Autore Topic: Lazio-Inter, lo scandalo di chi si scandalizza (italiainformazioni.com)  (Letto 1146 volte)

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Stagione 1992-93. Ultima giornata. Roma-Udinese, scenario maledettamente simile a Lazio-Inter di ieri sera. Pubblico giallorosso che tifa contro, e sprona gli “avversari” friulani, con tanto di striscioni  "datece retta: mannate la viola in serie cadetta". Sì, perché un pareggio avrebbe fatto retrocedere la Fiorentina, mandando l'Udinese, semigemellata con la Roma, allo spareggio salvezza. Scene surreali. La partita finisce 1-1, il giallorosso Carnevale sbaglia un gol a porta vuota sull'1-0, e sull'azione dopo i compagni si distraggono. Va in gol Desideri, romano di Roma, ex Roma. E bye bye Fiorentina.

 Scandalizzarsi per un Lazio-Inter 0-2, con i tifosi biancocelesti che esultano al gol degli avversari, e con i giocatori di Reja forse troppo “groggy”: succede anche questo nel 2010, dopo quasi 120 anni di calcio. "Un calcio da vergogna", è stato detto urbe et orbi. Ma siamo sicuri? Chi grida allo scandalo? Romanisti, obviously. Ma anche juventini e milanisti, terrorizzati dall'eventualità che un altro tricolore possa prendere la strada di Appiano Gentile. E allora si parla di “fine del calcio”, “vergogna senza fine”. E fioccano le urla isteriche di indignazione, qualcuna passa anche in diretta tv, e il grido di rabbia di chi si augura perfino una "marcificazione" della Lazio in B.

Scandalosamente Lazio? La gente propone e la squadra dispone? Un bell'alibi, ma la tanto sbandierata professionalità dove la mettiamo? Il fatto è che i giocatori, fino alla smaccata non belligeranza a equilibrio ritrovato, avevano saputo interpretare con una qualche decenza il proprio ruolo, fino alla frustata di Samuel, al crepuscolo del primo tempo. Piu' di tutti Nando Muslera, il portierino uruguayano. Ma dove si nasconderebbe lo scandalo? Nello scarso impegno dei biancocelesti, scesi in campo al termine di una giornata che sanciva la loro permanenza in A? Oppure nell'ambigua connivenza dei tifosi laziali? Sì, ok e' stato a lungo tutto un battersi senza farsi male e di episodi solforosi. Ma perché invocare la partita della vita dei laziali? In nome di quale legge? Dove sta scritto? Perché forse qualcuno disse qualcosa quando la Roma, poche settimane fa, passeggiò allegramente a Bari. Julio Sergio ebbe bisogno di far la doccia quel pomeriggio?

 

Supporters laziali poco sportivi, si dirà. Ma si sa, i tifosi non scendono in campo. E ben ricordano i pollici beffardi, solo quindici giorni fa, di un tronfio Totti, post derby. Già, i tifosi. Chi si stupisce adesso, dove ha vissuto finora? Su Marte? Ma in che mondo hanno vissuto tutti i benpensanti che ieri sera parlavano di non sportività? Si sa, il calcio è materiale di bar. E spesso l'amor di bandiera ottenebra la mente, fino a renderla incapace di intendere e di volere. Se andiamo a svuotare un po' di armadi ci rendiamo conto che la palla ha sempre rotolato in mezzo ai veleni, e ai sospetti. E ai favori. Tre anni fa, ad esempio, la Roma inciampò in casa col Torino, a due giornate dalla fine, con un contropiede di Muzzi, da “Oggi le comiche”, che valse di fatto la retrocessione del Chievo. Senza contare che, all'ultima giornata, nel '73 una troppo lasciva Roma si fece crivellare all'Olimpico dalla Juventus. Odiata sì, ma non tanto quanto la Lazio, appaiata ai bianconeri fino alle fine. Già, i tifosi. E dire che il 16 maggio del 1976 la Roma fece 1-1 in casa con l'Ascoli, dopo essere stata in svantaggio. Grazie a quel pareggio la Lazio (che pareggiò 2-2 a Como) si salvò. Il pubblico romanista fischiò i propri giocatori per aver evitato la serie B agli odiati cugini...

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