Come sarà il vino di quest'anno? Non ne so una mazza, ovvio: mica faccio il viticoltore. Purtuttavia, da qualche tempo è assolutamente obbligatorio che ogni italiano di mondo, specie se giornalista, specie se di sinistra, dimostri una raffinata competenza in materia enogastronomica. Ecco dunque le mie previsioni sulla vendemmia di quest'anno.
Barolo.
Le piogge scarse promettono un raccolto non abbondante ma di ottima qualità. Tanto che alcuni produttori di spicco, come Rebaudengo, quest'anno contano di poter produrre direttamente un Barolo dell'89, annata memorabile. I fratelli Pauta, attenti gestori della splendida tenuta Le Nespole, puntano le loro carte sull'eccellente Gocciolone, stagionato in barili di vimini che lasciano traspirare il vino fino a farlo colare lentamente sul pavimento, dove viene raccolto con il metodo tradizionale, spingendolo con scope di saggina dentro antichi scolatoi in pietra. Di qui l'inconfondibile perlage grigiastro e l'apprezzato retrogusto di detersivo per pavimenti. Controcorrente Gino Baima, che ha deciso di voltare le spalle alla stagionatura in barrique, ormai inflazionata, e stipa centinaia di ettolitri di mosto in un enorme pallone gonfiabile riciclato da un parco giochi per bambini.
Toscana.
Ormai inarrestabile l'ascesa dei vini del Bolgherese. Dopo Sassicaia e Ornellaia, apprezzatissimi perché nessuno è così idiota da parlare male di una bottiglia dopo averla pagata 120 euro, è il momento del Sudiciaia, del Corteccione e del Marronaia, raffinatissimi rossi a produzione molto limitata. Li seleziona, nel fondo Le Nespole, il principe Metello Incisa Antinori Frescobaldi della Gherardesca, che raccoglie solo acini numerati e spremuti direttamente dalla moglie Ugucciona, a piedi scalzi, in piccoli cesti di palissandro intarsiato. Inconfondibile il retrogusto di smalto per unghie o, ad anni alterni, di acetone. Per limitare la produzione, anche quest'anno in Toscana si è deciso di lasciare un solo grappolo per ettaro, meglio se rosicchiato dai cinghiali. Insuperabile Vincenzo Vincenzi della Vincenza, che nel suo podere-orto Le Nespole, dieci metri quadrati in tutto, produce ogni anno solo una bottiglia di Impiccone. Costa 7 mila euro e si chiama così perché in genere sa di tappo e l'acquirente si impicca.
Frascati.
Il più andante e popolare dei vini da pasto sta conoscendo un profondo processo di riqualificazione. I bottiglioni da due litri venduti negli ipermercati a un prezzo inferiore della benzina (pur avendo un numero superiore di ottani) sono ormai un ricordo. Il Frascati della Fattoria Le Nespole, ad esempio, è venduto in raffinate bottiglie bordolesi e costa dai 15 euro in su. L'unico problema è che il vino è identico a quello di prima, ma produttori intelligenti, come i fratelli Baldacci de Le Nespole, contano presto di migliorare il prodotto, a costo di infrangere la tradizione dei Castelli romani: vinificheranno con l'uva anziché con le bucce di fava.
Lombardia.
Il vino del Milanese, fin qui non rinomatissimo, è stato coraggiosamente reinventato dalla famiglia Perego di Lissone, che ha riconvertito il capannone dove produceva fusibili per scaldabagni, lungo la Tangenziale est (zona industriale Le Nespole), e oggi sullo stesso terreno produce due vini abbastanza significativi, l'Olona e il Lambro. Caratteristica principale il colore cangiante sia del vino sia del bevitore, con sfumature che, nel corso della bevuta, vanno dal verde pallido al cinerino al nerofumo. Molto innovativa la pigiatura a copertone di camion, effettuata dai Tir che parcheggiano nella vigna quando l'uva è ancora sui tralci. Caratteristica la bottiglia a schiera Brianza, disegnata dai geometri locali unendo ogni bottiglia alla successiva con un piccolo patio in stile moresco. Molto apprezzato dai consumatori anche il prezzo: per ogni bottiglia che si porta a casa, si viene ricompensati con 5 euro.
Michele Serra: L'enologo che bevve troppo
Tratto da “L’espresso”, n. 38 2004