Autore Topic: ESCLUSIVA - Aleandri (‘C’mon guys’): “Ripercorsa la storia tra Gazza, la Lazio e la sua gente. E con l’Inghilterra…”  (Letto 486 volte)

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                           Gascoigne e la Lazio, un legame stretto che non accenna ad allentarsi. Passano gli anni eppure l’amore della gente per l’inglese rimane immutato, tanto che per i suoi 50 anni (il 27 maggio) è pronta una bella sorpresa. In uscita infatti ‘C’mon guys’, libro che ripercorre l’intera storia di Paul a Roma e il rapporto con l’intero ambiente biancoceleste. La redazione de Lalaziosiamonoi.it ha contattato in esclusiva Fabio Argentini, scrittore del libro insieme a Luca Aleandri.



Come è nata l’idea di scrivere un libro su Gascoigne?



"L’idea è del Corriere dello Sport ed è nata in un periodo molto negativo per Gascoigne, che era ricaduto nel vizio dell’alcool. Visti i suoi 50 anni si voleva porre l’accento su quanto Gazza significasse per la Lazio e i suoi tifosi, sottolineando quanto c’era e c’è di buono dietro alla sua figura. Fortunatamente con l’uscita in edicola si hanno notizie di una ripresa di Paul e questo non può che far piacere”.



La scelta del titolo è legata a qualcosa di particolare?



“Ci sono due aneddoti legati a ‘C’mon guys’, frase che Gascoigne diceva come uno slogan. Il primo è legato ai racconti di Signori, che ci ha riferito di quando la squadra usciva a cena la sera facendo più tardi del solito. Se si beveva qualche bicchiere di birra in più il giorno dopo in allenamento i compagni erano distrutti, mentre l’inglese, definito grande professionista, tirava sempre il gruppo dicendo ‘C’mon guys’. Il secondo invece riguarda i tifosi: Gascoigne venne invitato in gran segreto in curva nel derby in cui la Nord preparò la coreografia delle due mani che reggevano una sciarpa della Lazio. Era la seconda scenografia all’inglese di quel periodo, e quando andò a visitare i ragazzi durante la preparazione vide che tutti dipingevano, così prese un pennello e scrisse su uno stendardo ‘C’mon guys’ firmato Gazza. Lo stendardo finì sulla vetrata che divideva la curva dal tartan e in un battibaleno la frase fu replicata nella scenografia”.



Com’è strutturato il libro?



“Volutamente è strutturato in maniera agile e osmotica in tutte le sue parti. La prima, quella sulla storia di Gascoigne, è composta da foto, testi e box: i box sono degli approfondimenti di quello che c’è nel testo, per esempio della trattativa prima dell’arrivo o del derby in cui ha segnato. Nella seconda parte si dà spazio alle prime pagine più importanti del Corriere dello Sport degli anni di Paul, mentre la terza parte include le storie sui compagni di squadra (Signori e Corino su tutti), dei dirigenti, degli allenatori. Nell’ultima parte si racconta il rapporto stretto tra lui e l’Inghilterra e tra i tifosi biancocelesti e l’Inghilterra. Alla fine c’è una grande galleria fotografica che vuole andare in profondità negli argomenti, perché l’opera non è incentrata soltanto su Gascoigne, ma anche sulla squadra e la tifoseria: un libro che traccia un legame tra il mondo Lazio e l’Inghilterra, dove il calcio è nato, e l’acquisto di Paul è stata vera e propria benzina sul fuoco per un ambiente che già tendeva a certe dinamiche e certi profili”.



Un aneddoto che la lega alla figura di Gazza



“Tantissimi, era un periodo in cui ero un giornalista ma non operavo in ambito Lazio, frequentavo gli spalti da tifoso. Il ricordo più bello è legato ad un ritiro a Seefeld in Austria dove con i miei amici ci godevamo il campione da vicino ed eravamo incantati nel vedere quanto fosse forte. Un altro aneddoto invece ce l’ha raccontato l’ex presidente Calleri nel libro, dicendo che in Italia il vero Gascoigne non l’abbiamo mai visto”.



Qual è l’episodio più divertente tra quelli messi in atto?



“Tutti e nessuno, perché lui non architettava episodi, bensì era uno che non poteva non fare qualcosa. Quel qualcosa lo faceva sempre e comunque nel quotidiano. Forse me ne vengono in mente due. Il primo ai danni del suo amico Corino: Zoff come allenatore non tollerava i ritardi agli allenamenti, così un giorno Gascoigne si svegliò e chiamò Corino chiedendo un passaggio all’allenamento. All’arrivo del compagno l’inglese si fece trovare a torso nudoe chiese di aspettarlo qualche minuto: corse al piano superiore, uscì di casa e andò all’allenamento con la macchina di Corino. Quest’ultimo dopo un po’ capì lo scherzo e in taxi andò al campo, ma al suo arrivo trovò Gazza che davanti a tutti cominciò a chiedere una multa per il ritardo. L’altro riguarda i tempi del Tottenham quando un giorno in allenamento la palla andò a finire in un bosco dietro la porta. Lui si offrì di andare a recuperarla, ma in realtà se ne andò a casa. Il giorno dopo rientrò sul campo da gioco vestito nello stesso modo, con il pallone sotto braccio dicendo di averlo trovato”.



Chi è il Gascoigne di oggi?



“Al momento non c’è. Gazza era una persona clamorosamente generosa, clamorosamente talentuosa, disponibile, pazza all’eccesso nell’accezione positiva. È stato rovinato dagli infortuni, noi ne ricordiamo 2 ma in realtà ne ha subiti 3 o 4: senza di quelli parleremmo di un’altra storia. Amava bere ma nel tunnel dell’alcool ci è finito nei momenti più disperati e difficili”.



Su quel ritorno a Roma del 2012 che cosa ci racconta?



“Una foto emblematica riassume tutto. Lui era sotto la Curva Nord insieme ai tifosi con i fotografi che lo circondavano, eppure era estraniato da tutto e tutti, con gli occhi al cielo felice. Dopo tanto tempo aveva ritrovato quelle gioie che gli mancavano da troppo. Quella è l’immagine più bella”.



Che esperienza porta con sé dopo la scrittura di questo libro?



“Sicuramente c’è stato un grande lavoro di squadra con il Corriere dello Sport per partorire l’idea. Voglio ringraziare in particolare Alessandro Vocalelli, Sergio Acciarino, Alessandro Giorgio, Marco Macaloni, Alberto dalla Palma e lo storico Mario Pennacchia”.







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