Autore Topic: Ricorso al giudice sportivo: «Errore evidente, partita da ripetere»  (Letto 812 volte)

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Offline Daniela

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ROMA - La Lazio ha presentato ricorso al giudice sportivo contro l’omologazione del risultato (2-0) maturato al Friuli domenica sera.
di Gabriele De Bari

La decisione è stata presa dalla società biancoceleste dopo una serie di consultazioni con i legali e dopo aver rivisto le immagini relative agli ultimi minuti della partita di Udine. Con il fischio arrivato da fuori campo e la conseguente rissa scoppiata vicino alle panchine. Le possibilità che venga accolto sono minime, perché l’arbitro ha discrezionalità nel gestire episodi del genere, però la Lazio intende tutelare la propria immagine, fare completa chiarezza sui risvolti del grave episodio e avere giustizia. Il 2-0 convalidato, pur non incidendo sull’esito dell’incontro, potrebbe diventare decisivo in caso di differenza reti e questa è un’eventualità che andrebbe assolutamente scongiurata per non falsare la corsa alla qualificazione Champions.

La Lazio è stata danneggiata da un fatto estraneo al terreno di gioco. Intanto la deprecabile rissa ha provocato l’attesa stangata: 4 turni di squalifica per Marchetti, per aver spintonato l’arbitro Bergonzi, 3 giornate a Dias, per comportamento violento. Per loro il campionato è finito, mentre solo un’ammonizione hanno ricevuto Scaloni e Matuzalem. Oltre a 20 mila euro di multa inflitta alla società per la presenza in campo del direttore sportivo Tare e del responsabile della comunicazione De Martino. L’indegna gazzarra finale ha quindi avuto pesanti conseguenze nei confronti di quei calciatori che hanno perso la testa nei convulsi momenti che hanno fatto seguito all’insensata decisione dell’arbitro di assegnare il gol all’Udinese. Mancavano solo 10 secondi al termine del recupero, bastava scodellare il pallone e tutto sarebbe andato in archivio senza polemiche e senza botte. Sui fatti accaduti al Friuli emergono altri particolari che aiutano a fare piena luce. Due calciatori della Lazio sono convinti di aver sentito il fischio provenire da una panchina situata vicina a quella dell’Udinese dove, solitamente, prendono posto massaggiatori e persone della società di casa. Fischio che ha indotto Gonzalez e Marchetti a fermarsi, lasciando via libera al contropiede sfruttato da Pereyra per il raddoppio. Subito dopo Dias e Scaloni vanno dal quarto uomo a segnalare l’episodio, chiedendo l’annullamento del gol. Rassicurati da Giannoccaro, che dichiara di aver sentito e visto tutto, credono che la partita riprenda con la palla scodellata. Ed è quello che sembra dalla tribuna quando il pallone viene collocato sul punto dove è scattato Pereyra. Ma poco dopo, parlando con Bergonzi, il quarto uomo avrebbe cambiato idea, convincendo l’arbitro ad assegnare il gol della discordia. «Dai il gol e andiamo via», questa la frase che i biancocelesti giurano di aver ascoltato da Giannoccaro.

Il finimondo. E, quando Bergonzi fa capire che si riprende con la palla a metà campo, scoppia il finimondo tra le panchine. «Nel referto non ci sono provvedimenti a carico dell’Udinese», si lamenta De Martino. «Anche i friulani hanno partecipato alla rissa, io sono stato violentemente spintonato da un loro dirigente, ma tutto questo non è stato refertato». Ma qualche altro provvedimento potrebbe arrivare dall’inchiesta che aprirà la Procura Federale, perché le immagini del folle finale di Udine hanno fatto il giro del mondo danneggiando il calcio italiano, che già non gode di grande stima internazionale e che sta cercando di convivere con tanti e gravi problemi.
Martedì 01 Maggio 2012

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