(Il Fatto Quotidiano 05.03.2011)
CALCIO IMPAZZITO
AGGUATO A MOURINHO
L’aggressione all’aeroporto di La Coruña, accoltellata la guardia del corpo
(di Luca De Carolis)
In Italia si lamentava sempre della stampa e dell’ambiente attorno al pallone, ma in Spagna ha rischiato la vita. E non glielo avevano neppure detto. In queste ore José Mourinho starà rivalutando la Serie A, a cui in settimana aveva già lanciato segnali di nostalgia (“Se lascio il Real potrei andare in una grande italiana o inglese”). Perché ieri, a margine delle continue baruffe con i giornalisti spagnoli, l’allenatore ha scoperto che venerdì scorso hanno provato ad accoltellarlo. Stando a quanto riportato dalla radio iberica Cadena Ser, il tecnico del Real Madrid stava firmando autografi nell’aeroporto di La Coruña, assieme ad alcuni giocatori.
NELLA confusione, qualcuno ha tentato di colpirlo con una lama. Ma a prendersi il fendente è stata una delle guardie del corpo della squadra, che era accanto all’allenatore. L’uomo è stato colpito all’ascella, riportando un taglio di quattro centimetri. Eppure non ha emesso un gemito, e con grande calma ha allontanato Mourinho dai tifosi, riaccompagnandolo verso l’autobus del Real. L’ex tecnico dell’Inter non si è accorto di nulla, e non è stato avvertito. L’immediata consegna dei dirigenti è stata quella del silenzio, perché il giorno seguente i blancos dovevano giocare un’importante gara di campionato contro il Deportivo La Coruña (finita 0 a 0), e Mourinho non doveva “distrarsi”. Così i medici della squadra hanno soccorso la guardia del corpo quasi di nascosto. Il tecnico portoghese ha saputo dell’attentato solo ieri, e si è infuriato. Non sopporta di essere stato tenuto all’oscuro, e ai dirigenti l’ha detto ad alta voce. Si parla di una sua telefonata al presidente del club, Florentino Perez, dai toni concitati. “Non preoccuparti troppo” gli hanno risposto dal club, che nel frattempo ha rafforzato la sicurezza attorno a tecnico e squadra. La polizia avrebbe scoperto l’identità dell’aggressore, ripreso dalle telecamere dell’aeroporto. “Un uomo di elevata statura”, stando alle indiscrezioni. Ma ora nel Real, che voleva tenere nascosta la notizia alla stampa, tiene banco soprattutto il timore di un addio a fine stagione di Mourinho.
Comprensibilmente spaventato, perché a La Coruña si è sfiorato il dramma. Un episodio peraltro insolito per il calcio europeo, dove pure si contano tante aggressioni di tifosi inferociti ai giocatori (soprattutto in Italia), con botte e insulti, mentre gli attentati sono una minaccia pressoché sconosciuta. A differenza del Sudamerica, dove diversi calciatori sono stati uccisi a colpi di mitra: soprattutto in Colombia, dove narcos e terroristi hanno spesso sporcato il pallone di sangue. Non stupisce allora il nervosismo di Mourinho. Già sovraccarico di tensione, perché in Spagna i rapporti con stampa e colleghi sono peggiori che in Italia. Quando era all’Inter il tecnico accusava i giornalisti di “prostituzione intellettuale” e di voler favorire le rivali dei nerazzurri. E spesso la stampa lo lasciava fare, perché il portoghese ha carisma, e perché i suoi (calcolatissimi) sfoghi alzavano l’interesse attorno al giocattolo-calcio. Faceva comodo, un tecnico che prendeva in giro gli altri allenatori per i loro “zero tituli”, per giunta in grado di sfoderare citazioni simil-shakespeariane: “Sento il rumore dei nemici, mi piace”.
SUL PIANO mediatico Mourinho attaccava quasi sempre per primo, secondo una linea tanto precisa quanto redditizia: chi polemizza per primo polemizza due volte, e copre anche i problemi nella sua squadra. In Spagna però i giornalisti sono stati meno accondiscendenti (pazienti?). Contro Mourinho volano spesso parole e titoli forti, anche e soprattutto perché lo “special one” è da troppo tempo secondo, dietro quel Barcellona che ha più punti (sette) e gioca decisamente meglio. E allora è più semplice pungerlo, ricordando di continuo che la sua squadra, stracolma di fuoriclasse a svariati zeri, non stravince e non convince. Anzi, “gioca un calcio frustrante”, come ha perfidamente sintetizzato il quotidiano As. “Mourinho dipende dalla forma di Cristiano Ronaldo” è la stilettata più ricorrente. Pochi giorni fa l’allenatore ha perso platealmente la calma di fronte a taccuini e telecamere, solo perché gli avevano fatto notare che l’anno scorso il Real andava meglio. “Ipocrita” ha strillato a un giornalista, per poi attaccare il suo predecessore a Madrid, Pellegrini: “Non finirò mai come lui ad allenare il Malaga”. Dal club spagnolo gli hanno risposto a muso duro (“Mourinho è un pagliaccio maleducato”), mentre la stampa lo ha sommerso di critiche. Le ennesime, per un allenatore che ora pensa seriamente di cambiare aria. La meta più probabile appare il Manchester United, che lo vorrebbe per aprire un nuovo ciclo dopo l’epopea con Ferguson. Ma a Mourinho non dispiacerebbe tornare proprio in Italia. L’ha detto, e probabilmente lo pensa. Perché in Serie A si divertiva, vincendo sul campo e sui giornali. Mentre in Spagna non è più l’uomo speciale. E se l’è pure vista brutta.