Autore Topic: Lazio in silenzio dopo il caos di Udine. Accuse all'arbitro: «Regole stravolte»  (Letto 732 volte)

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Edy Reja protesta dopo il secondo gol dell'Udinese

di Alessandro Angeloni

UDINE - Il finale è un misto tra il tragicomico e il grottesco. Ma soprattutto è inutile e addirittura dannoso, visto a cosa la Lazio andrà incontro. Una follia consumatasi nello stadio Friuli quasi sul gong. Tutto per un fischio che non era un fischio arbitrale. Marchetti, che nell’azione precedente era finito nell’area avversaria a cercare il colpo della disperazione, si ferma e si butta per terra stremato, proprio alla luce di quel fischio, Gonzalez interrompe la corsa e abbassa la testa, come a dire, è proprio finita. Sorpresa: la partita non è finita, quel fischio non è partito dall’arbitro Bergonzi, ma dal pubblico. Da uno del pubblico.

Tutto poteva finire in una «scodellata», così si dice in gergo calcistico e questo sostiene la Lazio, ricordando che esiste una regola, la 5, che impone all’arbitro di riprendere lui il gioco. Ovvero: palla a Bergonzi, due contendenti e via così per gli ultimi dodici secondi della partita. Invece il direttore di gara con ampi gesti ha fatto cenno di proseguire e non ha potuto che convalidare il gol di Pereyra. Una rete rigorosamente a porta vuota, visto che Marchetti, era stramazzato al suolo.

La società è andata su tutte le furie e ha imposto il silenzio stampa, per non peggiorare la situazione, già sufficientemente delicata. Lotito alla fine si è intrattenuto a parlare con Gino Pozzo, figlio del proprietario dell’Udinese. Gli ha spiegato il suo punto di vista: se l’arbitro avesse ammesso che i giocatori si erano fermati solo per un equivoco e avesse ripreso il gioco dalla linea del fallo laterale, la sceneggiata da far west non ci sarebbe stata e la Lazio ora non rischierebbe nulla e, pur perdendo a Udine, avrebbe mantenuto intatte le speranze Champions. Invece adesso la stangata è in arrivo.

Tra l’altro l’arbitro, visto il parapiglia che ormai stava degenerando, aveva poi deciso di riprendere il gioco dal fallo laterale (come sostengono i laziali), quindi annullando il gol del due a zero e facendo giocare gli ultimi dodici secondi. Decisione cambiata in un attimo, consigliato dal guardalinee e dal quarto uomo. Un gesto che ha fatto arrabbiare ancora di più il club laziale. Come a dire: l’arbitro ha mancato di personalità. Ma ormai il patatrack si era consumato.

La Lazio già oggi penserà a come difendere tutti i personaggi coinvolti nel saloon di Udine. Dirigenti e non solo calciatori, i coinvolti. La rissa ha visto protagonista, ad esempio, l’addetto stampa Stefano De Martino, che si è scontrato con il team manager e con il direttore generale dell’Udinese. In più di mezzo c’è andato pure il direttore sportivo della Lazio, Igli Tare, che è sembrato più voler calmare gli animi che non alimentare il fuoco della polemica. Sono volate parole grosse, spintoni, qualche schiaffo e qualche manata. Massaggiatori, dirigenti, tecnici in prima e in seconda. Tutti, chi più chi meno.

Tra i calciatori, chi rischia grosso è Marchetti, che in un paio di occasioni ha spintonato Bergonzi, mentre Dias s’è beccato subito il rosso per comportamento violento. Lazio nervosa in tutti i suoi giocatori e nel suo allenatore. Rischia anche Scaloni, uno dei più accesi contestatori della decisione di assegnare il gol nonostante il regolamento indichi una soluzione diversa. La Lazio è ripartita per Roma con il nervoso addosso, sapendo che qui a Udine è stata compromessa una buona parte della stagione. E forse non soltanto per la rissa.

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