Autore Topic: Nesta si racconta e rivela  (Letto 673 volte)

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Nesta si racconta e rivela
« : Sabato 13 Maggio 2017, 12:00:20 »
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Ai microfoni de 'Il Corriere dello Sport', Nesta racconta la sua storia, fra molti aneddoti e il dualismo con Totti: "Era già fortissimo a 8 anni".



Fra i tanti aneddoti della sua lunga carriera calcistica c'è anche il doppio rifiuto a Juventus e Real Madrid, finaliste di questa edizione della Champions League, per amore della sua Lazio. Alessandro Nesta si è raccontato in una lunga intervista ai microfoni de 'Il Corriere dello Sport', fra i numerosi aneddoti e il dualismo fin da bambini con il capitano della roma, rancesco Totti.



"Da giovane rifiutai la Juventus perché non volevo andare via dalla Lazio. - ha rivelato l'ex difensore, oggi allenatore del Miami FC - Io non mi vedevo fuori da quella società, da quella squadra, non ero pronto a prendere la valigia e lasciare quello che era stata fino ad allora, almeno calcisticamente, la mia vita. Io avevo giocato solo lì e pensavo che avrei finito alla Lazio. Due anni prima ero stato richiesto dal Real Madrid e avevo rifiutato. Oggi se ci penso…".

"Però il destino mi ha premiato e sono finito al Milan, quasi costretto. - ha aggiunto - Ma oggi ringrazio Dio: ho vinto quello che ho vinto, sono stato meravigliosamente a Milano. Ma andare via dalla Lazio e da Roma è stato comunque come strappare delle radici, profonde".

Un leitmotiv della sua carriera è stato il dualismo con Francesco Totti. "Il primo incontro fu in un Lodigiani-Lazio. - ha ricordato Nesta - Avevamo otto anni. Nella capitale, quando eravamo piccoli, Totti era già Totti, a otto anni. Perciò tutti già sapevano quanto fosse forte. E tutti avevano molte aspettative, incredibili per un bambino, però tutti ne parlavano. Ci ho giocato contro quando era alla Lodigiani, per due anni. Poi è passato alla Roma e abbiamo avuto tanti incontri. Ho avuto sempre un buon rapporto anche da piccolo con la madre, con il padre".

"Eravamo già capitani delle nostre squadre. Poi io allora giocavo a centrocampo. Lui invece era numero 10 già a otto anni e ricordo che in tutte e due le partite nelle quali ci siamo affrontati lui rompeva le scatole, calcisticamente. Era fortissimo".   

"Nei derby c'era molta rivalità ma sempre con grande rispetto. Io con Francesco ho avuto sempre un buon rapporto. Abbiamo giocato insieme in Nazionale ed è un grande amico, in campo e anche fuori. Quando vengo a Roma andiamo a cena. In campo grandi battaglie, però poi il rispetto reciproco. Ho voglia anche adesso di vederlo, di sentirlo. E’ un giocatore e una persona per la quale ho grande rispetto. Per altri magari no. Con altri in campo me le sono date e anche fuori gliele avrei date. Con lui no, in campo gliele avrei date, ma fuori considerazione immensa. E amicizia".


"Personalmente - ha proseguito riallacciandosi all'attualità - credo che il momento del ritiro arrivi per ciascuno. E credo che anticipare tutti da parte del giocatore sia la cosa migliore da fare. Quando si sente che il corpo non va più come prima e c’è un po’ di perplessità da parte della società, allora è meglio anticipare tutti. Decidere da soli, non far decidere ad altri".


"Se me lo ritrovassi davanti adesso gli farei i complimenti. Alla sua età è ancora competitivo, cosa rara. - ha proseguito Nesta - Poi gli direi di uscire alla grande, di dire belle parole e chiudere quest’anno, fare una grande festa. L’uscita migliore che possa fare un campione del calcio come lui".


Uno dei rari screzi fra i due ci fu in Nazionale, all'indomani del celebre derby del 'Vi ho purgato ancora': "Lì un po’ di attrito c’è stato, - ha ammesso Nesta - però eravamo ragazzini, venivamo da una città dove la pressione nei nostri confronti era grandissima".

Passando alla sua carriera, Nesta ha raccontato diverse curiosità: "A scoprirmi a 7 anni fu il romanista Francesco Rocca, uno che di calcio ne capiva. Si accorse che in quel bambino c’era qualcosa che evidentemente valeva. Ma non aveva fatto i conti con la fede laziale, quasi integralista, di mio padre. Mio padre mi fece fare un provino con i biancocelesti, ci andai e mi presero".

Negli anni per Nesta non sono mancate grandi gioie e delusioni: "Il successo più bello è stato la Coppa Italia vinta con la Lazio contro il Milan, perché prima non avevo vinto mai niente. - ha detto l'ex difensore - Poi lo Scudetto con la Lazio, chiaramente e le grandi vittorie con il Milan, su tutte la Champions League a Wembley contro la Juventus".

"Credo che la partita contro il Barcellona che ho giocato quando ero al Milan sia la più bella che ho giocato. - ha sostenuto - Ero già vecchiotto, c’era Messi che andava forte e abbiamo fatto due pari, credo. Anche per le mie difficoltà fisiche del tempo credo quella sia stata una delle partite migliori che ho giocato, in tutta la mia vita".

"Passando alle delusioni, - ha proseguito Nesta - ce ne sono state 2 grandissime, che mi hanno ucciso. La prima la finale dell’Europeo 2000 contro la Francia, dove all’ultimo secondo abbiamo preso il goal. Mi sono ripreso solo dopo cinque o sei mesi. La seconda ad Istanbul con il Milan, quando il Liverpool ci rimontò tre goal. Per quella ci ho messo, a tornare in me, 6-7 mesi, uno in più".

"In quella partita maledetta con la Francia - ha continuato Nesta - si sono incastrate quattro, cinque situazioni mefistofeliche: per un centimetro è passata la prima palla, poi per un centimetro è passata sopra a me, poi per un centimetro è passata oltre e ti ritrovi nel disastro. Mancavano pochi minuti alla fine e mentalmente stavamo festeggiando l’impresa. Fu una delusione immensa".

Quanto agli avversari affrontati, Nesta non ha dubbi: "Il più forte che ho dovuto marcare è Ronaldo, il brasiliano. Io in vecchiaia ho giocato contro Messi, contro Cristiano Ronaldo, però 'Il Fenomeno' è stato qualcosa di superiore, qualcosa veramente di diverso rispetto a tutti. Giocarci contro per me è stato molto difficile. Oggi se dovessi dire un centravanti che non vorrei incontrare direi Ibrahimovic, non vorrei mai trovarmelo di fronte, nemmeno a 35 anni".

Nesta elegge quindi il suo erede: "Se vedo un nuovo Nesta? Mi pare Romagnoli. - ha detto - Spero che faccia una carriera importante. Io credo però che un giocatore per affermarsi debba giocare la Champions League, debba fare i Mondiali, debba fare stagioni in vetta e poi credo che possa essere valutato per quello che è. Deve competere al top per essere classificato al top".



Oggi Nesta allena negli Stati Uniti e per il momento non pensa a un ritorno in Italia: "Per adesso non penso di tornare, perché ho un contratto qua e sto bene qua. - ha concluso - Anche come crescita, qui ho più tempo, mi danno più tempo per provare, per crescere. In Italia devi arrivare pronto, perché tanta pazienza non c’è: o sei pronto o ti cacciano via, perciò, per la mia formazione personale, preferisco stare qui per adesso. Un domani magari sì".

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