Trentacinque anni dopo, la vicenda di Luciano Re Cecconi torna in televisione. E stavolta non per il film prodotto dalla Rai, censurato e mai trasmesso dal servizio pubblico. Ma grazie alle reti Mediaset, dove stasera se ne parlerà in un accurato servizio realizzato dal giornalista Marco Piccari. L’anteprima andrà in onda alle ore 19.00 su Italia 1, nel telegiornale sportivo di Studio Sport. L’intero servizio, invece, alle ore 23.00 sarà su ‘La Tribù del Calcio’ di Premium Calcio 1 (canale 370), visibile gratuitamente in chiaro in tutta Italia (senza scheda) attraverso il digitale terrestre. Il caso Re Cecconi verrà riaperto partendo dall’ultima inchiesta dello scrittore Maurizio Martucci, autore del libro ‘NON SCHERZO, RE CECCONI 1977, LA VERITA’ CALPESTATA’ (edizioni Libreria Sportiva). Il volume, non solo nella zona di Roma, è risultato tra i più venduti nei primi mesi del 2012 e già tanto ha fatto discutere, tra addetti ai lavori, opinionisti sportivi e tifosi. La tesi sostenuta nel saggio è semplice: si trattò di una disgrazia e di un gesto avventato perché Cecco, protagonista della prima Lazio tricolore e nella spedizione azzurra dei Mondiali del 1974, in realtà non fece nulla per simulare una rapina all’interno di una gioielleria della Collina Fleming, dove il 18 Gennaio 1977 venne freddato da un colpo di pistola sparato da un orafo. Erano gli anni di piombo. Nel servizio tv, tra musiche d’epoca, immagini a colori e in bianco e nero, ci saranno le testimonianze degli ex compagni di squadra di Cecco, da Luigi Martini (amico fraterno) a Pino Wilson, da Felice Pulici a Vincenzo D’Amico. Ma anche di Stefano Re Cecconi, figlio dello sventurato calciatore che ne ricorderà la figura paterna, oltre quella del sano atleta della provincia milanese, che dai viaggi in bicicletta da Nerviano verso il campo della Pro Patria, come in un sogno vince lo scudetto nella capitale e approda ai mondiali di Germania. Infine, anche il commento del giornalista Franco Melli, che invece scredita la versione revisionista di Martucci, continuando ad avvalorare la tesi della rapina simulata, dello scherzo finito male. Nota stonata, ancora una volta l’assenza delle parole di Pietro Ghedin, oggi Commissario Tecnico di Malta, ex Lazio 1977, ma soprattutto testimone oculare dell’omicidio di Re Cecconi. Era con lui nella gioielleria del delitto, ma Ghedin continua a non volerne parlare e tace anche a 35 anni di distanza, perché? Comunque, come già per il caso della morte dell’ex giocatore del Cosenza Donato Bergamini, riaperto dalla penna inquirente di Carlo Petrini che ha imbeccato gli ultimi clamorosi sviluppi giudiziari della procura calabrese, anche per la vicenda di Luciano Re Cecconi è stato un libro a riaccendere attenzioni e riflettori dei media su una storia difficile da dimenticare e su una versione (lo scherzo), difficile da credere. “La verità storica – sostiene Maurizio Martucci – non cade mai in prescrizione”. “La mia famiglia chiede solo una riabilitazione morale della figura di mio papà, non era un pazzo”, conclude Stefano Re Cecconi. “Quello scherzo non c’è mai stato”, chiude Luigi Martini.
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