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Il n° 10 biancoceleste non ha dubbi sulle qualità del club capitolino: «La nostra idea è ottenere la qualificazione. La Nazionale? Devo giocare bene». L'attaccante argentino ha parlato dei momenti in biancoceleste. Il rapporto con Reja, i cambi di ruolo e i sogni. «Partire dalla destra? L'ho fatto, come Eto'o. Pastore alla grande con Delio Rossi come me il primo anno. Con Reja un solo problema in passato. Ho pensato di andare via, ma sono rimasto»ROMA, 23 novembre - «L’idea è classificarci in Champions League». L’idea è della Lazio, le parole sono di Mauro Zarate, la speranza è di tutti i tifosi. L’argentino sogna in grande, è rinato col gol segnato al Napoli, è stato confermato centravanti a Parma salvo essere sostituito per l’ennesima volta. A parte tutto è un Maurito più sereno, la crisi di Cesena con Reja è acqua passata, in quei giorni si sfiorò la rottura definitiva. Zarate si è confessato in Argentina, l’intervista è stata concessa al quotidiano "Olè" dopo il match di Palermo ma è stata pubblicata solo adesso. Maurito aveva parlato del cambio tattico, in quei giorni agiva felicemente da ala destra e pensava di giocare in questo modo anche il derby contro la Roma. Poi ci fu il terremoto: arrivarono l’esclusione che lo fece restare male, la sostituzione del "Manuzzi", le polemiche e le scintille con Reja, la pace e la rinascita col Napoli. Alcuni concetti sono rimasti attuali.
IL RUOLO - Zarate e il ruolo, aveva accettato l’invito di Reja, si era messo a disposizione, si stava sacrificando, avrebbe continuato a farlo se il suo mondo non fosse cambiato all’improvviso. In Argentina lo hanno definito "l’Eto’o della Lazio", lui ha risposto così: «No, no, non lo sono...», ha detto riferendosi al paragone tracciato con il campione dell’Inter. Mauro ha spiegato la sua trasformazione: «Sto giocando spostato a destra, partendo da più dietro. Il tecnico vuole che arrivi in area, che compaia a sorpresa però a volte si complica tutto. Devo stare sulla fascia, devo correre e indietreggiare, adesso assisto i compagni e difendo. Non faccio i gol che ero solito fare però se è toccato ad un fenomeno come Eto’o svolgere un certo ruolo, perché non posso farlo io?», si è chiesto dimostrando disponibilità verso l’allenatore e la squadra.
LUI E REJA - Zarate per la prima volta ha parlato del rapporto con Reja (i fatti di Cesena non erano ancora accaduti): «Di problemi ne ho avuto solo uno, è stata una discussione in realtà. È accaduta tra la fine della scorsa stagione e l’inizio di quella attuale. Nella seconda parte del campionato passato giocai solo nove partite, andare in panchina mi dava molto fastidio, il tecnico mi voleva in un’altra posizione ed io mi arrabbiai. Così la pressione cadde su di me, la squadra non faceva gol, giocava male e l’allenatore mi tolse. Non ho mai accettato di essere il sostituto però ho dovuto farlo». Il giornalista argentino gli ha chiesto se a quel tempo pensò mai di lasciare Roma: «Sì, però mi hanno convinto a restare e guarda che è successo...», ha risposto Mauro ricordando l’exploit della Lazio e la felicità provata per il nuovo ruolo occupato. Le critiche lo hanno rafforzato: «La Lazio è così, se non combatti, se non corri, tutto si complica. Noi non siamo l’Inter, non siamo il Milan. Prima giocavamo bene e perdevamo, adesso no. Quando siamo fuori casa difendiamo più del normale». Il calcio italiano non è semplice: «L’Italia non è la Spagna, gli argentini che stanno qui non rendono così bene come nella Liga,non è una casualità».
LUI E ROSSI - Il tema legato agli argentini che militano in Spagna e a quelli che si sono imposti in Italia (vedi Pastore) ha aperto il capitolo relativo al feeling instaurato con Delio Rossi, con l’ex tecnico ha vissuto un momento magico: «Pastore ha lo stesso tecnico che ho avuto io appena sono arrivato in Italia. Delio Rossi è il migliore, sa chi deve indietreggiare, chi deve riposare per poi accelerare, ti lascia libero. E Pastore va alla grande». Il discorso è tornato su Reja, il giornalista gli ha chiesto come si sarebbe comportato se al momento della firma con la Lazio ci fosse stato Edy al posto di Rossi. Mauro ha risposto sinceramente, qualche dubbio l’avrebbe avuto: «Mi sarei interrogato, non avrei giocato. Io gioco così e se non ti piace... ». Sogna la Nazionale ma non si è mai sentito vicino alla convocazione: «Per arrivarci devo giocare bene».