www.corriere.itI due fantasisti hanno lo stesso obiettivo: i Mondiali 2014 con la Seleçao. Il «Profeta» ha scalzato Diego (compagno di Klose a Brema) nella gerarchia del c.t. verdeoro MenezesROMA - Brasiliani contro, giovedì sera sarà quasi un derby. Hernanes e Diego, fantasisti rispettivamente di Lazio e Atletico Madrid, hanno sulle spalle una squadra da trasportare agli ottavi di Europa League e la stessa maglia, quella della Seleçao, come obiettivo per i mondiali brasiliani del 2014. Ieri il c.t. verdeoro Menezes, in prospettiva della sfida contro la Bosnia di Lulic, ha chiamato ancora una volta l'ex San Paolo Hernanes e scaricato l'ex Santos Diego: ormai li considera alternativi anche se nel 2008 hanno giocato insieme nel Brasile che conquistò il bronzo alle Olimpiadi di Pechino.
Giovedì saranno ancora una volta uno contro l'altro: dal derby paulista San Paolo-Santos alla sfida europea Lazio-Atletico, sono entrambi nati nell'85, si conoscono perfettamente fin dalle giovanili ed entrambi sanno bene quanto possa contare avere Miro Klose in squadra. Il tedesco è con Hernanes l'asse portante della Lazio ed è stato compagno di squadra di Diego nel Werder Brema, nel 2006-07. «È velocissimo, ricordo che poteva risolvere una partita da solo», Diego, parlando di Miro ad As.
Per il fantasista dell'Atletico era l'apice della carriera, decine di gol e anche la palma del più bello della Bundesliga. Poi, però, è arrivato lento il declino: cominciato dalla Juventus e dall'Italia, in un campionato battezzato con una doppietta alla Roma ed un infortunio proprio all'Olimpico, ma finito nell'anonimato e nelle polemiche fino al trasferimento al Wolfsburg e alla travagliata vita spagnola.
Il percorso inverso di Hernanes, che si mostra sempre più a suo agio in serie A e sempre più protagonista nella Lazio. «Hernanes è molto bravo - Diego ha dichiarato ad As - ho giocato insieme a lui in nazionale». Ma, da allora, è cambiato tutto. Anzi, è cambiato Hernanes, complice la posizione in «zona tiro» studiata per lui da Reja: 11 gol l'anno scorso, già 10 quest'anno, sono lontani i tempi in cui il «Profeta» faceva il gregario di Diego in verdeoro. Col nuovo modulo ad una punta il brasiliano della Lazio, fino a due partite fa tra i più sostituiti della serie A, ha ritrovato continuità e gol decisivi, il suo marchio di fabbrica. Si è preso la maglia della nazionale, la sta blindando a suon di gol e non la vuole più lasciare. Diego è avvertito.
Andrea Arzilli
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