Da LA GAZZETTA DELLO SPORT di oggi, venerdì 16 aprile
1) CALCIOPOLI, NUOVE TELEFONATE. SPUNTA ANCHE UN CASO SU TOTTI (a firma Maurizio Galdi)
Bergamo e Pairetto contro Ayroldi, che insabbiò gli insulti del romanista a Trefoloni
L’attesa è finita, ora tutti possono conoscere le 74 telefonate di cui la difesa di Moggi ha chiesto l’acquisizione e la trascrizione. Da ieri sera sono consultabili su Gazzetta.it e su altri siti. La battaglia tra accusa e difese entra sempre più nel vivo. Molte delle telefonate pubblicate erano state anticipate nei giorni scorsi, forse la novità è rappresentata da una conversazione tra i due designatori Bergamo e Pairetto che parlano della griglia per la gara di campionato, mafiniscono per discutere su un referto che il quarto uomo avrebbe dovuto scrivere sul comportamento di Totti nei confronti dell’arbitro Trefoloni e che avrebbe portato alla squalifica del capitano giallorosso in Juventus-Roma.
Bergamo spiega: «Ayroldi si è comportato male in Roma... Roma, Roma Roma... (Roma-Palermo 1-1, ndr) è successo questo alla fine della partita Totti lo ha mandato a cagare, ha mandato a cagare Trefoloni, ma lui non se ne è accorto... e nello spogliatoio ha detto lui che doveva scrivere questa cosa. Ha fatto un discorso non chiaro, è stato ascoltato, ma non da Matteo. Quando è stato ascoltato non da Trefoloni. Quando sono arrivato il giovedì successivo all’allenamento questo cretino di Ayroldi parlando con un altro arbitro ha detto: "oh meno male che non ho scritto di Totti... te lo immagini.... giocavano con la Juve, metti caso che lo squalificavano e perdevano davano la colpa che non c’era Totti". Matteo ha detto "ma che cazzo dici, questa storia la sai te...". Matteo con me non ne ha voluto parlare e mi ha detto "guarda questa cosa è una bruciatura detta così per lui per me". Io ho detto a Matteo "noi non ne vogliamo parlare pubblicamente, ma con Ayroldi ne parleremo io e Gigi al prossimo raduno perché la dobbiamo chiarire: se lui prende una iniziativa di questo tipo la deve concordare con noi, non con se stesso, nè parlarne in presenza di altri..."».
È l’Inter a fare la parte del leone in questo «fascicolo» preparato dalla difesa: 41 volte compare il nome di Giacinto Facchetti (contatti con Bergamo, De Santis, il designatore dei guardalinee Mazzei, il vicepresidente federale Mazzini, l’allora segretario Federcalcio Francesco Ghirelli, il presidente dell’Aia Lanese). Tre le telefonate di Bergamo a Moratti (due sono la stessa interrotta dalla caduta della linea). Poi c’è il Milan con otto telefonate a nome Galliani (Pairetto, Mazzini e quella in cui Bergamo «chiede aiuto»). Ancora il Palermo. Il direttore sportivo Rino Foschi parla con Pairetto sette volte (con un «cazziatone sul Cesena») e due con De Santis. Tre le chiamate del presidente del Cagliari, Cellino (una a Bergamo e due a Pairetto).
Una telefonata di Spalletti, ai tempi all’Udinese, a Bergamo, già diffusa prima dell’udienza, mentre al 2004 appartiene una chiamata del direttore sportivo della Roma Pradè al vicepresidente Mazzini («Lo sai che punto molto su di te»), condannato in sede sportiva per il suo ruolo nella presunta «associazione», rivolto soprattutto alle squadre a rischio retrocessione, prima dell’Atalanta-Roma in cui i giallorossi si salvarono con un gol di Cassano. Le telefonate di Foti erano già inserite nell’informativa che portò alla penalizzazione della Reggina.
2) DE ROSSI, UN URLO E UNA BARBA DA GOL PER LO SCUDETTO (a firma Massimo Cecchini)
Il centrocampista non si rade più, scaramanzia verso la sfida alla Lazio e la rincorsa al titolo
Nomi da mormorare come un rosario, grani più vistosi di preghiere laiche coi tacchetti, a volte (non sempre) arrivate fino al cielo. Fulvio Bernardini, Amedeo Amadei, Alberto Orlando, Luciano Spinosi, Giancarlo De Sisti, Bruno Conti, Agostino Di Bartolomei, Giuseppe Giannini, Francesco Totti, Alberto Aquilani. Non tutti: i più. In questo elenco c’è anche lui, Daniele De Rossi — romanista e romanista come gli altri — che però ha segnato la sua unica rete in uno dei derby più malinconici della storia recente giallorossa, quello finito 4-2 (per la Lazio) lo scorso anno. Non a caso, l’11 aprile 2009, una volta vista la palla dentro la rete neppure esultò.
C’era bisogno di tempo, ma quello che venne non bastò. Per questo a De Rossi manca qualcosa, forse un pezzo di sé, visto quanto vive a pelle questa stracittadina. «Troppo», diceva Spalletti. «Sono cambiato», ha ripetuto lui negli ultimi tempi. Possibile, ma non giurateci, visto che la sua gioia nello spogliatoio — dopo il derby d’andata vinto per 1-0 — è stata descritta come la più dirompente.
Una cosa è certa. I nervi a Trigoria sono bollenti. Quelli di Daniele (con la barba lunga: pare un pegno scaramantico) e quelli di tutti gli altri. Occhio, però, perché i rischi ci sono, visto che sono ben 6 i giallorossi espulsi contro la Lazio (Brighi, Cassetti, Mexes, Perrotta, Pizarro, Vucinic). A far sorridere l’ambiente, comunque, è stata la designazione di Tagliavento, considerato un arbitro-amuleto per la Roma, poiché nelle 14 volte che ha arbitrato i giallorossi sono arrivate 11 vittorie e 3 pari.
Se la pressione non fosse di per sé abbastanza alta, ci pensa la cinquantina di tifosi fuori dai cancelli di Trigoria a riscaldare l’ambiente. Fuori? Fino ad un certo punto, perché tre o quattro sono riusciti a scavalcare il muretto ed entrare in campo ad abbracciare i giocatori. «Venite a palleggiare con noi», ha scherzato Vucinic, mentre Totti ha garantito l’incolumità del gruppetto quando è intervenuta la Polizia per portarli fuori. «È tutto a posto», ha detto il capitano.
Impressioni? Dai cori che sono stati dedicati alla squadra, De Rossi è sempre più uno dei due leader riconosciuti (insieme a Totti). La sua stagione d’altronde, al di là dell’esito finale, è già da incorniciare, non fosse altro che per il suo ruolino marcatori. Mai in una stagione aveva segnato così tanto: 10 gol. Proprio per questo — grazie alla collocazione tattica più avanzata— l’ipotesi che «la lode» arrivi proprio domani non è affatto campata in aria.
La dedica, c’è da scommetterci, sarà per la figlia Gaia. Il modo migliore per sciogliere una tensione che monta. Un gol, un gol vero, e la «ferita» alla storia sarà sanata. De Rossi come i giallorossi che— anche grazie al derby— hanno lasciato il segno nell’immaginario collettivo di una tifoseria. Il posto è suo. Se poi in fondo alla strada si racconterà persino di un derby utile a vincere lo scudetto, la fame di Daniele sarà placata. Attenzione però, non pensate che la tregua duri a lungo.
3) JULIO SERGIO. ALL'ANDATA FU LA STAR. SCARICA LA TENSIONE COL CALCIO TENNIS (a firma Alessandro Catapano)
Parali Julio, parali ancora. La partita di Julio Sergio somiglierà ad una guerra: assalti al cuore romanista, bordate assordanti, tiri al bersaglio, e il bersaglio sarà lui, soldato solitario contro un esercito di laziali à la guerre, appunto. Loro hanno dichiarato ufficialmente l’inizio delle ostilità ieri pomeriggio, radunando le truppe a Formello sotto uno striscione minaccioso: «Toglietegli il respiro». Erano in cinquemila a sostenere la squadra contro il La Sabina, schiantato 6-0. E tutti avranno voluto riconoscere il profilo di Julio Sergio nelle facce stordite dei portieri Pegza e Di Loreto (peggio Pegza, che ne ha presi quattro).
Mentre quella gioiosa macchina da guerra chiamata Lazio liquidava in un set i nemici de La Sabina, lui, il soldatino romanista, se la divertiva neanche fosse in libera uscita. E sfidava in coppia con Lobont i connazionali Doni e Artur a calcio-tennis. Sotto lo sguardo del sergente Giorgio Pellizzaro, che racconta: «Era una rivincita. L’ultima volta avevano vinto Julio e Lobont, oggi (ieri, ndr) la coppia brasiliana. Bisognerà fare la bella». Pare sia stata una partita combattuta, neanche si stessero giocando la strada di casa. «Loro si rilassano così — spiega Pellizzaro —: io li ho autorizzati a scaricare la tensione dopo due giorni di lavoro intenso. Domani (oggi, ndr) li rimetterò sotto».
Julio Sergio è carico al punto giusto, né di più né di meno. Non ha scordato il primo derby. Fu uno degli eroi della serata: chiuse la porta in faccia a Mauri, ancora non si è capito bene come, prima che Cassetti segnasse, di tibia. La fortuna lo aiutò e aiutò tutta la Roma. Un girone dopo, salita in testa alla classifica, la squadra è più consapevole della propria forza, come il suo portiere. Franco Tancredi, cui è stato accostato per fisico e caratteristiche, ha giurato: «Julio è un portiere esplosivo, come me. Ma deve ancora parare un rigore...». Ecco. Può tranquillamente cominciare dalla prossima partita, anzi dal prossimo campionato. Meglio non sfrugugliare troppo la fortuna.
4) DAMIANO, UN VICE ALL'ALTEZZA DI RANIERI (a firma Massimo Cecchini)
«Quando sei con lui puoi partire per la guerra», lo descrive Jean Tigana, l’ex stella del calcio francese, che lo ha avuto come vice al Fulham. Istruzioni per l’uso; Christian Damiano di sé dice: «Oggi non mi sento un numero due, ma un numero uno bis: io con Ranieri divido tutto». D’altronde, ha raccontato a «L’Équipe», «il calcio è il 95% della mia vita. Il gruppo funziona come un matrimonio: non bisogna mai cadere nella routine». Damiano, che ama il golf e la pittura, parla di sua madre Louise («a 80 anni segue la Roma navigando su internet») e sua figlia Elodie («che sta preparando un dottorato in dietetica»).
È proprio di Elodie il complimento più bello: «Papà, vorrei averti comeallenatore». L’asso nella manica di Damiano, però, è un altro: «Mauro, un tecnico informatico di Tolosa che ha sviluppato un software che analizza in video tutti i dati degli avversari. Nessuno alla fine può dirci di averci sorpreso». Per questo «due ore prima delle gare facciamo vedere ai ragazzi un filmato lungo dai 7 ai 10 minuti che spiega tutti i segreti degli avversari. Il finale, però, è emozionale: immagini positive con la musica del "Gladiatore"». I risultati si vedono.
5) TRIGORIA. MENEZ ASPETTA UN CENNO, TADDEI CERCA UNA MAGLIA (senza firma)
Il francese brilla, il brasiliano alla Lazio ha già segnato 5 gol
Calcio-tennis, pallamano, cosa non si fa per smorzare la tensione di un derby. Per quanto riguarda invece il tormentone «tridente sì o no?» ieri è stata una giornata interlocutoria. Ranieri ha diviso in due il suo parco attaccanti: Baptista e Totti con i verdi, Toni e Vucinic con i rossi. Titolari o presunti tali un po’ di qua e un po’ di là, anche se più di là: Totti, Pizarro, Perrotta, Burdisso erano verdi; Toni, Vucinic, Menez, Taddei, De Rossi, Riise, Juan e Cassetti erano rossi. Questi schieramenti fanno venire il dubbio che Ranieri voglia privarsi di Totti, avendo messo Menez con Toni e Vucinic. Vero? Pretattica. Impossibile credere a una soluzione così, anche perché su di lui arrivano notizie rassicuranti sulle sue condizioni. Curiosità da non sottovalutare: Taddei alla Lazio ha segnato già 5 gol.
La partitella si è svolta sotto gli occhi di una cinquantina di tifosi, Julio Sergio non ha partecipato, forse il calcio-tennis lo aveva sfiancato. Poche indicazioni sulla probabile formazione che affronterà la Lazio, tutti concordi nel ritenere che Ranieri aspetterà l’esito di Inter-Juventus e cercherà di capire come scenderà in campo l’avversaria prima di decidere. Dunque, aspettiamoci che domani Ranieri faccia la solita melina. Ad ognuno il suo.
6) TRE TIFOSI PENETRANO IL BUNKER, VUCINIC LI INVITA A PALLEGGIARE (a firma Alessandro Catapano)
Perrotta li ha fotografati, Totti li ha aiutati con la polizia. E stasera i calciatori a casa di Mirko per «gufare» l’Inter
Tre artisti dello scavalco, attività un tempo tollerata anche allo stadio — chi non è passato almeno una volta nella vita dai Distinti alla Curva? —, oggi addirittura punita con il Daspo. I nostri artisti — Luca, Claudio e Fabio — ieri mattina hanno fatto di più: bloccati (come gli altri) dalle transenne imposte da Ranieri, si sono introdotti nel centro tecnico Bernardini scavalcando il muro di cinta da piazzale Dino Viola, ben più alto della barriera di vetro dell’Olimpico. Una volta all’interno, i tre si sono ritrovati proprio nei pressi degli spogliatoi e, dunque, gli sono bastati pochi passi per piombare in campo, mentre la squadra si allenava. Il più divertito, e comprensivo, è stato Mirko Vucinic, che li ha invitati a palleggiare con la squadra, momento storico immortalato da un Perrotta fotografo.
Al gruppetto di «invasori» è stato consentito di vedere una piccola parte dell’allenamento, prima di essere riportati dalla polizia all’esterno del centro, con Totti a sincerarsi che nessuno dei tre ragazzi passasse dei guai. Vucinic, comprensivo e pure ospitale. Come già accaduto in una precedente circostanza, stasera Mirko e Stefania ospiteranno a casa propria un gruppetto di compagni: pizza e Inter-Juventus il menu della serata. Al massimo si consoleranno con un supplì.
7) ROMA COME STAI? (a firma Massimo Cecchini)
FORMA OTTIMA: Il gruppo è tornato tutto a disposizione proprio per lo sprint finale e questo consente a Ranieri di alternare a gara in corso giocatori in tutti i reparti. Avere in panchina gente come Mexes, Brighi, Baptista e due fra Taddei, Menez e Toni è senz’altro un vantaggio nella corsa scudetto.
MORALE ALTO: Neppure il bisogno di spiegarlo: 23 risultati utili consecutivi ed il primo posto in classifica galvanizzerebbero chiunque. Figuriamoci un gruppo che, quotidianamente, riceve anche un’abbondante dose di energia dall’ambiente, che oggi si concentrerà tutto nell’«osservare» Inter-Juve di stasera.
TATTICA AGGRESSIVA: Proprio il fatto di avere tutta la rosa a disposizione consente a Ranieri problemi di abbondanza. Visto che ci si aspetta una Lazio inizialmente guardinga, possibile che sia scelto un atteggiamento più offensivo. Maa far sciogliere le riserve all’allenatore, probabilmente, sarà il risultato di Inter-Juve.