Autore Topic: Villa Scorciosa  (Letto 10099 volte)

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Offline Frusta

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Re:Villa Scorciosa
« Risposta #20 : Martedì 17 Settembre 2019, 21:34:22 »
Se, vabbè, il tuo è solo un subdolo tentativo di censura…  :sciarpaD:
 :D
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Offline leomeddix

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Re:Villa Scorciosa
« Risposta #21 : Martedì 17 Settembre 2019, 23:27:07 »
Modesto Della Porta è il poeta dialettale più amato e popolare d'Abruzzo, morto nel 1938 a 53 anni. Non era un intellettuale, era un sarto che metteva in versi i sentimenti, le tradizioni, la vita della gente umile. E ancora oggi, se capitate in qualche festa di paese o in un pranzo conviviale tra amici, può capitarvi di ascoltare la sua poesia ironica, lirica ma anche piena di malinconia.


SERENATA A MAMME

O ma’, se quacche notte mi ve ‘nmente
ti vujje fa’ ‘na bella ‘mpruvisate;
t'aja minì a purtà ‘na serenate
nche stu trombone d' accumpagnamente.

Ne’ ride, ma’,
le sacce: lu stumente è ruzze
e chi le sone nen te’ fiate,
ma zitte, ca se cojje lu mumente,
capace che l'accucchie ‘na sunate.

Quande lu vicinate s'arisbejje,
sentenneme sunà,
forse pu’ dice: vijat'a jsse coma
sta’ cuntente !
Ma tu che mi cunusce nen ti sbejje:
li si ca ugne suffiate è nu suspire,
li si ca ugne mutive è nu lamente !




[Traduzione: SERENATA A MAMMA

Mamma, se qualche volta mi viene in mente
Ti voglio fare una bella sorpresa
Devo venire a portarti una bella serenata
Con questo trombone d'accompagnamento

Non ridere, mamma,
lo so che questo strumento è "rozzo"
e chi lo suona (io stesso) non ha fiato
ma zitta, che se colgo il momento giusto
può essere che riesco a farci una bella suonata

Quando i vicini si sveglieranno,
ascoltando la serenata
potranno dire: Beato lui, che sta cosi' contento!
Ma tu che mi conosci bene non t'inganni
Sai che ogni soffio è un sospiro
Sai che ogni motivo è un lamento.]

È GIÀ SETTEMBRE ? NON CI POSSO CREDERE! LA MIA VITA STA PASSANDO TROPPO VELOCE. LA MIA UNICA SPERANZA È CHE SI VADA AI TEMPI SUPPLEMENTARI. (CHARLES M. SCHULZ)

Offline Frusta

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Re:Villa Scorciosa
« Risposta #22 : Mercoledì 18 Settembre 2019, 18:22:06 »
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Offline Arch

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Re:Villa Scorciosa
« Risposta #23 : Mercoledì 18 Settembre 2019, 19:16:50 »
Quan lo rius

Quan lo rius de la fontana                                  Quando il rivo della fonte
s’esclarzis, su cum far sol,                                   si schiarisce, come suole fare,
e par la flors aiglentina                                        e appare la rosa selvatica
e l rossinholetz el ram                                          e l’usignoletto sul ramo
volf e refranh ez aplana                                       si muove e ripete e modula
son dous chantar et afina,                                   il suo dolce canto e affina
dreitz es qu’ieu lo mieu refranha                      è giusto che il mio canto riprenda


J. Rudel - XII sec. -

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Re:Villa Scorciosa
« Risposta #24 : Mercoledì 18 Settembre 2019, 20:05:03 »
Dal Libano trema e rosseggia
su 'l mare la fresca mattina  ;)
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

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Re:Villa Scorciosa
« Risposta #25 : Mercoledì 18 Settembre 2019, 20:23:17 »
Vabbè, lassamo perde le elezioni e parliamo di una (felicissima) ricerca che mi sta appassionando da quasi due anni.
Se andate a digitare su google il nome di Alberto Grapputo ci troverete scritto: "Genio e sregolatezza: Alberto Grapputo e il suo Ariberto Furioso / Mario Cavazza. - [4] c. : ill. ; 30 cm. ((Estr. da: Almanacco storico carmagnolese. - Carmagnola: Scolastica editrice, 1996. P. 19-22" e niente altro.
Al massimo, frugando ancora, ci potete trovare il nome di sua figlia Annarita, la bellissima ragazza Algida-cuore-di-panna del Carosello che fu e poi attrice di un qualche successo dei primi anni settanta di un paio di film di Lizzani. Poi niente altro.
Dell' Ariberto, tranne una decina di ottave pubblicate nell' almanacco di cui sopra, niente di niente.
Uno strepitoso poema cavalleresco iniziato nella prima metà degli anni quaranta e terminato un decennio dopo e che sembra un affresco dipinto quattro mani dal Tassoni e dall' Ariosto, perso o sepolto chissà dove.
Un pozzo senza fondo di ironia e di autoironia scavato da un genio folle che considera se stesso, la politica ed il potere di un mondo che l' opprime e lo assedia, attraverso la lente della sua sessualtà bislacca, ingenua e disperata, i cui pezzi di manoscritto, dietro le indicazioni di Mario Cavazza, un pittore novantaduenne dalla memoria spettacolare, sono riuscito a reperire parte a casa di un avvocato carmagnolese, parte a casa di sua figlia a Roma e parte nella biblioteca di un vecchio maestro elementare a Sgurgola, e che ho pazientemente trascritto (ora mi sto giocando le ultime diottrie terminando di copiare le note esilaranti in calce ad ogni pagina) e poi regalerò l' opera completa alla biblioteca comunale di Carmagnola.
In appendice al poema una lettera ad uno dei suoi amori sparpagliati per la Penisola e una serie di ottave intitolata "La morte del Doge" in cui preconizza un paio di mesi prima dei fatti di Piazzale Loreto la morte di Mussolini, responsabile indiretto della morte dell'omologo (reale, non immaginario!) dell' Angelica ariostesca.

P.s.
Grapputo è stato un grecista appassionato, allievo di Lorenzo Rocci, e, nella sua parentesi romana, amico e frequentatore di Trilussa, Taggi, Pascarella, Jandolo eccetera, insomma del Gruppo dei Romanisti (intendo dire quello vero, che niente ha a che spartire con la monnezza trigoriese), e morto prematuramente in seguito agli strascichi di una affezione polmonare contratta in Russia durante l'infausta campagna che travolse migliaia di ragazzi della sua generazione.

Dice: e perché starobba la posti qui?  ;D
...
E perché no?  :P
Grapputo era un genio sregolato quindi a questo punto mettere qualcosa di suo a Villa Scorciosa è d' uopo assai.

Metto qui il prologo dell' Ariberto e poi la morte del Doge.

Quell’ io che d’ Ariberto un dì cantai,
mesto, in riva al bel fiume, il furor grande,
e per più dì le donne disprezzai
preferendo alla vulva il rozzo glande,
oggi, fatto virìl, peno d’assai
a trattenere dentro le mutande
l’asta di Marte che ne balza fuora
quand’ io veggio mia donna, ed altre ancora.

LA MORTE DEL DOGE

Quando seppe, Ariberto, errare ormai
sulle sponde di Stige il giovinetto,
in orribili grida e in alti lai
tosto proruppe, e si percosse il petto:
“Dunque per questo udire attraversai
-dicea il tapin- di Cadice lo stretto;
per sentire ch’ iniqua è a me la sorte
ed il Doge d’ Italia a te diè morte?”

…………………..
Il testo è mutilo. Indi riprende così:
……………….

E pensa già qual sia più degna sorte
per chi privollo di cotanto bene:
se in cul gli debba con maniere accorte
porre di notte un affocato pene;
troppo dolce gli par ciascuna morte
e più supplizi immaginando viene
or, veggendo l’ oriol con la catena,
un mirabil progetto in lui balena.

Son le cose del mondo in guisa fatte
che l’ ugual appetisce a sé l’ uguale
così vediam che ‘l fulmine s’ abbatte
sovra la piante che più alta sale;
la concorde natura è di siffatte
cose la legge: orben, se nel pitale…
Quivi si tacque, e di stregone prese
l’ abito e il volto, e in Campidoglio ascese.

E di là, ritto al prosternato gregge
de l’ italiche genti egli dicea:
“Venite a me, la cui sapienza legge
l’ avvenir dei mortali.” E sorridea
il Doge allor, che de l’ Italia regge
gl’ infelici destini, anzi reggea,
quando dai vetri lo stregone scorse,
come donnetta, curïoso accorse.

E fendendo la folla: “Olà –gridava-
libero il passo a chi l’ imper vi diede!”
La turba qua e là tutta ondeggiava
come irato talvolta il mar si vede;
quegli a passo roman così marciava
ch’ ora a questo ora a quel fiaccava il piede;
giunse infine a la vetta, ove l’ attende
il falso vate in usurpate bende.

Quel fellon che il signor si vide avanti,
tutto di ferro e d’ alterigia armato,
ben potete pensar come tremanti
sentì le gambe, e tutto il cor turbato;
anzi, gli uscì dagli sfinteri affranti
un romoroso e pestilente fiato,
onde il Doge esclamò: “ Ben parla in lui
nume presente, e profetizza a nui!”

Ben vorrebbe saper ciò che l’ aspetta
il panciuto signor dal rio governo,
e l’ indovino impazïente affretta
che del buio avvenir gli apra il quaderno,
ma quei risponde: ”A fin che sia perfetta
l’ opera nostra, un mio desir t’ esterno,
ed è che lungi da le turbe un poco
con me tu venga in solitario loco.

Se cosa ingrata io ti dicessi mai,
mi saria da costor la vita tolta,
e che il sol torni a riveder giammai
chi morto fu non accadde altra volta;
ancor convien che tu ti bendi i rai,
che ad occhi aperti oracol non s’ ascolta:
e di ciò essemplo è certo più felice
la leggenda d’ Orfeo e d’ Euridice.

Ma perché più di me stima tu faccia,
un po’ ti vo’ de l’ avvenir svelare:
primieramente da quest’ esil traccia
a vita eterna ti convien passare;
questo vuol dir che mai non fia che taccia
la fama tua, ma sempre a risonare
avrà lo nome tuo per tutti i liti,
e nell’ Ade puranco, e in altri siti.

E ciò perché le mani insanguinasti
in un fanciullo dalle bionde chiome,
e dispietato a morte lo mandasti
che de la madre avea sul labro il nome.
Ed è legge fatal scritta negli astri
che chiunque ferito gli ha l’ addome,
sia d’ ignobile razza o cavaliero,
in un lampo assoggetti il mondo intero.

Così d’ Etiopia il caldo imper riavrai
e dell’ Ivrìst ancor le fredde cime
e i deserti d’ Arabia e il Paraguaj
e del Fuherer torrai le spoglie opime.
Il tapinel che un dio si sente ormai,
le gote gonfie ed il pancion sublime,
ride il falso indovin che presso vede
la sua vendetta, e trionfar già crede.

Così parlando, appresso a sé lo tira,
che dietro a domator par lion forte,
e intorno a sé l’ occhio prudente gira
che non vengan milizie od altra corte.
Fuor de la calca alfin, fuor d’ ogni mira
escono, e lascia l’ Aureliane porte;
bendato è Il Doge, e lì indovin qui vuole
che per l’ ultima volta ei veda il sole.

Perciò lo sbenda, e verso l’ occidente
volger lo fa, dove Ocean si vede:
“Questo sol che tramonta, o re possente,
lieto presagio a te Giove concede:
Come lui la tua fama ad altra gente
presto n’ andrà, com’ esso a lei rïede,
perciò fa core e i miei consigli ascolta,
e chiudi gli occhi per l’estrema volta.

Condotto là dove s’ innalza un cesso
ben costruito, e corre intorno un muro,
e vi spinge col capo il Doge istesso
nudo e senz’ arma e sol di sé securo.
“Quivi vedrai -egli dice- a te confesso,
dispiegato e real tutto il futuro,
e se puzzo o romore od altro senti,
il magnanimo cor non si spaventi.

Ma curva il dorso, e più e più ti spingi,
col capo che d’ allor fia coronato,
e quell’ occhio aquilino apri e sospingi
che l’ italica gente ha soggiogato.”
O misero, o infelice, a che t’ accingi?
Ecco ove t’ ebbe ambizïon portato!
Il fellon, che lo vide arcuar la schiena,
ratto si scosta, e tira la catena.


Vien l’ onda irosa, e gorgogliando inonda
il vaso sì che nessun grido vale,
spumando cresce, e quella testa immonda
da tutti i lati furïosa assale:
il Maestroom che le navi circonda
nel gorgo suo non ha potenza uguale,
ed il Doge, o lettor, ch’ è tutto merda,
nel bidòn, alla fin, convien si perda.

Convien che muoia e a la gran madre antica
sparso ritorni, e ne gioisca il mondo;
quell’ elemento che di sé nutrìca
le fogne e i campi e fa il terren fecondo
lo riceve esultando, e par che dica:
“Ben sé tornato, o mio figliol giocondo!
Oggi tutto si purga, e negli stalli
molto sterco di più fanno i cavalli.”

Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Offline leomeddix

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Re:Villa Scorciosa
« Risposta #26 : Mercoledì 18 Settembre 2019, 21:04:39 »
Tan m'abellis vostre poesïe auscultar,
qu'ieu no me puesc ni voill a vos cobrire:
jeu sui leomeddix, que v'mplor de chantar;
consiros audio lo vostro cortes dire,
e vei jausen la joi qu'esper de rivar.
Ara vos prec, Arch et Frusta, per aquela valor
que vos guida al som de l'escalina,
sovenha vos brama de ma cor! 



[TRADUZIONE:
Tanto mi piace ascoltar le vostre poesie,
che io non mi posso né voglio nascondere a voi:
io sono leomeddix, che v'imploro di cantare;
pensoso ascolto il vostro dir cortese,
e vedo gioioso la gioia che aspetto nel futuro.
Ora vi prego, Arch e Frusta, per quel valore
che vi guida al sommo della scala,
ricordatevi del desiderio del mio cuore!]
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Offline Arch

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Re:Villa Scorciosa
« Risposta #27 : Mercoledì 18 Settembre 2019, 21:40:52 »
Incredibile Leo.  Superbo.

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Re:Villa Scorciosa
« Risposta #28 : Mercoledì 18 Settembre 2019, 22:06:16 »
Arch, Leo è figlio di un poeta trovatore, y la sangre no es agua  ;)
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Re:Villa Scorciosa
« Risposta #29 : Mercoledì 18 Settembre 2019, 22:42:07 »
Arch, Leo è figlio di un poeta trovatore, y la sangre no es agua  ;)

Effettivamente, non potete immaginare quanti chili di funghi abbiamo trovato insieme io e mio padre nelle vallate di Villa Scorciosa…  :sciarpaD:

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Re:Villa Scorciosa
« Risposta #30 : Mercoledì 18 Settembre 2019, 23:09:31 »
Alla prossima fettuccine ai funghi porcini  :P
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Re:Villa Scorciosa
« Risposta #31 : Mercoledì 18 Settembre 2019, 23:49:52 »
Alla prossima fettuccine ai funghi porcini  :P

… e come antipasto una bella cipollata  :risa:

LA CIPULLATE
La Moje che vò bene a lu marite
 la serä jì fa’ rtruvà la cipullate
 arrive lu marite tutte ‘ngazzate
 ma vaffangule a te e la cipullate

e quand’arvenghe da fatijà lu foche armorte mi fi rtruvà
 p’aggiustrarme me so sbajate ma chi me l’ha fatte fa
 le pozzene om’accite la moje e chi la vò pijà
 le pozzene om’accite la moje e chi la vò pijà

E mojeme le guaje me le passe
 nisciuna cose che ji va diritte
 vò jì sembre a la modä e vò sta a spasse
 je crepe di fatije m’haj da sta zitte

mo vò queste e mo vò quelle gnà ji dice li cirvelle
 cacche vvodde và’a’ ffinì c’a jettarme me fa jì
 le pozzene om’accite la moje e chi la vò pijà
 le pozzene om’accite la moje e chi la vò pijà

  Me manne a ffà la spese e nì j’è bbone
 la carne puzze e l’oje jì sa di muffe
 si spenne poche so nu rusticone
 si spenne assaje ci’ haje ‘a fa baruffe

mo vò queste e mo vò quelle nïn si sa che cazze vò
 sï l’arrive a cundraddì nïn si sa com vàe ‘ffinì
 le pozzene om’accite la moje e chi la vò pijà
 le pozzene om’accite la moje e chi la vò pijà

M’ ahzze a la matine a la bbon’ore
 e tu a lu lette fì la cuntignose
 lu torte è lu mè dï ugne cose
 la notte ni mme dà maje ripose

E come tu muve e come ti gire sembr’arrete te l’aretruve
 matre mè com’haj da fa nemme pozze libberà
 le pozzene om’accite la moje e chi la vò pijà
 le pozzene om’accite la moje e chi la vò pijà

mo vò queste e mo vò quelle nïn si sa che cazz vò
 sï l’arrive a cundraddì nïn si sa com vàe ‘ffinì
 le pozzene om’accite la moje e chi la vò pijà
 le pozzene om’accite la moje e chi la vò pijà.

E quande Marcandò fece partenza
 la moje li baciò sott’a la panza
 jì disse amore mio non fa’ credenza
 cà quande arvinghe jì ti taje la panza

mo vò queste e mo vò quelle nïn si sa che cazz vò
 sï l’arrive a cundraddì nïn si sa com vàe ‘ffinì
 le pozzene om’accite la moje e chi la vò pijà
 le pozzene om’accite la moje e chi la vò pijà
 le pozzene om’accite la moje e chi la vò pijà.


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« Risposta #32 : Giovedì 19 Settembre 2019, 09:34:54 »
Il giovane di Tunisi
che nero come un’ostrica
di lei s’innamorò,
aveva gli occhi d’onice,
il corpo d’una statua,
lo sguardo d’una vergine
per tanto ch’era timido:
perciò si innamorò
di lui s’innamorò.

Leonora più che candida,
l’Infanta di Castiglia,
la pelle di magnolia,
l’orecchie di conchiglia,
di lui s’innamorò,
di lui s’innamorò:

del giovane di Tunisi
che nero più di un’ostrica,
vedendola sbiancò.
Le braccia di quell’ostrica
intorno a lei si chiusero.
Con labbra che tremavano
Leonora più che candida
la bocca gli donò,
la bocca gli donò.

Ma dal torrion la videro
tre suoi fratelli pallidi.
Le frecce lampeggiarono:
il giovane di Tunisi
nel mar con lei piombò,
nel mar con lei piombò.

Piombò con lei stringendola,
lui nero come un’ostrica,
con lei si sprofondò,
lei madreperla pallida.
Il negro in fondo al mare
si chiuse come un’ostrica,
di morte nel pallore
lei perla diventò.

Offline leomeddix

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« Risposta #33 : Giovedì 19 Settembre 2019, 10:26:19 »
 Applausissimi al vate Arch per la perla! :clapcap:
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Re:Villa Scorciosa
« Risposta #34 : Giovedì 19 Settembre 2019, 12:07:48 »
Ricordo in Andalusia il profilo di una montagna che da una parte somigliava ad un arabo col turbante, dall' altra ad un volto femminile. Di lì la leggenda di un amore contrastato fra un musulmano ed una fanciulla cristiana, non so se Fo si sia ispirato a quella storia. Siccome sabato mattina parto per Malaga vedrò da quelle bande di farmi dare notizie più certe in merito.
Su Internet il profilo della montagna in questione non sono riuscito a trovarlo.
P.s.
Pomata è stato già avvertito e con ogni probabilità ci incontreremo, la sua zona di rappresentanza per la luxottica va dalla Murcia all' Andalusia, magari domenica l' altra potremo vedere insieme la partita della Lazio. 
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Re:Villa Scorciosa
« Risposta #35 : Giovedì 19 Settembre 2019, 12:36:05 »
Salutaci er pomata, Frusta ;). Sapevo che la storia raccontata in musica da Fo risale al 1500 ma non ho riscontri certi in merito.

Se non sai dove pranzare a Malaga, dopo aver visto il Museo Picasso, il teatro romano ecc., ti consiglio:
La Récréation
Calle Duque de la Victoria, 29015 Malaga,
+34 665 60 13 22



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Re:Villa Scorciosa
« Risposta #36 : Giovedì 19 Settembre 2019, 12:43:34 »
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

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Re:Villa Scorciosa
« Risposta #37 : Venerdì 20 Settembre 2019, 08:37:54 »
Grandissimi. Meglio venire qui che cuocere Inzaghi a fuoco lento.

Saluti dal Pasubio

Offline leomeddix

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« Risposta #38 : Venerdì 20 Settembre 2019, 12:47:45 »
La furia della natura è una metafora che serve a descrivere l’impeto –ma anche la crudeltà- dei sentimenti umani. E così, come un improvviso temporale estivo provoca paura e danni senza dare sollievo alla terra, così l’amore non corrisposto causa solo dolore nell’uomo innamorato della donna.

LU TIMBURALE
Sti-state ‘npass ‘cchiù, dur’ n’eterne
Ggisù, Ggisù… chi-ci vu fa bbruscià?
Ddamó ca ‘ncore piov’, é da stu-verne.
Lu sol’arvont’, é nutil’a spirà.
M-a-la ‘ntrasatte vé nu cagnamente
e… llà-ppe-llà lu ciele si fa scure,
fischi-a-li recchie nu cattiv’ vente
accuscì-fforte ca mett’ paure.

Scoppie li tuone gné li cannunate,
pare ca na battaje si scatene,
la ggente corr’ lest’a la huattate
e preghe Ddì ca j manness’-bbene.
Trem’ la terre, s’é ‘ngrufate Giove
e ffa calà tirricin’ e ssajette
tanta rimore ma però nnin’-piove
ddu vott’-vé e po’… subbit’ smette.

Mo bbrusce cchiù di prim’ la campagne
ch’é ceripacciate pi la troppa-secche;
ddu vott’ pó smurì tanta brusciagne?
Che ij pó fa sol’ na virdisecche?
Tu, gné nu timburale si minute,
ti huardé-ll’uocchie mi mittié nu foche
ca pinitré comme-hijeche pizzute…
foche di paje… smort’a ppoc’a-ppoche.

J sove gné la terre… tal’e-qquale
spitté ca tu m’avisse dissitate,
cirché lu bbene… so’-rcivut’ male
spiranza mé si-mmort’assassinate.
Mo só nu Criste ca ‘nghiuvate móre,
m’a-tté ca ccome Ggiude si’ ccrudele
firit’- d’hietre ‘nni ‘npó dà dilore,
ti cerche l’acque – m’uoffre céte e fiele.

(Camillo Di Paolo, 1955)



Traduzione:
IL TEMPORALE
Quest’estate non passa più, dura in eterno/ Gesù, Gesù… ci vuoi far bruciare?/ E’ da molto che non piove, è da questo inverno./ Il sole trabocca, è inutile sperare./ Ma all’improvviso c’è un cambiamento/ e lì per lì il cielo si fa scuro,/ fischia alle orecchie un cattivo vento/ così forte che mette paura./ Scoppiano i tuoni come cannonate,/ pare che si scatena una battaglia,/ la gente corre in fretta a nascondersi/ e prega Dio di mandare del bene./ Trema la terra, si è irritato Giove/ e fa scendere tuoni e saette;/ tanto rumore, però non piove/ cadono due gocce e poi… subito smette./ Ora brucia più di prima la campagna/ che è crepata per la troppa siccità;/ due gocce possono spegnere tanta arsura?/ Cosa gli può fare solo una rugiada?/ Tu, come un temporale sei venuta,/ ti guardavo – gli occhi mi mettevano un fuoco/ che penetrava come un ago appuntito…/ fuoco di paglia… smorto poco a poco./ Io ero come la terra… tale e quale/ aspettavo che tu mi dissetassi,/ cercavo il bene, ho ricevuto il male,/ speranza mia sei morta assassinata./ Ora sono un Cristo che muore inchiodato/ ma a te che come Giuda sei crudele/ ferite di altri non possono dar dolore,/ ti chiedo acqua, mi offri aceto e fiele.


È GIÀ SETTEMBRE ? NON CI POSSO CREDERE! LA MIA VITA STA PASSANDO TROPPO VELOCE. LA MIA UNICA SPERANZA È CHE SI VADA AI TEMPI SUPPLEMENTARI. (CHARLES M. SCHULZ)

Offline Frusta

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Re:Villa Scorciosa
« Risposta #39 : Venerdì 20 Settembre 2019, 13:06:34 »
La facilità di rima e la felicità della scelta dei termini di papà Camillo è assolutamente straordinaria.
Mi dispiace non averlo filmato quando raccontava che a 14 anni aveva già meritato il titolo di "mastro".
Lo farò al prossimo simposio scorciosano  :D
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.