Autore Topic: Romanzo musicale  (Letto 13225 volte)

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Online leomeddix

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #120 : Giovedì 6 Luglio 2023, 10:50:45 »
ISono super esperto di olive e frittini ascolani. Purtroppo anche nell'Ascolano le olive si sono un po' imbastardite.

Nelle Marche le olive fritte sono quasi una religione, e sono causa di feroci contrasti municipalistici.
A San Benedetto del Tronto, per esempio, il ripieno è fatto con il pesce, e se tu le chiami 'olive ascolane' si incazzano come belve.
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Offline Geddy

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #121 : Giovedì 6 Luglio 2023, 10:56:21 »
Le fritture di Ascoli e provincia sono come la pizza per Napoli. Così si mangiano solo in loco. Il resto e' imitazione, più o meno riuscita. C'e' anche la crema, attenzione.

Offline Arch

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #122 : Giovedì 6 Luglio 2023, 11:03:44 »
Quelle con il pesce sono una variante dell'oliva ripiena. Non dell'oliva ascolana. Sono nate non più di 15/20 anni fa. Ora ad Ascoli le fanno anche al tartufo ma non le chiamano "ascolane". Tra l'altro nel ripieno della vera oliva ascolana, oltre il manzo ed il maiale, c'è anche il cervello ma ormai non ce lo mette più nessuno.

I cremini si accompagnano stupendamente alle olive ed inoltre nel fritto non devono mancare le costatine di agnello panate.

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #123 : Giovedì 6 Luglio 2023, 11:12:32 »
C'e' anche la crema, attenzione.

Parli dei mitologici cremini? Sono buonissimi, ma sono un attentato alla salute :birra:



P.S.
Per un stano caso del destino, proprio in questo momento sto percorrendo in treno la costa marchigiana per scendere in Abruzzo. Adesso mi trovo a Porto San Giorgio  :risa:
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Re:Romanzo musicale
« Risposta #124 : Giovedì 6 Luglio 2023, 11:27:30 »
Scendi al volo e fatte 'n cartoccio de olive e cremini.

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #125 : Giovedì 6 Luglio 2023, 11:35:51 »
Scendi al volo e fatte 'n cartoccio de olive e cremini.

Hahaha, magari... Purtroppo devo preparare i miei bagagli, sto per arrivare a Pescara.
Però vi lascio con una ultima immagine, la Costa dei Trabocchi vicino al mio paesello.
L'Italia, in fondo, è un Paese straordinario.

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #126 : Giovedì 20 Luglio 2023, 01:55:50 »
La notte dell’11 maggio 1974 non riuscii a dormire. Avevo tredici anni, Il giorno dopo si sarebbe giocata Lazio Foggia, ed io per la prima volta avrei assistito ad una partita della mia Lazio allo stadio Olimpico. Le condizioni economiche della mia famiglia non consentivano spese ‘superflue’, e perciò fino ad allora avevo seguito le partite dalla collina adiacente l’istituto Don Orione. Da quella collina la visuale del campo era dimezzata e -data la distanza- per avere la certezza del gol bisognava aspettare il boato del pubblico dello stadio.
Quella volta, però, mio padre -comprendendo l’importanza storica dell’evento- mi diede i soldi per acquistare il biglietto. Uscii di casa verso le 11, e da Via Baldo degli Ubaldi fino allo stadio era tutto un fiume di macchine strombazzanti, furgoncini imbandierati, autobus pieni di tifosi che sparavano cori dal volume terrificante.
Arrivai all’Olimpico un po’ stordito, del pre-partita ricordo l’incredibile spettacolo di uno stadio stracolmo, i palloncini che sollevavano in aria un enorme scudetto e il presidente Lenzini fare il giro del campo: col suo faccione bonario sembrava Papa Giovanni che benediceva i fedeli in attesa del giudizio universale.
Il primo tempo fu brutto, i nostri giocatori erano troppo tesi. Poi verso il sessantesimo Garlaschelli fece un cross, un foggiano intercettò di mano, e fu calcio di rigore. Quando Chinaglia appoggiò il pallone sul dischetto, ci fu un silenzio assurdo, lo stadio sembrava pietrificato. Poi fu l’apoteosi.
E l’apoteosi continuò il giorno dopo, a scuola. Mio compagno di banco era Raggi, romanista nel senso antropologico del termine: coattello, un po’ sbruffone, narciso. Quando entrammo in classe non gli dissi nulla, ma cominciai a fissarlo sorridendo. Lui dapprima provò a fare l’indifferente, ma poi, quando dalla cartella tirai fuori il Corriere dello Sport e cominciai a sfogliare sotto il suo naso le pagine con le foto della vittoria-scudetto, si fece cupo e per tutto il giorno non mi rivolse più lo sguardo. Si era offeso, poverino.
Tanto tempo è passato da allora, ed io provo un po’ di nostalgia. In quell’epoca non esisteva Internet, non c’erano forum calcistici colonizzati da espertoni di player trading, di strategie di mercato, di finanza calcistica. Il tifoso della Lazio -semplicemente- tifava per la Lazio, e questo era sufficiente a regalare momenti di felicità.

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #127 : Sabato 22 Luglio 2023, 21:47:27 »
Meno due...
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Re:Romanzo musicale
« Risposta #128 : Sabato 22 Luglio 2023, 21:51:10 »
Meno uno...
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Re:Romanzo musicale
« Risposta #129 : Sabato 22 Luglio 2023, 21:54:38 »
E gnente... volevo solo festeggiare il post numero mille con Orietta Berti  :birra:

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #130 : Sabato 22 Luglio 2023, 22:06:08 »
Abbiamo fatto mille, facciamo anche mille e uno con la versione siciliana di Alessia!

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #131 : Giovedì 27 Luglio 2023, 21:28:05 »
Siamo tutti presi dalla vicenda dell'Enigma-Sow e così, per stemperare un po' il clima, voglio riportare un appunto di cronaca del grande Ennio Flaiano. Siamo nell'ottobre 1944, la guerra è ancora in corso e Flaiano scrive:

La letteratura murale conosce, a Roma, un'epoca di splendore politico, dopo quello sportivo e volgarmente erotico degli anni scorsi. La lotta dei partiti più che nei giornali, dove si mantiene sorda e cortese, appare violenta sui muri. Le squadre di calcio sono dimenticate: ora è la volta delle sigle e dei programmi di massima. Mi dicono, però, che l'inverno scorso, un giovane (uno dei tanti) affrontava il pericolo delle pattuglie tedesche per scrivere sui muri le sue frasi antinaziste e che non dimenticava mai, finito questo lavoro politico, di scarabocchiare un bel "Evviva la Lazio".
 :band1:

(Detto ciò, spero che Sow arrivi da noi, se non altro per turbare le notti di quel simpatico fascistello di Auronzo tanto preoccupato per l'armocromia dei giocatori della Lazio).

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #132 : Sabato 29 Luglio 2023, 16:34:38 »
I mondiali del 1970 furono tra i più belli ed emozionanti di sempre. Perdemmo la finale col Brasile, ma quella competizione sarà ricordata per la ‘Partita del secolo’, ovvero la semifinale Italia-Germania.
La notte della disfida coi tedeschi, casa mia fu invasa da compaesani che vivevano a Roma, tutti portieri di palazzo. In realtà gli abruzzesi della capitale facevano tutti i portieri (era un mestiere di merda -senza ferie, sempre a disposizione di inquilini cacacazzi, l’unico vantaggio era che non si pagava l’affitto dell’abitazione, che non era poco. Io avevo nove anni, e contribuivo all’economia famigliare studiando nella guardiola, salutando con ossequio tutti quelli che entravano ed uscivano).
Insomma, comincia la partita, e quando Schnellinger pareggiò all’ultimo minuto dei tempi regolamentari ebbi una crisi di pianto, e me ne andai a letto. Fui destato -ai supplementari- dal boato al gol di Burnich, poi la partita ebbe andamento drammatico, fino all’apoteosi finale. A quel punto l’arsenale di vino montepulciano che avevamo in cantina fu saccheggiato, e fu festa grande anche per i portieri abruzzesi.
Poi venne la finale col Brasile. Prima della partita, anch’io partecipai al rito collettivo della baldoria: mi piazzai come un soldatino ai bordi di via Baldo degli Ubaldi -invasa da un interminabile corteo di macchine strombazzanti- mostrando un cartello su cui avevo scritto: “Riva-Rivera Brasile sottotera”. Poi, come sappiamo, perdemmo la finale, ma forse era giusto così: contro quella squadra di divinità calcistiche era impossibile vincere.

Ancora una volta, per descrivere il clima dionisiaco di quei giorni, voglio ricorrere alle parole sublimi del nostro Ennio Flaiano:
Il nostro popolo, pronto ad interrompere il traffico se gli toccano i paraurti della sua utilitaria, è pronto a prendere a calci la sua stessa macchina se è contento, se ha una prospettiva di vittoria. Dopo aver sconfitto la Germania, sono stati assaltati accampamenti di turisti tedeschi. Bisognava farlo nel ’43. E così ho visto gente sfogarsi contro le Volkswagen e le Mercedes, e altra gente farsi il bagno nelle fontane, e suonare i clacson. Salvatore Bruno, che è certo il più informato sulla psicologia del calcio, mi diceva che l’entusiasmo popolare poteva essere considerato una masturbazione preventiva, nella certezza di un coito che non sarebbe avvenuto. Trovo la tesi affascinante. E perciò direi che la follia delle bandiere, delle bare, dei fantocci da auto-da-fè, degli slogan in cui Pelé faceva rima con bidè, e in cui il Brasile doveva essere sodomizzato dai nostri “azzurri”, mi ha ricordato non l’entusiasmo del 25 luglio 1943, o quello del 5 giugno 1944, quando Roma fu prima liberata dal fascismo e poi dal nazismo, ma piuttosto la lunga baldoria di una notte del giugno 1936, quando fu proclamato l’Impero, che “ritornava sui colli fatali di Roma”. E mi ha ricordato il grido che pochi anni dopo Mussolini rivolgeva alle sue truppe senza scarpe: “Spezzeremo le reni alla Grecia”. Fu quello un giorno in cui sentii più profondamente la vergogna di essere nato qui. Bisogna sempre che una certa plebe abbia un nemico da sodomizzare per sentirsi forte: che è proprio il carattere dei veri onanisti. E stavolta, trattandosi di rompere le reni al Brasile (che in fondo ci fornisce il caffè), ha subito il fascino del carnevale di Rio; per cui possiamo dire che stavolta il Brasile non ha battuto l’Italia che amiamo, ma un Brasile immaginario, nato dalle sue stesse fantasie di Pulcinella che si avvia verso la tecnologia ed il tempo libero, un popolo capace di rivolte ma inadatto alle rivoluzioni”.




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Re:Romanzo musicale
« Risposta #133 : Martedì 22 Agosto 2023, 21:19:26 »
Credo che sia giusto ricordare un artista oggi scomparso e che negli ultimi decenni è stato uno dei più popolari esponenti della canzone ‘made in Italy’.
Toto Cutugno è stato anzitutto un apprezzato compositore e paroliere, scrivendo canzoni interpretate da artisti come Frank Sinatra, Johnny Hallyday, Dalida, Mina, Domenico Modugno, Ornella Vanoni, Adriano Celentano, Fausto Leali, Franco Califano.
Ma Cutugno sarà ricordato soprattutto per quello che è considerato il vero inno del nostro Paese all’estero: L’italiano (brano scritto per Adriano Celentano, il quale però non volle interpretarlo). Questa canzone rappresenta la summa della nostra tradizione melodica, che al solito giro di Do aggiunge stavolta un tocco di orgoglio patriottico (anche sull’onda della vittoria ai mondiali del 1982). Il testo -indubbiamente un po’ ‘ruffiano’ e pieno di stereotipi- parla dei pregi e difetti di un italiano medio sempre canterino, in bilico tra religione e libertinismo (“Buongiorno Italia con più donne e sempre meno suore…”), vittima di una cultura americanizzata (“Con troppa America sui manifesti”), legato ai riti eterni del caffè e della Domenica sportiva.
Noi che siamo musicalmente abbastanza smaliziati, forse siamo portati a considerare L’Italiano un esempio di umorismo involontario, eppure questa canzone ha venduto più di 100 milioni di copie in tutto il mondo, ottenendo un successo clamoroso dalla Finlandia alla Cina fino ai paesi dell’Est europeo (nei paesi baltici Toto Cutugno è considerato "The Italian Musical Legend"). Insomma, piaccia o meno, Cutugno rappresenta un pezzo della nostra storia musicale.
E allora, per ricordare il nostro artista ‘eroe dei due mondi’, ecco a voi L’italiano cantato in versione non italiana ma... cinese.

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #134 : Venerdì 1 Settembre 2023, 07:51:07 »
Questa è la storia di Rocco, un ragazzino calabrese il quale -all’età di dieci anni, nel 1949- raggiunse il padre che lavorava come minatore in Belgio.
Erano tanti i minatori italiani che lavoravano in quel paese, grazie ad un accordo tra De Gasperi ed il governo belga, che prevedeva il trasferimento in Belgio di 50.000 operai sotto i 35 anni in buono stato di salute, in cambio di 200 kg di carbone al giorno garantito all’Italia.
Appena arrivato in Belgio, Rocco trova un ambiente ostile: nella piccola città mineraria vive in una miserabile baracca di legno, la gente del posto è diffidente, il clima è freddo, a scuola viene emarginato e lo chiamano ‘zingaro’. Per alleviare la sua tristezza, il ragazzino suona la fisarmonica, come aveva imparato a fare nel suo paese natale.
Intanto si innamora di una ragazza fiamminga, figlia del droghiere del paese, e forma una band, ‘Il Quintetto internazionale’. Ma il il padre è contrario alle sue aspirazioni artistiche, vuole per il figlio un lavoro che dia sicurezza economica. E così Rocco va a lavorare come meccanico, però di notte, all’insaputa del padre, continua a suonare con gli amici.  Un giorno, per fare colpo sulla ragazza che ama, compone una canzone alla quale dà il titolo di “Marina”, come il nome di una nota marca di sigarette che, per caso, nota su un poster pubblicitario. La canzone piace ad un produttore discografico che accetta di registrare il singolo, ma presto la situazione precipita: il disco non ha successo e la ragazza che ama è vittima di violenza, ed è proprio Rocco ad essere ingiustamente accusato del gesto. Alla fine viene scagionato, ma la ragazza è costretta dalla famiglia a partire per gli Stati Uniti. Nel frattempo, crolla una galleria nella miniera in cui lavora il padre; l’uomo miracolosamente si salva, ma si ritrova all’improvviso senza lavoro ed invalido.
Il ritorno in Italia sembra ormai inevitabile. Rocco – siamo nel 1959 – decide di fare un ultimo, disperato tentativo: fa stampare a sue spese 300 copie del disco, e lo mette nei jukebox dei dintorni. Questa volta la canzone ha un grande successo e diventa subito una hit non solo in Belgio, ma anche in tutta Europa e perfino negli Stati Uniti. ‘Marina’ è la “ragazza mora ma carina” che fa sognare i nostri emigranti. Il padre di Rocco diventa finalmente orgoglioso del figlio, mentre il giovane calabrese raggiunge la vetta dei 45 giri più venduti e una società discografica americana lo porta in tour in America, fino al mitico Carnegie Hall.
Questa è la storia di Rocco Granata, una tra le milioni di storie di emigranti che hanno conosciuto il vero dolore, ma anche il riscatto, trattati allo stesso modo di tanti ‘extracomunitari’ che oggi arrivano nell’opulento mondo occidentale.
Dalla storia di Rocco Granata è stato tratto un film, ‘Marina’, con Luigi Lo Cascio, ed in cui lo stesso Rocco è protagonista di un piccolo cameo nei panni del venditore della fisarmonica che renderà celebre il ragazzo. E’ un film commovente, bellissimo. Se riusciste a trovarlo, vi consiglio di guardarlo.

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Re:Romanzo musicale
« Risposta #135 : Venerdì 29 Settembre 2023, 22:24:57 »
Gli anni ’60, a livello musicale, significarono l’esplosione del rock, della canzone d’autore, dei canti di protesta. Ma quell’epoca segnò anche la riscoperta della musica folk. Questo genere musicale era stato ‘rimosso’ dalla nuova borghesia nata negli anni del boom economico, una borghesia che cercava di dimenticare le sue origini regionali e desiderosa di darsi una veste ‘rispettabile’ con l’utilizzo di una lingua italiana moderna e asettica.
Eppure, in Italia, la musica popolare aveva una antica e radicata tradizione che annoverava -tra gli altri- i canti polifonici dei camalli genovesi, le tarantelle del Gargano, i cori ‘a tenore’ sardi, le tamurriate, gli stornelli, i canti delle mondine, i componimenti religiosi.
La riscoperta di questa musica folk ha una data e un luogo precisi: il Festival dei Due Mondi a Spoleto del 1964, quando viene messo in scena Bella ciao, uno spettacolo corale con i migliori rappresentanti del folklore di tutte le nostre regioni.
Da quel momento, la musica popolare torna veramente ad essere ‘popolare’: nel 1967 nasce a Napoli la Nuova Compagnia di Canto Popolare di Peppe Barra ed Eugenio Bennato, sotto la supervisione di uno studioso e grande compositore come Roberto De Simone. La NCCP era portatrice di una visione ardita della musica napoletana, con ritmi nuovi e tribali allo stesso tempo. Il gruppo raggiunse un grande successo con Tamurriata nera, un pezzo scritto nel 1944 (con musiche di E.A. Mario, autore della Canzone del Piave), storia di una donna che mette al mondo un bimbo ‘nero’, concepito da un soldato durante l'occupazione americana. La NCCP ripropone la canzone con un arrangiamento ‘etnico’ e con la geniale aggiunta di strofe che ‘napoletanizzavano’ il brano Pistol Packin’ Mama del cantante country  Al Dexter (‘E levate 'a pistuldà uè / e levate 'a pistuldà, / e pisti pakin mama / e levate 'a pistuldà’).
Anche Roma dà il suo contributo alla riscoperta della musica popolare: nei primi anni ’70 nasce un gruppo folk, Il Canzoniere del Lazio, che vede la collaborazione di intellettuali come Alessandro Portelli, e sempre nella Capitale si afferma una cantante viscerale, incontenibile, capace di cantare senza filtri e mediazioni stilistiche: Gabriella Ferri, la quale col suo tono struggente e malinconico riesce a valorizzare e rinnovare la tradizione della canzone romana.
Dalla Puglia arriva invece il più ‘irregolare’ dei cantanti folk: Matteo Salvatore. E’ un semi-analfabeta di famiglia poverissima (padre facchino, madre finta mutilata per chiedere l’elemosina) che viene notato mentre canta in un ristorante dal regista Giuseppe De Santis, il quale lo incoraggia alla carriera musicale.
Matteo Salvatore canta poveri e diseredati, braccianti e pescivendoli, e vive di prima persona il senso di riscatto presente nelle sue canzoni. I testi dei suoi brani incantano pure Italo Calvino il quale disse: "Le  parole di Salvatore dobbiamo ancora inventarle”.
Sarebbero ancora tanti i cantanti di musica folk che si dovrebbero citare, perché questo genere musicale rappresenta un patrimonio culturale ricchissimo, ed in gran parte ancora inesplorato, che ci riporta alle nostre radici, alla consapevolezza della nostra identità più remota. Ma, per intanto, ecco per noi…











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