Da <a href="http://www.dagospia.com/rubrica-1/varie/articolo-16784.htm">DagospiaCinque anni fa, il 23 giugno del 2005, una sera dopo il cinema, mentre sta tornando a casa sullo scooter, Flavio, mio figlio, 27 anni, trova la morte quando una Smart, guidata da un ragazzo che non ha ancora la patente, ma solo il foglio rosa, invade improvvisamente la sua corsia di marcia.
Quel ragazzo oltre a non poter guidare in assoluto senza un adulto accanto (con lui c'è un amico minorenne), non potrebbe guidare comunque quella Smart affidata in comodato d'uso esclusivo al CONI e di cui dispone personalmente il Presidente Gianni Petrucci, suo padre.
L'afflosciamento della gomma posteriore destra ha provocato uno scarto della Smart verso il lato destro della strada, ma Niccolò Petrucci anzichè lasciarla accostare nel lato dello sbandamento sterza violentemente a sinistra e invade trasversalmente la corsia opposta parandosi davanti allo scooter di Flavio e sfiorando la coda di altro motorino che lo precede. L'ipotesi è di omicidio colposo.
A settembre, dopo tre mesi, sono completate le tre perizie disposte dal pubblico ministero e sarebbero acquisiti tutti gli elementi probatori per sostenere l'accusa di omicidio colposo o rigettarla. Eppure passano più di due anni e continue proroghe richieste dai difensori di Niccolò Petrucci e accolte, per il differimento dei termini di conclusione degli accertamenti, prima che arrivi finalmente la decisione del rinvio a giudizio; l'udienza preliminare è fissata nel luglio 2008.
Il processo può iniziare, ma iniziano anche le tecniche dilatorie che mirano ad arrivare alla prescrizione. Impegni dei difensori, anche la malattia terminale, nota da tempo, che toglie di scena da subito l'Avvocato Ugo Longo, uno dei due avvocati di fiducia di Petrucci, viene utilizzata per chiedere all'inizio dell'udienza per l'escussione dei testimoni, di spostare ad altra data per consentire al nuovo difensore di acquisire gli atti e via di questo passo.
Ogni rinvio vale da sette a nove mesi e così arriviamo a dicembre 2009 ad aver verbalizzato le dichiarazioni di solo due testimoni.L'escussione di altri due, già convocati nelle due udienze precedenti e non ascoltati, è rinviata al 26 marzo di quest'anno, ma nuovo colpo di scena.Stavolta è il giudice che annuncia di essere stata trasferita alla Corte d'Appello di Roma e che quindi, tra nomina del nuovo giudice e tempo per prendere visione degli atti, "è ragionevolmente costretta a fissare la nuova udienza solo per dicembre 2010".
Ma non basta, la legge richiede l'assenso dei difensori all'utilizzo delle deposizioni già acquisite in caso di cambio del giudice; la difesa naturalmente non acconsente e così a dicembre tutto ripartirà dall'inizio, come se sinora non fosse accaduto nulla.Vuol dire che restano da ascoltare di nuovo i due testi per acquisire le testimonianze dei quali erano stati necessari tre anni di corte udienze e lunghi rinvii, oltre ad altri quattro testi del Pubblico Ministero ed a quelli della difesa.
Sono passati cinque anni dalla morte di Flavio, è un giudizio per omicidio colposo, non per un furto di mele, ma non è successo assolutamente nulla. Normale? giusto? comprensibile? No, certo che no, è ingiusto, una beffa amara e dolorosa. Nel frattempo ho partecipato a tutte le indecorose tappe di questo modo di fare giustizia che offende la giustizia.
Tempi biblici, udienze iperaffollate in cui un giudice convoca testimoni, che aspettano inutilmente ore di essere ascoltati con la minaccia di un procedimento penale qualora non si presentino, sapendo che non sarà in grado di interrogarli perchè ha fissato nella stessa giornata decine di udienze, rituali e procedure formali il cui senso sfugge alla comune comprensione, espedienti e cavilli, bizzarri principi giuridici per i quali se la famiglia ha ottenuto il risarcimento del danno dalla compagnia d'assicurazione dell'auto concessa in comodato d'uso al CONI, un indennizzo economico (peraltro come avrebbe voluto Flavio devoluto in beneficenza), non ha diritto per questo ad essere parte attiva nel processo penale, come se l'indennizzo annullasse la possibilità di partecipare all'accertamento del reato.
Potrei continuare all'infinito, citando le terribili, lancinanti, amarezze che affronta chi aspetta di veder fatta giustizia. Me le sono caricate tutte e non ho mancato un'udienza; è un terribile dolore sentir parlare della sua morte, ma Flavio è parte vitale di me stesso e potrei essere assente da qualcosa che mi coinvolge in modo totale? Chi non lo farebbe se questo riguardasse l'accertamento della verità e della responsabilità nella morte della persona più cara che hai al mondo?
So benissimo che la fine sarà un nulla, che molto probabilmente la strategia dilatoria riuscirà e il presunto reato finirà in prescrizione e che in ogni caso il massimo risultato che io e mia moglie possiamo sperare è una condanna a qualche mese. Bella bilancia in cui su un piatto c'è la vita di Flavio e sull'altro nulla o quasi.
Sarebbe stato così anche se l'imputato non fosse stato il figlio di una persona così potente? Sono addolorato, sconfitto, incazzato, travolto dalla rabbia, ancora incredulo della realtà della perdita di Flavio... si capisce perchè non riesco a vedere il Presidente del CONI in qualsiasi occasione mediatica senza sentire il cuore che monta impazzito?
Fabrizio Brunetti