www.sslazio.itQuest'oggi Federico Marchetti ha risposto agli alunni presenti all'Istituto Comprensivo Angelica Balabanoff, via A. Balabanoff, 62, Roma."Prima delle partite, c’è un menù specifico: pasta in bianco con eventuale sugo da condire, poi per secondo si può poi scegliere tra bresaola o petto di pollo. Patatine fritte? Meglio evitare! Dobbiamo stare attenti.
Se non avessi fatto il calciatore, avevo scelto di studiare ragioneria linguistica: mi sarebbe piaciuto diventare un animatore in un villaggio turistico straniero o fare l’interprete: comunque un lavoro dove c’è un aspetto linguistico da curare.
Per diventare un calciatore, i sacrifici da fare sono tanti, soprattutto da giovani. Sono andato via di casa a 14 anni, mi sono trasferito a Torino, dove ero in un convitto con altri ragazzi che venivano da tutta Italia. La vita era schematica: sveglia alle 7:00, si andava a scuola poi si rientrava a casa, c’era una famiglia che ci dava mangiare, un pranzo veloce poi allenamento e la partita il sabato o la domenica in base alle categorie. Fino a 17-18 anni è stata dura perché ero lontano da famiglia, amici e affetti poi, crescendo, ho capito che potevo svolgere questa professione e i sacrifici diventano altri, come i duri allenamenti. Crescendo si avverte meno la lontananza ma a volte capita di lasciare luoghi dove si è stati bene".
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