Bartolomeo non era un mio amico.
Ci siamo conosciuti anni fa quando entrambi abitavamo nella stessa casa dello studente. Frequentavamo compagnie diverse, avevamo interessi diversi, probabilmente non gli stavo simpatico a pelle. E questo era un "sentimento" ricambiato.
Ricordo un episodio. Un giorno lui era con degli amici in corridoio, davanti alla mia stanza, e io stavo parlando al telefono (all'epoca avevamo un telefono fisso posto proprio nel corridoio). Il chiasso mi impediva di capire quanto mi comunicava il mio interlocutore, per cui chiesi a Bartolomeo e ai suoi amici un po' di silenzio. La mia richiesta non fu nemmeno sentita, completamente sopraffatta dalle urla e dalle risate. A quel punto mi avvicinai al gruppo e mi incazzai come poche volte in vita mia.
Capii subito che la mia reazione fu esagerata, sapevo che avrei dovuto scusarmi, ma non l'ho mai fatto.
L'altro ieri Bartolomeo ci ha lasciati. Ha combattuto per un anno intero con un male incurabile, ma alla fine ha perso la sua battaglia.
E io mi ritrovo qui, da due giorni ormai, con una strana sensazione di turbamento dentro, e con delle scuse da dare a chi ora non può più accettarle.