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Un padre paziente, ma consapevole. Schiena dritta e testa alta verso il cielo, quello biancoceleste. Ha dedicato la vita al calcio, uno sport che Tommaso Maestrelli iniziò a conoscere a Bari, città nella quale all’età di tredici anni si trasferì per esigenze lavorative del padre.
I primi calci nelle giovanili del Bari, l’arrivo nella prima squadra del club ad appena 16 anni. Un predestinato. Proprio nella squadra pugliese Maestrelli chiude con il calcio giocato nel ’57. Inizia la sua seconda carriera, quella da tecnico. Anni di gavetta, la chiamata della Reggina che Maestrelli trascina alla storica promozione in Serie B. L’approdo al Foggia, la consacrazione del tecnico pisano.
Arriva alla Lazio, la riporta in A. Assapora nella stagione 1972-1973 l’idea di vincere lo Scudetto, lo accarezza, ma rimanda l’appuntamento. Nella stagione successiva gode di gloria, immortale. Marchia a fuoco la storia del club, trasforma ciò che era singolo in una Squadra. “Pulici, Petrelli, Martini; Wilson, Oddi, Nanni; Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia; Frustalupi D’Amico”, il dolce mantra impresso nelle memorie. Il silenzioso, inveterato equilibrio di squadra seminato, e raccolto, da Maestrelli.
Un padre dello spogliatoio, pronto ad intervenire ad ogni difficoltà. Quarant’anni fa se ne andava Tommaso Maestrelli, al secolo “Il Maestro”.
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