però lunedì scorso, il 2 luglio gli scienziati americani del Fermi National Accelerator Laboratory hanno dichiarato di essere giunti vicinissimi a trovare il bosone di Higgs nei cocci di mille miliardi di collisioni fra fasci di protoni e anti-protoni raccolti in dieci anni di attività sperimentale del Tevatron, il loro acceleratore di particelle, ora chiuso per mancanza di fondi. Certo che deve “rodere” non poco al mondo scientifico Usa avere perso la gara e di ritrovarsi il bosone di Higgs targato Cern-Europa.
Già. Sarà sempre per caso che gli scienziati del Cern hanno indetto la loro conferenza stampa per il 4 luglio che sempre per puro caso è l’Indepence Day, ovvero la Festa Nazionale statunitense? Gli scienziati hanno un loro perverso senso dell’umorismo.
Adesso che lo si è trovato (con probabilità pari al 99,8 per cento), tutto a posto e tutto in ordine? Finisce qui? Abbiamo speso più o meno 6 miliardi di euro per una particella che non vale nulla?
No. Il modello standard, bello ed elegante, non è completo. Non spiega la fisica dell’energia oscura e della materia oscura. Non comprende la teoria della gravitazione descritta dalla relatività generale. Si tratta di un gran bel modello ma non è completo. Non consente la grande unificazione della Fisica.
Non è la scoperta finale ma un altro passo, importante certamente ma solo un altro passo, verso la comprensione del nostro universo. Ne abbiamo ancora da fare di strada. Sono soldi ben spesi.
Saremo in molti a compiacerci domani. Di sicuro non sarà molto felice il celeberrimo Stephen Hawkings. Nel 2008 ha scommesso 100 dollari, piccolo danno al portafogli ma grande danno all’onore, che la macchina di Ginevra non avrebbe permesso di trovare il bosone perduto, anche perché Higgs aveva sbagliato i conti.
Peter Higgs, con la saggezza dei suoi 83 anni, domani sorride.
(* Fisico, docente universitario a Roma e Milano)