Autore Topic: Super Rocchi, poi Hernanes Champions: la Lazio ci spera  (Letto 774 volte)

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Offline Daniela

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Super Rocchi, poi Hernanes Champions: la Lazio ci spera
« : Domenica 15 Maggio 2011, 02:04:09 »
gazzetta.it



Finisce 4-2 col Genoa nell'anticipo della 37/a giornata. La squadra di Reja vince e torna al quarto posto per una notte. Apre Biava, pareggia Palacio. Nella ripresa i padroni di casa dilagano grazie a Rocchi ed alla doppietta di Hernanes. Il 4-2 lo firma Floro Flores

MILANO, 14 maggio 2011 - Sul maggio laziale si accende una luce. L'interruttore lo schiaccia Tommaso Rocchi, al rientro da titolare dopo cinque mesi: suo l'aggancio stupendo e poi il gol che spiana la strada verso la vittoria in avvio di ripresa, sull'1-1 (prima gol di Biava, poi di Palacio), dopo un pessimo primo tempo. Hernanes fa il resto, timbrando la doppietta (il primo di testa, il secondo di sinistro) che piega un bel Genoa nella prima metà della gara, ma con la testa al mare nella ripresa. Inutile il 4-2 di Floro Flores. Tre punti d'oro per la Lazio, che "guarda" ancora al quarto posto che vale il preliminare di Champions, e per una notte rimane solitaria in questa posizione. Tre punti che (dopo le sconfitte con Juventus e Udinese) trasformano il maggio di Reja e dei laziali in un maggio di speranza.

due gol e migliaia di fischi — Chiedetevi dove è stata la Lazio per quaranta minuti. Il vantaggio di Biava (al 7' colpo di testa direttamente da calcio d'angolo) coglie, forse, di sorpresa tutti: da Reja, che in panchina iniziava a preoccuparsi per l'atteggiamento "molle" dei suoi, alla difesa genoana (quanto meno ingenua nel lasciare campo libero all'incursione di Biava). Quello del difensore centrale laziale è un po' fuoco amico: il ricordo dell'esperienza in maglia rossoblù è ancora vivo, e dopo il vantaggio Biava decide di non festeggiare. Rispetto chiama rispetto. Vero, ma piuttosto i quaranta minuti successivi chiamano sonno e stupore. Sonno: perché la Lazio c'è in campo ma non si vede affatto. Legnosa, bloccata, addirittura ipnotizzata dopo che Palacio (al 12') pareggia i conti e punisce Muslera, non incolpevole dopo aver respinto corto su Boselli. Stupore: perché all'Olimpico il resto è niente, nulla, anzi noia. Nonostante che la Lazio sia a caccia di una vittoria per raggiungere il quarto posto. Reja è la maschera di un diavolo, ma non serve a nulla: in campo il Genoa gestisce, controlla, manovra. Insomma, fa tutto a piacimento senza trovare ostacoli. E addirittura viene da credere che il Genoa non voglia nemmeno infierire, perché se solo affondasse un po' il colpo troverebbe facilmente la via del gol. Il sipario di un primo tempo dell'assurdo si chiude tra i fischi dei tifosi della Lazio. Tanti, forti, incessanti: ma tutti meritati. Di questo passo altro che preliminari di Champions per la Lazio di Reja.

il risveglio e l'orgoglio — Quattro minuti non possono cambiarti la vita, ma attaccare la spina della speranza. Questo sì: la Lazio del secondo tempo avrà fatto il pieno di urlatacce di Reja nell'intervallo. Scossa, ma soprattutto rigenerata: si risveglia, e ci mette l'orgoglio. L'uomo-simbolo della riscossa laziale è quello giusto, il suo calciatore-bandiera: c'è tutta la classe di Tommaso Rocchi (al 7') quando aggancia il sincronizzato traversone di Ledesma. Freddo, e spietato: Rocchi punisce Eduardo e porta nuovamente avanti la Lazio. E' tutta un'altra Lazio, adesso: autoritaria, determinata, pressa e riparte. Un Genoa senza più ambizioni di classifica tira gli ormeggi ed è netta l'impressione che non ha più voglia di lottare. Così, sul velluto, il risveglio si completa: Ledesma ha il goniometro nei piedi e fa partire un cross con a bordo il pilota automatico per la testa di Hernanes. Tocco preciso, e potente: ed è il 3-1 (siamo all'11' della ripresa). Ma non è ancora finita: c'è il tempo per lo show del brasiliano, che firma la sua doppietta, con un bel sinistro (al 21') su assist di Zarate. E per il 4-2 del Genoa, con Floro Flores. A 90' dalla fine del campionato la Lazio spera nell'ingresso in Champions. E ora, all'uscita dal campo, i fischi sono diventati applausi.
Mario Pagliara© RIPRODUZIONE RISERVATA

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