Autore Topic: Un Dotto da urlo  (Letto 2408 volte)

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rocco tanica

Un Dotto da urlo
« : Martedì 24 Aprile 2012, 11:09:12 »
Perché la Roma deve riprendere Zeman

Non se ne può più. Siamo alla nausea. La nausea è dispiacere che si condensa alla bocca dello stomaco e diventa malessere. Sta diventando un rito stucchevole anche la manfrina del mea culpa a fine partita. I signori Luis Enrique, Franco Baldini e Walter Sabatini sono tenuti da contratto se non a patirlo almeno a saperlo lo scoramento del tifoso giallorosso

ROMA - Non se ne può più. Siamo alla nausea. La nausea è dispiacere che si condensa alla bocca dello stomaco e diventa malessere. Sta diventando un rito stucchevole anche la manfrina del mea culpa a fine partita. I signori Luis Enrique, Franco Baldini e Walter Sabatini sono tenuti da contratto se non a patirlo almeno a saperlo lo scoramento del tifoso giallorosso. La qualità rara, profonda, umiliante di questo scoramento. Migliaia di bambini, ragazzi e vecchi che hanno questa meravigliosa malattia piantata nelle carni e che, dopo otto minuti, non avevano più nemmeno la forza di scambiarsi un sms. “Mai schiavi del risultato”. Giusto, ma qui non si tratta più del risultato. Qui siamo faccia a faccia con la perdita radicale di una delle poche cose che danno senso alla vita, l’orgoglio di sentirsi parte di qualcosa. Pazienza la figuraccia in Europa, pazienza i due derby persi, pazienza tutto, Siena, Cagliari, San Siro. L’Atalanta e il Lecce che smettono di giocare su ordine imperioso di Colantuono e Cosmi, due onesti praticoni della panca dal cuore giallorosso. Ma la Juve che smette di giocare a mezz’ora dalla fine, questo no, la squadra con cui hai orgogliosamente duellato alla pari negli anni di Viola e poi in quelli di Sensi, questo non è romanisticamente sopportabile. Gli avversari ci umiliano non infierendo e allora che infierisca almeno chi ama la Roma. Chi sta dentro la maglia della Roma può permettersi tutto, perdere, retrocedere, fallire, ma non di consegnarsi inerme ancora prima di scendere in campo. Meno che mai contro la squadra che la tua storia, la storia dei Viola e dei Falcao ti ha indicato come la “rivale”.
   
Luis Enrique va licenziato in tronco non quando perde così a Torino (anche se potrebbe bastare), ma quando si lascia andare nella luciferina vanità del monaco che si crede la verità incarnata e dice, grottesco agli occhi del mondo ma non ai suoi: «Ma come? Le altre hanno gli stessi nostri punti e nonostante questo vengono celebrate» (zittito in questo persino dalla signora della porta accanto, Ilaria D’Amico, che gli spiega come tanto mucchio attorno al terzo posto è solo conseguenza di una mediocrità da work in regress di squadre modeste o spompate). Come dire, pensiero sotteso ma chiaro: straccioni che altro non siete, non avete mai vinto nulla e state qui a lamentarvi dei miei 50 punti? Ma quale rivoluzione culturale! Per favore! Di culturale c’è solo l’abisso di sintonia che divide questo adolescente e ferrigno asturiano dal contesto in cui è capitato nove mesi fa per una scelta che oggi possiamo definire, senza tema di smentita, un clamoroso abbaglio. Diventerà un giorno, forse, un grande allenatore ma oggi è solo un’incomprensibile sciagura che si è abbattuta su questa squadra, la peggiore del dopoguerra, peggiore di Carlos Bianchi.
   
Troppo facile stare qui a bistrare con la matita rossa i cervellotismi da fenomeno dispensati anche questa volta contro qualunque elementare nozione di buonsenso. Ma il buonsenso, si sa, è merce dozzinale. Schierare nello stesso reparto tre campi magnetici negativi come Rosi, Kjaer e Jose Angel, tutti e tre insieme, in una partita dove casomai richiami alle armi Francesco Rocca e Paulo Roberto Falcao con le loro ginocchia infrante, un asino si sarebbe rifiutato. Inquietante sarebbe leggere i processi mentali attraverso i quali Enrique arriva alle sue scelte. Meglio non sapere. Basti aggiungere che con la sua ormai palese incapacità di tradurre in prassi tutto il “bellissimo” che rumina nel suo pensatoio, sta destabilizzando pilastri come Stekelenburg e De Rossi. Il portiere sottoposto da mesi in qua alla parte del piccione predestinato, l’altro, prima bastonato pubblicamente come uno scolaretto (bravo lui a elaborare dialetticamente la ferita ma le ferite rimarginate fuori continuano a sanguinare dentro) e poi inventandolo quello che non è o che ancora non è diventato. In tutto ciò avanza sinistra l’idea che ci si debba abituare a prendere quattro gol ogni volta che la squadra esce dal raccordo e che tutto ciò fa parte di un misterioso percorso iniziatico, un calvario illuminato che ci porterà a chissà quale gloria. Insisto e ripeto per i duri d’orecchi: il tema non è i 50 punti e nemmeno l’eventuale posto rubacchiato per un posto Champions, ma giocare Juventus-Roma, scoprire che c’è un’anima e che quest’anima sta dall’altra parte.
   
Devono saperlo Enrique, Baldini e Sabatini lo scoramento del tifoso, ma preferiscono non saperlo. E posso anche capirlo. Si tratta di una verità dura da guardare. Perché, se la guardi, la conclusione è solo una: chiudere per conclamato fallimento il laboratorio Luis Enrique. Baldini si sente mancare solo all’ipotesi. Un errore grave ma ancora rimediabile diventa ai suoi occhi un fallimento personale, uno smacco inammissibile allo specchio. Considerarlo così è un investimento narcisistico improprio che fa male solo alla Roma. E qui diventa decisivo l’uomo. A quale delle sue assortite intelligenze voglia consegnare il destino della Roma (del suo, ci perdoni l’amico, tendiamo a non preoccuparci). Se l’intelligenza forte della sua storia e del suo borgo natìo, quella che sa calarsi nel fango della vita magari con scelte rudi, parole barbare e, ma sì, la voce allegra ma anche incazzosa di Pupo, non quella dolente di chi ha appena letto per la decima volta Herman Hesse. O l’intelligenza fasulla, frivola, fighettona, salottiera senza salotto, dei loft al centro, del ristorante a San Lorenzo, delle Dandini e delle Mannoia, delle battutine ammiccanti, del rovello esistenziale portato come un foulard alla moda, tutto il rosario politicamente corretto e calcisticamente fallimentare di bei gesti e di belle parole. Torni a essere Reggello e non Londra il suo ombelico del mondo. Non stiamo qui a rievocare la Roma greve dei Radice e dei Mazzone, ma a questo punto magari sì, è solo che non vogliamo la Roma eunuca, la detestiamo dal profondo del cuore. Una Roma che ha perso il possesso di palla senza mai avere avuto quello di palle. Che abbondavano invece e facevano scintille in quella estetica di Liedholm e di Spalletti o quella sinfonica di Eriksson e Zeman. E volete sapere la cosa più umiliante? Sentirsi a ogni pie’ sospinto elogiati dai Prandelli e dai Guidolin, da tutto il nauseabondo esercito dei crociati che ammorbano il pianeta con la loro melassa applicata alla vita. I chierichetti della parola “etica”, anche quando la vita è lavoro sporco, quelli che si stupiscono perché la morte di un poveraccio in campo non ha cambiato il mondo, quelli che non si litiga con il compagno, non si fa tardi e non si parla mai dell’arbitro (da cui la Roma, ben gli sta, puntualmente massacrata, anche domenica sera, perché il messaggio subliminale che arriva a questi fischianti sempliciotti è: sfogatevi, applicate con noi senza alcun timore o senso di colpa il manuale dell’arbitro perfetto e loro giù, finalmente liberi di non scendere a patti con le loro miserie umane di paure, dubbi e sudditanze).
   
Già, tutti parlano bene di Enrique, come si parla bene delle mamme, dei boy scout, di quelli che danno il posto in autobus alle vecchine, che fanno i cortei contro la guerra e contro la povertà. Anche i suoi giocatori ne parlano bene e magari sono anche sinceri. Tanti scolaretti applicati e ossequiosi. Il problema è che i primi a non seguirlo, a non crederci, sono inequivocabilmente, sfacciatamente loro. Il campo lo dimostra. Il loro inconscio calcistico si ribella rumorosamente. Il risultato è che, alla fine di una disperante figuraccia da murarsi vivi nella vergogna, l’unica rampogna pubblica è stata per lo sputo di Lamela, riprovevole certo, ma almeno l’unico segno di reattività di questa squadra a Torino.

Venerdì sera sono capitato davanti a una tivù che dava Padova-Pescara. Credetemi, uno spettacolo commovente per quanto bello. Innamorarsi di un allenatore che ancora non esiste sarà anche un modo di marcare il territorio e forse passare alla storia con le proprie intuizioni superiori. Io sono innamorato di Zdenek Zeman. Della sua faccia antica e della sua straordinaria modernità. Mi faccio promotore e primo firmatario qui e ora di un suo immediato ritorno a Trigoria. Sarebbe una festa di redenzione ancora prima che di calcio.

Giancarlo Dotto

Boks XV

Re:Un Dotto da urlo
« Risposta #1 : Martedì 24 Aprile 2012, 11:46:46 »
la Juve...la squadra con cui hai orgogliosamente duellato alla pari negli anni di Viola e poi in quelli di Sensi,...

Meno che mai contro la squadra che la tua storia, la storia dei Viola e dei Falcao ti ha indicato come la “rivale”.


 :lol:

Offline Il lodolaio

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Re:Un Dotto da urlo
« Risposta #2 : Martedì 24 Aprile 2012, 11:53:28 »
L'eterno, atroce dilemma.
Oh vivacchiare...

Offline NoSurrender

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Re:Un Dotto da urlo
« Risposta #3 : Martedì 24 Aprile 2012, 12:34:18 »
 Ma la Juve che smette di giocare a mezz’ora dalla fine...


Ehi, Dotto, la Juve ne ha fatti due per inerzia, ma ha smesso di giocare dopo 10 minuti, nun t'allarga'  :D
"No retreat, baby, no surrender"


jumpingjackflash

Re:Un Dotto da urlo
« Risposta #4 : Martedì 24 Aprile 2012, 12:41:06 »
triplo rosicamento carpiato con scappellamento e tikitaka sulla fasciatura di totty

Offline eaglefly1978

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Re:Un Dotto da urlo
« Risposta #5 : Martedì 24 Aprile 2012, 12:44:19 »
Mi permetto di esprimere perplessità per il titolo del topic.

Non so se nell'intimità ad urlare sia lui o il suo fidanzatino Carmine... ::)
Io tifo solo due squadre:
la Lazio e...chiunque giochi contro la roma!

''Ancora co sta rivoluzione culturale? Adesso ve lo dico, prendete appunti: la rivoluzione culturale é una cazzata''. Franco Melli, 14-02-2012

palla a Klose e s'abbracciamo, palla a Candreva e bestemmiamo!

rocco tanica

Re:Un Dotto da urlo
« Risposta #6 : Martedì 24 Aprile 2012, 12:47:31 »

Offline rione 13

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Re:Un Dotto da urlo
« Risposta #7 : Martedì 24 Aprile 2012, 12:56:30 »
Deve aver litigato con Baldini.

Mesi fa ascoltai il Dotto tessere lodi sperticate del Baldini persona e del suo progetto.
Ne parlava in modo quasi imbarazzante tanto lo esaltava.

Era meglio quando intervistava Carmelo bene.

Offline Centurio

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Re:Un Dotto da urlo
« Risposta #8 : Martedì 24 Aprile 2012, 14:22:58 »
dotto chi, quello che diceva convinto, da classico riommanista, che Juan era il migior difensore del mondo?
Annasse a cacá lui e zeman. Luisseriche nun ze tocca.
sine pennis volare haud facile est

Offline The Loner

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Re:Un Dotto da urlo
« Risposta #9 : Martedì 24 Aprile 2012, 14:33:20 »
Un paio di punti che saltano subito agli occhi.
1. Quel sentirsi alla pari negli anni 80, come gia evidenziato da Boks, la rivale, ecc. Maddeche? Io ancora rido ogni volta che ritirano fuori la storia delle "regine degli anni 80"
2. Come ha riportato NoSurrender: la juve ha smesso di giocare dopo 30 minuti, non l'ultima mezzora. Se devi criticare, sii sincero almeno.
3. Come si fa a ritenere uno sputo come segno di reattivitá? Per me è indice di stronzaggine. Sputi all'avversario? Sei uno stronzo. E lo scriverei anche se a farlo fosse un giocatere della Lazio.

Offline aquilafelyx

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Re:Un Dotto da urlo
« Risposta #10 : Martedì 24 Aprile 2012, 14:38:16 »
quattro triliardi di parole ( un triliardo a gol ) per dire che luigienrico ha rottoerkà ?

ma se n'annassero tutti a fankulo , pupo baldini per primo !
M'illumino di Lulic

Bajo las águilas silenciosas, la inmensidad carece de significado.


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Offline DinoRaggio

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Re:Un Dotto da urlo
« Risposta #11 : Martedì 24 Aprile 2012, 14:48:45 »
Citazione da: Giancarlo Dotto
il tema non è i 50 punti e nemmeno l’eventuale posto rubacchiato per un posto Champions
Un attimo di sincerità.
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

Offline Centurio

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Re:Un Dotto da urlo
« Risposta #12 : Martedì 24 Aprile 2012, 16:00:39 »
quattro triliardi di parole ( un triliardo a gol ) per dire che luigienrico ha rottoerkà ?

ma se n'annassero tutti a fankulo , pupo baldini per primo !

Baldini ce va tre volte a fanculo, ovviamente.
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jumpingjackflash

Re:Un Dotto da urlo
« Risposta #13 : Martedì 24 Aprile 2012, 16:18:03 »
ma stiamo veramente commentando le parole di uno dei sette nani?

Offline robylele

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Re:Un Dotto da urlo
« Risposta #14 : Martedì 24 Aprile 2012, 16:34:28 »
se rimane LE sono contento, se torna Zeman pure.


detto questo..Dotto si desse una regolata.

era quello che criticava le 'fighette' Mancini e Vialli solo perché soffre di invidie.
Ricordo pure la 'zona celeste' appellativo di Carmelo Bene alla roma di Liedholm e ripresa dal nostro dotto Dotto.

E poi... gli arbitri! E se pure fosse rubacchiato come si permette solo di nominarlo il terzo posto vorrei capire..Ma questo ha la faccia come il di dietro, mica no.
'Vista da fuori questa nuova proprieta' Usa non mi intriga affatto. Troppe percentuali, troppi discorsi, troppi fogli'.
Luciano Spalletti
15 Aprile 2011

Offline cuchillo

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Re:Un Dotto da urlo
« Risposta #15 : Martedì 24 Aprile 2012, 18:32:06 »
Giancarlo Dotto è un grande, quando non ciancia di calcio.
Quando parla di televisione, di costume, di teatro, di Richard Benson o di Carmelo Bene, io sto zitto e prendo appunti. 
Invidio tanto Massaccesi. Ossia Jooooooe D'Amato.

Offline ML

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Re:Un Dotto da urlo
« Risposta #16 : Martedì 24 Aprile 2012, 18:44:23 »
Giancarlo Dotto è un grande, quando non ciancia di calcio.
Quando parla di televisione, di costume, di teatro, di Richard Benson o di Carmelo Bene, io sto zitto e prendo appunti.

Sì, comunque se cacciano Le magari lo prendessero, Zeman...

Offline aaronwinter

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Re:Un Dotto da urlo
« Risposta #17 : Mercoledì 25 Aprile 2012, 17:04:40 »
Quando parla di televisione, di costume, di teatro, di Richard Benson o di Carmelo Bene, io sto zitto e prendo appunti.

Beh, che dire, di occasioni ne ha  ;D

Citazione
http://it.wikipedia.org/wiki/Giancarlo_Dotto
Attualmente (...) è ospite fisso de La fattoria su Canale 5.
Damose da fa (remix di aaronwinter)
Damose da fa' (feat. Disabitato)

Offline aquilafelyx

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Re:Un Dotto da urlo
« Risposta #18 : Mercoledì 25 Aprile 2012, 19:47:55 »
Beh, che dire, di occasioni ne ha  ;D

a spalare letame , solo quello può fare in una fattoria
M'illumino di Lulic

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