www.corrieredellosport.itIl portiere biancoceleste dovrebbe essere elogiato di più: anche contro i granata di Juric è stato decisivoPromuovo una colletta per regalare un’aureola d’oro a Ivan Provedel. Mi spiace che un portiere non venga mai eletto non dico a santo ma neanche a migliore in campo. Spesso noi giornalisti - e i tifosi di conseguenza - si lasciano influenzare non solo dal gol ma anche dal nome, dal curriculum, dal ruolo dell’”avanti”: l’attaccante, quello che porta l’assalto al fortino del nemico. Per rimanere agli ultimi giorni: uno dei voti più alti è stato dato a Osimhen autore di una prova modesta e di un solo tiro in porta; ma Osimhen è un nome che “tira” e quell’unica prodezza ha fruttato il pareggio al Napoli di Coppa Uefa. E’ stato il primo artefice della vittoria di Torino. Qualcuno alzerà il sopracciglio: ma questo che dice? Mi assumo la piena responsabilità di quel che scrivo.
Lazio, Provedel decisivo con il TorinoI motivi per i quali ritengo Provedel il protagonista dei tre punti di Torino sono due. Il primo è facile, e riconosciuto unilateralmente: la paratona che ha tolto dall’incrocio dei pali, o quasi, il pallone calciato da Vlasic. Annotazione importante: il punteggio era ancora di 0-0. Il secondo motivo è meno evidente e più discutibile: una certa repulsione per la così detta “costruzione dal basso” che tanti danni ha provocato non solo alla squadra ma soprattutto alle coronarie dei tifosi, ai quali non resta che difendersi con le cardioaspirine se non addirittura gli stent per via arteriosa. Sempre più spesso Provedel allontana i suoi difensori, scruta l’orizzonte, calcia a parabola raggiungendo precisamente l’uomo a cui il pallone era indirizzato. Potendo contare su un portiere-regista dalle idee e dai piedi così felici, bene fa Sarri ad allentare sempre più (ma mi auguro ancora di più) le briglie ai suoi giocatori di difesa, che dal canto loro rinuncerebbero con grande piacere a quell’ansiogeno titic-titoc nella propria area di rigore, lo si intuisce dalla preoccupazione e dall’evidente impaccio che dimostrano tuttora, al terzo anno di applicazione - direi alquanto forzata - al primo comandamento sarriano. Non so quanto per sua iniziativa e quanto per disposizione di Sarri (penso tutte e due le cose), Provedel sempre di più effettua lanci lunghi e quasi sempre sulla testa o sui piedi dell’uomo giusto.
Lazio, Provedel: Ivan il terribileConsiderata l’abilità balistica del numero 1, mi chiedo perché non tenere un attaccante sempre nella metà campo avversaria per un rapido contropiede. Appena confermato fino al 2028 (bravo Lotito), Provedel assicura alla Lazio una bottega chiusa a doppia mandata per quattro anni ancora. Dice: ma quella papera col Bologna? Grazie per l’assist. La papera col Bologna rientra nei rischi della mai troppo esacerbata “costruzione dal basso”, rischi che possono tradire anche portieroni come quello di Sarri. Un paio di gaffe l’anno appartengono al gotha del ruolo, da Jashin a Zoff, da Neuer ad Alisson. Molti scrittori hanno celebrato il ruolo scomodo ma romanzesco del portiere, ricordo non solo Soriano ma anche Peter Handke (straordinari il suo romanzo e il film da lui stesso sceneggiato e da Wim Wenders diretto negli anni 70: “Prima del calcio di rigore”), Michele Serra e sicuramente dimentico qualcuno importante; io non mi azzardo a farlo ma spezzo una lancia in favore dei numeri uno, solitari del pallone, e di Provedel in particolare che con la zuccata del pareggio con l’Atletico Madrid si è accostato alla porta della leggenda. All’attaccante basta un gol per essere osannato. Fosse stato un goleador la piazza lo avrebbe già chiamato “Ivan il terribile”, ma così, fra i pali, è solo Provedel. L’attaccante, o chi per lui, ha l’azione e la squadra al suo servizio, il portiere è al servizio della squadra. Se l’attaccante sbaglia un gol, pazienza; se il portiere sbaglia una parata viene crocifisso. Ci si dimentica spesso - soprattutto i pagellieri - che il portiere è decisivo più di qualsiasi altro compagno, ha spesso nei guantoni il destino della squadra. Lode all’ultimo baluardo, un’aureola a Provedel che unisce l’abilità delle mani a quella dei piedi. E rifugge dal titic-titoc. Vai Provedel, lancia lungo.
P.S. Quando Gila è stato ammonito mi sono detto (e anche Provedel e i suoi compagni lo avranno pensato e sperato): adesso Sarri lo sostituirà. Mi pareva rientrasse nella logica. Non l’ha fatto. Risultato: la Lazio ha finito la partita in dieci e il suo miglior difensore (metamorfosi: da esubero a insostituibile) non ci sarà domani nella difficile trasferta di Firenze. Inzaghi ne sarebbe inorridito.