Autore Topic: Stadio Flaminio, non esiste un diritto di veto dei Nervi: il vincolo è scaduto nel 1979  (Letto 447 volte)

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      È ormai un argomento sempre più di attualità a Roma quello dello stadio. Fronte Lazio, un’ipotesi al momento soltanto romantica è quella del Flaminio, storico tempio dello sport capitolino ad oggi in uno stato di completo abbandono. Novità concrete per una soluzione immediata non ce ne sono, per molti a causa dei “vincoli che gravano sull’opera” e del “diritto di veto da parte degli eredi Nervi su eventuali lavori che potrebbero stravolgere il disegno originario”. Tuttavia questa versione, diventata oramai di dominio pubblico, potrebbe essere definitivamente smentita: in base ad alcune sentenze, tra cui una del 2008 del Consiglio di Stato, quel “diritto d’autore” della famiglia Nervi si è estinto il 9 gennaio del 1979, con la morte dell’ingegner Pier Luigi Nervi – come si legge da sslaziofans.it –. Almeno, così sostiene il giudice Giovanni Ruoppolo, presidente della VI° sezione del Consiglio di Stato con la sua sentenza:



CONSIGLIO DI STATO, Sez. VI, 15/04/2008 (Ud. 22/01/2008), Decisione n. 1749



BENI CULTURALI E AMBIENTALI - Vincoli architettonici e paesaggistici - Art. 20, 2° c., L. n.633/1941 - Progettisti deceduti - Diritto morale di autore – Cessazione. La disciplina contenuta nell’art. 20, secondo comma, della legge 22 aprile 1941, n. 633 attribuisce, all’autore dell’immobile, dichiarato assoggettabile al suo regime, il diritto (cosiddetto diritto morale d’autore) di intervenire qualora vengano progettati nuovi lavori sull’immobile, opera del suo ingegno, in modo da salvaguardare l’impostazione originaria. È evidente che il suddetto diritto può essere esercitato esclusivamente dal suo titolare, essendo egli solo in grado di valutare la compatibilità di nuovi lavori con il disegno artistico originale, eventualmente coordinandoli con quest’ultimo. Sicché, la necessaria capacità creativa costituisce, infatti, qualità personale, che viene meno con il decesso dell’artista (C.d.S., VI, 26 luglio 2001, n. 4122). Nella specie, è venuto meno l’oggetto della tutela, non potendo il diritto morale d’autore essere imputato a soggetti diversi dai creatori dell’opera, e nemmeno agli eredi i quali, quandanche fossero in proprio dotati di adeguate capacità professionali ed artistiche, esprimono necessariamente delle personalità distinte da quelle degli autori. Pres. RUOPPOLO - Est. ATZENI - Masterall Immobiliare s.p.a. (avv. Bertolani) c. Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Avvocatura Generale dello Stato) ed altri (annulla Tribunale Amministrativo per l’Emilia Romagna, Sezione II n. 66 del 26/01/2007). CONSIGLIO DI STATO, Sez. VI, 15/04/2008 (Ud. 22/01/2008), Decisione n. 1749



In sostanza, in base a questa sentenza, gli eredi di Nervi non avrebbero alcun diritto di veto su eventuali lavori o, addirittura, sull’abbattimento dell’attuale struttura del Flaminio per costruire sulla stessa area occupata attualmente dallo stadio un nuovo impianto. La conferma arriva anche dalle parole del professor Piero Sandulli, il giudice che ha presieduto il processo di Appello di Calciopoli nell’estate del 2006 e che attualmente è presidente della Corte di giustizia federale della Federcalcio: “Da quella sentenza – riporta sempre il sito sslaziofans.it –, emerge in modo chiaro e netto che quel vincolo legato al diritto di autore sull’opera si esaurisce con la morte dell’autore stesso. Quindi, in base a quella sentenza, il vincolo si è esaurito quasi 40 anni fa, a meno che non ci siano accordi scritti firmati da chi ha commissionato allora l’opera e l’ingegner Nervi, ma anche in quel caso in base a questa sentenza quegli accordi potrebbero essere impugnati”. In ottica futura, il professor Sandulli precisa: “Bisogna capire che cosa vuole fare il Comune con lo Stadio Flaminio, qual è il vero obiettivo: se far fare a questo stadio la stessa fine che ha fatto il Velodromo Olimpico dell’EUR, oppure trovare una soluzione definitiva che accontenti tutti e che renda il Flaminio un impianto modello e moderno, simile allo Juventus Stadium. Ma per fare questo, serve anche un imprenditore con le idee chiare, con una società forte alle spalle e con capitali da investire. E, purtroppo, non mi sembra il caso della Lazio”. Difficile dunque poter immaginare questo tipo di evoluzione per lo Stadio Flaminio, almeno in chiave biancoceleste. Lotito, infatti, è ancora intenzionato a rendere edificabili i territori sulla Tiberina, di proprietà della famiglia Mezzaroma, sfruttando un’area ben più ampia, creando così ulteriori fonti di guadagno, al di là dello stesso stadio. Opportunità che ovviamente il Flaminio, di per sé, non potrebbe garantire. 

   

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