Siniša Mihajlović nuovo ct della Serbia

[AlenBoksic]

Belgrado -Sinisa Mihajlovic è ufficialmente il nuove allenatore della nazionale serba. Lo ha annunciato la Federcalcio serba (Fss) al termine della riunione del comitato esecutivo tenutosi al quartier generale di Stara Pazova, presso Belgrado. Mihajilovic, è stato precisato, ha firmato un contratto di due anni, il che significa che resterà sulla panchina della Serbia almeno fino al termine delle qualificazioni per i mondiali di calcio del 2014 in Brasile. «È un grande onore per mese allenare la nazionale serba. Sono convinto che potrò realizzare gli obiettivi e i desideri dei tifosi», ha detto l'ex ct della Fiorentina in una prima dichiarazione ai giornalisti. Il suo debutto sulla panchina della Serbia avverrà il 26 maggio a San Gallo (Svizzera) in amichevole contro la Spagna, seguiranno altre amichevoli con Francia e Svezia.

http://www.ilmessaggero.it/sport/calcio/sinisa_mihajlovic_nuovo_ct_della_serbia_il_26_maggio_prima_sfida_con_la_spagna/notizie/197612.shtml

[BobLovati]

bene; augura a Sinisa 

[rocco tanica]

In becco all'Aquila, Sinisa.

[Flammarion]

Peccato, Adesso Lotito andrà a pescare l'ennesima sola ammuffita.

[Eagles71]

In becco all'Aquila, Sinisa.

[lollapalooza]

In becco all'Aquila, Sinisa.

[robylele]

Lotito ha forti responsabilità su questo evento. Poteva bloccarlo e non l'ha fatto.

 



a Sinisa un grande bocca al lupo!

[DinoRaggio]

Buona fortuna!

[Er Matador]

Personalità ne ha da vendere, non so in quali condizioni potrà operare.
Non è un maniaco del gioco a memoria, quindi dovrebbe essere in grado di incidere anche senza lavorare col gruppo tutti i giorni.
In bocca al lupo e appuntamento, spero, a Brasile 2014.

[ammiraglio]

ottima scelta e in bocca al lupo al grande sinisa.

[Skorpius]

Peccato, Adesso Lotito andrà a pescare l'ennesima sola ammuffita.

Ennesima?
A parte ballardini mi sfuggono le altre sole

[AlenBoksic]

Buona partenza per Siniša: dopo il pari a reti inviolate sabato nella sempre insidiosa Glasgow,
ieri hanno travolto il Galles a Novi Sad , 6 1 con un Kolarov straripante nel primo tempo.
La squadra ha i suoi punti di forza in difesa e nel centrocampo, mentre portiere (non capisco come mai non giochi Brkić, ma dopo il gol preso ieri in mezzo alla porta da Stojković, spero verrà promosso) e attaccanti sono scarsissimi. Su queste basi Siniša ha allestito una squadra similGrecia molto ostica, di corsa, ma con assai più qualità, mentre davanti s'è inventato il trequartista Djuričić (1992) finto centravanti con Marković (1994) o Lazović (1990) coadiuvati dai più esperti Tosić, Tadić o Sulejmani ad agire esterni.
Vedremo cosa raccoglierà nelle due gare ottobrine quando a Belgrado calerà il temibile Belgio - che dopo anni di magra pare avere una squadra decente con Witsel, Kompany, Lukaku e Hazard - cui seguirà la trasferta a Skopije contro i macedoni.

[MCM]

Avanti Sinisa!

[ML]

Si vede già la mano di Sinisa, sembra che giochino alla Playstation...
E poi far prendere il passaporto serbo a Rooney è stata un'ottima idea 

[AlenBoksic]

C'è stata una farragine tecnica
 
Questo è il filmato giusto

[AlenBoksic]

Venerdì sfida caldissima al Maksimir (putroppo non mi pare che siano previste dirette tv in Italia) con la Croazia.
Si era parlato di una convocazione a sorpresa per Stanković che invece non c'è stata.
Questa la lista

golmani: Željko Brkić, Vladimir Stojković, Branimir Aleksić.
odbrana: Branislav Ivanović, Neven Subotić, Matija Nastasić, Aleksandar Kolarov, Antonio Rukavina, Milan Biševac, Nenad Tomović, Slobodan Rajković, Dušan Basta.
sredina terena: Aleksandar Ignjovski, Ivan Radovanović, Ljubomir Fejsa, Radosav Petrović, Zdravko Kuzmanović, Luka Milivojević, Zoran Tošić, Filip Đuričić, Alen Stevanović, Dušan Tadić, Nenad Krstičić.
napad: Filip Đorđević, Nikola Đurđić, Aleksandar Mitrović

Le punte sono così scarse da mettersi a piangere.
Non convocato Lazar Marković, presumo sia infortunato

[MCM]

prendeteli a pallonate a sti quattro caciottari croati.

FORZA SERBIA!

[AlenBoksic]

ZAGABRIA | Con il raduno di domenica sera a Zagabria, per la nazionale croata di calcio è partita ufficialmente la “missione Serbia”. Ancora qualche giorno, infatti, e poi sarà il momento di “dare la parola al campo” in quella che sarà forse la partita cruciale per entrambe le nazionali nel ciclo delle qualificazioni per i Mondiali del 2014 in Brasile. I selezionatori, Igor Štimac e Siniša Mihajlović, si dicono pronti e convinti di fare bella figura, cercando allo stesso tempo di stemperare la tensione e l’emozione dei giorni che precedono la sentita sfida, anche per noti motivi extracalcistici.
“Ho delle esperienze personali in partite del genere – dice Štimac –. Non siamo euforici e non permetterò certo di ‘bruciarci’ prima della gara. Sono consapevole degli errori commessi nell’occasione dell’ultimo precedente tra Croazia e Serbia, quando abbiamo mancato la qualificazione agli Europei del 2000. Stavolta non succederà, siatene certi”.
Il selezionatore è consapevole, e non lo nega, che la sfida di venerdì sera al Maksimir (ore 18) non porterà in dote soltanto tre punti... “Non tre, ma sei. Tre sarebbero quelli guadagnati da noi, altri tre quelli persi dalla Serbia, che si troverebbe di fatto esclusa dalla corsa per uno dei due primi posti nel girone. Però, non voglio soffermarmi troppo sui calcoli e sulle combinazioni: pensiamo a vincere e basta. Andiamo di partita in partita, senza guardare troppo avanti”.


«Occhio alle loro individualità»

Il gioco della Serbia non ha troppi segreti per Štimac, che ha visionato alcuni DVD sulle ultime uscite del prossimo avversario. “Finora hanno peccato di continuità, sia come gioco che come risultati. Però, si tratta di una nazionale con diverse ottime individualità – avverte i più ottimisti il tecnico spalatino –. La Serbia si presenterà in campo con la speranza di vincere e noi dobbiamo spegnarla sul nascere. Ritengo che i miei giocatori stiano attraversando un buonissimo momento di forma a livello di club, il che ci dà ulteriore fiducia. Cresciamo di partita in partita e nelle ultime uscite abbiamo presentato un calcio a tratti spettacolare. Siamo pronti per i tre punti e faremo il possibile per conquistarli”, è convinto Štimac, che, alla domanda di alcuni giornalisti serbi, conclude con una battuta in suo perfetto stile: “Se ho paura dei due attaccanti della Serbia, Đurđić e Đorđević, indicati in ottima forma? Con tutto il dovuto rispetto, ma se dovrei avere dei grattacapi per loro due allora il mio collega da parte serba, Mihajlović, dovrebbe finire in clinica psichiatrica per il momento d’oro che stanno attraversando Mandžukić, Jelavić, Olić o Eduardo, senza contare ovviamente Modrić”.


Ćorluka: «Le difese i punti di forza»

Forse perché di ruolo fa il difensore, Vedran Ćorluka indica nel reparto arretrato il punto di forza della Serbia. “La loro linea composta da Ivanović, Subotić, Nastasić e Kolarov gioca in squadre di livello mondiale e merita rispetto, però se andate a guardare la classifica del nostro raggruppamento si nota che la Croazia ha subito meno gol della Serbia. Sappiamo benissimo quanto importante sia questa partita e confidiamo nei tre punti”. Poi, un ricordo non troppo felice: “Li ho affrontati a livello giovanile e andò malissimo. Allora la Serbia e Montenegro fu superiore e vinse, ma da quel momento è passato del tempo e sono cambiate alcune cose”, dice il difensore del Lokomotiv Mosca.


Jelavić: «Con Kolarov sono amico»

Nikica Jelavić, che sabato ha ritrovato il gol con la maglia dell’Everton, ha affrontato spesso Kolarov del Manchester City e Ivanović del Chelsea. “Sì, ho giocato più volte contro di loro due e si tratta di ottimi difensori. Ivanović lo conosco dalla partite in Premier League, mentre con Kolarov sono anche amico e ci sentiamo spesso. Venerdì, però, nel 90 minuti del Maksimir sarà un semplice avversario, mentre dopo la partita saremo nuovamente amici”, conclude, scherzosamente, Jelavić. (nt)

[AlenBoksic]

"Allora, ti racconto: 9 ottobre 1999, la mia Serbia si chiamava ancora Jugoslavia, era la prima e finora unica volta, dopo la guerra, che incontravamo la Croazia. Ultima gara, decisiva, per la qualificazione agli Europei. Dentro o fuori. Lo stadio di Zagabria era un vulcano. Polizia ovunque. Avevamo ancora la guerra sulla pelle. In campo c'erano tanti ex compagni della vecchia Nazionale. Stavolta uno contro l'altro. Io ero uno di loro...". Sinisa Mihajlovic, seduto in poltrona, si accende una sigaretta e per una volta, lui abituato sempre a fissare tutti negli occhi, guarda altrove, in un punto indefinito, e si perde nei ricordi. "Entriamo in campo, una bolgia: guardo verso la curva croata, c'è uno striscione "Vukovar 1991", la città simbolo della guerra. La città dove io, figlio di madre croata e padre serbo, sono nato e cresciuto. Mi avvicino, mi inginocchio e mi faccio il segno della croce per ricordare i serbi caduti. Lo stadio per poco non viene giù. Mi urlano di tutto. Ma ogni volta che batto una punizione o un calcio d'angolo non vola una mosca per il timore. Prendo un palo, una traversa e faccio due assist per i gol di Mijatovic e Stankovic: 2-2, qualificazione ed eliminazione della Croazia. Sui giornali serbi prendo 10 in pagella. Quella resta la partita più sentita della mia carriera, non la dimenticherò mai".

 
Sinisa Mihajlovic, c.t. serbo, 44 anni, è nato a Vukovar. La sigaretta è finita senza che Sinisa abbia dato neanche una boccata. Polmoni vuoti di fumo e cuore pieno di orgoglio. Quindi si volta e torna a guardare negli occhi. "Se ho accettato di fare il c.t. è anche per questa sfida con la Croazia. Darei tre anni di vita per poter scendere in campo in questa partita. Non dico per vincerla, solo per giocarla. Spero di riuscire a trasmettere ai miei almeno un po' della mia voglia. Ma...". Sinisa si ferma, guarda l'orologio: le lancette dicono che sono passati più di 13 anni. Un intervallo lunghissimo tra un primo e un secondo tempo dell'esistenza. "Ma... - riprende - questa partita non è la continuazione di una guerra. Quella vera, maledetta e sporca l'abbiamo già vissuta e ne portiamo ancora addosso ferite e cicatrici. Questa è solo una gara sentita, calda, importante: per la classifica e per la crescita dei miei ragazzi. Abbiamo 4 punti, Croazia e Belgio 10. Se vinciamo, arriviamo a -3 e siamo ancora in corsa".

Ho tre obiettivi: la qualificazione ai Mondiali; aprire un nuovo corso fatto di regole e fair play; ridare alla Serbia un'immagine positiva

È calcio, solo calcio. Anche se a petto in fuori come piace a lui. "Come c.t. mi sono dato tre obiettivi: la qualificazione ai Mondiali; aprire un nuovo corso fatto di regole, fair play e senso d'appartenenza; ridare alla Serbia un'immagine positiva dopo anni di intemperanze dei tifosi. Il primo obiettivo passa attraverso la sfida di venerdì. Il secondo è avviato: abbiamo la nazionale più giovane d'Europa, età media di 22-23 anni. Le regole sono fissate e chi non le segue è fuori. Ai miei tempi avevamo una Nazionale fortissima: ma ognuno faceva come voleva, per questo non vincevamo niente. Ho capito dopo che la disciplina è fondamentale. E oggi ho spalle larghe, carattere e curriculum per farmi ascoltare".

Da c.t. ho preteso che tutti cantassero l'inno serbo. E quando parte l'inno avversario noi lo applaudiamo: sarà così anche contro la Croazia

Poi c'è la questione dell'inno, che è costato la nazionale a Ljajic. "Quando giocavamo con la Jugoslavia i nostri tifosi fischiavano il nostro inno simbolo di un'unione non sentita. Quelli avversari invece cantavano a squarciagola il loro e a me sembrava di partire già in svantaggio. Da c.t. ho preteso che giocatori e staff cantassero l'inno serbo. C'è un regolamento: Ljajic l'ha firmato. E alla prima occasione l'ha disatteso. Io non guardo solo al talento, guardo l'uomo. E dell'uomo devo potermi fidare. Quando canterà l'inno, tornerà". Ma c'è anche quello avversario: "Io e i miei giocatori lo applaudiamo sempre, in segno di rispetto. Sarà così anche con l'inno croato. E se qualcuno dei miei venerdì si farà espellere per comportamenti antisportivi, aizzando gli animi, non giocherà più in nazionale. Il mondo ci osserva. È arrivato il momento di dimenticare il passato, tendere la mano e guardare avanti. E se lo posso fare io che la guerra l'ho vissuta sulla pelle, perché non devono farlo ragazzi che all'epoca non erano neanche nati?".

 
Lo sguardo si allontana nuovamente: "Le guerre, tutte le guerre, fanno schifo. Ma una guerra civile come la nostra è peggio. Ragazzi cresciuti insieme che si sparavano contro, famiglie disgregate. Io ho visto la mia gente cadere, le nostre città rase al suolo, bombe su ospedali, scuole, civili: tutto spazzato via. Il mio migliore amico ha devastato la mia casa. Quando i miei genitori hanno lasciato Vukovar per Belgrado, mio zio, croato e fratello di mia madre, le ha telefonato: "Perché sei scappata? Dovevi rimanere qui, così ammazzavamo tuo marito, quel porco serbo di m...". Mesi dopo mio zio fu catturato da Arkan, stava per essere ucciso, ma gli trovarono addosso il mio numero di cellulare. Mi chiamarono, e riuscii a salvargli la vita".


Arkan era un mio amico. Ma non difendo i suoi crimini, li condanno. Come tutti quelli commessi, da una parte e dall'altra

Già Arkan, la tigre, il macellaio. Il necrologio per lui è costato a Mihajlovic anni di critiche: "Da fuori, seduti in poltrona, è stato facile puntare il dito. Ma Arkan era un mio amico da quando, ragazzo, giocavo nella Stella Rossa e lui era il capo dei tifosi. E Arkan ha difeso dei serbi in Croazia che stavano per essere massacrati. Per quei serbi Arkan è stato un eroe. Non rinnego quel necrologio, ma non difendo i suoi crimini. Quelli restano. Sono orribili. E li condanno. Come tutti i crimini commessi, da una parte e dall'altra. In una guerra civile non esistono i buoni e i cattivi. Non c'è il bianco e il nero. E il colore predominante alla fine è sempre il rosso. Del sangue degli innocenti. La guerra in Jugoslavia ha tanti colpevoli. Tanti".

Abbiamo pianto e perso, tutti. Ora dopo i corpi è arrivato il momento di seppellire anche odii e rancori

Sinisa oggi è ambasciatore Unicef e fa molto per orfani e reduci di guerra: "Durante il conflitto io non compravo armi, ma medicine, abiti, cibo. A Novi Sad mi hanno dato la cittadinanza onoraria per questo". E la sua Vukovar? "Ci sono andato l'ultima volta nel 1991. Era rasa al suolo, non riuscivo neanche a orientarmi. Solo scheletri di palazzi e macchine ammassate per creare trincee. Non volava un uccello, non c'era un cane. Spettrale. Ricordo lo sguardo di due ragazzini di 10 anni, imbracciavano i mitra. Avevano occhi da uomini in corpi da bambini. Occhi tristi che avevano già visto tutto, tranne l'infanzia. Non sono più tornato a Vukovar. Non ci riesco. Ma quello che ho provato io, può raccontarlo anche un croato. Abbiamo vissuto un impazzimento della Storia. E abbiamo pianto e perso, tutti. Ora dopo i corpi è arrivato il momento di seppellire anche odii e rancori. Serbi e croati non torneranno mai più insieme, ma hanno il dovere di andare avanti rispettandosi. E se la partita di venerdì verrà disputata all'insegna della correttezza, in campo e fuori, Croazia e Serbia avranno vinto entrambe, al di là del risultato".

http://www.gazzetta.it/Calcio_Estero/Primo_Piano/19-03-2013/croazia-serbia-la-mia-partita-guerra-pace-92556383546.shtml

[AlenBoksic]

L' 11 di Štimac dovrebbe essere questo

Pletikosa, Srna, Ćorluka, Šimunić, Strinić, Rakitić, Vukojević, Modrić, Kranjčar, Mandžukić, Olić

Se passaggio in vantaggio dilagano,
se la gara resta bloccato forse è un pò leggero in mezzo,